Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: RedelNord    23/09/2022    0 recensioni
Riprende gli eventi di: Io vi sterminerò tutti I e II. Armin e Eren sono due soldati della Grande Guerra, simili e nel contempo diversi, e questa è la loro storia.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Doveva farlo…lo aveva fatto, e ora non poteva tirarsi indietro…
Puntava quel fucile e nonostante sapesse esattamente cosa doveva fare, in quel momento non capì cosa lo frenasse.
Doveva ucciderlo! Doveva!
Armin prese di nuovo la mira ma fece l’errore di incrociare di nuovo lo sguardo di quel ragazzo…
I suoi occhi erano pregni di lacrime, stava appoggiato al terreno, affondato nella buca piena di fango e sangue.
 
La sua gamba era stata moncata di netto, come il suo braccio sinistro, non sembrava nelle condizioni di essere una minaccia…
Eppure quel soldato poteva aver ucciso chissà quanti compagni di Armin, non era giusto che rimanesse in vita mentre tutti quei ragazzi erano morti…
Armin puntò di nuovo il fucile, ma si bloccò quando vide il ragazzo piangere…
 
 
Eren ripensava a tutte quelle parole, quelle vuote chiacchiere…
Ma cosa si era messo in testa?
Credeva davvero che sarebbe riuscito a fare la differenza? Lui solo?
 
Che ci faceva lì?
In quel momento riuscì solo a pensare a quanto gli mancava casa sua e a quanto avrebbe voluto tornarci, ma ora per lui sarebbe finita…
Incrociò di nuovo lo sguardo con il soldato inglese che ancora non gli sparava…
Perché!? Perché esitava così tanto?
Si divertiva forse, a vederlo soffrire così!?
 
Eren non seppe perché ma istintivamente alzò le braccia in segno di resa.
 
 
Armin si bloccò a quella vista: il soldato tedesco aveva alzato le braccia.
Lo sguardo del giovane fante si posò di nuovo sul moncherino che stava al posto di metà del braccio sinistro del giovane soldato nemico.
Armin non resistette: abbassò il fucile e fissò di nuovo negli occhi il ragazzo ferito.
I suoi occhi erano pieni di lacrime, sebbene Armin non lo conoscesse poteva capire a cosa stesse pensando, chissà cosa avevano detto a quel ragazzo, chissà quale sogno folle lo aveva spinto fin lì, lontano da casa sua, a combattere una guerra che altre persone volevano.
 
Armin non seppe che fare: non avrebbe mai avuto il fegato di ucciderlo, ma non poteva lasciarlo lì, o sarebbe stato lui a morire…
Gli parve che il fucile fosse un macigno quando lo sollevò di nuovo…
 
 
Eren fu colto da singhiozzi ancora più forti.
Ora era davvero finita…
Perché quell’inglese aveva aspettato così tanto?
Ora era la fine: vide la baionetta alzarsi, vide il fucile puntare di nuovo alla sua testa…
Che futilità…
Cos’era stata la sua vita dopotutto? Aveva vissuto sedici anni, ed era morto…per niente…
Lui avrebbe dovuto ereditare la clinica di suo padre, sarebbe dovuto diventare un medico, magari sposarsi e avere figli, e invece sarebbe tutto finito lì, probabilmente il suo corpo non sarebbe mai nemmeno tornato in Germania.
 
Ma poi accadde qualcosa che non si aspettava: il soldato inglese aveva fatto cadere il fucile ed era sceso nella buca.
Si era avvicinato e ora gli parlava…
 
 
Armin si guardava attorno, terrorizzato che qualcuno potesse vederlo, poi chiese di nuovo: “come ti chiami?” “Il tuo nome?”
Il ragazzo tedesco si voltò a fatica, Armin non sapeva se lo capisse o no, non sapeva nemmeno perché volesse sapere il nome di quel ragazzo ma chiese di nuovo: “il tuo nome? Nome.” 
Il tedesco provò ad articolare, forse aveva capito…
“Eren…”
Disse senza fiato, mentre un rivolo di sangue gli colava dalla bocca.
“Eren…” Ripeté sforzandosi.
Armin si toccò il petto: “Armin” disse articolando ogni lettera.
 
Il  tedesco non rispose, dalla sua gamba sgorgava ancora sangue, Armin comprese che doveva fare qualcosa: forse poteva vestirlo come un soldato inglese, forse poteva portarlo in infermeria e…
 
Poi gli tornò in mente: i prigionieri avevano diritti, anche quello di essere curati, così si alzò e chiamò il capitano.
Non sapeva cosa lo spingesse a quello ma ormai quel ragazzo era sua responsabilità e lo doveva aiutare.
 
 
Eren vide il ragazzo sparire e si ritrovò solo…
Armin…
Armin se n’era andato, dove?
Perché non l’aveva ucciso? Eren si sarebbe anche fermato a pensare a quello, a cercare di capire cosa aveva agito su Armin, ma il dolore tornò a perseguitarlo.
Ormai sentiva le forze venire meno, quanto tempo gli restava?
Mamma…
Pensò.
Mamma io…non voglio morire qui…non sono stato in grado di fare niente…
 
Ormai lacrime e sangue si erano seccate sul volto di Eren quando vide Armin tornare accompagnato da un ufficiale inglese.
Eren lo guardò meglio: era basso, aveva i capelli dritti e neri, e gli occhi freddi, non era molto più alto di Armin sebbene fosse evidente la sua età superiore.
Eren ebbe solo il tempo di vederlo muovere il braccio poi nient’altro…
 
 
Armin fissava sconvolto il braccio ancora teso del capitano, la pistola fumante, e il soldato tedesco steso nella buca, con gli occhi sbarrati e un buco in mezzo alla fronte.
 
In cuore del giovane soldato annegò in una fossa sconosciuta…
Armin non capiva cosa provava, ancora non si capacitava di quanto fosse stato veloce e freddo quel trapasso.
Il capitano abbassò la pistola e la risistemò nella fondina senza dire una parola.
“Perché?” Chiese Armin, “perché lo ha fatto?”
Il capitano lo fissò con i suoi occhi di ghiaccio: “non avresti ricevuto tanta premura da loro, puoi credermi…”
Armin rimase immobile a fissare quel soldato… a fissare Eren…
Il capitano gli mise una mano sulla spalla: “o noi o loro Arlart, ricordalo sempre.”
Armin non disse nulla, il capitano aggiunse: “se vuoi aiutare dei feriti, aiuta i nostri…” poi si allontanò mentre lui rimaneva a fissare quello spettacolo atroce…
Eren…
Chissà qual era il suo cognome, chissà come si chiamavano i suoi genitori, chissà quali pazze idee lo avevano spinto fino lì, e non c’era voluto niente: un semplice colpo di pistola e un’intera esistenza era stata annientata.
Ma perché gli importava tanto di quel soldato? Il capitano aveva ragione: c’erano molti feriti dei loro da aiutare e Armin lo sapeva.
 
C’erano ragazzi che avevano bisogno d’aiuto sul serio.
Eren invece ora stava bene, ora non soffriva più: nei suoi occhi vitrei il cielo si specchiava, le sue braccia erano spalancate e la terra era il suo guanciale.
 
Chissà se quel ragazzo aveva fratelli, o una ragazza, chissà quante persone lo aspettavano in Germania, chissà cosa avrebbero detto quando sarebbe arrivata la notizia: Eren è morto.
 
Armin gli rivolse un ultimo sguardo: “addio…Eren.”
Dopodiché si voltò.
Domani sarebbe stato un altro giorno, non aveva senso preoccuparsi di un soldato nemico morto, quando c’era quasi la certezza che il giorno dopo, sarebbe potuto toccare a lui.
 
 
Ed eccoci alla fine di questa trilogia di storie AU, su alcuni personaggi di AOT.
Fatemi sapere la vostra, grazie e tanti saluti.
   
 
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