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Autore: SilvanaFreesound    24/09/2022    9 recensioni
Prefazione: In questo racconto i nostri adorabili ex primini ormai giunti al secondo anno si ritrovano catapultati nell’Inghilterra del settecento, in piena epoca regency. Com’è possibile che non sia una AU?
Buona lettura a tutti!
Genere: Demenziale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Chikara Ennoshita, Kei Tsukishima, Shouyou Hinata, Tadashi Yamaguchi, Yachi Hitoka
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Threesome
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Un bacio umido e passionale fu quello che il Duca Tsukishima le strappò con fervore mentre il suo esile corpo flessuoso si adagiava ansimante nella dormeuse di broccato rosa antico dai ricami floreali a filo d’oro.

Osservò distrattamente gli antichi affreschi bucolici del soffitto incorniciati da gessi raffiguranti volti di putti che sembrava la stessero fissando con disapprovazione e si domandò se fosse consono per una nobildonna del suo rango lasciarsi andare così spudoratamente ai piaceri della carne, venendo nella bocca del suo novello sposo, tra le lingue sapienti dei suoi due uomini di casa.

Sommerso da strati e strati di ricercatissima seta, merletti e pizzi francesi che adornavano la sua ampia gonna, di lì a poco Mister Yamaguchi sbucò fuori sfiorando dolcemente le gambe tese di Yachi, vestite da lunghe calze bianche fermate a metà coscia da una graziosa giarrettiera abbellita da un fiocco, confezionata dalle abili mani dell’amata cugina Kyoko come buon augurio per la prima notte di nozze.

Il giovane steward rimase a lungo immobile, sforzandosi di regolarizzare il respiro affannoso mentre scrutava con la scarsa lucidità rimasta l’espressione compiaciuta ed eccitata al tempo stesso del suo migliore amico per poi soffermarsi, rapito, sul volto arrossito e trasfigurato della duchessa.

Si alzò lentamente segnando con la forte presa le delicate cosce ancora dischiuse dinanzi a lui­, avvicinandosi impaziente al suo signore.

Con entrambe le mani gli afferrò con veemenza le guance rasate di fresco, profumate di colonia inglese e fece per posare le sue labbra gonfie e sanguigne - intrise degli umori da poco assaporati - su quelle di lui, perdendosi in un abbraccio così stretto da non sentire più il corpo.


 

**********


“SSTOOOP! - urla Ennoshita con quanto fiato ha in gola, sciarpina di cachemire al collo e ciak in mano, alzandosi di scatto dalla sedia di tela pieghevole - Perché diavolo ti sei bloccato, Tsukishima? Non ci siamo, è un disastro, è tutto da rifare!”

“Tutto?”

Domandano all’unisono i tre attori sconcertati mentre, incurante delle loro facce atterrite, Chikara si sistema meticolosamente il basco sulle ventitré, atteggiandosi come il nuovo Franco Zeffirelli nipponico.

“Cinque minuti, vi do cinque minuti di pausa e poi riprendiamo! Ehi, Tsukishima, dico a te! Non star lì a cincischiare! Smuoviti ‘sto sangue! Ci vuole più passione! Un po' di impegno, e che diamine!”

“ ’Gnor sì!” mugugna a denti stretti mentre disappanna, risentito, la lente del suo monocolo rimettendolo in posizione.

“Tsukki, fai quello che dice Ennoshita-san, per favore te lo chiedo! Lo sai…è tutto scritto lì, nel copione e lo dobbiamo rispettare!”

“Cazzo, Yamaguchi, te lo devo proprio dire! ‘Sta storia del bacio fra maschi mi fa troppo schifo, dai! E’ più forte di me, non te ne avere a male, ma così proprio non ce la posso fare! Gliel’hai pure leccata a Yachi!”

“Ti sbagli, quello è stato per finta!”

Esplode incollerito, serrando forte i pugni fino a far sbiancare le nocche mentre gli angoli dei suoi occhi si inumidiscono inesorabilmente.

“Boh…sarà, ma io, il bacio, te lo devo dare sul serio!”

“Ti prego, è tutto il giorno che siamo qui, fermi su questa scena! Tu lo sai Ennoshita-san com’è fatto! Quello è tutto fissato con la drammaturgia! Ce la farà girare e rigirare fino allo sfinimento! Di questo passo non ne usciremo vivi! Ed io non so se ce la farò a mettere un’altra volta la testa in mezzo alle cosce di Yachi!”

“Ehi, come ti permetti? Che c’avresti da lamentarti, sentiamo! C’è gente che si staccherebbe un braccio a morsi per stare al posto tuo!”

“No, scusa, non volevo, perdonami, Yacchan! Mi sono espresso male, non mi fraintendere ….è che oggi fa un caldo infernale e proprio non si respira là sotto! E dire che il film si intitola nuova brezza mattutina!”

“Coosaa? Che vorresti insinuare? Che mi puzza? Sappi che io ci tengo alla mia igiene intima! Uso prodotti specifici e mi lavo di frequente, a maggior ragione ora che ci ho il ciclo! E poi non sono io: semmai è ‘sto vecchio straccio che sta a fetere! Non lo sopporto più! Ce l’ho tutto appiccicato addosso! Ma dove cavolo l’avete pescato? Non è che, per caso, l’avete dissotterrato da qualche cadavere?”

“Macché, macché, l’ho fatto realizzare apposta per te, oh mia divina! – spiega con enfasi Ennoshita rivolgendosi adorante alla sua musa ispiratrice - Il tessuto l’ho trovato a casa di mia nonna: ho dormito da lei qualche giorno fà. Ero seduto sul gabinetto e le ho viste, le sue tendine, così graziose, con tutti quei boccioli di rosa ricamati. Asahi con le sue manine fatate ha fatto il resto. Il tempo di finire di girare e poi gliele metterò a posto, giuro! Tanto quella è mezza rincoglionita, non si è accorta di niente!”

“Che cosa? Il mio vestito è fatto con le tende del cesso di tua nonna? Oddio, non ci posso credere! Mi sento male, mi viene da vomitare! Mi prude dappertutto! Presto, che qualcuno mi aiuti a toglierlo prima che mi do fuoco!”

“Quante storie, Yacchan! Che sarà mai! Suvvia, un pizzico di sacrificio in nome dell’arte! Perfino Rossella O’ Hara si è fatta confezionare da Mami un vestito con delle vecchie tende. E non si è mica lagnata! Via col vento, che filmone! L’avrò visto non so quante volte… un capolavoro!”

“Signor regista, mi scusi se la interrompo - farfuglia imbarazzato Tadashi scrocchiando nervosamente le dita - per quanto riguarda la mia parte, potrei fare a cambio con Tsukishima?”

Sentendosi chiamato direttamente in causa, l’algido biondo irrompe nella discussione concitata, scuotendo il capo con fare altezzoso.

“Assolutamente no, Yamaguchi! Te lo puoi scordare! A parte quella storia là, del bacio, tutto sommato il mio ruolo non mi dispiace più di tanto. Penso che me lo farò andare bene, così com’è. Ma poi, che sei stupido? Sei tu il protagonista indiscusso della vicenda!”

“Ma come Tsukki, sei tu il duca, Lord Tsukishima, quello che è sposato con Lady Yachi!”

“Ok, ma sei tu quello che si tromba mia moglie, o sbaglio?”

“Ehi, Tsukishima, bada a come parli! - lo rintuzza prontamente la piccola manager - Tu del copione non hai capito proprio un bel niente! Questa è una storia d’amore tra le più romantiche: è un amore poetico e delicato che poi evolve in un sentimento travolgente e passionale per poi divenire indissolubile tra i tre protagonisti che non riescono a fare a meno gli uni dagli altri. Ragion per cui, nel film, Mister Yamaguchi mi seduce semmai, non mi tromba!”

“La fai facile tu! Tanto sono io il marito cornuto e contento di una sposina ninfomane!”

“Attento a quel che dici, Tsukishima! - lo richiama aspramente Chikara - Devi capire che Lady Yachi è una giovane donna dell’alta società, che si ritrova sola, catapultata in un mondo difficile, d’altri tempi, governato da soli uomini, alla perenne ricerca del vero amore: è una dolce creatura, fragile, innocente, insicura…“

“E anche un bel po' mignotta! - sentenzia lo spilungone, mal celando un sorrisetto sfrontato - Merda, ma chi cacchio ha scritto tutte queste idiozie?”

“Io, Ennoshita Chikara, stai parlando con l’autore in persona! - gli ribatte con fierezza scandendo a voce alta il suo cognome e nome di battesimo - Io sono lo sceneggiatore ed anche il regista, per cui si fa a modo mio, senza se e senza ma! Ci tengo a sottolineare che il mio Romeo e Giulietta ha fatto sold out per ben sette giorni di fila, un successone! Ed ora una sfida ancor più ambiziosa ci attende: dobbiamo raccogliere fondi per ristrutturare la nostra palestra, me lo ha chiesto il vice preside, è per una buona causa. E con la proiezione del mio film in tutte le sale di Miyagi, ma che dico, di tutto il Giappone, faremo soldi a palate!“

“E’ già tanto se lo daranno in qualche cinema scalcinato del Tohoku!” commenta il biondo aristocratico sghignazzando impunemente sotto i baffi.

“A proposito, Signor Regista - Tadashi si intromette nuovamente nel loro inesauribile alterco, asfissiandolo con cocciuta insistenza, mentre si terge le tempie con un fazzoletto di cotone cacciato fuori dal taschino del panciotto - scusi se ritorno sull’argomento. Per quanto riguarda il mio ruolo, visto che non è possibile con Tsukishima, potrei quanto meno fare a cambio con Kageyama?”

“Cheeee? Manco morto! - esclama irritato l’ombroso setter della Karasuno - Ho fatto tanti casting, ho superato molte selezioni, ho sputato sangue per ottenere questa parte: ormai è mia e poi ho già imparato a memoria tutte le battute!”

“Capirai…ma se sei il mio valletto personale! In tutto il film avrai sì e no due battute in croce da dire, tipo: Come desiderate Voi, Lord Tsukishima! Oppure sarà fatto, Signor Duca!

“Non è vero: ho anche altre cose da dire! Ad esempio, come sempre avete ragione Voi, Milord!”

“Ecco, ora capisci, Yamaguchi, perché il mio ruolo me lo tengo ben stretto? Osama Kageyama, Sua maestà il Re scemotto, conciato come un pinguino che mi adula per tutto il tempo! Come godo, vivo di questi momenti!”

“Sei un bastardo di merda, Stronzishima!”

Tobio lo punta inferocito fino a diventare paonazzo, strozzandosi col farfallino - evidentemente annodato fin troppo stretto - del frac mezzo sgualcito che apparteneva al suo povero nonno.

“Che antipatico che sei! - starnazza come un’oca selvaggia il nanerottolo dalla testa arancione, intervenendo, senza mezzi termini, in difesa del suo palleggiatore - Fa bene Yachi, che ti fa cornuto e si fa scopare da Yamaguchi!”

“Ehi, Hinata, non ti ci mettere pure tu! - la duchessa lo redarguisce puntigliosamente, sbuffando aria densa dal naso come i tori quando vedono rosso - Sedurre, ho detto! Un po' di romanticismo, e che cazzo!”

“E sta un po' zitto, brutta scimmia urlatrice! - l’algido duca lo stronca inalberandosi, ed il suo naturale aplomb va inevitabilmente a farsi benedire - Perché ti allarghi? Ti rammento, mandarino bonsai, che sei il mio cocchiere, e la servitù, da che mondo è mondo, deve stare al suo posto!”

“Ohi, Tsukki, non credi di esser stato un po' troppo duro con Hinata? In fondo, in questo momento, non stiamo mica girando!”

“E tu di che ti impicci? Sei pregato di chiudere il becco, Yamaguchi!”

“Gomen, Tsukki!”

“Uffa, non è giusto! Ma perché mi appioppate sempre questi ruoli così stupidi?”

Chiede sconsolato il piccolo Shoyo: si mette a braccia conserte ed il broncio, inscenato per l’occasione, evidenzia le sue adorabili fossette.

“Mi spiace, ma questo non te lo lascio dire! - Chikara lo ammonisce severamente ed incute timore con quello sguardo che da mansueto, a tratti assonnato, diventa terrificante, iniettandosi improvvisamente di sangue - Sei solamente un ingrato! L’ultima volta ti ho assegnato niente di meno che la parte di Giulietta Capuleti. Sei stato tu la stella della recita assieme a Romeo/Kageyama. Te lo sei scordato? Adesso, se mi consenti, toccherebbe anche agli altri: facciamo a giro, un po' per uno, mi sembra la cosa più corretta da fare.”

“Ci risiamo: Hinata e la sua insana mania di protagonismo! - bofonchia Kei tra i denti, fissando per un sol istante le varie scheggiature del parquet ormai logoro della loro palestra liceale - Simpatico come un brufolo nel culo!”

“Senti, Ennoshita - il piccolo corvo della Karasuno ritorna alla carica con la sua inscalfibile esuberanza: gli salta addosso, assalendolo da dietro e gli stringe forte una spalla, lasciandosi di fatto scivolare ogni singola parola proferita dal suo mentore - metti mano seriamente a questo copione, dai retta a me! Dato che Yamaguchi con Yachi non ci sta manco scorticato vivo, non puoi fare che è il cocchiere a scoparsi la duchessa?”

“Di nuovo? - sbotta per l’ennesima volta una Hitoka sempre più inviperita - Quante volte te lo devo ripetere…..”

“….Sedurre!”

La canzonano tutti gli altri attori in coro, abbozzando una ridicola cantilena per poi scoppiare in una fragorosa risata.

“Adesso basta! Tutti fuori, in giardino! - Chikara sbraita dentro un rudimentale megafono di cartone, riportando i suoi kohai all’ordine, da bravo capitano - Facciamo un po’ di riprese in esterna! Un po' d’aria fresca è quello che ci vuole per darci tutti una bella calmata! Yamaguchi e Yachi al trucco, presto! Kyoko-san, sii gentile: per quanto riguarda Hitoka-chan, sistemale la parrucca e quell’impiastro che ha sulla faccia che mi pare “Madre” di Sensualità a corte!”

“Ehi, ma chi sarebbe questa “Madre”?”

Si interroga senza ottenere risposte mentre si fa rinfrescare accuratamente il make-up dalla bella Shimizu.

“Hinata, Kageyama! - Chikara convoca a sé i due bislacchi ed il tono della sua voce si innalza, più autorevole che mai - Forza, prendete quel cavalletto laggiù assieme a tavolozza, tempere e pennelli che giriamo la scena del loro primo incontro!”

“Ohi, capitano!” Il troll dalla cresta color biochetasi non gli dà tregua neanche per un secondo.

“Signor regista, Hinata! - scoppia esasperato, prendendo subito le distanze - Tienilo bene a mente: oggi, per te, sono il Signor regista!”

“Ok, senti un pò, Ennoshita, in questa storia c’è qualcosa che non mi torna! Com’è che quei due, poco fà, ci davano dentro come conigli ed ora devono fare finta che non si conoscono? Questa cosa non ha molto senso, secondo me!”

“Hi, hi, hi! - sogghigna il duca occhialuto sempre più divertito - Il gamberetto dalla zucca vuota che si permette di fare un appunto al nostro Francis Ford Coppola! Non è che con il troppo ragionamento il tuo microcefalo rischia di andarsene in pappa? Ah già, dimenticavo, tu non ce l’hai la materia grigia!”

“Tsukishima, dacci un taglio! - Chikara lo ammutolisce bruscamente, fulminandolo seduta stante con un secco rimprovero per poi bearsi, con le sue elucubrazioni da professorino saccente - Accade così raramente che gente sempliciotta ed ignorante come Hinata si appassioni al magico mondo dell’arte cinematografica! Ed io, caro il mio Shoyo, sono qui a posta per dirimere ogni tua perplessità. Devi sapere, sciocchino, che per fare un film si girano varie scene in base alle esigenze filmiche. Queste successivamente si ricompongono via via prendendo forma, come dire, come un puzzle, rispettandone la narrazione: in parole povere, la sequenza degli accadimenti. Per farla breve, questo processo si chiama montaggio.”

“Ah, Ok, capitano, grazie, ora ho capito!”

“Signor regista, cazzo! Ti viene così difficile da dire? Signor regista!”

“Che domanda scema! Sei sempre il solito baka, Hinata!”

“Fanculo, Cagayama! Ma perché in ogni cosa che dico o che faccio ci devi sempre metter lingua? Mi hai rotto i coglioni! Parli tu che hai preso ventotto in storia, che all’interrogazione hai fatto tutto il tempo a chiamare Gengis Khan, Gengis-chan, manco fosse quel moccioso piscialletto della tua dirimpettaia! Piuttosto vai a fare il servetto a Tsukishima, che solo questo sai fare!”

“Non sono il servetto, sono il valletto personale del duca! Valletto, hai capito? Studiati il copione ed impara bene le parole, idiota che non sei altro!”

“Sai che c’è? Che ora me ne vado, ecco! Servetto, valletto, schiavetto: sempre il galoppino leccapiedi di Tsukishima sei!”

“Ah sì? Vai, vai… tornatene pure alle tue stalle, cocchiere dei miei stivali, che lì ci sono i cavalli ed i somari come te!”

“Hi, hi, hi, che ridere! - Tsukishima si sganascia dalle risate passando quasi inosservato in tutto quel folle trambusto - Ed ora tocca a Yamaguchi e a Yachi! Non vedo l’ora di sentirli recitare! Non mi perderò questa pantomima per nulla al mondo!”
 

********


L’alba di un nuovo giorno sorgeva nelle sterminate campagne solitarie appartenenti alla famiglia Tsukishima.

I ciliegi erano in fiore e con essi di lì a poco sarebbe sbocciata fino ad esplodere l’acerba bellezza di Lady Yachi.

Era bella Yachi: non di quella bellezza invadente e conturbante che annebbia la vista e i sensi. La sua era una bellezza fresca e genuina, a tratti angelica, capace di suscitare sincera ammirazione ovunque si aggirasse. Non si distingueva di certo per l’altezza, tutt’altro che svettante e nemmeno per la sua figura, in realtà piuttosto minuta, dalle rotondità poco evidenti rispetto alle altre fanciulle della sua età. Tuttavia un piccolo sorriso, appena accennato, uno sguardo distrattamente posato, la grazia innata con la quale accompagnava ogni singolo gesto oltre che la naturalezza con cui conduceva amabili conversazioni era sufficiente per offuscare definitivamente ogni incantevole creatura che si trovasse nei suoi paraggi.

Benchè fosse trascorso un mese o poco più dalla celebrazione del suo matrimonio, di quella manciata di giorni di luna di miele consumati nelle stanze del loro castello, pelle nuda, sudore acre, short cake alle fragole e lenzuola di lino raggrinzite era tutto ciò che le rimase imprigionato nella mente, un lontano ricordo dai contorni sempre più sfocati.

“Mia diletta, un improcrastinabile viaggio d’affari è ciò che mi sta separando da voi. Durante la mia assenza, sentitevi libera di fare tutto ciò che vi aggrada. Ho già dato disposizioni affinché godiate a pieno di ciò che offre questa tenuta. Sappiate che al mio ritorno voglio rivedere quel dolce sorriso che tanto mi fece innamorare di voi e baciare ancora e per sempre le vostre morbide labbra.”

Così le disse il Duca Tsukishima, suo consorte, davanti all’ingresso principale dell’antica ed immensa dimora dalla facciata lineare ed austera, accomiatandosi con un rapido e formale baciamano, del tutto dissonante rispetto alle ore di intensa passione bruciate poco prima della sua partenza.

Ma a questo la giovane fanciulla non diede particolarmente peso: in quei pochi giorni di convivenza sentire sotto le dita i suoi glutei possenti contrarsi ritmicamente e spingere con foga animale dentro di lei, invocando ripetutamente il suo nome al culmine del piacere senza pudicizia alcuna era bastevole per convincersi che il carattere algido e schivo del suo novello sposo non necessariamente doveva essere indice di disinteresse nei suoi confronti.

Spalancò la grande finestra della sua camera da letto e si affacciò con impeto scrutando il cielo in cerca di ispirazione: era una bella giornata quella che si stava prospettando a giudicare dal cielo quasi del tutto sgombro da nubi.

Chiuse gli occhi respirando a pieni polmoni l’aria pungente ed aromatica provenire dai giardini sottostanti.

Si lasciò cullare dalla fresca brezza mattutina e volle immaginare che fossero le dita lunghe ed affusolate di suo marito e non quel fresco venticello ad accarezzarle le gote.

Osservò il suo vecchio abito color glicine dall’orlo consunto che era adagiato sulla dormeuse: semplice, privo di inutili adornamenti, con uno scollo squadrato appena arricciato sul petto; comodo, di poco svasato a partire dal taglio sotto il seno, perfetto per le usuali furtive scorribande rupestri.

Sorrise ripensando a quante volte aveva persuaso la sua fidata cameriera personale di non sbarazzarsene, contravvenendo a quanto tassativamente ordinato dalla sua arcigna madre.

Lo indossò assieme ad un grembiule da lavoro, di cotone, bianco candido con le sue iniziali ricamate sul taschino.

Rimuginò sull’opportunità di far sistemare dalla modista quelle iniziali adeguandole al cognome che aveva recentemente assunto con le nozze. Forse non fu la più saggia delle sue decisioni, ad ogni modo scelse di adoperarlo ugualmente così com’era, certa che fosse più che appropriato per le campagne solitarie che si accingeva ad esplorare.

Raccolse i lunghi capelli biondi come il grano in uno grazioso chignon e si nascose sotto un grande cappello di paglia dalle tese larghe, adornato da tre camelie in organza dai toni pastello. Fece per annodare il nastro di seta in tinta con l’abito appena sotto il mento: un paio di boccoli le scesero ai lati delle tempie, ribellandosi al pettinino d’argento che li avrebbe dovuti tenere ben saldi alla nuca.

Se ne accorse, ammirandosi davanti allo specchio antico dalla cornice dorata finemente intarsiata, tuttavia non se ne curò, un po’ per noia ed un po’ per vezzo.

Ai piedi calzò velocemente delle galosce da uomo, alte, in cuoio, dall’aspetto vissuto, nascoste in un angolo ben preciso dell’armadio e sgattaiolò via, senza fare rumore, raggiungendo l’uscita posteriore, alla volta della libertà.

Dovette percorrere un lungo sentiero impervio, superando la pendice di una collinetta e costeggiando un vivace ruscello prima di poter finalmente raggiungere, dopo una mezzora di cammino a passo spedito, quella distesa di campanule che aveva tanto desiderato immortalare nelle sue opere.

La natura che la circondava le parve più rigogliosa che mai e non soltanto perché alimentata dalle ultime piogge primaverili.

“Lady Yachi, i miei omaggi!”

Sbucando fuori da un cespuglio di rovi, il giovane steward si palesò al suo cospetto, abbozzando un inchino con un lieve movimento del capo.

“Sir Yamaguchi, voi qui?” sobbalzò sorpresa mentre stava ancora sistemando i suoi arnesi da pittura.

Una risatina soffocata a malapena in uno sbuffo risuonò nell’aria di quelle silenti campagne inglesi.

“Chiedo venia, sono forse stata inopportuna?” chiese turbata.

“Oh, no, piuttosto vogliate scusare il mio comportamento poco consono. Sapete, è la prima volta che odo un appellativo così prestigioso accostato al mio cognome e francamente lo trovo così buffo!”

“Perdonatemi, vi prego, è la forza dell’abitudine che mi induce ad attribuire titoli nobiliari a chiunque, fosse pure il guardiano dei porci!”

Ogni tentativo da parte del ragazzo di contenere la propria ilarità fu vano.

“Davvero esilarante!”

Commentò asciugando con il dorso della mano le piccole lacrime accumulate agli angoli degli occhi.

“Mi rincresce, sono stata impudente, non volevo esserlo.”

“Non lo siete stata affatto, credetemi. Del resto, che cos’è uno steward se non un tizio che vigila chi sta a guardia del recinto dei maiali?”

“Vi scongiuro, non dite così, Mister Yamaguchi! Voi siete molto prezioso per la famiglia Tsukishima. Il Duca, mio marito, mi parla spesso di Voi e solo Iddio sa quanto egli sia poco loquace. Pertanto vogliate soprassedere se qualche volta mi verrà spontaneo chiamarvi Sir Yamaguchi.”

“Non ho mai bramato, neppur per un solo istante, di elevare il mio stato sociale. Nel corso degli anni vissuti a servizio della vostra nuova famiglia sono addivenuto che condurre una vita da aristocratico non fa per me. Dover rispettare tutte le vostre inutili convenzioni ed etichette, proprio non mi si addice. Alle finte frasi cerimoniose preferisco il cordiale rispetto piuttosto che l’onesta ostilità.”

Un “oh” a fil di voce fu tutto ciò che la duchessa riuscì a proferire schiudendo appena le sue tenere labbra tenuamente colorate di belletto. Rimase lì ferma, incantata ad ascoltarlo: non per falsa cortesia, piuttosto come vittima di uno strano sortilegio. E mentre affogava nel profondo delle sue iridi lucide e scure come pece bollente, un po’ di tempera gocciolò dalle setole del pennello che teneva molle tra le dita, macchiandole impietosamente il grembo.

“Il vostro meraviglioso grembiule!” esclamò restando inchiodato al suo posto.

“Vi piace? Me lo ha confezionato Kyoko, la mia cugina prediletta. Dovreste conoscerla: è tanto cara! Mi scrive di continuo, si preoccupa sempre per me.”

“Vi deve mancare tanto.”

“Terribilmente! Mi sta molto a cuore. Dovete sapere che lei si è sposata prima di me. Ha rinunciato a tutti i suoi privilegi nobiliari e si è maritata con il Signor Tanaka, il suo primo amore, il figlio del giardiniere. All’epoca fu un vero e proprio scandalo: per lungo tempo fummo oggetto di pettegolezzo. Temo che ancora se ne parli. Restai seriamente impressionata quando, nonostante tutto, il Duca Tsukishima ebbe l’audacia di chiedere ugualmente la mia mano.”

“Il vostro consorte è un uomo di grandi vedute: difficilmente si lascia abbindolare da luride maldicenze piuttosto che ammaliare da insulse dicerie. Lo conosco da anni ormai e so per certo che ciò che più conta per lui è attorniarsi da persone arricchenti e di buon cuore. Per cui sono fermamente convinto che il mio caro amico sarebbe più che onorato di fare la conoscenza della vostra impavida cugina. Dove risiede attualmente, se mi è concesso saperlo?”

“Son trascorsi quasi cinque anni ormai da quando si è definitivamente stabilita in un sobborgo di Londra; gestisce un piccolo atelier di moda. Gli affari le vanno bene ed è molto felice da quel che scrive. Spero con tutto il cuore che il Signore le doni presto la gioia di avere un figlio.”

“Una storia tanto singolare quanto romantica. Ammiro fortemente il suo cuore temerario. Peccato per voi….”

“Per me?” si interrogò confusa, trattenendo a lungo il respiro come sospesa nel nero fondale degli abissi.

“Il vostro grembiule, intendo, si è rovinato!”

Il cuore della nobildonna temporaneamente dislocato dal petto, riprese a battere al suo normale ritmo.

“Non ve ne dispiacete, non è nulla di così irreparabile - si giustificò, tirando incosciamente un sospiro di sollievo - non è la prima volta che mi accade. Ma vi supplico, non mi fraintendete! Il più delle volte sono molto accorta quando lavoro. Adoro dipingere: mi fa sentire parte del creato che il buon Dio ci ha donato. Il fatto è che a volte mi capita, come dire, di perdermi tra i pensieri e… credete che sia stata disavveduta, nevvero?”

Lo assalì con esuberanza mentre lo squadrava con quegli occhietti curiosi e guizzanti incastrati tra ciglia bionde, lunghissime, da cerbiatta.

“Affatto, siete una giovane donna, è più che lecito sognare alla vostra età. Se esiste una colpa, quella è senz’altro la mia! Vi ho tediata con tutti questi stupidi discorsi da campagnolo dall’aria vagamente dandy quale sono. Onestamente, non ho nulla contro la classe nobiliare. Lungi da me fare della retorica o della politica. Sono semplicemente quel tipo di persona che ciarla troppo e a sproposito.”

Stavolta fu Lady Yachi che emise un risolino che riuscì a celare a stento, portando elegantemente alla bocca la sua mano minuta, aperta come un piccolo ventaglio orientale.

“Per quel poco che vi conosco, devo ammettere che siete tutto l’opposto di mio marito. Forse ora riesco a comprendere un po' meglio la strana alchimia che vi lega da tempo.”

“Siete tanto bella quanto arguta, mia Signora!”

La complimentò ed un lieve imbarazzo le colorò le gote.

“Sapete - il galantuomo continuò la conversazione - è da un po' di tempo che vi tengo d’occhio, Lady Yachi. Da quando siete venuta a vivere qui, alla Great House, ho notato che ogni mattina, al sorgere del sole, vi dileguate di buona lena, con tempere e cavalletto sotto braccio. Mi chiedevo dove andaste di bello e dunque mi sono permesso di seguirvi. Spero di non essere stato troppo invadente.”

“Oh, no, per nulla. Queste campagne sono tanto nostre quanto vostre, Mister Yamaguchi. Avete tutto il diritto di perlustrarle in lungo ed in largo, quando e come più vi aggrada. Da quel che avete appena affermato, anche voi, Signore, siete parecchio mattiniero!”

“Senso del dovere, questioni irrisolte, inquietudine interiore, suppongo.”

Tadashi deglutì tutta la saliva accumulata nel palato, stregato dallo sguardo penetrante e compassionevole della duchessa.

“Vi devo confessare che mi sto spudoratamente prendendo gioco di voi - ritrattò abilmente, sfoderando un sorrisetto sghembo all’incupirsi del volto della giovine - In verità, solitamente mi sveglio al canto del gallo: il vigore della brezza mattutina è un toccasana per il corpo e lo spirito. Trovo che mi infonda la giusta dose di energia e vitalità per poter godere della pienezza del giorno. Ritornando a voi, Lady Yachi, sarebbe più prudente se, d’ora in poi, non vi avventuraste più da sola. Queste lande apparentemente desolate, possono celare parecchi insidi: sono sconfinate e gran parte dei suoi sentieri poco battuti. Come se ciò non bastasse, vi potreste imbattere in degli animali selvatici. In questo periodo dell’anno i cinghiali stanno avendo i loro cuccioli e potrebbero rivelarsi particolarmente aggressivi qualora li incrociaste durante il vostro cammino. Se è lecito chiedervelo, come mai vi aggirate in questi luoghi solitari all’albeggiare?”

“Vedete, nei miei dipinti vorrei cogliere la magnificenza della natura che si risveglia: trovo che sia così poetico l’inizio di un nuovo giorno.”

“Siete fortunata: i giardini della famiglia Tsukishima sono da secoli tra i più rinomati per la bellezza e la varietà delle specie piantumate ed i boschi e tutta la flora circostante cresce spontanea ed opulente . Troverete parecchi spunti per le vostre tele. Tuttavia, non trovate che sia altrettanto romantico assistere al finire del giorno? I cieli azzurri si tingono di arancione per poi imporporarsi di vermiglio, di scarlatto, rosso come il sangue. Ed in conclusione finiscono per mescolarsi fino fondersi fra loro, intorbidendosi nel buio misterioso della notte. E’ tutto così passionale, quasi carnale, oserei dire!”

“Ecco, io…non saprei…mi fido di voi!” rispose titubante stringendo nervosamente tra le dita il tessuto della gonna.

“Vogliate perdonarmi, ho divagato nuovamente! A mia parziale discolpa, la solitudine non mi aiuta a tenere a bada certe argomentazioni!”

“Dovete sentirvi molto solo, Mister Yamaguchi! Se non sono troppo indiscreta, nel corso della vostra breve vita, avete mai pensato di convolare a giuste nozze? - gli chiese schiettamente mentre osservava Tadashi torturarsi ripetutamente il labbro inferiore, mordendoselo fino a farlo sanguinare lievemente - Vi scongiuro, vogliate perdonarmi, giustificando la curiosità di una donnicciola viziata come me. Non avrei mai dovuto porvi una domanda così insolente.”

“Mentirei se vi dicessi di non averci mai pensato! - ribattè secco - Sono consapevole che l’età, la mia intendo, è quella adatta per prender moglie. In tutta onestà, a differenza del mio buon amico, non ho ancora incontrato una fanciulla in grado di farmi palpitare così forte il cuore. E la dedizione massima per il mio lavoro e per la vostra famiglia ha fatto il resto. A volte mi ritrovo a pensare che in questo momento della mia vita, così com’è condotta, non ci potrebbe essere spazio alcuno per una sposa: se fossi ammogliato finirei inevitabilmente per trascurare i miei doveri coniugali.”

Il matrimonio è la più grande benedizione che la vita offre. O almeno così mi ripetevano da bambina fino alla nausea.”

“Ritengo che per voi giovani fanciulle sia un modo edulcorato come a significare: dalla famiglia si riesce a scappare col matrimonio o la morte. E la seconda ipotesi, per voi, suppongo sia piuttosto improbabile che si verifichi, almeno non nell’immediatezza.”

“Sinceramente, mi avete positivamente colpita con questa disquisizione così anticonvenzionale. “ ammise geniunamente la duchessa.

“Anticonvenzionale, sregolata o all’avanguardia?”

“Esiste una qualche sorta di differenza, Mister Yamaguchi?”

Un sorriso disteso gli apparve sul volto lentigginoso.

“Touché! No, immagino di no, mia Lady! Suvvia, fatemi mirare la vostra opera! - la esortò allungando il collo verso il dipinto incompiuto - Devo dire che il vostro impegno è stato ampiamente ripagato: questo quadro è splendido! Il Duca non mentì quando mi raccontò di voi in una missiva accorata che mi scrisse dopo avervi incontrata la prima volta: all’epoca, se non erro, vi descrisse come una creatura angelica, colta e dai mille talenti.”

“Voi mi lusingate, Mister Yamaguchi, non sono che una mediocre imbrattatrice di tele! Amo l’arte in tutte le sue forme espressive, eccezion fatta per il ricamo: detesto dovermi pungere le dita.”

“A proposito sono state di vostro gradimento? Le tempere, intendo!”

“Oh, sì, vi ringrazio per avermele procurate, sono quelle che adopero usualmente.”

“Vi prego, non ringraziatemi affatto, non è stata una mia premura. Sarei disonesto se me ne attribuissi il merito! Me le ha commissionate vostro marito. Io mi sono limitato ad eseguire uno dei suoi tanti ordini, nulla di diverso dal solito. Tempere francesi, le migliori sul mercato, così mi è stato consigliato!”

“Non ne ero al corrente. Il mio consorte è tanto taciturno quanto riguardevole nei miei confronti.”

“Sappiate che tiene molto a voi. In amicizia sa essere molto devoto e non nutro alcun dubbio sul fatto che, seppur lontano, stia smaniando lontano da voi. Lo constaterete voi stessa al suo ritorno: il suo affetto rimarrà immutato, vedrete. E col tempo imparerete ad apprezzare i suoi silenzi.”

“Siete molto saggio, Mister Yamaguchi. Se non foste un uomo, mi riterrei oltremodo gelosa del rapporto così confidenziale che avete istaurato con mio marito.”

“Vi supplico, poniamo fine a questi convenevoli, ormai possiamo ritenerci buoni amici. Mi farebbe molto piacere se mi chiamaste Tadashi, semplicemente Tadashi!”

“Ed io d’ora in poi per voi sarò Hitoka!”

Un risuonar di zoccoli al galoppo riecheggiò improvvisamente nei dintorni sorprendendo i due giovani: un nitrito acuto seguito da un forte soffio uscito dalle narici della bestia ed il prode cocchiere pel di carota - alto poco più di un fantino - tirò con forza le redini a pochi passi da loro, fermando il vecchio ronzino che per poco non stramazzò al suolo, seppur avesse macinato poche centinaia di metri.

 

**********


“SSTOOOP! - urla come un forsennato il povero regista, strabuzzando gli occhi furibondo e coniando per l’occasione improperi mai uditi prima - Che cazzo c’entra ora ‘sto cavallo? Porca troia, HInata! Ti è andato di volta il cervello?”

“Ehi tu, Yacchan - Shoyo tende una mano verso la giovane duchessa, mentre stringe forte le sue cosce muscolose, rimanendo irto e ben ancorato in sella al suo scheletrico destriero - ancora ci perdi tempo appresso a quello là? Questa storia è una palla mortale! Dai, su, salta in groppa e scappa via con me, bella mia, che questo paesano B saprà come farti divertire!”

“Ma come cavolo…? - esclama la piccola manager visibilmente frastornata mentre sfoglia animatamente il copione che Shimizu le ha prontamente allungato, appuntando il dito nel bel mezzo di una pagina - Non dovevi entrare adesso in scena! Vedi? Leggi bene… qui! Non è così che vanno le cose! Nelle scene successive Lady Yachi si innamora dello steward, Mister Yamaguchi e finisce per giacere con lui in assenza del marito. Quando poi il duca Tsukishima rientra dal suo lungo viaggio d’affari….”

“Tutte cazzate! Ancora non l’hai capito che Yamaguchi il bacio lo vuole solo da Tsukishima? E datti ‘na svegliata! Leggilo bene tu ‘sto copione! Lo so io come va a finire, che non appena ti giri gli occhi, loro due si mettono a scopare come ricci, notte e giorno, alla faccia tua!”

“Ehi, tu, merdosissima piattola arancione! Vedi di chiudere quella cazzo di latrina a cielo aperto che hai come bocca!”

“Ti prego, Tsukki, non ti ci mettere anche tu! Cerca di comprendere! Hinata avrà senz’altro frainteso….starà confondendo il copione con la realtà…”

“A furia di dormire con gli equini, nel cervello c’ avrà badilate di stallatico!”

“Kyoko-san - Ennoshita la supplica sempre più sull’orlo di una crisi di nervi - un Moment, un Maalox ed uno Xanax, svelta!”

“Capitano, capitano, anzi no, Signor regista! -  accorre preoccupato il lentigginoso -  Siamo tutti fermi! Attendiamo tue istruzioni! Suvvia, dicci… e adesso che dobbiamo fare?”

“Non so te, caro Tadashi, ma per quel che mi riguarda, con il cinema ho chiuso! Ancora qualche mese e mi diplomerò e poi a partire dal prossimo anno saranno cazzi tuoi, anzi di Mister Yamaguchi!”



 

ANGOLO DELL’AUTRICE


Salve a tutti!
 

L’ispirazione per scrivere questa storia nasce dalle due magnifiche fan art realizzate dalla talentuosissma Chihiro15_17 (fan art parte uno:  https://www.instagram.com/p/Car_Ff5Ad9P/  e fan art parte due: https://www.instagram.com/p/CbuzZ_bAyOH/)

Per chi ancora non la conoscesse, vi  linko per comodità  il suo profilo completo su Instagram  https://www.instagram.com/chihiro15_17/ .

So che farete fatica a credermi, ma vi posso assicurare che all’inizio questo progetto doveva essere serioso. Tuttavia, a seguito di una serie di impedimenti a me non imputabili, grazie al suggerimento della mia amica e “collega” Drkraven (andate a dare un’occhiata al suo profilo EFP  https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=1208946 perché scrive divinamente ed i suoi lavori sono tutti molto godibili e divertenti) che mi ha aiutato a salvare gran parte del lavoro, questa OS è diventata una sorta di sequel della mia drabble “Romeo e Giulietta” in cui il nostro Ennoshita si improvvisava improbabile regista teatrale, inscenando il famoso dramma di Shakespeare con Hinata e Kageyama come protagonisti.

Chikara, il nuovo Franco Zeffirelli nipponico, è al terzo anno ed è capitano della Karasuno. Si è imbarcato in un progetto molto ambizioso: ristrutturare la palestra di volley.

Yachi, la sua musa ispiratrice, è al secondo anno così come il resto dei nostri amati ex primini, e l’ho immaginata un po’ più sicura di sé: Hitoka esce fuori il carattere, lo deve fare, è questione di sopravvivenza per tenere testa a questa banda di corvacci di campagna.

Yamaguchi secondo me ne esce benissimo: è il protagonista del film ed è un campagnolo un po’ dandy, molto affascinante e con molta esperienza di vita. Lady Yachi, solitaria sposina non potrà resistergli a lungo.

Tsukishima potrebbe apparire un po’ sessista: in realtà ha una mentalità poco aperta quando si tratta di sentimenti rispetto al suo amico. Appassionato di letture scientifiche, detesta leggere romanzi sdolcinati, a maggior ragione se datati, ma vuoi mettere la goduria di comandare a bacchetta Osama Sua Maestà il Re sempliciotto vestito come un pinguino mentre lo adula?

E’ disposto pure ad accollarsi il bacio di Yamaguchi che secondo me, schifo schifo proprio non gli fa.

Hinata è stato uno spasso da muovere: in questa storia non disdegna la compagnia femminile (nel manga trova che Kyoko sia uno schianto) proponendo più volte di sostituirsi a Mister Yamaguchi fino ad ideare, sul finale, un vero e proprio ratto delle Sabine.

Volevo scusarmi con gli amanti delle letture ambientate in epoca regency.

Diciamo che Ennoshita ed io non ne capiamo un’acca di regency: il fatto è che il nostro Chikara (così come la scrivente funzione) si è “abbottato” di serie TV e film in maschera oltre che di pornazzi a gogò e la sua mente allucinata ha partorito sto scempio, apprezzatissimo solo da Yachi a quanto pare ahahahah

Alcune miscellanee di titoli nobiliari (Sir, Lord, Milord, Duca etc) sono volutamente buttati giù a casaccio: e la cosa mi ha divertito molto, a dimostrazione che Chikara (così come me) non ha fatto una grande opera di ricerca.

Basta, non vi tedio più, spero solo che vi siate divertiti almeno un decimo di quanto mi sia divertita io a scriverla.

Se volete leggere una regency decente, vi consiglio la OS pubblicata da Eyeshant intitolata “Chiave di volta” https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4027982&i=1 anch’essa ispirata alle fan art di Chihiro.
 

GRAZIE PER ESSERE PASSATI DI QUI E ALLA PROSSIMA!

 


 


 


 


 


 


 


 

   
 
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