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Autore: Kameyo    03/10/2022    1 recensioni
"Merlin respira lentamente, manda giù le lacrime e la frustrazione, sarebbe il momento perfetto per dirgli ciò che ha fatto davvero, il sentore del perdono si nasconde proprio dietro quell’ultima domanda sussurrata. Potrebbe... Potrebbe...
«Vi sto dicendo la verità» dice con voce ferma.
No, non posso."
Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Prompt: I can’t explain and I won’t even try
N° parole: 486
 
 
 
Liar
 
 
«Dimmi dove sei stato.»
La voce di Arthur è dura, affilata; il suo sguardo brucia la pelle, scava dentro le ferite infette. Merlin tiene il capo chino, non lo guarda, il dolore alla gamba è pulsante, gli spezza il fiato, ma non osa lamentarsi – non può lamentarsi. Il Re non gli concederà alcuna pietà, la sua punizione sarà la prigione - una notte, forse due -, poi la gogna e chissà quanto lavoro arretrato lasciato di proposito.
«E non rifilarmi la scusa della taverna, so che non eri lì. Dove diavolo sei andato?»
A uccidere i vostri nemici, vorrebbe urlargli. La verità dopo anni di bugie, parole sputate con stanchezza e sofferenza. Ma non può pronunciare quella frase, dalla sua bocca non può uscire nulla che non sia una menzogna.
«Gaius mi ha mandato a cercare delle erbe nella foresta. Mi sono perso.»
«Stai mentendo!» urla Arthur perdendo la calma.
Merlin sente lo strisciare del legno sul pavimento, i suoi passi che si fanno sempre più vicini. Trema impercettibilmente, il suo cuore batte frenetico e si sgretola allo stesso tempo.
«Dimmi la verità! E guardarmi!» La voce del Re rimbomba nella stanza vuota, aggiunge dolore al dolore.
«Vi ho detto la verità» mormora mentre alza il viso.
«Non è vero. Dimmi dove sei stato.»
Merlin stringe i pugni dietro la schiena, ingoia un urlo di frustrazione. Sarebbe così semplice dirgli la verità, costringerlo a vedere cosa si cela sotto i suoi occhi da anni; sarebbe così semplice liberarsi di quel fardello una volta per tutte; sarebbe così semplice mostrargli cosa può fare, dimostrargli che sa davvero proteggerlo. Solo che Arthur non capirebbe, non importa quante volte Lancelot cerchi di convincerlo del contrario, e ci sono cose che è meglio tenere nascoste.
«Nella foresta» ripete. «Mi sono perso. Mi dispiace, non volevo mancare ai miei doveri.»
Le spalle di Arthur si abbassano di colpo, come se si fosse svuotato all’improvviso, e i suoi occhi si riempiono di tristezza. Annuisce e guarda altrove. «Va bene» gli dice. «Ti sei perso, ho capito. Se le cose stanno così, allora puoi andare.»
Merlin lo guarda basito, si aspettava una punizione esemplare per essersi assentato per due giorni di fila, invece niente. Che gli creda davvero? «Posso andare?» domanda confuso. «Non mi...»
Arthur gli dà le spalle e raggiunge la scrivania. «Se ti sei perso come dici, non ho motivo di punirti, a meno che tu non mi stia mentendo.»
Lo sto facendo. Lo sto facendo e voi lo sapete.
Il silenzio che cala tra loro è denso, un muro invisibile che li allontana. Merlin respira lentamente, manda giù le lacrime e la frustrazione, sarebbe il momento perfetto per dirgli ciò che ha fatto davvero, il sentore del perdono si nasconde proprio dietro quell’ultima domanda sussurrata. Potrebbe... Potrebbe...
«Vi sto dicendo la verità» dice con voce ferma.
No, non posso.
Arthur annuisce. «Allora vai, la tua gamba ha bisogno di cure.»
  
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