Gli
occhi di Emma si erano riempiti di grosse lacrime che scesero inesorabilmente
dai suoi bellissimi zaffiri, bagnandole la maglietta bianca con la stampa a
fiore.
Marinette, in piedi di fronte a lei, era rimasta per
qualche secondo con la bocca spalancata dalla notizia scioccante appena
ricevuta.
Sempre se quella fosse la verità
.Una figlia venuta dal futuro... ancora non poteva crederci.
Una bellissima ragazza per giunta e dall'animo buono e gentile proprio come il
suo.
Già dalla prima volta che l'aveva vista in pasticceria, Marinette
sentiva che quella coetanea aveva attorno a sé un'aria famigliare e allo stesso
tempo misteriosa, come se la conoscesse da una vita, anche se in realtà non si
erano mai viste.
Poi si era presentato al fianco di Chloè con aria
altezzosa e spocchiosa, rivelando a tutti i suoi compagni di essere sua sorella
depistando ogni sospetto che stava nascendo dentro Marinette.
Quella sera, mentre osservava le foto di Adrien appiccicate alla bacheca di
sughero posta accanto al suo letto, gli balzò subito il dettaglio dei suoi
occhi.
Adrien e Zoe avevano lo stesso identico taglio.
Lo avrebbe riconosciuto tra mille.
Tanto che, Marinette aveva pensato fosse una sua
parente della quale non conosceva l'esistenza, diciamo pure che lei non era che
conoscesse molti parenti del ragazzo, a parte, per ovvie ragioni Ameliè e Felix, ed era intenzionata a chiedergli se appunto
in città fosse arrivata una sua cugina, se mai ne avesse avuto il coraggio di
avvicinare il ragazzo e non svenirgli davanti rischiando di fare una pessima
figura. Come sempre del resto.
Poi quel fulmine a ciel sereno che l'aveva fatta desistere nel suo intento.
"S-tai... stai... di-dicendo sul serio?"
Era riuscita poi a chiederle balbettando.
Emma annuì e affondò nuovamente la testa all'interno delle ginocchia
nascondendola come una tartaruga.
"Scusami!" Sussurrò tra i singhiozzi.
Gli spasmi stavano diventando per Emma sempre più dolorosi, soprattutto perché
ora doveva per forze di cose scoprire le carte in tavola.
La gola doleva e sembrava che qualcuno la stessa grattando con la carta vetrata.
Marinette le passò un bicchiere d'acqua notando che
si stava massaggiando la zona dell'esofago.
"Grazie." Lo buttò giù tutto d'un sorso ritornandole il bicchiere di
plastica che Marinette gettò poi nel cestino posto
vicino al lavandino.
"Meglio?"Emma era riuscita a calmarsi e ad
asciugare il viso rosso e provato dalla disperazione.
Sentiva un peso opprimente sulle spalle e alla fine era crollata.
Solo che aveva commesso l'errore di confidarsi con la persona sbagliata, perché
Marinette non doveva assolutamente sapere nulla.
Emma scosse la testa e tirò sul con il naso, ora doveva per forza raccontare
tutto a lei.
"Eri seria, poco fa?"
"Sì!" Deglutì il nulla rannicchiandosi ancora di più in posizione
fetale.
"Com'è possibile? Perché sei tornata indietro nel tempo?"
"Pensi sia stata una cosa voluta? Non doveva andare così... insomma, io
non dovrei nemmeno parlare con te di questa cosa." Emma si alzò e sorpassò
Marinette per uscire di lì, ma la corvina, convinta
stesse inventando una storia solo per attirare l'attenzione, la bloccò per un
polso puntandole il suo sguardo indignato.
"Mi sbagliavo sul tuo conto... sei esattamente come tua sorella Chloè!"
Se l'intenzione di Marinette era quella di provocarla,
allora ci era riuscita.
Già a Emma, Chloè non stava particolarmente
simpatica, figuriamoci essere paragonata a lei senza avere nessun grado di
parentela vero e proprio.
"Non ti azzardare!" Avrebbe voluto dirle, ma questo avrebbe
significato mancarle di rispetto, e sebbene si trovasse davanti a una
quindicenne, Marinette era pur sempre sua madre.
"Ti ho già detto che non sono sua sorella." Ribadì Emma sperando che
finalmente le credesse.
Marinette le lasciò andare il polso e incrociò le
braccia al petto "E sentiamo, se sei veramente mia figlia, chi è tuo
padre?" In realtà temeva quella risposta, in altre circostanze e con altra
maturazione non avrebbe avuto importanza, ma ora come ora prevaleva la
curiosità.
"Adrien... Adrien Agreste." Sussurrò timidamente.
*
Marinette rimase impietrita per qualche secondo, come
se qualcuno le avesse iniettato nelle vene dell'azoto liquido.
Una figlia con Adrien... nemmeno nei suoi sogni più reconditi poteva immaginare
una cosa simile, anche se a pensarci bene ci aveva fantasticato su.
Marinette si portò le mani sulle gote accaldate e
mentre il cuore le batteva forte nel petto, certa che il suo sogno si era in
qualche modo realizzato, iniziò a fantasticare su come lui si fosse finalmente
dichiarato, l'abito bianco e infine loro due che tenevano in mano quel
fagottino.
Quando però tutto svanì in una nuvoletta di fumo, Marinette
ritornò in sé."Smettila di prendermi in
giro" Disse stizzita indurendo lo sguardo. Tutti conoscevano la cotta che
aveva per il bel modello, ma arrivare a prendersi gioco di lei, quello no,
quello era davvero troppo. E Marinette era sempre più
convinta che ci fosse lo zampino di Chloè.
"Ma è la verità..." Rispose mestamente, ma forse era anche un bene
che lei non le credesse, in ogni caso, era una questione di orgoglio, se c'era
una cosa che Emma odiava, era quello di essere ritenuta una bugiarda "...
e a dirla tutta, non ho nemmeno più tempo a disposizione."
"Che intendi?" Quell'ultima frase attirò l'attenzione di Marinette.
Emma fu titubante, ma sapeva anche che sua madre non l'avrebbe lasciata andare
prima di conoscere la verità, o quello che le aveva da dire.
"Devo riuscire a prendere l'Anello del Gatto nero per liberare papà."
"Sai dei Miraculous?" Marinette
strabuzzò gli occhi come se non ricordasse di averle affidato il Pettine
dell'Ape qualche settimana prima
."So anche dove andarlo a prendere..."
"Tu... tu vaneggi..." Balbettò in preda al panico mettendo le mani
avanti."... e so che tu sei Lady Bug!" Le confessò infine.
Marinette scoppiò a ridere tenendosi la pancia
"Questa è bella..."
"Tikki la tieni nella borsetta e le piacciono i
macarons... alla fragola specialmente."
La corvina deglutì, era vero.
"Non sei obbligata a rispondermi..." Fece lei "... ma io devo
avere quell'anello per salvare papà... altrimenti la dimensione spazio
temporale dove si trova ora, verrà chiusa senza alcuna possibilità di essere
ritrovata."
"Scusami, ma non potevate andare direttamente dal Chat Noir del tuo
tempo?" Quella era la soluzione più ovvia "... vi sareste risparmiati
un bel po' di casini... tipo essere qui e spiattellarmi in faccia tutto col
rischio serio di compromettere non solo il mio, ma anche il tuo futuro. Se
veramente sei chi dici di essere e tuo padre è Adrien, non credi che questo
potrebbe creare una spaccatura nel contino spazio tempo? E Bunnix?
Perché non è intervenuta?... No... io credo che tu mi
stia raccontando un sacco di balle." Marinette
continuò imperterrita con il suo monologo un tempo indefinito,dimenticandosi totalmente che ora si
trovava nel bagno della scuola e che la lezione era iniziata da un pezzo, se ne
sarebbe potuta andare in qualsiasi momento, ma la sola curiosità la stava
trattenendo lì.
Una cosa era certa, doveva assolutamente andare fino in fondo a quella
faccenda, e se alla fine si fosse rivelata una bufala, almeno così avrebbe
saputo finalmente di che pasta fosse fatta Zoe Lee. Emma Zoe Agreste...
continuò a risuonarle nella mente.
"Oh... giusto... hai ragione... perché non ci ho pensato" Si
schiaffeggiò la fronte per sottolineare la sua stupidità.
"Vedi, avevo ragione io... sei una bugiarda! E tu non conosci affatto le
identità di Lady Bug e Chat Noir." Del resto come crederle se lei stessa
non sapeva chi si nascondesse dietro la maschera del micione?"Non
credi che non sia andata dal Chat Noir del mio tempo perché... sì...insomma...
impossibilitato?" Sperava lo capisse da sola che Adrien e il super eroe
gatto fossero la stessa persona.
"Sì, e che cosa doveva fare di così importante?" Chiese sarcastica
portandosi le mani sui fianchi.
Emma tirò le labbra "Non ci arrivi, eh?"
"Arrivare a cosa?" Sospirò.
Aveva già fatto un danno enorme rivelando a sua madre tutti quei dettagli e non
poteva spiattellarle in faccia anche quella verità, ma ormai era in ballo e
doveva ballare.
"Papà e Chat Noir sono la stessa persona" Disse d'un fiato
distogliendo subito lo sguardo aspettandosi una ramanzina, che invece non
arrivò perché Marinette svenne all'istante.
*
"Lo sapevo!" Esclamò in preda al panico cercando di farla riprendere
con un paio di schiaffi sulle guance.
Emma le bagnò anche la fronte sotto suggerimento di Tikki,
che al contrario della sua padrona, credette alla storia della ragazza,
soprattutto perché aveva rivelato dettagli che solo Marinette
conosceva, tipo la combinazione della scatola del cucito.
"Che faccio se non si sveglia?"
"Dovresti andare in infermeria e chiamare aiuto."
"Tutto questo non sarebbe successo se avessi avuto il coraggio di parlare
a papà." Emma si sentiva terribilmente in colpa.
"Beh! Su questo assomigli a tua madre, te lo posso assicurare."
Alla biondina venne da sorridere "Sì, me lo ha raccontato... in effetti è
strano come quei due si sono poi avvicinati... mi..."
"Fermati!" La invitò Tikki "... non
voglio sapere altro."
"Scusami hai ragione!"Marinette strizzò gli
occhi e li aprì subito dopo.
La vista era leggermente annebbiata e il cuore le galoppava veloce nel petto.
Sperava fosse tutto un incubo e che la conversazione con Zoe non fosse mai
avvenuta, ma si dovette ricredere quando vide la sua faccia triste e colpevole.
E per indorare la pillola, Tikki le stava svolazzando
accanto.
"Stai bene?" Fu la prima cosa che Emma le domandò preoccupata.
Marinette si tenne la testa "Ho una terribile
emicrania"
"Vado a chiamare aiuto!" Si prodigò venendo fermata subito dopo.
"No, rimani." Seguì un attimo di pausa dove Marinette
osservò meglio la ragazza che aveva davanti per poi abbracciarla amorevolmente
"... scusami se non ti ho creduto." Le sussurrò all'orecchio.
"Mi sarei meravigliata del contrario... mamma" Marinette
si asciugò le goccioline salate che si formarono alle estremità dei suoi occhi,
non poteva crederci, sua figlia era proprio davanti a lei. Una giovane donna
forte e coraggiosa.
"Mi sembra tutto così assurdo" Fece Marinette
poggiandosi alla parete.
"Lo è... soprattutto perché è tutta colpa mia...
se solo avessi dato retta a papà, ora non mi troverei in questa
situazione." Disse a denti stretti ripensando ancora a quel maledetto
giorno.
I suoi occhi verdi puntati su di lei, la delusione e poi l'oblio."E
così quel gattaccio trova sempre il modo per mettersi nei guai." Sospirò
al cielo.
"Già..." Sogghignò mettendosi vicino a lei.
"Quello però che mi chiedo è perché ho mandato te, qui."
"Non sei stata tu... purtroppo varie circostanze e avvenimenti accaduti
all'improvviso hanno fatto sì che ci fossi io... ho combinato un disastro, a
cui rimedierò."
"Lo spero, altrimenti qui succederà davvero un macello... ma visto che ci
siamo... ho avuto solo te...?"
Emma scoppiò a ridere di gusto "Mi piacerebbe davvero raccontagli dettagli
della tua vita, ma credo sia più importante salvare papà, ora."
"Giusto... ehm..." Il cuore di Marinette
cominciò ad accelerare "... dobbiamo raccontare tutto ad Adrien?" Il
panico s'impossessò presto di lei.
"In realtà era il mio piano fin dall'inizio... io... io non dovevo dire
nulla a te, però non ci sono riuscita, nel mio tempo le cose con papà non sono
delle migliori e questo ha fatto sì che scappassi davanti a lui." Emma
iniziò a piangere divorata dal senso di colpa.
Tutto pendeva sulla sua testa, e la fretta la stava mettendo in una condizione
tale da commettere sempre più errori.
Ora non solo aveva la responsabilità di dover salvare suo padre, ma doveva
anche capire come rimediare al fatto di aver vuotato il sacco con sua madre.
Una catastrofe, Emma aveva combinato davvero un bel guaio.
"Troveremo una soluzione... aspetta, dove vai?"
Emma si era alzata e aveva lasciato velocemente la stanza, quando voltò
l'angolo del corridoio ebbe una colluttazione con Adrien, il quale cercò di
chiederle che cosa avesse.
Non ottenne alcuna risposta, ma quando fece per inseguirla, Marinette
incrociò il suo cammino e tutto intorno si era fermato.
*
continua