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Autore: sasdavvero    06/10/2022    0 recensioni
Sapeva la verità.
L'aveva sempre saputa, ad essere sinceri.
Era così…
Ovvio.
Così fottutamente ovvio, a volte avrebbe voluto che sua madre fosse stata una bugiarda migliore.
Aveva sempre voluto lo fosse stata, sempre, sempre.
Sempre.
Haruki, sua madre, mentiva spesso.
Davvero spesso, sulle cose più semplici, e sulle cose più private.
Ad essere onesti, a volte Durah avrebbe voluto che non fosse così… aperta, diciamo, su certe cose.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sapeva la verità.

L'aveva sempre saputa, ad essere sinceri.

Era così…

Ovvio.

Così fottutamente ovvio, a volte avrebbe voluto che sua madre fosse stata una bugiarda migliore.

Aveva sempre voluto lo fosse stata, sempre, sempre.

Sempre.

Haruki, sua madre, mentiva spesso.

Davvero spesso, sulle cose più semplici, e sulle cose più private.

Ad essere onesti, a volte Durah avrebbe voluto che non fosse così… aperta, diciamo, su certe cose.

Perché avevano avuto la chiacchierata d’obbligo quando Durah aveva tredici anni.

E a volte, avrebbe preferito se Haruki non le avesse detto niente.

La chiacchierata d’obbligo non era nemmeno qualcosa di usuale, poi.

Non era qualche specie di discorso sul sesso che a volte i genitori fanno ai figli affinché siano a conoscenza di certi argomenti.

No, no, Haruki non aveva mai osato parlare di sesso con lei.

Quella conversazione sarebbe stata troppo leggera, troppo calma.

Ciò che sua madre le raccontò, il giorno del suo tredicesimo compleanno, fu la lunga storia della sua vita.

Della sua vita senza fine.

Bene e male, potere, potere, amore e morte.

La vita di Haruki andava avanti da tremila anni, quando Durah nacque.

E onestamente, Durah non aveva bisogno di sentire tutta quella roba a tredici anni.

E più di tutto, non aveva bisogno di sapere della sua altra madre.

Non osava mai dire il suo nome, il suo nome, qualcosa a cui non aveva mai smesso di pensare dalla prima volta in cui l’aveva sentito.

Aveva sempre odiato Haruki perché diceva quel nome con tanta delicatezza, gentilezza, come se qualcosa si sarebbe spezzato, se l’avesse detto in qualunque altro modo.

Come se lei stessa si sarebbe distrutta in frantumi, se non fosse stata abbastanza cauta.

Era ovvio che Haruki non avesse mai smesso di amare l’altra sua madre.

Se vogliamo essere completamente onesti, Haruki era il tipo di persona che contrastava la morte e il suo cuore spezzato trovando qualcun altro da amare, senza mai smettere di amare l’altra persona.

(Non si era mai fermata a pensare:

Ho già persone da amare.

Non aveva mai davvero realizzato che i figli dei morti col cuore spezzato erano lì.

E aspettavano il suo amore.)

Forse era per quello che la Madre ancora visitava la tomba della donna dai capelli bianchi il giorno del compleanno di Isao, forse era per quello non riusciva a guardare Oomi negli occhi quando ləi iniziava a urlarle contro, vedendo solo un uomo che l’aveva completamente distrutta, forse era per quello che aveva ancora la foto del padre di Koyuki sul suo comodino.

Forse era per quello che, ogni volta che guardava Durah, non la stava davvero guardando.

Non la stava davvero guardando.

Era in quei momenti, quando il suo sguardo oltrepassava i suoi occhi, guardava un volto che ormai non c’era più, che Durah avrebbe voluto che Haruki fosse stata una bugiarda migliore.

Avrebbe voluto che almeno avesse il coraggio di negarlo.

Mi guardi solo perché vuoi vedere lei.

Solo perché vuoi vedere lei.

Non mi hai mai guardata per vedermi.

Non mi hai mai guardata per vedermi.

E Durah aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per non essere lei, teneva i capelli in tante piccole, lunghe trecce, perché sua madre aveva i capelli alle spalle, ricci, così ricci e vaporosi, di un nero più scuro del carbone, come i suoi, come i suoi, si era forzata in un'identità che non riconosceva, quegli stereotipi sulle donne di colore, forti, aggressive, perché Haruki sempre parlava di quanto sua madre fosse gentile, quanto dolce fosse la sua voce, quanto fosse delicata, lei.

Lei.

Litigava con Haruki giorno e notte solo per rovinare l’immagine di sua madre, non sono lei, non sono lei, io sono io, io sono io, guardami, guardami.

Ti prego, almeno una volta, guarda me.

Rinunciò a diciannove anni, quando lasciò quella casa per iniziare da capo al college.

Ma ogni volta, ogni volta che era obbligata a Cenare con loro, Haruki la guardava sempre allo stesso modo.

Come a dire:

Mi sei mancata.

Mi sei mancata, Sade.

E Durah non era mai in grado di non urlarle contro di lei quelle volte, sputare inutili parole velenose prima di correre via da quella casa, lacrime invisibili nei suoi occhi, mentre cercava di convincersi:

Non sono lei.

Non sono lei.

Non sono lei.

Ma, alla fine, non era mai davvero in grado di crederci.

Anche se sapeva di essere sé stessa, a volte aveva ancora dei dubbi.

Perchè non voleva odiarla.

Entrambe loro, lei non—

Era sempre stata affascinata da Haruki e il suo amore senza fine, così affascinata, eppure, non riusciva a non odiare Sade.

Perché sapere che la persona che avrebbe dovuto amarti più di ogni altra vedeva qualcun altro guardando te era…

Troppo.

Era sempre stato troppo, per lei, sin da quando l’aveva realizzato.

Aveva perso le speranze, a dire il vero.

Tentare di essere vista da lei era estenuante, Durah davvero non poteva andare avanti così, con quei disperati tentativi di essere vista.

Suo fratello cercava di darle conforto, Isao era sempre stato gentile, così gentile, Sei così gentile, Isao, proprio come tua madre, Durah a volte si chiedeva se anche lui stesse cercando di essere visto da lei.

Non sapeva se avesse voluto sapere la risposta a quella domanda.

Per quanto litigassero e lo prendesse di mira quando Haruki era nei paraggi, solo per non rompere quell'immagine che si era così attentamente creata, Durah era in verità abbastanza… felice, di avere qualcuno su cui contare.

Una spalla su cui piangere.

E ora, ora aveva una vita, aveva già ventisette anni, aveva degli amici e una ragazza e un lavoro e un fratello che poteva chiamare al bisogno, aveva un fratello minore, una rottura, in verità, Oomi era sempre in grado di tirar fuori le sue peggiori menzogne, e aveva un fratellino, Koyuki era quasi un figlio per lei, visto che era lei ora a lavorare full-time.

Non aveva una madre, non aveva dei genitori.

Non li aveva mai avuti.

Ma cercava di andare avanti con ciò che aveva, aggrappandosi a qualunque cosa per avere anche solo un misero motivo, sapendo che se anche fosse caduta, ci sarebbero state persone su cui avrebbe potuto contare, persone che l'avrebbero aiutata a rimettersi in piedi.

Haruki non era tra queste persone, e a volte ancora ci stava male.

Ma stava cercando di fare pace con questo.

Stava cercando di essere felice senza di lei.

A volte ci riusciva, a volte no.

Ma era sempre in grado di rialzarsi in piedi e di ricominciare.

Questo, dopotutto, è il bello della vita.

__________

Isao è quello di questa storia
   
 
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