Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    07/10/2022    1 recensioni
Un possente muro di nebbia divide due regni completamente diversi. Da una parte Arendelle, governata dai sovrani Anna e Hans e dai loro figli, non crede nell'esistenza della magia della quale solo pochi cantastorie possono raccontare attraverso miti e leggende. Dall'altra il popolo dei Northuldri che vive in armonia con la natura, governata dalla guardiana Elsa, unica in grado di controllarla grazie ai propri poteri. La nebbia che li divide, però, sarà costretta a dissolversi per mettere così a conoscenza entrambi i regni dei profondi segreti che una volta li univano e a causa dei quali sono stati costretti a separarsi...dimenticando uno dell'esistenza dell'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Fratelli di Hans, Hans, Kristoff
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 11
UN NUOVO MONDO

Hans cammina su un sentiero nel bosco, immerso nei propri pensieri. I suoi stivali calpestano il tappeto di foglie dalle innumerevoli sfumature di fuoco, mentre un’aria pungente, preludio d’inverno, gli scompiglia i capelli. Hans adora passeggiare nei boschi, respirare a pieni polmoni assaporando la pace e la tranquillità della natura. L’uomo si ferma ad ammirare un sasso dalla forma insolita, ricoperto di morbido muschio verde, e riflette la propria immagine in un ruscello adiacente. Il gorgoglio dell’acqua e il suo colore lucente generano una serenità che Hans non percepiva da tempo e, desideroso di assaporarne il più possibile, si accinge a chiudere gli occhi e abbandonarsi completamente.

Coinvolto in una profonda atarassia, Hans dimentica la propria realtà quando, improvvisamente, qualcosa sembra smuoverlo. L’uomo apre immediatamente gli occhi, sentendosi il cuore in gola e le mani sudate. Hans sa di avere qualcuno dietro di sé ma non ha il coraggio per guardarlo in faccia. È questione di istanti prima che la strana creatura dal mantello nero tocchi una spalla di Hans e il giovane attende il momento inerme, consapevole di essere vicino alla morte.

Hans si risveglia nel buio angosciato e ansimante. L’incubo insensato appena vissuto lo spaventa particolarmente, tanto da farlo sobbalzare. Il sovrano di Arendelle prova a raggiungere a tentoni il comodino attaccato al letto, riuscendo a raggiungere una candela accendendola senza difficoltà.

La piccola fiamma è capace di rasserenarlo in un baleno ma, la constatazione dell’assenza di Anna nel letto, lo ferisce e rattrista. Hans ricorda il litigio della sera prima e la conseguente decisione di Anna di non condividere la stanza con lui. Hans si sente così una persona sbagliata, inadeguata, incapace e, pentito dei propri comportamenti, si alza in piedi desideroso di raggiungere la moglie nel tentativo di chiarire. Il re di Arendelle percorre il vasto corridoio per poi aprire cautamente la porta di un piccolo soggiorno dove Anna era solita coricarsi.

Hans avanza verso il divano rosso, convinto di trovarvi la propria donna addormentata con i soliti capelli disordinati ma, con suo grande stupore, ne nota immediatamente l’assenza.

È in quel momento che il panico comincia a impossessarsi di lui, facendo insorgere la pazza considerazione di una fuga improvvisa.

Mosso da tale presentimento, il sovrano corre il più velocemente possibile verso la stanza da letto della bambina, conscio di poter avere risposte solo in quel luogo.

“Leila…” la chiama lui aprendo la porta della stanza, altamente preoccupato. Non gli importava l’evenienza di svegliare la figlia perché la sparizione di Anna non era da sottovalutare. Hans nota subito le coperte spostate del lettino color porpora e, impanicato, non può fare altro che appurare la scomparsa della sua famiglia.

“No Anna, che cosa hai combinato?!” afferma lui facendo cadere la candela che riversa la propria cera sul tappeto, spegnendosi a causa dell’impatto con l’aria fredda. Il sovrano vorrebbe correre fuori e cercare la propria famiglia ma è consapevole di non poterlo fare: l’unico modo per salvare Anna e trovarla il prima possibile era quello di chiedere aiuto a Vincent e a tutte le guardie.

Il viaggio di Kristoff, Anna e Leila sembra finalmente giungere al termine. La piccina, a contatto con il calduccio delle coperte e della slitta di Kristoff, si addormenta facilmente permettendo così ai due sconosciuti di dialogare.

“Quindi, tuo figlio è stato portato in un campo di addestramento militare al solo scopo di allenarlo e forgiarlo nel corpo e nello spirito?” chiede Kristoff sbalordito dal racconto della sofferenza di Anna.

“Sì. Le leggi e la disciplina sono la cosa più importante anche se io non sono mai stata d’accordo. Ho trascorso questi anni a lottare per far valere la mia posizione e che cosa ho ottenuto?L’allontanamento di mio figlio e la sua partenza per questo campo disumano senza nemmeno un saluto… e tutto questo è assurdo, perché lui ha solo sette anni!” risponde Anna con il volto chino, oppressa dal proprio burrascoso passato.

“Ti capisco… è più o meno quello che è successo nei confronti della magia. La mia famiglia ci credeva e ha dovuto abbandonarmi per salvarmi la vita. Per questo ora conoscerai la mia nuova casa e ti chiedo di non sconvolgerti di fronte a ciò che vedrai” l’avverte Kristoff ormai nei pressi dell’alto muro, porgendo una mano in avanti.

“La magia? Esiste davvero?” chiede Anna sconvolta, non sapendo nulla a riguardo.

“Sì e la cosa non deve spaventarti, ti invito a guardarla senza pregiudizi, spogliandoti di tutte quelle false convinzioni che ti hanno fatto credere a proposito” le consiglia Kristoff, aprendole una strada immaginaria all’interno della nebbia, invitandola a prendervi posto prima di lui.

Anna compie qualche passo titubante verso il muro atmosferico, colma di dubbi, perplessità, paure ma anche curiosità e aspettative, quando qualcosa la fa fermare.

“Kristoff…” si blocca lei guardando l’uomo dal buffo berretto.

“Perché ti fidi di me tanto da mostrarmi questo luogo?” chiede Anna con serietà.

“Perché sono convinto tu abbia un cuore puro… e in qualche modo sono anche certo che la tua storia si intersechi alla nostra” conclude Kristoff facendole di nuovo cenno di proseguire e Anna, questa volta, non se lo fa indicare di nuovo.

Anna perde il contatto con la realtà per brevi secondi, finché tutto non torna nitido e chiaro alla sua vista. La nebbia la mette di fronte a un mondo nuovo, a un bosco disseminato di capanne, falò, renne e costruzioni in legno e pietra. Anna segue Kristoff nel percorso, percependo immediatamente su di sé lo sguardo attonito dei presenti. Un Northuldro smette di mescolare il contenuto di un tegame posto sul fuoco per scrutare la nuova arrivata, un altro fa cenno a una ragazza di zittirsi per non rivelare informazioni in presenza di una sconosciuta. La cosa che più inquieta Anna, però, riguarda una donna intenta a cavalcare un’onda d’acqua che la trasporta da una sponda all’altra di un ruscello. La sovrana spalanca gli occhi di fronte alla magia e si distrae, tanto da non accorgersi di essere ormai giunti in quello che deve essere il centro del villaggio.

“Kristoff?” lo chiama subito Honeymaren, spaventata di fronte alla ragazza dai capelli rossi.

“Chi è?! Che stai facendo?!” gli sussurra lei all’orecchio, stringendo i denti per la rabbia e la paura.

“Non preoccuparti, garantisco io!” la tranquillizza lui, accarezzandole una spalla.

“Ma sei impazzito?! Lo sai che non puoi portare qui le persone! E se fosse contraria alla magia?!” non demorde l’amica, conscia delle regole della propria terra.

“Ma non lo è!” si altera leggermente lui, alzando la voce per convincere l’altra a fidarsi.

“Non penso che Jelena ne sarà molto contenta…” si limita a ribattere Honeymaren, facendosi da parte per aprire la strada alla propria governatrice.

“Kristoff, perché fai già ritorno? Chi è la straniera?” chiede Jelena con austerità, senza dare in escandescenze. L’anziana è seguita da Elsa che, per caso, incontra lo sguardo della sconosciuta.

Anna ed Elsa si fissano negli occhi per qualche secondo, facendo fatica a interrompere il contatto a causa di una strana sensazione. Per entrambe quel momento si riempie di significato, facendo loro percepire il presentimento di essersi già conosciute.

“Sono Anna, di Arendelle” comunica la giovane sovrana, non volendo far intervenire nuovamente Kristoff che era stato molto carino con lei.

“Anna di Arendelle?! La regina?! Lei non può essere qui, i nostri mondi non comunicano!” interviene immediatamente un giovane Northuldro di nome Ryder, brandendo un bastone e puntandolo minaccioso verso la regina. Quel gesto fa intuire ad Anna la diversità culturale e di come il suo appellativo di regina non contasse nulla. Nel suo regno un gesto del genere sarebbe costato la decapitazione al ragazzo ribelle ma Anna, per la prima volta nella sua vita, trae un sospiro di sollievo sentendosi esonerata dal fardello provocato da un titolo che non le aveva nemmeno concesso di gestire la vita del proprio figlio.

“No, vi prego! Non abbiate paura di me! Sto… sto solo cercando aiuto” si giustifica subito Anna, facendo segno con le mani di calmarsi e di venire in pace.

“Mamma, che cosa succede?! Cos’è questo posto?!” domanda la piccola Leila, scendendo a fatica dalla slitta e strofinandosi gli occhi di fronte all’immensa foresta dai variopinti colori.

Due aspetti colpiscono tutti i presenti che, senza parole, fissano gli occhi sulla dolce piccina. Leila, con indosso lo scialle della madre di Anna, viene attorniata da quattro cuccioli di renna che iniziano a leccarle amorevolmente le dita delle mani. Due elementi caratterizzanti dei Northuldri e alquanto distanti dalla vita di corte.

“Qu-quello scialle” indica Elsa, prendendo parola e indicando la stoffa sulle spalle della piccola.

“Esatto! È uno scialle Northuldro e anche il fatto che le renne si siano comportate così! Dimostra la loro sintonia con il nostro mondo!” si intromette di nuovo Kristoff, desiderando comprensione e sostegno per quella scelta che percepisce giusta e corretta.

“Vi prego, io non so cosa significhi tutto questo, ma sto cercando mio figlio” sbotta all’improvviso la regina, congiungendo le mani e sperando di ricevere aiuto per la sua preghiera. La richiesta pare spiazzare tutti che, di fronte a una giovane alla ricerca del proprio bambino, non possono fare altro che attendere una motivazione.

“Lo hanno rinchiuso da qualche parte, in una sorta di campo d’addestramento. Ho scoperto che lo torturavano e io lo desidero di nuovo al mio fianco!” continua Anna cercando di nascondere le pesanti lacrime che provavano ad inondare i suoi occhi.

“Hai detto, torturare?” puntualizza Jelena, titubante e concentrata sulla questione che pare racchiudere segreti e aspetti misteriosi dei quali solo lei è a conoscenza.

Anna si limita ad annuire, abbassando il capo sul terriccio umido e fangoso, trovando difficoltoso il contatto oculare con qualsiasi altra persona.

“Ragazzi, la regina Anna e sua figlia potranno restare qui finché non scopriremo di più sulla questione. Vi chiedo di controllarle e, al contempo, mostrare accoglienza e rispetto come siamo soliti fare” prende parola Jelena, alzando la voce per raggiungere le orecchie di tutto il popolo.

“Ora… Anna verrai con me. Honeymaren, Elsa… direi che questa piccolina ha già patito abbastanza. Datele dei vestiti adatti, riscaldatela con coperte di lana e offritele del tè caldo con qualche biscotto di nostra produzione” comunica la capa del villaggio, sorridendo alla bambina per poi chiedere alla regina di seguirla nella sua tenda, in modo da poter conversare in privato nella speranza di ottenere più dettagli sulla faccenda.

Anna, dopo aver sorriso alla figlia, si guarda intorno sollevata per poi seguire l’anziana nella dimora indicata. Al passaggio i suoi occhi si incontrano ancora una volta con quelli di Elsa motivo per cui, entrambe, si fermano a fissarsi a pochi centimetri di distanza. Ancora una volta, nel corso di pochi minuti, quelle due ragazze così diverse, si erano congelate attraverso uno sguardo che nascondeva un profondo senso di appartenenza reciproco.

“Anna?” la richiama Jelena, facendo in modo di rompere quel contatto visivo che aveva ipnotizzato tutte e due.

“Sì, devo andare” si risveglia Anna, scuotendo la testa come a voler scacciare un brutto pensiero o una folle idea irrealizzabile.

“Gr-grazie per occuparti di mia figlia. Mi sdebiterò successivamente” riesce a dire Anna, mossa dall’imbarazzo che le provoca una balbuzia fuori controllo, per nulla regale.

“Non c’è di che” ricambia timidamente Elsa, abbozzando un sorriso leggero e impercettibile, per poi accorgersi della manina della bambina che si era già incastrata nella sua.

“Wow! Com’è fredda la tua mano!” si apre Leila che, grazie alla propria ingenuità, non sa di aver toccato un tasto molto sensibile.

“Beh sì… ecco…” prova a rispondere Elsa, ritraendo subito la mano e massaggiandosela, cercando ardentemente lo sguardo di Jelena per sapere fin dove rivelare la verità agli sconosciuti.

La conversazione viene captata dall’anziana che, forse reduce di una conoscenza ben profonda delle due forestiere, annuisce e sorride alla guardiana della foresta, per poi tenere aperta la tenda ad Anna che vi entra con rispetto e discrezione.

“Vedi… io ho dei poteri magici! Riesco a manipolare la neve e il ghiaccio!” delucida Elsa, inchinandosi di fronte alla bambina per infonderle coraggio e tranquillità dinnanzi a quella che potrebbe apparire una minaccia, soprattutto, per un’abitante del regno non magico.

“Caaavolo! Ti prego, ti prego, mi costruisci un pupazzo di neve?!” la implora Leila, congiungendo le mani e saltellando sui piedi.

“Che cosa?!” chiede Elsa scioccata, non aspettandosi tale reazione. La bambina non aveva avuto paura ma, anzi, era rimasta colpita positivamente da quel dono magico denunciato in molte parti del loro mondo.

“Sì, ti scongiuro! Spesso con mio fratello Einar lo costruivo ma ora lui non c’è e non so questo inverno con chi potrò farlo! Me lo costruisci, per favore?” la prega ancora la piccola dagli occhioni azzurri, imbronciandosi per il dolce e ormai remoto ricordo degli inverni condivisi con il consanguineo.

Tale dichiarazione pare risvegliare qualcosa nella ragazza. Elsa non ne comprende il motivo, ma la sua mente aveva iniziato a cercare di ripercorrere un filmato distrutto nella sua memoria. La ragazza si sforzava ma per quanto tentasse di riavvolgere il nastro, tornava sempre al punto di partenza. Un ricordo che appare inesistente nella sua mente non si dimostra tale nel suo cuore che, improvvisamente, inizia a battere all’impazzata. La visione della piccina dai codini rossi, le lentiggini e gli occhi azzurri le fanno credere di aver già vissuto nella sua vita un momento simile. Elsa, mossa da questo ragionamento contorto, si gira di scatto verso la tenda di Yelena, convinta di poter squadrare al meglio l’adulta nuova arrivata che era convinta di aver già visto.

La tenda, però, appare silenziosa e chiusa, motivo per cui Elsa, ormai certa di essersi spremuta abbastanza per una fantasia, scuote la testa e si mette all’opera per creare un pupazzo di neve alla bambina.
 
  
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