Film > La Bella e la Bestia
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Autore: michaelgosling    08/10/2022    0 recensioni
Tre amiche appassionate una di Harry Potter, una di Star Trek e una della Disney in seguito ad un incidente vengono catapultate ognuna in uno di questi universi, ma non di quello di cui sono fan.
Proveranno ad usare quello che sanno della storia per renderla migliore? O le loro azioni porteranno ad un finale peggiore? La loro presenza influenzerà queste storie molto più di quanto immaginano, perché una sola persona può cambiare tutto.
[Fandom Variabile: il Fandom in cui verrà pubblicata la storia dipenderà dall'ambientazione dell'ultimo capitolo pubblicato. Sarà comunque possibile trovare la storia anche negli altri due Fandom nella categoria Crossover]
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LONTANO, OLTRE LE STELLE – CAPITOLO 6










 
 
 
 
 
“Avanti.”
 
Arielle respirò a fondo, premette il pulsante alla destra delle porte per aprirle ed entrò.
 
Dopo tutta quella conversazione con Uhura, si era sentita rinata e al tempo stesso aveva acquistato un coraggio che non sentiva di avere da tempo.
 
Da quando aveva “litigato” con Spock, non aveva fatto altro che evitare tutto e tutti, soprattutto lui, per la vergogna, ma ora era pronta a voltare pagina. Certo, avrebbe preferito metterci di più a trovare l’alloggio di Spock per guadagnare tempo, ma quando sei il Primo Ufficiale hai una targhetta appena fuori dalla tua stanza che indica che lì risiede il braccio destro del Capitano.
 
Coraggio, Arielle.
Nuovo Universo. Nuova te.
 
Eppure sentiva il cuore che le batteva all’impazzata, e quella vergogna se la sentiva ancora addosso, non importa quante volte si fosse lavata nella speranza di levarsela via come sporcizia.
 
L’alloggio di Spock era ordinato e complesso, esattamente come lui. C’era una piccola scrivania di legno sopra alla quale, in un angolo, risiedeva un minuscolo televisore. Dietro di essa si trovava una parete sulla quale si trovavano alcuni oggetti, tra cui gli scacchi tridimensionali. Dietro quella stanza c’era la zona notte, dai colori molto più scuri e vivaci, dove dominava il rosso. Sul letto, Arielle vide una specie di piccola coperta nera con dei simboli dorati sopra, che dovevano avere un rimando vulcaniano, come quasi tutti gli altri oggetti presenti nell’alloggio.
 
Ma Spock non si trovava né sul letto né sulla scrivania. Quando Arielle entrò, se lo ritrovò in piedi al centro della stanza, con le braccia dietro la schiena, come se la stesse aspettando. Come se fosse stato lui stesso a chiamarla e si fosse preparato al suo arrivo.
 
Non appena sentì gli occhi del vulcaniano su di lei, Arielle si sentì profondamente spaventata, intimorita. Senza accorgersene, finì con il mettere anche lei le braccia dietro la schiena.
 
“Signor.. Comandante Spock..” si guardava i piedi, ma poi si fece coraggio e, non si sa dove, trovò la forza di guardarlo dritto negli occhi “.. mi permetto di disturbarla perché ci tengo a farle sapere quanto sia estremamente dispiaciuta per il nostro ultimo incontro. Il mio comportamento è stato inaccettabile e.. illogico.”
 
Spock alzò un sopracciglio come solo lui sapeva fare quando Arielle disse “illogico”. La ragazza non seppe dire se era un segno di approvazione o disapprovazione.
 
“So che voleva solo aiutarmi. Mi dispiace se l’ho offesa in qualche modo.”
 
“L’offesa è un emozione umana.” Commentò prontamente Spock.
 
Ahia.
Dovevo ricordarmene.
Andiamo Arielle, puoi fare meglio di così.
 
“Voi avete scelto di usare il vostro tempo prezioso per darmi un profondo aiuto e io avrei dovuto..” Arielle pensò a lungo a quale parola usare “.. essere più rispettosa. E paziente.”
 
Deglutì nervosamente. Spock non lasciava trasparire nulla.
 
“Mi piacerebbe riprendere le nostre lezioni. Sempre se voi siete d’accordo e se.. ritenete che ne valga la pena. Non voglio che perdiate il vostro tempo solo per fare un favore a me o al Capitano Kirk.”
 
“Signorina Marchand..” cominciò Spock, facendo un paio di passi verso di lei “.. non ho mai ritenuto che fosse una perdita di tempo. Siete stata voi a pensarlo.”
 
“Mi dispiace..”
 
Stupida. Perché ti stai scusando così tanto?
Non riesci a dire altro?
 
Aveva preparato il discorso da dire a Spock numerose volte prima di avere il coraggio di andare nel suo alloggio e farglielo di persona, eppure stava andando male comunque.
 
Spock abbassò la testa per qualche secondo, e Arielle riuscì a vedere che le sue braccia, nonostante fossero ancora nascoste dietro la schiena, si mossero impercettibilmente. Se non fosse stato Spock, avrebbe quasi pensato che fosse.. nervoso?
 
“Vi manca molto casa vostra?”
 
Arielle rimase sul momento spiazzata da quella domanda personale che si sarebbe aspettata da Jim, da Bones, ma di certo non da Spock.
 
E fu ancora più spiazzata quando capì che non sapeva cosa rispondere.
 
Le mancava? Certo che le mancava. Era casa sua.
Ma quanto le mancava?
Le mancava l’enorme villa in cui era nata e cresciuta che, per quanto grande, non rendeva migliore la solitudine in cui era rinchiusa per via della sua vitiligine?
Le mancava stare alla finestra della sua camera a guardare i suoi genitori e sua sorella divertirsi con amici e feste mentre lei non poteva nemmeno uscire dalla sua stanza?
 
Ma Yvonne e Nolwenn.
I domestici che si preoccupavano sempre per lei.
I suoi libri.
 
Quelli sì che gli mancavano.
 
“Molto.. ma credo che a mancarmi di più fosse la sicurezza che avevo, a cui ero abituata. La quotidianità.”
 
Rispose quasi senza pensarci, ma Spock parve approvare.
 
Con la coda dell’occhio, Arielle vide di nuovo alcuni degli oggetti vulcaniani di Spock. Di getto, ebbe la forte tentazione di chiedergli se per lui era lo stesso, se anche lui sentiva la mancanza di Vulcano, ma pensò fosse troppo personale e che non erano ancora pronti a quel livello di confidenza, così si morse le labbra e tacque.
 
“Sarò sincero con lei, signorina Marchand..”
 
Arielle annuì incoraggiandolo ad andare avanti, ma dentro sentiva una certa dose di ansia, come se non le sarebbe piaciuto quello che avrebbe sentito.
 
“Le probabilità che lei riesca a tornare nell’universo dal quale proviene sono alquanto remote..”
 
“Lo so..”
 
“0,015 su 938457264,68986 secondo i miei calcoli..”
 
Oh.
 
“Sono.. sono davvero pochissime..”
 
Ora mi sento triste.
 
“Vuole davvero entrare nell’Accademia della Flotta Stellare?”
 
Spock la guardava dritto negli occhi mentre aspettava una risposta, e Arielle intuì che avrebbe capito se gli avesse mentito. Ma tanto lei non avrebbe mentito, ragione per cui non si mostrò timorosa. Ricambiò lo sguardo a testa alta.
 
“Lo voglio.”
 
“Non sarà facile, signorina Marchand, soprattutto per qualcuno come lei, non abituato alla Terra di questo secolo, alla storia di questo secolo, alla vita di questo secolo. Oltre agli sforzi accademici che dovrà fare, ci vorrà anche un’apertura mentale notevole da parte sua. Ne è consapevole?”
 
“Sì.”
 
Arielle iniziava ad avere difficoltà a controllare il suo nervosismo, ma fece di tutto per non farlo vedere a Spock. Se lui avesse anche solo sentito l’ombra di una paura in lei, non l’avrebbe più aiutata perché avrebbe ritenuto che fosse del tutto superfluo.
 
Dopo un lunghissimo silenzioso momento che passarono a studiarsi, Spock smise di tenere le braccia dietro la schiena.
 
“Mi segua.”
 
Arielle obbedì ed entrambi lasciarono l’alloggio.
 
Spock camminava relativamente piano, ma il suo passo era sicuro, e meno rigido di quanto Arielle si aspettasse. Camminarono attraverso un lungo corridoio fino al raggiungimento di un turbo ascensore. Lì, Spock disse una zona della nave con l’accompagnamento di un numero e il turbo ascensore eseguì. Arielle non sapeva molto dell’Enterprise, ma riuscì a capire che stavano andando nella parte Sud della nave.
 
Lasciato il turbo ascensore, camminarono ancora per una decina di minuti, e Arielle non aveva ancora capito dove stessero andando. Inizialmente aveva pensato che Spock l’avrebbe portata sul ponte di comando per riprendere le lezioni, ma più si muovevano e più si allontanavano da quel luogo, quindi stavano chiaramente andando da tutt’altra parte.
 
“Signor Spock.. scusi.. dove.. dove stiamo andando? Non.. non riprendiamo la lezione?”
 
“E’ così.”
 
“Ma.. il ponte di comando..”
 
“Non siamo diretti al ponte di comando.”
 
Quando Spock si fermò, si trovavano in quello che sembrava un normalissimo corridoio, ma non lo era. C’erano due enormi porte chiuse su una parete quasi invisibili alla vista, le più grandi che Arielle avesse visto sull’Enterprise, e Spock si mise accanto ad esse, iniziando a muovere le dita su un riquadro scuro che emetteva tante piccole luci ad intermittenza, come le luci natalizie. Arielle fu molto tentata di chiedergli qualcosa, ma Spock sembrava molto concentrato e non voleva disturbarlo: vide però che ad un certo punto teneva, tra le lunghe dita affusolate, un piccolo riquadro azzurro, simile a quello che si inseriva nella macchina della sala mensa per mangiare, ma di un colore diverso. Spock lo inserì, e continuò con le sue manovre. Dopo all’incirca dieci minuti, le porte si aprirono.
 
Spock si voltò verso di lei mettendo nuovamente le braccia dietro la schiena, poi spostò un braccio per indicare ad Arielle di entrare. Lei obbedì.
 
Era una stanza vuota e bianca, grande ma non grande quanto Arielle si sarebbe aspettata. Il pavimento era nero, ma pieno di righe verdi e luminose come se fossero una sorta di laser, che a volte arrivavano a formare dei rombi. Aveva quasi paura a muoversi per paura che uno di quei raggi verdi la ferisse.
 
Sentì qualche passo dietro di sé. Era Spock che era entrato e che si era fermato appena dietro di lei. Quando le porte si chiusero, si sentì una sorta di flash, forte ma non fastidioso, come se provenisse da lontano. Arielle non seppe dire se era lei che non stava bene e che aveva le visioni o se stesse accadendo davvero, ma la stanza che aveva visto fino a quel momento parve dissolversi e al suo posto apparve l’immagine di una città, una città sfuocata.
 
Si mise una mano davanti agli occhi come per proteggersi dai raggi di un Sole inesistente, e quando la tolse non poté credere a ciò che stava vedendo.
 
Parigi.
La sua Parigi.
Vide Notre Dame.
Vide il bar che aveva quei Crossaint che amava tanto.
Vide la piazza in cui correva e giocava con Yvonne e Nolwenn quando erano bambine.
Vide i negozi.
Vide le banche. Le poste. Gli alberghi.
Vide casa sua.
 
Se chiudeva gli occhi, poteva rivedere quel pomeriggio con le sue amiche. Erano in piazza. Lei e Nolwenn erano vicine ad un muretto, e poi riconobbero la macchina della madre di Yvonne, e lei che usciva e le andava incontro.
 
Se chiudeva gli occhi, poteva sentire i loro sorrisi, i loro abbracci..
 
Ebbe un improvviso sussulto quando sentì Spock muoversi e avvicinarsi, la sua camminata inconfondibile. E così tutto finì.
 
Le immagini di Yvonne e Nolwenn si dissolsero come si erano dissolte quel giorno maledetto a Notre Dame, così come quella fantasia che era sembrata così vera.. per poco.
 
“Cosa..”
 
“E’ il Simulatore Ambientale Olografico dell’Enterprise.”
 
“Una Sala Ologrammi?”
 
“Si potrebbe dire così.”
 
Arielle ricordava bene alcuni episodi di Star Trek ambientati in parte nella Sala Ologrammi, ma si trattava di altre serie mai dell’originale, serie ambientate un secolo dopo. Non c’erano mai stati riferimenti ad esso nella serie originale, quindi aveva dato per scontato che fosse stato inventato dopo e che non esistesse ancora nell’Enterprise di Kirk. Evidentemente si sbagliava.
 
Ora che guardava meglio, vedeva che non era la vera Parigi. O meglio, era un’immagine perfetta della sua Parigi, ma pur sempre un’immagine.
 
Non c’erano persone. Non tirava vento. Era tutto fermo. Tutto immobile. Tutto bloccato.
 
Ma era comunque un’immagine di casa sua.
E questo le bastava.
 
“E’ questa casa tua?” le chiese Spock.
 
Arielle annuì senza emettere un suono, ancora sotto shock.
 
Spock le passò davanti, e Arielle dovette sforzarsi per trattenere un sorriso. Vedere Spock muoversi nella Parigi del ventunesimo secolo, la sua Parigi, era uno spettacolo a dir poco esilarante.
 
Il vulcaniano entrò nel bar in cui Arielle prendeva sempre le sue paste, e si sedette ad un tavolo. Lei si avvicinò incerta.
 
“Siediti. Così iniziamo.”
 
“Iniziamo?”
 
“La prelezione.”
 
Arielle sgranò gli occhi incredula.
 
Aveva avuto un tale shock emotivo nel rivedere la sua casa che si era completamente dimenticata di quello che avrebbero dovuto fare.
 
“Qui?”
 
“Preferisci il ponte di comando?”
 
“No! E’ che.. perché qui?”
 
Spock sospirò come se la risposta avrebbe dovuto essere ovvia, ma rispose comunque.
 
“Ho ritenuto che potessi essere più a tuo agio in un luogo che conosci. Confido che il tuo apprendimento ne trarrà beneficio.”
 
Arielle sentì i suoi occhi bagnarsi, e le riuscì impossibile reprimere del tutto un sorriso.
 
Per lei.
Lo stava facendo per lei.
Spock si era messo lì a creare un’immagine olografica perfetta della sua casa per farla sentire meglio e aiutarla a studiare.
 
Si sentì ancora più stupida ricordando la discussione che aveva avuto con lui.
 
“Grazie.”
 
Le fu molto difficile limitarsi a quello, avrebbe voluto essere più esaustiva. Abbracciarlo. Ringraziarlo con più enfasi. Ma Spock era un vulcaniano. Avrebbe approvato di più una reazione logica, e quella lei avrebbe avuto.
 
“Gliel’ho appena spiegato, signorina Marchand, lo sto facendo a beneficio del suo apprendimento, affinché la prelezione possa procedere senza troppi intoppi.”
 
“Lo so. Comunque. Grazie.”
 
Spock non ribatté nulla questa volta, ma chinò leggermente il capo in segno di accettazione.
 
Arielle guardò la sedia in cui avrebbe dovuto sedersi, ma sembrava incerta. Tutto intorno a loro, compreso le sedie, sembrava un’immagine, e aveva quasi paura che toccandola non avrebbe sentito niente. Che se avesse provato a sedersi sarebbe caduta. Ma Spock non era caduto. E stava aspettando.
 
Inspirò, e tirò indietro la sedia con la mano in un attimo, causando un rumore notevole. Fu sorpresa anche di quello.
 
E alla fine, si sedette.
 
A quel punto, Spock tirò fuori due tricorder, e uno lo porse ad Arielle, iniziando la lezione.
 
E Arielle capì di più in quelle tre ore che in tre settimane sul ponte di comando.
 
 






 
  
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