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Autore: Aru_chan98    18/10/2022    0 recensioni
è il 1949, la seconda guerra mondiale si è conclusa e una nuova era sta cominciando. Alfred è uno studente comune come molti altri, salvo per una caratteristica unica: vede colori quando qualcuno parla. Ma quei colori sono spenti, per tutti tranne che per una voce, i cui colori sono vividi e brillanti. è attraverso la radio che Alfred incrocia Arthur, un conduttore radiofonico giovane e popolare, traferitosi negli usa dopo aver prestato servizio in guerra
(Attenzione, il rating potrebbe salire)
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Call me, call me, baby
I’ll wait for your reply

Era una giornata come tante, cominciata con la classica mattinata lenta. Matthew si era svegliato, vestito e aveva mangiato come sempre. Stava aspettando che l’orologio battesse le 7.30 per andare a lavoro, seduto in cucina con un giornale aperto sul tavolo, letto solo a metà. Aveva dormito male quella notte, una strana sensazione lo aveva tenuto sveglio a lungo. Stava aspettando una chiamata da giorni ma non importava quanto il telefono squillasse, dall’altro capo della cornetta non c’era mai chi stava aspettando. Chiunque altro non ci avrebbe fatto caso, pensando che l’altra persona fosse occupata, ma per Matthew non era così. “Coraggio Matt. Sono sicuro sia tutto a posto” cercò di rassicurarsi mentre girava le manopole della radio, sintonizzandosi sulla sua frequenza preferita. Risintonizzava la radio tutte le mattine come parte della sua routine, in attesa che la trasmissione cominciasse per sentire la voce del cugino. Era il conduttore radiofonico di punta della città vicina. Gli mancava molto da quando era andato a vivere da solo, così per consolarsi ascoltava il suo programma per quanto poteva, prima di uscire di casa e lo chiamava spesso. Certi giorni gli mancava tornare a casa e passare la serata insieme o anche solo salutarsi prima di uscire per andare a lavorare. Per quanto fosse stato duro in un primo momento, si era affezionato lui e a quel vivere insieme. Avevano convissuto per poco più di due anni, da quando Arthur aveva deciso di abbandonare la sua amata Inghilterra per prendersi cura di Matthew, rimasto orfano a seguito della Seconda Guerra Mondiale. I due cugini non erano mai stati così legati come prima di quel periodo.
Ma quando il rumore di statica finì, la voce che sentì non era quella che si aspettava.

“Buongiorno a tutti i radioascoltatori. Ci scusiamo per questa imprevista interruzione nella normale programmazione, invece del normale show mattutino verranno trasmesse le ultime notizie. A seguito della segnalazione della scomparsa di un famoso conduttore radiofonico gli agenti, celermente impiegati, hanno condotto una ricerca e rinvenuto due corpi, i quali…”

 
Number after number after, cry after cry
And as the tears kept flowing, well… sometimes you just gotta
accept the worst

Matthew si sentì nauseato mentre correva al telefono, allarmato come quando non riceveva notizie da suo padre. Aveva sentito la trasmissione di Arthur solo il giorno prima e il pensiero che quella potesse essere stata l’ultima volta lo angosciava. Il terrore lo stava assalendo, facendo passare in secondo piano le parole dell’uomo, che stava andando avanti con le notizie. “Ti prego, ti prego, rispondi! Mi va bene anche se ti arrabbi con me per averti disturbato ma ti prego rispondi” pensava mentre girava la ruota del telefono. Man mano che il silenzio si allungava dall’altra parte della cornetta aveva cominciato a piangere.

“Non può essere successo davvero… Non ci credo. Non è possibile! Ti prego Arthur, rispondi” mormorò, pregando che la radio stesse mentendo. Non voleva accettarlo. Non gli sembrava possibile fosse successa una cosa simile. La sua mente aveva cominciato a riempirsi di scenari ipotetici che avrebbero potuto condurre a quella tragedia.

 
Some things are better left alone
As you can see, everything’s gone wrong!
Threaded cords and sewing words
Say “I do” and end the world

La cornetta continuava a restare muta. Quel terribile silenzio era riempito solo dalla radio e dai singhiozzi del ragazzo. Durante i molti tentativi l’ansia di Matthew non faceva che aumentare. Improvvisamente gli tornò in mente la conversazione che aveva avuto con Arthur la settimana prima:



“Hm… mi sembri preoccupato Arthur. Va tutto bene?”

“Eh, perspicace come sempre…” un breve attimo di silenzio “Ti ricordi la persona con cui sto uscendo? Ecco, è brutto da dire ma ammetto di cominciare ad avere dei ripensamenti su di noi…”

“È successo qualcosa in particolare? Sembravi così felice l’ultima volta che ne abbiamo parlato”. Seguì dell’altro silenzio, molto più lungo del precedente, prima che Arthur riuscisse a ritrovare le parole.

“Vuole che diventiamo ufficiali. Non so cosa gli frulli in quella testolina ma da quando mi sono rifiutato si comporta in modo… strano”

“Strano?”

“Mi sta sempre addosso, costantemente. Non vuole che passi troppo tempo con nessuno. Passa spesso alla radio per accompagnarmi a casa ed è insistente sul diventare ufficiali. Non facciamo altro che litigare ormai... Inoltre, l’altro giorno stavo riordinando casa e per puro caso ho trovato una scatola strana tra le sue cose. So che non avrei dovuto ma l’ho aperta. C’era l’anello che si eredita nella sua famiglia. Lo so perché aveva accennato a questa loro tradizione per le proposte di matrimonio. Solo che… non lo so”

“Ne avete parlato di questa storia? Magari è un momento particolare nella sua vita e parlarne potrebbe aiutarvi. Se no, se ti senti così soffocato perché non ti prendi una pausa? Vieni da me per qualche giorno. Ci organizziamo e andiamo a trovare gli zii, mamma e papà”

“Ci penserò Matt, per entrambe le cose. Grazie per starmi ad ascoltare”



Sul momento non ci aveva dato molto peso, limitandosi a dare il suo parere sulla faccenda che gli era sembrata la classica questione di cuore e basta. Cominciò a rimproverarsi di non averci dato più importanza, dicendosi che se lo avesse fatto forse Arthur sarebbe stato ancora vivo. Ripensò a tutte le informazioni che Arthur gli aveva fornito durante le loro chiamate ma sul momento ricordava poco, impegnato a comporre il numero del cugino e ripensare ogni possibile dettaglio dell’ultima volta che avevano parlato.

 
Why, all the ones that I love have hung up the telephone
I’d look you in the eyes but they’re closed
Ignoring my demise, after dark and after I’ve
Called you for the 116th times, it’s driving me mad!

Matthew aveva perso il conto di quante volte aveva fatto girare quella rotella, senza ottenere risposta. Aveva chiamato la casa di Arthur senza successo per poi passare al suo posto di lavoro, ma la voce affranta del tecnico e del direttore che gli offrivano le loro condoglianze, lo avevano costretto ad accettare che Arthur, suo cugino, tutto quello che restava della sua famiglia, era morto. Era rimasto solo al mondo, senza più nessuno con cui avesse legami di sangue. La Seconda Guerra Mondiale e le sue conseguenze si erano portati via i loro genitori e ora, nel giro di una mattina, aveva perso anche Arthur.

“Non avevamo detto che saremmo andati a trovare mamma e papà così come gli zii? Avevi promesso di portarmi a vedere dove eri cresciuto… Di farmi da guida a Londra… Why did you leave me too, my beloved cousin?”. La voce spezzata dai singhiozzi era l’unico rumore che riempiva la stanza. La radio aveva smesso di parlare. Avevano annunciato una giornata di silenzio in onore della perdita di un collaboratore eccezionale, amato amico e valoroso soldato. Matthew era stato abbandonato al proprio dolore.

Poco dopo, il telefono suonò. Matthew sobbalzò, alzando la cornetta velocemente. Sapeva che non poteva essere Arthur ma nel suo cuore non riusciva davvero ad arrendersi, a maggior ragione quando dall’altro capo dell’apparecchio si identificò un agente di polizia. “Vi prego, ditemi che c’è stato un errore. Che avete dichiarato morto Arthur perché scambiato per qualcun altro” pregava silenziosamente ma fu una speranza futile. L’agente lo aveva contattato poiché era il parente più prossimo di Arthur ancora in vita. Il ragazzo rimase ad ascoltare le parole del poliziotto, il cuore pesante come un sasso. Cercava di piangere in silenzio mentre veniva informato dell’esito dell’investigazione, delle probabili dinamiche dell’omicidio e per fargli qualche domanda. Matthew rispose meccanicamente: non gli importava cosa stava dicendo, tutto quello che voleva era svegliarsi da quell’incubo.








Piccolo Angolo dell'autore
Ciao a tutti!
Grazie per aver letto questa storia e spero vi sia piaciuta!
Vi consiglio caldamente di ascoltare "Rotary Dial" di GHOST prima o mentre leggete, anche se il testo non è in ordire rispetto a quello della canzone

Non so se considerare questo lavoto un crossover o meno, essendoci diversi elementi identici alla storia di communication nella serie di ghost ahahahahah
A partire dal prossimo capitolo sarà un lavoto enorme per me, quindi spero di ricevere un pò di feedback (giuro che ho una cultura nuova riguardo il 1949, le olimpiadi del '48, la cinestesia e la vita durante la ww2)

Alla prossima!

 
   
 
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