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Autore: niard    21/10/2022    1 recensioni
"Dal canto suo, Itachi odiava le attenzioni che il cugino aveva aizzato, tanto che si voltò rassegnato verso lui, il quale sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi - gli occhi canzonatori e le labbra morbide arricciate maliziosamente, perché Shisui sapeva che Itachi non poteva ribattere e che, sicuramente, era stizzito dalla battuta provocatoria, totalmente dettata dalla noia, che aveva lanciato. 
[...]"
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Clan Uchiha, Sasuke Uchiha, Shisui/Itachi
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Ecco un aggiornamento veloce senza troppe domande/pretese, portato a fine solo perché sono costretta a casa - altrimenti non so quando avrebbe visto la luce. Questo è il capitolo che mi ha soddisfatta di meno finora, ma me ne farò una ragione, perché l’avrei cancellato volentieri, ma lo posto solo perché il prossimo è quello che ha dato il via alla scrittura di questa storia, quindi spero di poterlo pubblicare relativamente presto. 

Giustificazione finite, see u!

________________________________________________________________________________

 

 

 

 

VI.

 

 

 

    Danzō pensava riguardo alla faccenda che gli Uchiha stavano tramando: un colpo di stato per fare in modo che Konoha raggiungesse il massimo splendore sotto alle direttive della loro famiglia.
No, non vi era niente di più sbagliato in quello che sentiva; lui che aveva un posto a corte, che era nelle grazie del sovrano, lui avrebbe perso la sua posizione dopo decenni di lavoro. Ancor peggio, i rapporti appena stanziati con Suna si sarebbero rotti irrimediabilmente; un susseguirsi di lotte tra i clan si sarebbe aizzato. Danzō aveva in mente ben altro, una volta al potere avrebbe orchestrato a suo piacimento i poteri, la forza del suo paese. Era certamente l’uomo più adatto, doveva solo dare un freno agli Uchiha.
Sicuramente, con uomini come Shisui e Itachi si sentivano invincibili, tutto era eliminare le pedine più forti; doveva solo architettare un altro piano per mettere fuori dai giochi gli Uchiha e metterli in cattiva luce e non sarebbe stato difficile se Shisui non si fosse intromesso. Sicuramente aver già distaccato Shisui dal resto della famiglia era un buon risultato, e l’accaduto al tempio a sud del paese che aveva preso fuoco poteva ritenersi un buon risultato - sapeva che Kakuzu e Hidan avevano portato con loro l’haori di Shisui, quindi si parlava già di un punto a favore di Danzō. Infatti, le colpe sarebbero ricadute, proprio come secondo i suoi calcoli, su Shisui, ma una catastrofe così grande non poteva essere stata portata a termine solo da una persona e quindi si sarebbe instillato il dubbio che più persone avevano agito nel favore dell’oscurità; a Danzō non interessava che nel mirino del sospetto pubblico fossero caduti i cugini di Shisui o altri suoi conoscenti, perché per lui l’importante era fare terra bruciata all’interno del clan.
L’uomo rimase in silenzio per diverso tempo, totalmente assorbito dai suoi piani e cercando di capire come muovere la sua pedina successiva. 

 

    Era mattina quando Itachi apprese la notizia dell’incendio durante il quale un monaco aveva chiaramente visto lo stemma della famiglia Uchiha intessuto sugli indumenti dei colpevoli. Si vociferava di più persone, perché il fuoco era divampato in diversi punti della zona interessata. Era proprio vicino a dove Hinata si era recata, ma l’appuntamento si era concluso diverso tempo prima del tragico evento. 

«Erano in molti» diceva la popolazione in subbuglio, «hanno ucciso dei monaci e gli Uchiha non hanno avuto il coraggio di intervenire per limitare l’incendio!».

Itachi era sorpreso, quasi sicuro che suo padre non fosse al corrente dell’accaduto. Quindi, a passo svelto, lui e Shisui riaccompagnarono alle sue mansioni Hinata. 

 

    Fugaku era stato convocato a una riunione d’urgenza con gli anziani del clan, intransigenti sul trovare i colpevoli, ma nessuno aveva nomi utili al momento. Fugaku capì che vi era instabilità nel suo clan, qualcuno non stava dicendo la verità e quello che lo insospettì maggiormente fu che né Itachi né Shisui erano presenti e la sera prima parevano esservi volatilizzati nel nulla. Alle informazioni riguardo all’incidente, era stato detto che negli arbusti attorno al tempio, probabilmente durante la fuga, erano stati ritrovati pezzi di stoffa di un haori quasi totalmente bruciato, ma che sul quale un occhio attento poteva riconoscere la stoffa e una punta del ventaglio Uchiha. Infatti, quando a Fugaku fu mostrato il tessuto plumbeo, virante al nero, dell’abito perse qualche battito - andava solo a sottolineare la colpevolezza di un suo famigliare, ma ritrovare l’haori di Shisui, Fugaku doveva ammetterlo, gli fece provare un senso di vertigine che difficilmente aveva provato in vita sua. Pensò fra sé e sé che, siccome anche Itachi mancava quella notte, doveva essere stato coinvolto. 

«Farò le mie indagini per capire a chi appartiene» mentì Fugaku, portando con sé l’indumento a brandelli. Doveva prendere tempo per far uscire pulito Itachi da quella situazione. 

    Quando lasciò la riunione, Fugaku chiese duramente a Sasuke se sapesse dove Itachi era sparito la notte precedente; il figlio minore aveva risposto con un arido cenno del capo, sottolineando il fatto che neanche lui era al corrente di dove Itachi si trovasse. Fu lì che Fugaku si chiese anche se la scusa di Hinata non avesse il fine di coprire il loro piano.
Fugaku aveva aumentato l’andatura, ormai non aveva più dubbi sul fatto che Itachi si trovasse con Shisui anche se non capiva il motivo di tanta depravazione. 

 

    Shisui era in casa di Itachi, stavano parlando di quanto successo.
Mikoto era sospettosa che i due non fossero stati a conoscenza dell’incendio sino a quel momento, ma Itachi aveva spiegato alla madre, che Shisui l’aveva posto a un ultimo estenuante allenamento prima della sua partenza per la missione e che, una volta tornati alla dimora del cugino, si erano addormentati stremati, palesemente prima dell’accaduto e che non avevano lasciato la residenza se non per rincasare. Mikoto aveva annuito, chiedendo comunque se nessuno si fosse presentato alla porta di Shisui per parlare dell’incendio, dato che nelle ultime ore non si faceva altro. Hinata, intenta a riassettare il servizio da tè, aveva scosso la testa. 

«Ho aiutato a sistemare fino a tarda sera e anche questa mattina all’alba non si è sentito nessuno» aveva mormorato in seguito allo sguardo accondiscendente che Shisui le aveva dato. 

Mikoto l’aveva guardata, notando le occhiaie della giovane.

«Casa mia è abbastanza isolata, le residenze rimaste sono di anziani tranquilli, è difficile che qualcuno si spinga in quelle zone» aveva detto l’uomo. 

Mikoto avrebbe voluto ribattere, ma la calma si ruppe non appena Fugaku varcò la soglia di casa propria, di ritorno dalla riunione - era un uomo alto, vestito di tutto punto come sempre e dietro di lui Sasuke fece la sua comparsa; non un saluto o un cenno venne speso dai due. Itachi era rimasto immobile al centro del salotto, strinse appena i denti coperti dalla bocca che, tuttavia, rimase una linea statica. Non sentiva nessuna emozione positiva scorrergli nelle vene, se non infinito risentimento per la pressione psicologia che suo padre continuava a esercitare su di lui, su tutti loro e poteva avvertire che qualcosa non andava. A suo fianco, Mikoto annunciò la presenza anche del nipote, Hinata tornata ai suoi compiti quotidiani verso le altre stanze. La signora Uchiha aveva perso il timido sorriso che si era sforzata di far nascere, ma lo sguardo che il marito aveva puntato su Shisui pareva dire molte cose negative.

«Dobbiamo parlare di quello che è successo la scorsa notte» disse Fugaku. «Dove eravate?».

«Al dōjō» rispose Itachi, inventandosi un’alternativa. Non poteva dire la verità, una frivolezza che avrebbe messo anche nei guai Hinata. 

«Non c’era nessuno al dōjō» precisò suo padre. «Sei ricomparso solo ora» ribadì.
Shisui era invisibile nella casa, almeno finché non aprì bocca. 

«Non è casuale quello che è successo. Qualcuno sta cercando di incastrarci» parlò Shisui. «Ed è solo colpa dei tuoi piani megalomani».

Solo in quell’attimo Fugaku parve degnare d’attenzione Shisui, un breve sguardo che accese la miccia e la situazione parve degenerare in un millisecondo -  Shisui si ostinò a ripetere quanto detto, a suo fianco Itachi annuì. I lineamenti del maggiore erano seri, duri, gli occhi non tradivano nessun punto di debolezza mentre sfidavano quelli dello zio. In quel momento l’uomo divenne iracondo e lanciò ai piedi dei due l’haori di Shisui. «Questo dice più di mille parole su chi sta cercando di interferire». 

«Sono i tuoi piani che stanno sfociando in tutto questo, stai alimentato odio su odio. Shisui è innocente» Itachi intervenne con tono fermo.

A suo fianco, Shisui si irrigidì e ringraziò mentalmente Itachi di essersi schierato per lui. Shisui guardava i brandelli del suo haori incredulo. Non capiva come fosse possibile. 

«Itachi, ti prego…» Mikoto si intromise, scongiurando il figlio di non rincarare le accuse, ma ormai era troppo tardi.

«Se il clan non ambisse all’impossibile l’incendio non sarebbe mai successo, Konoha non avrebbe additato con tanta sicurezza gli Uchiha come colpevoli» Itachi parlò sicuro, sfidando il padre.

«Sai spiegarmi tu altre ragioni, Itachi?» Rispose Fugaku, puntando l’haori e poi la divisa di Shisui.   Era una prova schiacciante. «È chiaro con chi lui si sia schierato!».

Shisui strinse i denti, per poi rinfacciare a Fugaku che fosse solo colpa sua, della famiglia Uchiha in generale, e che non si sarebbe stupito se dietro all’inganno dell’haori nel parco dell’incendio ci fosse stata la mano di Fugaku - ed era convinto di ciò che diceva, perché chi mai avrebbe potuto avere il suo haori. Shisui discusse a quasi un palmo di mano da suo zio, azzerando la distanza e calpestando l’abito a terra -  in quel momento, Shisui si sentiva forte, non solo perché sicuro delle sue ragioni, ma avere Itachi dalla sua parte l’aveva reso sicuro. Comunque, non seppe dire se l’impulsività con cui stava agendo era semplicemente dettata dalla rabbia o dal rimorso che ormai lo stavano intossicando, ma aveva raggiunto un limite tangibile e oltre quello sperava di non spingersi. Però, uno schiaffo lo colpì - era previsto e Shisui non osò fermarlo, ma fu Itachi a bloccare il braccio di suo padre prima che potesse sfogarsi nuovamente. Shisui non reagì, ma avvertì una soddisfazione profonda nel momento in cui l’uomo si liberò dalla stretta del figlio per poi spingerlo via; perché stavano realmente venendo a galla i rancori annidati nel cuore. Infatti, Fugaku perse la ragione e insultò Shisui, che riteneva aver cresciuto e accolto nella propria casa; dichiarò con rabbia il fatto che per lui fosse morto e afferrò lo scollo del nuovo haori, tirandolo verso di sé. Solo in quel momento Shisui si oppose, staccando le mani di Fugaku dal proprio abito e fermando con un gesto della mano Itachi, che si era a sua volta avvicinato per mettere fine alla lite.
Ciò non fece altro che alimentare la rabbia dell’uomo, il quale sibilò «sei solo un traditore».
Dietro di loro Sasuke aveva trattenuto la madre, che anche lei si sarebbe voluta intromettere per porre fine alla discussione, così come Hinata e Hanabi che attente, insieme alle dame da compagnia, si erano addossate alle pareti della sala centrale. La lite perse d’intensità solo quando sul volto di Shisui parve una traccia di sangue - Shisui toccò il naso, lì dove la pelle bruciava a causa di un piccolo taglio; poteva capitare con colpi intensi, la pelle era molto fragile, ma finalmente Shisui si sentì libero, come se avesse annientato sia le proprie barriere sia quelle degli Uchiha, mostrando veramente cosa si nascondesse nella loro essenza e ne trasse un compiacimento inspiegabile. Nell’attimo di quiete riempita da respiri affannati, Mikoto si liberò da Sasuke e si mise tra il marito e il nipote, impedendo un nuovo conflitto. Bloccò il corpo dell’uomo tra le sue braccia, ma lui non reagì.

«Andate via, vi prego» disse con voce rotta, sebbene nessuna lacrima segnasse il viso. La donna era sicuramente addolorata, ma divisa tra le idee del marito e vedere suo figlio così sicuro a fianco di Shisui.

«Immediatamente fuori da qui, non voglio più vedere la tua faccia» fu l’ultima frase digrignata tra i denti di Fugaku, ancora rosso in viso, rivolgendosi a Shisui.

Quella casa non era più sua e Shisui si chiese in che abisso era riuscito a trascinare Itachi. 

 

    Sasuke era confuso, perso se poteva usare quel termine.
Davanti a sé vedeva aprirsi un ventaglio con inspiegabili scenari: Shisui che se ne andava dalla famiglia; Itachi nel mezzo e ambiguo; suo padre inflessibile sulla sua posizione; Sasuke lasciato a se stesso che non trovava la verità, ma troppo fiducioso riguardo l’operato del padre.
Sasuke era in preda ai dubbi più atroci che lo tormentavano - non capiva la crepa irrimediabile che era sorta nella sua famiglia, più nello specifico nel suo nucleo familiare perché la sera stessa, dopo il confronto mattutino con Shisui, suo padre aveva detto davanti a tutto il clan che il primo uomo che si era sottratto al compito di portar agli splendori gli Uchiha, era proprio il nipote, dicendo come si fosse presentato da lui con la divisa imperiale e come fosse coinvolto nell’incendio del tempio. Sasuke ricordò corrugando la fronte di come, però, il padre avesse quasi messo da parte la questione di Shisui, per parlare direttamente di come sviluppare i piani della rivolta - la giusta pena per Shisui richiedeva tempo, sentì dire da qualcuno degli anziani. Era come se non avessero tempo di risolvere adeguatamente la questione, quasi come se una minaccia insormontabile fosse pronta a mettere fine al loro piano di gloria.
Ancora più strano, a fianco di Sasuke, si trovava inspiegabilmente Itachi, il quale era rimasto impassibile e non aveva alzato gli occhi da terra, palesemente concentrato a mantenere una contegno. Effettivamente, Sasuke non si aspettava da meno da suo fratello, ma si era altresì stupito di averlo di fianco a sé, perché era sparito per tutta la giornata, riapparendo solo in occasione della riunione. Che avesse discusso con Shisui e fosse giunto alla conclusione che ascoltare Fugaku era l’unica soluzione sensata? Sasuke poteva immaginare di sì, dato che non voleva credere che Itachi fosse così cieco da sostenere e, soprattutto, seguire Shisui nella sua autodistruzione. Non aveva davvero nessuna possibilità di uscire vincitore e poi, non meno importante, Shisui doveva essere punito, Sasuke non pensava suo fratello riuscisse a immischiarsi anche in quello. Però, quelli erano solo i pensieri del giovane Sasuke, dato che non parlava con Itachi da giorni e, tantomeno, vacillò nella tentazione di chiedergli se anche lui fosse coinvolto o cosa provasse riguardo la situazione. Dopotutto a Sasuke non interessava, almeno in quel momento. Lui voleva agire.
Comunque, suo padre aveva continuato a parlare, dicendo che per il momento Shisui doveva essere emarginato, non doveva sapere più nulla riguardo le loro organizzazioni.

    

    Subito dopo lo scontro con Fugaku, Shisui si era recato a corte, correndo - Itachi era stato costretto ad aspettare Shisui alla sua dimora, perché quest’ultimo non voleva che qualcuno potesse vederli insieme in quel momento. Comunque, Shisui cercava Danzō per avere una spiegazione, per capire come era possibile che fosse passato il messaggio che i colpevoli fossero loro; ma Danzō era impegnato con un incontro importante e Shisui era stato respinto dalle guardie di fronte all’edificio imperiale.

«Non so a cosa tu ti stia riferendo, Shisui. Esistono molti briganti di passaggio, dovresti saperlo. Ci vorrà un attimo per riordinare questo problema. Devi avere pazienza. Per il momento, visto che agli occhi di Konoha sei uno dei principali sospettati, così come la tua famiglia, e questo ci preoccupa, astieniti pure da venire a corte. Appena tutto tornerà normale, potrai riprendere le tue mansioni» Yahiko aveva detto, recitando ciò che Danzō aveva riferito loro di dire nel caso Shisui si fosse presentato. La guardia gli aveva anche spiegato che avrebbe avuto il compito di avvisare Shisui di tale decisione, ma che, essendosi presentato di sua spontanea volontà, gli aveva tolto il disturbo di doverlo cercare.
Shisui si vide chiude le porte dinanzi agli occhi, senza possibilità di ribattere. Gli si contorsero le membra e per la prima volta in vita sua non seppe cosa fare. 

 

    Nei giorni successivi si creò una situazione di stallo, giorni in cui Itachi partì e Shisui rimane isolato  da tutti. In quello stesso periodo, a Sasuke era capitato anche lo strano fatto che Danzō volesse parlare direttamente con lui. Inizialmente il giovane aveva preso le distanze, troppo assorbito da tutta la faccenda attorno a lui, ma in seguito a un lungo riflettere, aveva accettato di incontrarlo nel suo ufficio personale - questo significava nella sua residenza, fuori dalla corte.
Prima, così come suo fratello e suo cugino, Sasuke non aveva mai visto di buon occhio il fatto che Danzō si presentasse al dōjō di famiglia per controllare la loro crescita; ma con l’ultima visita e l’interesse spiccato che l’uomo aveva provato nei suoi confronti, l’aveva fatto praticamente cedere. 

«Ho delle informazioni importanti e una prima missione per te, Sasuke» gli aveva detto. «Non possiamo parlarne qui, ne vale la sicurezza dell’intera famiglia Uchiha».  

E il ragazzo si era torturato per giorni con quel pensiero detto da Danzō quasi con sufficienza - almeno finché non aveva preso la decisione di incontrarlo.

«Shisui ha il preciso compito di uccidere voi, la vostra famiglia. Se non mi vuoi credere, spiegami il motivo per cui non si reca più ai vostri incontri».

Sasuke non parlò, c’era ben altro dietro al fatto che non poteva più avvicinarsi ai luoghi di ritrovo Uchiha, ma sicuramente non ne avrebbe parlato con lui, perché c’era di mezzo anche suo fratello.  

«Tuo padre ha delle idee espansionistiche, ma chi vi proteggerà dalle altre famiglie? Questo non l’ha pensato. Non basta sovvertire la corte» Danzo continuò, notando come il giovane si era teso nello scoprire che lui sapeva del loro piano. «Avete bisogno di protezione».

«Stai mentendo».

«Cosa ne guadagnerei? Dopotutto, non sei nessuno».

In quell’istante Sasuke digrignò i denti, incrociando lo sguardo opaco che lo fissava.

«Perché Shisui dovrebbe ucciderci? Non ce la farebbe mai da solo».

Danzō si appigliò a quel dubbio. «Non è detto che agisca da solo, potresti avere sotto i tuoi occhi la risposta. E il motivo per cui dovrebbe sterminare il clan è quanto di più semplice, dato che facendo parte della corte, al momento state rappresentando una vera e propria minaccia per la pace pubblica. È il suo compito».

Gli occhi di Sasuke si persero per una frazione di secondo nel vuoto, probabilmente in cerca di elaborare quanto stava ascoltando - era risaputo che instillare dubbi in chi era fragile, poteva aprire delle vere voragini impossibili da controllare, un turbinio di pensieri in grado di azzerare la capacità di pensiero razionale e Sasuke era giovane, fragile e malleabile. Era un ragazzo ferito, lo si vedeva dal suo sguardo rancoroso, Danzō lo capiva perché si trovava di fronte a lui, lo capiva perché era ceduto alla curiosità di sapere cosa avesse da dirgli, perché dentro sé serpeggiavano dubbi. 

«Shisui sta proteggendo la corte, è il suo mandato e non ne verrà mai a meno, ma non è la mia visione per il futuro di Konoha» spiegò l’uomo. «L’imperatore è vecchio e malato, non vivrà ancora a lungo. Non partecipa più alle discussioni e agli eventi, ci avrai fatto caso. Dopo la sua morte, ho in mente un futuro splendente per Konoha». 

Sasuke rimase in silenzio. 

«Potremmo velocizzare i tempi appoggiando il piano di tuo padre, io sono dalla vostra parte. Con la nuova Era, partiremo con la nomina di un clan fidato e protettore di corte, che collabori con i guerrieri esclusivi che sono già presenti. Vi assicuro la vincita, non dovrete preoccuparvi di nessun altro clan. Una volta stabilito questo equilibrio, sarà semplice prendere il potere. Il sovrano morirà e il clan Uchiha potrà risplendere con il mio appoggio. Si parla di colonie, nuovi orizzonti, tutto ciò che ora manca».

Sasuke non riusciva a uscire fuori da quel ciclone di informazioni che l’aveva travolto, ma questo non fermò Danzō dal continuare a parlare. 

«Il resto lo farò io. Avrete i dettagli di corte, i punti deboli delle guardie, saprete su cosa far leva. Io vi farò da spalla. Shisui semplicemente è troppo fiero e cieco per accettare un futuro diverso da quello presente, che non sta portando a nulla, so per certo che rifiuterebbe e non appoggerebbe mai il mio piano, ne abbiamo già discusso. Sta riuscendo bene a mettervi in cattiva luce, basti pensare all’accaduto al tempio e ci vorrà ben poco per tagliarvi fuori da ogni partecipazione decisionale».
Sasuke scosse la testa, interrogativo, chiedendo cosa avrebbe dovuto fare. 

«Uccidi Shisui e il resto lo farò io».

«Ne parlerò con mio padre».

Danzō si oppose con innocua calma, «prima voglio Shisui morto e solo lì potrò capire quanto io possa fidarmi di te, Sasuke. Non ti negherò la possibilità di parlarne con tuo padre appena la prima parte del tuo compito sarà compiuta. Dopotutto, sei un giovane samurai, sai meglio di chiunque altro che un compito segreto, deve rimanere tale. Ma se non ne sei in grado, dovrò per forza ricredermi riguardo tutto il vostro clan e trovarne uno migliore. Non senza conseguenze, ora sai fin troppi dettagli».

 

Sasuke soppesò l’opzione; le conseguenze del suo rifiuto probabilmente non sarebbero state clementi, poteva immaginarlo. 

 

 

 

 

   
 
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