- Just another night

Nel corso degli anni era capitata qualche occasione. Prima si era trattato di baci intensi ogni qualvolta erano soli nei corridoi, senza che nessuno se ne accorgesse. Si venivano incontro a vicenda come due calamite, Green impassibile, Blue con un sorrisino di malizia a incresparle le labbra.

Poi una sera erano andati oltre. «Ora puoi anche andartene» le aveva intimato Green a rapporto concluso, mentre raccoglieva i boxer neri da terra per ricoprirsi il prima possibile. Come a intendere che ciò che era successo non aveva significato nulla più di un reciproco guadagno.

«Oh, ma quanta fretta! Ora vado, sì» aveva risposto Blue, alzando gli occhi al cielo. Non provava vergogna al mostrarsi nuda davanti a lui: ormai non c’era più nulla che non avesse già visto. Aveva canticchiato allegra e infilato le mutandine di pizzo, poi il vestito, con tutta la calma di cui era capace solo per infastidirlo.

Quella notte successe di nuovo. La festa ormai era finita e tutti si ritirarono.

«Qualcuno dovrà metterti a letto, impiastro che non sei altro.» Crystal sospirò e prese sottobraccio Gold, che ridacchiava incontrollatamente, ondeggiando. «Buonano… Ehi!» protestò, mentre veniva trascinata all’interno della sua stanza. La porta si chiuse dietro di loro con impeto e poi ci fu un improvviso silenzio.

Nessuno commentò, anche se era palese come sarebbe andata a finire. «Red, mi accompagni?» domandò timidamente Yellow, con occhi ansiosi; non voleva attraversare da sola il lungo corridoio buio. Il moro annuì con un sorriso gentile.

«Buonanotte.»

«’Notte, Sil» salutò Blue, vedendo Silver sparire dietro un’altra porta con uno sbadiglio.

Rimasero soli, lei e Green. Non si dissero nulla. Blue furtiva catturò la sua mano, scoprendola fredda e ruvida. Green non oppose resistenza e si lasciò trascinare. I tacchi di Blue ticchettavano ritmicamente sul legno.

Entrarono e il primo pensiero di Green fu di chiudere a chiave, mentre Blue gli si spalmava addosso con il proprio corpo, per distrarlo. Quando si voltò verso di lei venne investito da uno dei loro baci famelici, pregni di desiderio. Green le strinse con forza le natiche, mentre Blue gli allacciò le braccia al collo. Dopo un po’ allontanò la bocca solo per rivolgergli un ghigno e fece scendere una mano al basso. Trovò la sua erezione che premeva disperatamente contro i jeans. Fu svelta a tirar giù la lampo e ad abbassarsi alla sua altezza. Green soffocò un gemito, completamente ipnotizzato dal tocco caldo e umido della sua lingua. In tutto ciò, Blue continuava a sorridere. Amava avere il controllo della situazione. Come previsto, Green le affondò le mani nei capelli e in automatico prese ad accarezzarli con tocco lieve, quasi impercettibile. Diventava dolce, giusto un pizzico, in situazioni del genere. Blue continuò il suo lavoro da manuale, sentendo con un piglio di soddisfazione crescere i suoi rochi ansimi involontari sempre di più.

Poi, nel clou dell’opera, si distaccò. Green dischiuse un occhio e le rivolse una smorfia profondamente offesa.

Blue ridacchiò. «Beh, che c’è?» chiese, con la sua voce spensierata e cristallina. «Vuoi forse che continui?»

Green sarebbe morto piuttosto che risponderle di sì. «Sei davvero fastidiosa» sussurrò, poi la afferrò per i fianchi snelli e la sollevò, sbattendola sul materasso. Blue rise di nuovo e si ritrovò Green sopra di lei. Non ebbe esitazione nel tirare giù la cerniera del suo abito, che presto scivolò via.

Il costoso orologio in titanio di Green segnava le tre. Non avevano mai dormito insieme, nemmeno per sbaglio, ma Blue era troppo stanca per andarsene e Green troppo stanco per intimarglielo. Si girò di schiena e chiuse gli occhi senza troppi convenevoli. Il messaggio era chiaro: ognuno dal suo lato.

Blue si rassegnò a rimanergli vicino, ma senza poterlo fisicamente toccare. Lo champagne e la vodka della serata, grazie ai quali sentiva la testa leggera come un Jigglypuff fluttuante nel cielo, aiutarono a farla scivolare nel mondo dei sogni. Blue adorava il sapore della vodka e di qualsiasi cocktail la contenesse, purtroppo però spesso tendeva a non farle un bell’effetto. Infatti ebbe un sonno agitato: si girò e rigirò tra le lenzuola fresche.

Nel buio, Masked Man rideva sguaiatamente e le si avvicinava sempre di più. I suoi piedi erano paralizzati al terreno, il cuore voleva esploderle nel petto e dalla sua gola non usciva nessun suono. Quelle enormi mani, di un gelo tremendo, le circondarono il collo. E strinsero, mozzandole il respiro.

Blue urlò di terrore.

Green aprì gli occhi in una frazione di secondo e si girò. «Ma che diavolo…» borbottò, seccato, prima di mettere a fuoco la scena davanti a sé.

Blue si era tirata su. Lacrime calde e copiose attraversavano le sue guance e scendevano fino alle lenzuola. Respirava con affanno e si dondolava leggermente.

«Blue…» provò a chiamarla Green. Non ottenne risposta. «Che ti prende?» Provò a sfiorarle una spalla e scoprì che tremava come una foglia. Non l’aveva mai vista così fragile e disperata. Sentì d’istinto una punta di fastidio nel petto: non voleva vederla così. Le afferrò le mani.

Solo a quel punto, Blue riprese fiato e lo guardò sperduta. I suoi occhi, un mare luccicante, chiedevano aiuto. Con meraviglia si ritrovò stretta tra le sue braccia, ma il ricordo del sogno era ancora vivido e il tremore e le lacrime non si arrestavano.

«E-Era qui… Voleva uccidermi…»

«Ssssh. Non permetterò a nessuno di farti del male.»

Fu come se le avessero iniettato una siringa di calma istantanea. “È la frase più dolce che qualcuno mi abbia mai detto…” pensò Blue, stupita che provenisse proprio dalla bocca di Green, dalla quale uscivano sempre parole affilate e prive di sentimenti. L’agitazione nel suo cuore fece posto a un’inattesa esplosione di calore.

Dopodiché Green portò una mano dietro la sua nuca e piano la fece distendere accanto a sé. Ormai Blue non piangeva più e il tremore si era affievolito. Gli solleticò il collo con la punta del naso, respirando il suo irresistibile profumo di dopobarba e menta. I corpi aderivano sotto alle coperte e pochi centimetri dividevano i loro visi. «Grazie» gli soffiò sulle labbra.

«Dormi» fu la risposta, in un sussurro appena udibile.

Blue sporse la testa e lo baciò. Ma fu un bacio tenero, lento, come se fossero su una nuvola vaporosa. «Potrei anche abituarmi, sai?»

Green mantenne gli occhi chiusi e fece finta di non aver sentito la sua provocazione. Blue si addormentò, più serena, in quell’abbraccio confortevole.

Da quella notte, Green non la scacciò più e diventò abitudine quel contatto, forse più intimo del sesso.

La volta successiva accennò a scostarsi con un grugnito di protesta e Blue rispose: «E dai, non vuoi mica che io abbia un altro inc-»

Non finì mai la parola perché Green, stufo di sentirla parlare, la zittì baciandola con foga.