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Autore: stefy_81    23/10/2022    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Rebekha era seduta al tavolo, china su un foglio di carta, intenta a tracciare dei segni; dietro di lei, la regina attendeva che la sua allieva finisse il compito che le aveva assegnato.
Era una ragazza sveglia e intelligente, Isobel non aveva avuto nessuna difficoltà nell’introdurla allo studio dell’antica lingua; da parte sua Rebekha si era subito lasciata guidare da quella donna, così severa e rigida, ma che, in quei giorni, aveva scoperto molto ansiosa di conoscerla e di insegnargli.
Aveva appena finito la pagina quando nella stanza irruppe Oliviana. Isobel guardò il sicario con uno sguardo severo.  

 - Mia signora – rispose.
- Oliviana, dimmi pure -
- E’ una questione delicata, Mia Signora – si giustificò Oliviana lanciando uno sguardo di fastidio verso Rebekha. Isobel sorrise non appena capì il suo dilemma.
- Rebekha, ci puoi scusare? - la ragazza, uscì in silenzio, un poco contrariata, ma lieta di non essere più nella stanza con quella donna.
Una volta uscita, l’assassina si girò verso la regina.
- Cos’è tutta questa fretta Oliviana, spero sia una cosa urgente! – Altri avrebbero tremato di fronte all’ira della donna ma il sicario non si scompose minimamente.  
- Un dei draghi è in viaggio sulle nostre terre, si dirigeva verso nord -
Il viso di Isobel si fece rigido per un attimo - Ne sei fermamente sicura? – la paura che aveva iniziato a serpeggiare tra la popolazione dopo la fuga di Murtagh aveva fatto moltiplicare a dismisura gli avvistamenti di draghi ed elfi, rendendo difficile per le sue guardie individuare eventuali piste giuste.
- Il mio informatore è più che fidato, mia signora -
- Di che colore sono le squame del drago? -
Sul volto di Oliviana si dipinse un sorriso maligno - Si tratta della dragonessa e del suo cavaliere -
- Se è così, seguili e portali da me -
 - Con piacere mia signora. Quando vuoi che parta? -
- Con calma Oliviana, con calma – disse con un ghigno.
- Chiamami i Ra-zac -
Oliviana trattenne un moto di stizza nell’udire il nome di quei mostri, ma annuì all’ordine e, celando il suo malcontento, si dileguò per ritornare poco dopo con le due creature.
- Cosssa desssiderate, Mia sssignora? -  sibilarono all’unisono i due mostri.
L’assassina si stava allontanando ma la regia la fermò.
- Oliviana, rimani, mi servite tutti - poi rivolgendosi ai due Ra-zac.
- Voi due avete un’ultima passibilità: hanno avvistato la dragonessa che vi è sfuggita, insieme al suo cavaliere - gli disse con voce melliflua.
- Seguite gli ordini di Oliviana e portateli da me affinché che non possano più nuocermi. -

                                   ***

Il villaggio di Blow era un piccolo centro abitato costruito vicino all'alto corso del fiume Strimone; era abitato da una cinquantina di famiglie, per lo più contadini e fabbricanti di vasi a cui si aggiungevano i numerosi mercati che frequentavano il mercato allestito periodicamente per la vendita delle loro merci. Qui Eleonor e la madre, Lidia, erano state presentate come delle lontane parenti di Miriam e Jerod Bedford, una coppia di coniugi molto apprezzati e stimati nel villaggio per cui madre e figlia erano state accolte con lo stesso rispetto.
Come ogni sera Eleonor si trovava nella sua stanza, al piano di sopra della casa dove erano ospito, a giocare con le sue bambole di pezza; Lidia era in cucina, al piano di sotto, a parlare con Miriam. Quest’ultima era una donna sulla sessantina dall’aspetto corpulento e cordiale, sempre pronta al pettegolezzo, ma dal cuore grande e generoso. I coniugi avevano accolto la donna e la bambina senza fare domande, nonostante Aglaia gli avesse spiegato la situazione.

Lidia aveva ammirato molto il loro coraggio e presto tra lei e la donna era nata una sincera amicizia.

Le conversazioni attorno al focolare erano diventate un’abitudine piacevole per entrambe le donne.
- Oggi parlavo con il macellaio - le stava confidando Miriam girando lentamente la minestra con il mestolo - corrono voci, al mercato, che la regina stia per mettere le mani su dei fuggitivi – Lidia saltò dalla sedia su cui era seduta - Pensi stiano parlando di Eleonor? – chiese sbiancando in viso – Miriam lasciò il mestolo, prese un braccio della donna con delicatezza e sorridendo la tranquillizzò.
- Lidia, da quando siete qui ci sono state anche una decina di avvistamenti di draghi tra la Stonewood e le pendici del Gran Massiccio, ma non significa che dobbiamo prendere per vero tutto quello che viene dalla bocca dei mercanti che passano da qui - Miriam fece una breve pausa, riprendendo a mescolare. La sua voce era piena di comprensione:
- Tu ed Eleonor non dovete preoccuparvi. Aglaia è per noi come una figlia, e se ci ha chiesto di proteggervi, noi lo faremo con tutti i mezzi a nostra disposizione -
Lidia guardò la donna con affetto. Aglaia non avrebbe potuto scegliere persone migliori a cui affidare Eleonor.

- Grazie – aggiunse solamente.

Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta. Le due donne trasalirono.

Non aspettavano nessuno quella sera. Il marito di Miriam, Jerod, stava lavorando al forno e non sarebbe tornato prima dell’alba.

Miriam nonostante le parole rassicuranti di poco prima rivolse uno sguardo di intesa a Lidia che si alzò per andare nell’altra stanza.
- Chi è? -  fece la donna.
- Miriam sono io, Jerod. Aprimi è una cosa urgente. -
Miriam corrugò la fronte e fece un cenno a Lidia di tornare prima di andare ad aprire al marito.
Jerod entrò grondante d’acqua, fuori pioveva a dirotto.
- Entra e sistemati davanti al fuoco. Ecco vieni. -  Miriam prese il mantello zuppo dell’uomo e lo fece accomodare su una sedia.
- Grazie Miriam - i suoi occhi si posarono intensi sulla donna:
- Fuori ci sono due persone che stanno facendo domande sulla nostra famiglia -

Lo sguardo di Lidia divenne ancora più bianco mentre quello di Miriam era teso e determinato - Dove si trovano? – chiese con voce asciutta.
- Sono entrati da poco nella locanda. Me lo hanno riferito due ragazzi che hanno attaccato adesso il turno di lavoro e mi sono subito precipitato a casa. Le porterò io al rifugio -
affermò l’uomo mentre Miriam annuiva per poi rivolgersi a Lidia e spiegarle il loro piano.
- Ascoltami bene Lidia, ora io e andrò alla locanda - la donna si tirò su guardandola colpevole, ma Miriam la zittì con un gesto. - Non c’è tempo per discutere. Tu vai dalla bambina e stai pronta a scappare con Jerod nel caso fossero gli uomini della regina. Lui sa un percorso sicuro tra le montagne che vi permetterà di nascondervi fino a quando sarà necessario. - Lidia combatté solo un attimo nell’indecisione, poi non poté far altro che accettare.
Così Miriam si recò alla locanda, tutti i presenti si voltarono dalla sua parte per distogliere subito lo sguardo non appena riconobbero la donna. Tutti tranne due uomini.
Miriam aveva individuato i due forestieri e il suo volto trasalì nel riconoscere uno di loro.

Più di dieci anni fa la donna aveva aiutato Par a fuggire dalle prigioni della regina. Era stata una vita fa, prima di conoscere Jerod, sposarlo e ritirarsi a Blow; era stato quando risiedeva ancora a palazzo e credeva che la giustizia fosse di questo mondo. Miriam sapeva che accettare l’incarico di Aglaia avrebbe smosso i fantasmi del suo passato, ma non si era aspettata così tanto.  

L’elfo era molto diverso da come lo ricordava, ma non lo avrebbe potuto confondere con nessun’altro.
- Miriam tutto bene? sembra che tu abbia visto uno spirito. - le chiese Trevor, il locandiere. L’uomo vedendola entrare le era venuto incontro per salutarla.
- È probabile - fece lei elusiva – Sono loro i forestieri che stanno chiedendo di me e Jerod? - L’uomo si asciugò le mani con un panno e le annuì con un borbottio – Sì sono loro, è da un po’ che sono seduti li, per lo meno hanno pagato – aggiunse con un tono sostenuto della voce.
- Grazie Trevor - Disse la donna prima di avvicinarsi lentamente al tavolo.

Par, osservò Miriam, erano seduti davanti ad un boccale di birra, insieme a lui c’era un giovane uomo dai capelli castano chiari, quest’ultimo sembrava profondamente turbato e agitato. Dall’altra parte Par, notò ancora Miriam, mostrava una insolita calma guardando il giovane con aria serafica.
- Non ti preoccupare – lo sentì mormoragli
- vedrai che verranno loro da noi -
I due sembravano proprio non averla notata.
Il ragazzo stava per rispondere, quando Miriam s’intromise nel loro discorso.
- Par, Par, Par. Dopo quello che abbiamo passato più di dieci anni fa non credevo di rivederti di nuovo -
A quelle parole il volto dell’Elfo cambiò improvvisamente espressione, e si volse sorridendo verso il ragazzo che gli sedeva davanti:
- Hai visto? -
Gli occhi del giovane uomo si ridussero a due piccole fessure, mentre scuoteva esasperato la testa; Par lo ignorò, e girandosi verso la donna le disse
- Miriam. Non lo pensavo nemmeno io, ma eccomi qua -
- Per tutti gli spiriti, che cosa ci fai qui?! - tagliò corto lei.
A quel punto il ragazzo di fronte a Par si alzò dalla sedia e le si avvicinò, la sua voce era velata d’apprensione
- Siamo entrambi qui per Eleonor. Dobbiamo parlargli. È una cosa urgente. Aglaia ci ha detto che madre e figlia sono da voi -
Miriam fissò un attimo negli occhi il ragazzo. Questi erano di un nocciola chiaro, limpidi.
- Non so di quale Eleonor tu stia parlando – gli disse la donna come a voler saggiare la sua reazione.
Eragon non aveva tempo per lunghe spiegazioni, quindi prese la donna per un braccio e la invitò a chinarsi, poi girò il suo palmo destro e si sfilò il guanto che lo copriva, rivelando così il gedwey ignasia.
Gli occhi della donna s’illuminarono sotto il bagliore del marchio dei cavalieri. Eragon ricoprì subito il palmo.
- Dille del marchio, e capirà! –

Miriam guardò ancora una volta quel ragazzo e solo ora notò i suoi lineamenti, non era umano, ma nemmeno un elfo come Par; la donna aveva riconosciuto il simbolo sul suo palmo e questo le bastò per credergli. Miriam distolse lo sguardo dal ragazzo per rivolgersi ad entrambi.
- Aspettatemi qui, torno tra poco -
- Perché non possiamo venire con te? -
Gli fece Eragon bloccandola ancora per un braccio. - Non temere Cavaliere. In questo piccolo villaggio non ci sono guardie della regina, a meno che non le abbiano portate voi. – aggiunse alzandogli delicatamente il braccio per liberarsi. Eragon la lasciò andare ricadendo indietro sulla sedia mentre la donna uscì dalla locanda.
Ora dovevano solo aspettare.

Rimasti di nuovo soli Eragon cercò subito con la mente Saphira
La dragonessa li aspettava lontano dal villaggio. Fuori la pioggia continuava a cadere in abbondanza ed Eragon iniziò a percepire dalla sua compagna una serie di sensazioni sull’ambiente circostante: l’umidità sotto le zampe, il fango che si infila dentro gli artigli e le gocce d’acqua che scivolano lungo le squame.
Abbiamo incontrato Miriam e se tutto va bene tra poco incontreremo Eleonor – le disse Eragon non ancora convinto del piano di Par. - Tu come te la stai cavando?

Sto bene piccolo mio, due gocce d’acqua non sono nulla per noi draghi.

Eragon sorrise per rivolgersi di nuovo verso Par, ma, in quel breve frangente l’elfo aveva avuto tutto il tempo di alzarsi e dirigersi al bancone ordinando un’altra birra. Non si era nemmeno accorto delle occhiate furtive che gli venivano rivolte.
Il giovane cavaliere gli si avvicinò di corsa e lo trascinò via.
- Par, io non attirerei troppo l’attenzione -
L’Elfo stava per rispondere a tono, ma vide in viso il cavaliere che lo stava fissando livido, e ricacciò indietro una risposta mordace, limitandosi ad annuire.
Si andarono a sedere ad un tavolo appartato. Una volta seduti Eragon fissò a lungo l’elfo prima di parlare.

- Ora che siamo arrivati qui, credo che io e Saphira ci siamo guadagnati il diritto di sapere il motivo per cui hai voluto Eleonor con noi –.

Alla sua domanda Par aveva iniziato a far roteare il boccale di birra tra le mani e alzando appena lo sguardo dal tavolo guardò Eragon di sott’echio

- Va bene, te lo dirò. Ma vorrei che non giudicassi la mia scelta in maniera frettolosa –

- Non sono abituato a farlo – gli rispose semplicemente.

Par guadò Eragon per alcuni istanti prima di parlare, come a voler saggiare la verità delle sue parole.

- Bene, tutto ha avuto inizio con la comparsa della cometa e con il sogno che mi è stato inviato. - Eragon si avvicinò verso il suo interlocutore per sentire meglio.

– Inviato? Spiegati meglio -

- Come sai già, ero perso nel mio mondo ormai da anni, incurante di tutto ciò che mi circondava, quando un sogno non mi ha riportato nelle terre selvagge. Era come essere di nuovo li, non come negli incubi che spesso hanno tormentato i miei sogni. Era come… -

- una premonizioni – finì di dire Eragon. Par annuì contento di essere stato compreso.

- C’erano una bambina e una dragonessa, io potevo vedere loro ma loro non potevano vedere me –

- E pensi che quella bambina sia Eleonor? – chiese Eragon.

Par si limitò solo ad annuire. – Quando mi sono svegliato il mattino seguente ero come rinato. Non so spiegarti come ma tornai a parlare con la gente, così ho potuto sentire di voi, il resto della storia lo conosci – Eragon annuì con la testa poi chiese ancora.

- La dragonessa del tuo sogno, aveva le squame bianche? – alla sua domanda Par rimase in silenzio, restio a continuare.

- Par, rispondimi – lo incalzò ancora una volta Eragon. Par sospirò

- No, la dragonessa non era bianca, ma Zaffiro, si trattava senza dubbio di Saphira – disse – non c’era nessun’altro.

Eragon alzò un sopracciglio e rimase a pensare alle sue parole senza giudicarle, come gli aveva chiesto di fare, ma, da qualsiasi parte guardasse il suo racconto, questo continuava a non avere alcun senso per lui.  

– Ho abbastanza espertizza con questo genere di sogni da sapere che è impossibile conoscerne il significato se non nel momento in cui si avverano. Quando accadrà, ti assicuro, sarò come un rompicapo che magicamente si ricompone.

Se è la tua visione che vai cercando, spero solo che tu non abbia troppe aspettative a riguardo perché in ogni caso ti deluderà. – disse scuotendo la testa nel ripensare a quello che aveva vissuto lui.

- Davvero non hai domande o obiezioni a riguardo? – chiese Par stupito. Evidentemente l’elfo si aspettava una reazione diversa.

- Una domanda l’avrei – disse infine Eragon. Par alzò lo sguardo – Dimmi –

- Riguarda Miriam. Come fai a conoscerla? – gli domandò Eragon. Par abbassò di nuovo lo sguardo.

- Lei mi ha aiutato a fuggire quando ero prigioniero della regina a palazzo. Se non fosse per lei e per Phill, non sarei qui ora a raccontarti questa storia… -     

Eragon avrebbe voluto fare all’elfo altre domande ma in quel momento nella taverna rientrò Miriam. La donna non si era nemmeno tolta la mantella dalla testa ma fece semplicemente loro cenno con la mano di uscire.
Par e Eragon si alzarono di all’unisono e poggiando anche loro i cappucci sulle loro teste e la seguirono fino ad una casa appena fuori dal centro del villaggio. Ad aprire loro la porta fu la madre di Eleonor Lidia. Eragon non la vedeva dal loro primo incontro ad Abalon.
- Le circostanze della scorsa volta non ci hanno permesso di presentarci a dovere, io sono Eragon –

- Ed io sono Lidia. So che volete vedere Eleonor - disse la donna senza troppi preamboli per poi condurli ai piani superiori della casa mostrando loro la stanza della bambina.  

Non appena Eleonor riconobbe il cavaliere gli corse incontro con un sorriso di pura gioia dipinto sul piccolo volto.
- Eragon! – quasi gridò aggrappandosi alle sue gambe.
- Anche io sono contento di rivederti Eleonor – le sorrise il ragazzo accarezzandole la testolina bionda. Eleonor lo strinse per un altro po’, poi si scostò appena per guardare l’elfo dietro al ragazzo.

- Ciao Eleonor, io son Par –

- Tu sei un vero elfo? - chiese facendo sorridere Par che le annuì, la bambina si distaccò da Eragon e si avvicinò all’elfo per toccargli la punta delle orecchie. – Sei buffo – disse con una semplicità disarmante, Par si accigliò appena.

- Vuoi vedere una cosa ancora più buffa? – le chiese, la bambina annuì con la testa. Quindi l’elfo si coprì il volto con le mani e quando le riaprì aveva storto la bocca in un’espressione divertente. Eleonor scoppiò a ridere mettendogli le mani sul volto per farlo tornare come era prima. Anche Par toccò le sue mani e fu allora che avvenne una cosa del tutto inaspettata, gli occhi della bambina e di Par divennero completamente neri e i loro corpi si bloccarono per alcuni minuti
Quando tutto tornò alla normalità la madre corse immediatamente da lei. Eragon non aveva assolutamente idea di cosa fosse accaduto tra i due, ma sentiva che non c’era stato alcun pericolo.
Lidia, invece, preoccupata prese la bambina in braccio passandole le mani sul viso le scrutò gli occhi.

- Stai bene? –

- Sì, sto bene mamma. Ho visto un posto bellissimo, sai? Devo andarci con Par – Par ed Eragon si guardarono senza sapere come dire alla donna che la bambina aveva ragiona e che avevano intenzione di portarla con loro per un viaggio oltre il confine delle terre selvagge.

Miriam, come a intuire la situazione difficile, intervenne

- Perché non rimanete qui da noi questa notte. Domani, una volta riposati, potremmo parlare di ciò per cui siete venuti. –


Sembra che non abbiamo alternative, e accettare il loro invito e date le circostanze mi sembra la cosa più saggia. Gli fece mentalmente Saphira, non appena il cavaliere gli ebbe spiegato la situazione

Tu te la caverai da sola?

Non temere. Voi tre riposate, ma domani mattina dovremo subito ripartire, dovessi trascinare Par ed Eleonor con i miei artigli! gli rispose la dragonessa facendo scoccare mentalmente la lingua tra i denti, strappando così un sorriso al suo cavaliere.
D’accordo, dolcezza, ma stai attenta.

Ad Eragon e Par vennero mostrati due giacigli di fortuna sistemati ad un angolo della cucina
- Questo è il massimo che possiamo offrirvi – si giustificò Miriam prima di lasciarli per andare ai piani di sopra.
- È il miglior letto in cui ho dormito nelle ultime settimane. Vi ringrazio. -  gli fece Eragon con un sorriso sincero. Una volta soli, il cavaliere si slacciò prima il fodero della spada per poggiarlo vicino al letto, poi si sfilò la giacca. Rimasto solo con la camicia e i pantaloni si stese sul letto e chiuso gli occhi cercando di rilassarsi. Par accanto a lui aveva fatto altrettanto, al contrario di Eragon l’elfo riuscì quasi subito a prendere sonno. Eragon rimase ad ascoltare il suo respiro regolare fino a quando anche lui, esausto, non scivolò nel sonno. 

Era quasi l’alba nel villaggio di Blow, la pioggia aveva smesso di cadere già da alcune ore e sul terreno battuto, qua e là, si erano aperte alcune pozzanghere d’acqua su cui si riflettevano i profili grigi degli edifici intorno alla strada. Oliviana avanzava lentamente davanti ai due Ra-zac su quella che doveva essere la strada principale.

La pista che aveva seguito fino a quel momento era stato un clamoroso buco nell’acqua. Invano aveva fatto girare la voce di un imminente arresto così da invogliare qualche lingua a sciogliersi, ma il cavaliere si era come dileguato e l’ultima pista utile che aveva individuato era vecchia di settimane. Stava per tornare ad Abalon con un pugno di mosche in mano quando avvertì qualcuno usare la magia. Si stupì di quanto fosse vicina la fonte. Avvertiti i Ra-zac, il sicario avevano seguito la scia fino a Blow. Un piccolo villaggio di contadino e artigiani.

Oliviana tirò indietro il cappuccio scoprendosi viso e in quel momento una follata di vento arrivò leggera a scompigliargli i capelli. Incurante dell’acqua che inzuppava i suoi stivali avanzò lentamente sul terreno battuto, lungo la strada non c’era anima viva ad eccezione di un cane randagio che gironzolava in cerca di qualche osso; Oliviana chiuse gli occhi ed espanse la sua mente come le aveva insegnato tempo addietro Isobel. La donna poteva avvertire le coscienze d’ogni singolo abitante farsi largo nella sua mente, ognuna con i suoi problemi e le sue preoccupazioni. Pigramente si aggirò tra loro fino quando la su attenzione non fu attirata da una mente in particolare, vi si avvicinò piano, ma subito potenti barriere la bloccarono. Oliviana aprì i suoi occhi grigi con un ghigno sul viso, la fortuna stava dalla sua parte. Chiamò a sé i due Ra-zac:
- State pronti ad attaccare. -

Dalla posizione supina Eragon avvertì un fastidioso formicolio alla mano che gli fece spalancare gli occhi allertando tutti suoi sensi. D’istinto alzò le sue barriere mentali, non prima di lanciare a Saphira un grido di allarme. Prese con sé Speranza e se l’allacciò rapido alla cintura.

Nel villaggio era arrivato qualcuno in grado di usare la magia, lo aveva appena sfiorato ma gli era bastò per capire che non era un amico.
Andò per svegliare Par. La camera era ancora avvolta dall’oscurità, ma il cavaliere non ebbe alcuna difficoltà a individuare l’elfo e scuoterlo con decisione lo svegliò.
- Par ci hanno trovato, dobbiamo subito andare via – l’elfo ancora confuso e assonnato rispose con un mezzo grugnito.

-. Par devi alzarti! Qualcuno ci ha scoperto – Par era del tutto sveglio adesso e guardò Eragon spaventato
Subito dopo la porta della casa fu battuta con violenza. Eragon digrignò i denti e fece cenno a Par di saliere le scale – Vai da Eleonor e Lidia e portale via! Io li terrò occupati – Par non se lo fece ripetere due volte e sparì al piano di sopra.

Eragon rimase ad osservare l’entrata con entrambe le mani chiuse sull’elsa della spada. La porta venne aperta con un calcio. Il cavaliere si trovò a fronteggiare Oliviana e i due Ra-zac.

Erano tre contro uno pensò allarmato.
- Ci si rivede Cavaliere - gli fece sorridendo la donna.
Con un segnale silenzioso i due mostri scivolarono nell’ombra sparendo alle spalle di Eragon.
Eragon non poté impedirglielo, occupato a badare ad Oliviana che avanzava verso di lui. I suoi occhi grigi incrociarono per un attimo quelli nocciola di Eragon.
- Dove si trova il tuo drago, e cosa vi ha portato in questo villaggio? – gli chiese alla ricerca di un punto debole nelle sue barriere mentali.
Eragon continuava a fissarla senza parlare.
Anche il cavaliere saggiò le difese mentali della donna e, trovandole protette da potenti barriere, passò subito all’attacco.

Incominciarono così a scambiarsi una serie di fendenti molto veloci. Oliviana era agile per essere un’umana, ma ben presto Eragon riuscì ad avere la meglio su di lei. La disarmò con un agile colpo, mandò la sua spada lontano e le impedì di riprenderla. La donna cadde in ginocchio, e fissò il cavaliere. Aveva il respiro affannato. Eragon le puntò la lama sul suo collo, ormai indifesa
- Alzati! - le ordinò secco
Oliviana obbedì, ma non sembrava per nulla turbata. Si alzò riprendendo fiato, mentre con un sorriso maligno, lanciò il suo sguardo alle spalle del suo avversario. Eragon si girò di scatto, e dalla porta ne emersero i due Ra-zac.
Il cavaliere osservò con orrore che uno di loro teneva tra le sue grinfie Par ed Eleonor, mentre l’altro stava trascinando con sé Lidia e Miriam.
Eragon abbassò lentamente Speranza, mentre Oliviana, riprese la sua spada e la puntò trionfante contro di lui.
- Ora abbassa le tue difese, e dimmi cosa stavate cercando e dove eravate diretti. -  le disse osservando divertita il suo sguardo allarmato. Intanto i Ra-zac avevano oltrepassato Eragon, e spinti a terra Par e Eleonor. Il volto di Oliviana si allargò dallo stupore quando riconobbe chi aveva davanti.
- Non vi credevo così sciocchi da condurmi la bambina su un piatto d’argento. Vi ho sopravalutato a quanto pare! - disse guardando ora il cavaliere, poi si avvicinò piano alla bambina.
Lidia cercò subito di liberarsi dalla presa del Ra-zac, che non cedette di un millimetro.
- Eleonor! - Gridò disperata. Oliviana infastidita dalle urla si girò di scatto dalla sua parte e la guardò con freddezza, dietro di lei Miriam lottava per conquistare una posizione comoda tra le grinfie di quei mostri.

- Voi non mi siete di alcuna utilità - e a un suo cenno i due Ra-zac le trafissero al cuore con i loro artigli. Tutto avvenne nel giro di un battito di ciglia. Le due donne non ebbero nemmeno il tempo di rendersene conto, con gli occhi spalancati fissarono il vuoto mentre i loro i loro corpi crollavano a terra come delle bambole di pezza. Eragon rimase immobilizzato sul posto.
- No! – gridò mentre cadeva in ginocchio sotto il suo stesso peso. Cercò con lo sguardo Par, l’Elfo aveva avuto l’accortezza di coprire il volto della bambina con una mano per impedirle di guardare la scena. In quel momento soltanto un intervento di Saphira poteva ribaltare la loro situazione, ma il cavaliere non osava aprire la propria mente per non rivelare il piano ad Oliviana.

Sperò ardentemente che la dragonessa stesse già sopra la casa.

La sua attesa non durò a lungo, presto vennero raggiunti da dei rumori sopra il tetto, come di una folata di vento.
- Che cosa succede? - disse Oliviana guardando al soffitto.
Eragon approfittò di quel momento di distrazione per cercare di raggiungere Eleonor e Par, ma la lama dell’assassina lo raggiunse in un lampo, impedendogli di avanzare.
- Che credi di fare Cavaliere? -  gli disse, premendo la lama sul suo petto. Eragon indietreggiò lasciandosi scappare un gemito quando la lama penetrò nella carne, ferendolo. Eleonor, ancora tenuta stretta da Par cercò con lo sguardo il cavaliere. Era spaventata a morte. I loro sguardi si incrociarono per un attimo, ed Eragon ebbe la chiara l’impressione che stesse per mettersi a piangere, ma non lo fece. Un guizzo passò tra i due, la frazione di un attimo. Poi l’iride dei suoi occhi divenne bianca ed Eragon avvertì una forte energia sprigionarsi dalla piccina.
La casa, intanto, aveva cominciato a tremare sotto i colpi di qualcosa che le stava sopra. Era Saphira, che avvertito il dolore del proprio cavaliere, si era abbattuta a capofitto sulla casa; una crepa si aprì sul soffitto, uno dei Ra-zac si appiattì ad una parete, nel tentativo di evitare un calcinaccio.
Oliviana si apprestò a dare un colpo che avrebbe tramortito Eragon, ma in quel momento avvenne l’inaspettato. Dal petto della bambina proruppe una luce accecante, che squarciò l’aria, e che avvolse i presenti, allargandosi, fino a raggiungere anche la dragonessa. Poi una dolce quiete avvolse tutti loro, mentre la luce si affievoliva per poi spegnersi del tutto.

  
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