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Autore: Europa91    31/10/2022    2 recensioni
“Oda Sakunosuke non aveva mai incontrato nessuno come lui. Dazai era un vero mistero, ma proprio per questo lo affascinava. Era molesto, rumoroso, alla stregua di un piccolo principe viziato. Eppure, per qualche strano motivo, non riusciva a toglierselo dalla mente.”
L’evoluzione del rapporto tra Oda e Dazai dal punto di vista di Odasaku.
-Questa storia partecipa al Writober 2022 dì Fanwriter.it-
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Note autrice: Sono mesi che ripeto come un disco rotto di quanto mi manchi scrivere sull’Odazai. È da inizio Writober che avevo deciso di conservare il giorno 31 per BSD ma questa storia non era nei piani (avevo pensato a qualcosa di leggero e innocente giuro XD). Per mancanza di tempo e schiacciata dalle incombenze della real life ho finito con il riprendere un’idea che avevo abbozzato durante lo scorso cowt, ampliandola e adattandola meglio a questo prompt. Ci sono parecchi spoiler sulla Novel “The Day I Picked Up Dazai” di cui consiglio la lettura giusto per capire meglio qualche passaggio che magari può sembrare poco chiaro. Mi scuso in anticipo per il solito angst e mai una gioia, ma la Odazai è così, e quando provo a scrivere su di loro mi escono sempre cose molto allegre. Ringrazio anticipatamente tutti quelli che leggeranno e colgo l’occasione per dire che non mi sono dimenticata di BSD presto aggiornerò tutte le storie in sospeso XD (sembra una minaccia ma non lo è XDXD)














 

31- Bad decisions make good stories



 

Erano passati diversi giorni da quando aveva letteralmente raccolto dal proprio portico quello strano ragazzino. Oda Sakunosuke non sarebbe riuscito a spiegarlo a parole ma qualcosa dentro di lui era scattato in quel momento. Nonostante avesse cercato più volte di ignorare quel giovane moribondo, e di non farsi coinvolgere da quella situazione, alla fine aveva ceduto.

Aveva preso quello sconosciuto tra le proprie braccia e lo aveva portato in casa sua. Ne aveva medicato con cura le ferite, ascoltato le sue lamentele ed era finito con l’assecondare ogni suo capriccio. 

Lo aveva fatto senza battere ciglio. Era questa la cosa più sorprendente che per lungo tempo non era riuscito a spiegare nemmeno a se stesso. Era diventato il tuttofare di quel piccolo despota viziato. Oda se ne rendeva perfettamente conto, ma chissà per quale assurda ragione, non riusciva a liberarsi da quell’incantesimo che sembrava guidare ogni suo passo. 

Osamu Dazai, era questo il nome di quel demonio pretenzioso, in quel momento se ne stava beatamente legato al suo letto. Dopo un blando tentativo di fuga gli era sembrata essere la soluzione ideale, almeno fino a quando le sue ferite non sarebbero guarite del tutto. Pulire il sangue era fastidioso e Oda non avrebbe permesso a nessuno di morire dissanguato davanti ai propri occhi.

Per descrivere quel moccioso bastava una parola: incredibile. Dazai poteva parlare per ore e lui sarebbe rimasto comunque ad ascoltarlo. Ricordava come dal niente, avesse deciso di sfidarlo a poker e avessero iniziato attraverso quel gioco ad aprirsi e in qualche modo, conoscersi. Quello in un certo senso fu l’inizio di tutto.

Oda Sakunosuke non aveva mai incontrato nessuno come lui. Dazai era un vero mistero, ma proprio per questo lo affascinava. Era molesto, rumoroso, alla stregua di un piccolo principe viziato. Eppure, per qualche strano motivo, non riusciva a toglierselo dalla mente.

C’era un momento però, che Oda adorava particolarmente sin dal primo istante in cui la loro strana convivenza era iniziata. Ed era quando Dazai finalmente poggiava il capo sul cuscino o si addormentava con la testa a penzoloni assumendo le pose più disparate. Nel suo piccolo appartamento, tornava a regnare una parvenza di quiete e il rosso poteva soffermarsi ad osservare con calma ogni più piccolo particolare di quel ragazzino dispotico, che giorno e notte aveva finito con l’occupare i suoi pensieri.

C’erano tanti piccoli dettagli che a prima vista Oda non aveva notato e che si trovava a scoprire giorno dopo giorno. All’inizio doveva ammettere di non aver prestato molta attenzione ai lineamenti del moro anche perché si era preoccupato di medicare le numerose ferite che ne deturpavano il corpo. Solo quando aveva compreso come non fosse in pericolo di vita, si era concesso il lusso di pensare ad altro. 

La metà del viso di Dazai era coperta da bende. Solo quando si era trovato a dover cambiare quella fasciatura inzuppata di sangue, Oda aveva potuto ammirare quel volto per la prima volta nella propria interezza. Osamu Dazai era ancora un ragazzino, dimostrava qualche anno in meno di lui, i segni dell’adolescenza erano ancora ben visibili sul suo viso ma presto sarebbe sbocciato. Sakunosuke non voleva pensare a quella possibilità, poteva essere pericoloso per lui. Dazai era bello e non poteva negarlo. Non vi erano cicatrici visibili o bruciature su quella pelle, solo qualche leggera escoriazione. Ricordava di avergli domandato del perché si ostinasse a tenere quelle bende, visto che non aveva nulla da nascondere. Non era riuscito a trattenere la propria curiosità al riguardo; tutto in Dazai lo incuriosiva.

“Mi danno un’aria misteriosa non credi?” Era stata la pronta risposta del ragazzino, seguita da una risata cristallina che aveva immediatamente riempito la stanza.

Oda non era riuscito a capire se fosse uno scherzo o meno. Dazai era così, un attimo prima rispondeva con una battuta mentre quello dopo tornava serio e taciturno, anche troppo. Era successa una cosa simile anche durante la loro partita a carte quando, all’improvviso, aveva iniziato a raccontare della Port Mafia e dettagli sul proprio lavoro. Oda non avrebbe saputo dire cosa fosse vero e cosa frutto della fantasia del proprio prigioniero. Ma allo stesso tempo, sarebbe stato in grado di descrivere perfettamente ogni più piccola sfumatura assunta dallo sguardo di Dazai. Di come la luce del sole, filtrando dalle finestre, avesse illuminato di colpo quelle iridi scure riempiendole con nuovi colori, facendolo sembrare così vivo.

Era quando dormiva però, che quel piccolo demonio si lasciava ammirare in tutto il suo pericoloso e terrificante splendore.

Oda sarebbe rimasto ore ad osservarlo cullandosi nel suo respiro, beandosi nella pace e tranquillità di quei momenti. 

Era successo per caso, una mattina, tornando dalle solite commissioni, aveva trovato il ragazzino che teneva ancora legato al proprio letto, profondamente addormentato. Si era avvicinato solo per controllare lo stato delle ferite e vedere se ci fosse stato pericolo di una qualche infezione o emorragia in corso. Ed era stato in quel momento che Oda aveva visto per la prima volta quel volto da vicino. Aveva recuperato una sedia, si era accomodato e aveva trascorso il resto del pomeriggio ad osservarlo dormire, completamente rapito. Oda era il primo ad essere rimasto sorpreso dal proprio comportamento. 

Non sapeva spiegarlo nemmeno a se stesso eppure si era incantato per ore a fissare il proprio “prigioniero” se così voleva continuare a chiamarlo. Non era da lui. Era sicuramente colpa di Dazai. Come il fatto che occupasse costantemente i suoi pensieri ad ogni ora del giorno e della notte. 

Era diventato un chiodo fisso che non riusciva a scacciare dalla propria mente. Era un pensiero piacevole, non fastidioso, che lo accompagnava nelle sue giornate.

“Non ti sei ancora stancato?” 

Alla fine era accaduto, Dazai lo aveva scoperto. Una mattina, aveva semplicemente aperto gli occhi e aveva incrociato quelli blu dell’uomo ad una spanna dal proprio volto. Oda si era allontanato, facendo il possibile per non arrossire, sapendo benissimo di essere stato colto in flagrante. Non aveva scusanti.

Il piccolo demonio gli aveva sorriso divertito, per poi partire all’attacco;

“Dai non prendertela non hai fatto nulla di male. Mi stavi solo osservando dormire” enunciò come se si fosse trattato della cosa più naturale al mondo;

“Stavo solo controllando le ferite. Mi sembrava ci fosse una fasciatura allentata, volevo esserne sicuro” Dazai non smise per un secondo di sorridere;

“Certo, certo, come vuoi. Fingiamo non sia mai successo” 

Oda gli aveva voltato le spalle e si era diretto in cucina. 

Maledetto Dazai, si stava prendendo gioco di lui. 

Eppure, nonostante tutto, il giorno dopo Oda Sakunosuke era ancora lì, ad osservare la sua figura addormentata. Non riusciva a smettere, era più forte di lui. Era diventato come una droga.

Il respiro di Dazai era tranquillo e gli donava una strana sensazione di pace. Era come se per qualche istante anche lui potesse abbassare la guardia e rilassarsi. Cosa che non si sarebbe mai permesso di fare con il ragazzino sveglio.

Aveva capito quasi subito come Dazai non rappresentasse una minaccia. Era pericoloso certo, ma non per lui. Oda non aveva avuto bisogno di attivare la propria Abilità per saperlo. Dazai non lo avrebbe mai attaccato. Avevano stabilito un tacito accordo, iniziato quella strana convivenza, che, dopo le prime incomprensioni stava procedendo meglio di quanto entrambi avrebbero mai potuto prevedere. Dopo un burrascoso inizio quella piccola belva si era ambientata fin troppo bene a casa sua e sembrava non avesse alcuna intenzione di andarsene. 

Oda sapeva che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato, che non avrebbero potuto continuare così in eterno. Dazai sarebbe tornato alla Port Mafia, le sue ferite sarebbero guarite e lui non avrebbe più avuto nessuna scusa per trattenerlo. 

Non avrebbe più avuto modo di guardarlo dormire e non riusciva davvero a capire perché quel pensiero lo intristisse tanto. Dazai in poco tempo gli era entrato nell’anima e non aveva la più pallida idea di come avrebbe fatto a scacciarlo, come non era certo di volerlo fare.

“A cosa stai pensando? Sono giorni che sembri avere la testa fra le nuvole”

Oda aveva sospirato, cercando di trovare le parole adatte per non insospettire Dazai, ma anche per non passare per folle. Tornò a tagliare le verdure che aveva acquistato per la cena di quella sera.

“A nulla in particolare” ovviamente quel piccolo demonio non si era accontentato di una simile risposta;

“Ecco che giochi ancora a fare il misterioso. Avevi uno sguardo strano. C’entra forse una donna?” Il rosso aveva accennato ad un sorriso, se fosse stata una donna sarebbe stato tutto molto più semplice; 

“No, stavo solo riflettendo su questa situazione” Dazai sembrò acquietarsi; 

“Hai paura che la Port Mafia venga a liberarmi? Che assalti questo posto?” 

Oda sospirò appoggiando il coltello e abbandonando le verdure. Non aveva minimamente preso in considerazione uno scenario simile;

“Tra poco le tue ferite guariranno” fu la sola cosa che uscì dalle sue labbra; anche se più che altro era una mera constatazione.

“Beh potremo sempre vederci” la spontaneità di quella risposta lo lasciò per qualche secondo interdetto. Dazai aveva ragione, come aveva potuto non pensare ad una simile possibilità.

“Mancherà anche a me” aggiunse dopo qualche minuto il moro “tutto questo intendo” aggiunse, muovendosi per quanto possibile e indicando l’appartamento. Oda tornò a fissarlo sorpreso;

“Sei interessante, non ho mai conosciuto nessuno come te. Oda Sakunosuke l’unico uomo che mi abbia mai battuto a poker.” E scoppiò a ridere;

“Potrei dire lo stesso di te, signor: io sono la Port Mafia

Risero entrambi. L’imbarazzo era scomparso. L’intesa era rimasta. Ci sarebbe stato tempo per pensare al futuro.

 

***

 

Alla fine le cose non andarono esattamente come Oda aveva previsto. Dei falsi poliziotti li avevano attaccati e lui e Dazai erano stati costretti alla fuga. Non importava cosa facesse o dove andasse, in qualche modo il suo passato tornava a bussare alla porta e a domandare il conto. Un giorno forse avrebbe potuto realizzare il suo più grande sogno, scrivere un romanzo. Era quello il motivo che aveva spinto Oda Sakunosuke a cambiare la propria vita, a diventare un essere umano migliore. 

Chi toglie la vita non può scrivere della vita, era stato questo il consiglio avuto da quell’uomo di cui non riusciva a rammentare né il nome né il volto. Il più grande desiderio di Oda era quello di poter scrivere il proprio racconto guardando l’oceano. Non sapeva dire il perché ma la visione del mare lo aveva sempre tranquillizzato.

Al momento però restava solo un sogno, un’utopia irrealizzabile, ma aveva preso la propria decisione. Doveva per prima cosa rifarsi una vita, e trovare dei mezzi di sostentamento. Per questo aveva accettato quel tipo di lavoro, nonostante i rischi. Non era stato facile cambiare, ma si stava impegnando con tutte le proprie forze. 

Già il fatto che si fosse preso cura di Dazai lo dimostrava. Un tempo lo avrebbe lasciato morire davanti ai suoi occhi. 

Sapeva benissimo come quella fosse solo una scusa. Dazai non era uno dei tanti, non lo era mai stato. Sin dal primo  momento in cui il suo sguardo si era posato sulla figura di quel giovane vestito di nero, una parte di Oda l’aveva sempre saputo. Dazai era pericoloso ma non nel senso comune del termine, lo era perché quando si trovava in sua compagnia, non riusciva ad essere obiettivo. Oltre al fatto che quel demonio sotto mentite spoglie riusciva sempre ad ottenere da lui quello che voleva.

Prima di essere un postino, Oda Sakunosuke aveva lavorato come sicario. Si era fatto le ossa in quell’oscurità. Era nato con un talento, quello di uccidere. Una parte di lui era certa che anche se non avesse posseduto la propria Abilità avrebbe finito con il fare quella vita. Non aveva bisogno di Flawless per sparare, aveva solo un’ottima mira.

Poi aveva letto un libro e da quel momento tutto era cambiato. La sua vita aveva preso una nuova direzione.

Aveva deciso di smettere di uccidere e iniziato un lento processo che lo avrebbe portato a cambiare completamente il proprio stile di vita. Così aveva finito per incontrare Dazai. Un pericoloso membro dell'ancora più temuta e spietata Port Mafia. Dazai però non era solo quello. Oda era certo che le sue mani fossero lorde di sangue, e che avesse una lunga lista di peccati da espiare, eppure era stato il primo individuo che avesse mai potuto considerare un amico. Il primo con cui avesse veramente parlato.

Dopo quella prima rocambolesca avventura lo aveva invitato a bere qualcosa. Di nuovo erano finiti con il chiacchierare per delle ore. In compagnia di Dazai il tempo sembrava non passare mai, era come se esistessero soltanto loro e tutto il resto del mondo svanisse.

Oda scoprì l’ovvio solo qualche tempo dopo. 

Erano nuovamente usciti per bere qualcosa e Dazai aveva finito per addormentarsi sul bancone del locale. Per il rosso fu una sensazione di deja-vu. 

Quando sentì mormorare un Odasaku fu certo che il suo cuore avesse perso un battito. Tornò a fissare il viso di Dazai solo per assicurarsi che stesse ancora dormendo. Fu in quel momento, quando sentì il respiro del moro all’altezza del proprio collo, che ebbe la certezza di essersi perdutamente innamorato del proprio amico. Quella consapevolezza lo investì di colpo, anche se forse una parte di lui l’aveva sempre saputo, sin da quel giorno in cui lo aveva letteralmente raccolto sull’uscio di casa.

Si caricò quel bellissimo demone tentatore sulle spalle per poi rendersi conto di non avere la minima idea di dove potesse portarlo. Dazai non gli aveva mai parlato di casa sua. Sarebbe potuto tornare tranquillamente alla Port Mafia ma come avrebbe potuto giustificare quella situazione? Era giunto il momento di compiere l’ennesima scelta.

Era stato Dazai a insistere perché entrasse a far parte dell’Organizzazione. Oda non era riuscito a declinare l’invito ma aveva posto le proprie condizioni: sarebbe diventato un mafioso ma non avrebbe ucciso. Il Boss aveva trovato la cosa divertente e Dazai aveva finito con l’ottenere ciò che voleva, come sempre. Così Oda Sakunosuke ribattezzato da quel momento in poi Odasaku, era entrato a far parte della Port Mafia, l’Organizzazione che regnava sulle tenebre della città di Yokohama. Visto il suo problematico credo, nonostante possedesse un’Abilità molto potente, Oda aveva finito con l’essere degradato ma a lui non importava. Fintanto che riusciva a sbarcare il lunario e frequentare Dazai sarebbe andato tutto bene. 

Per questo, visto il suo essere un semplice agente di basso grado, non era certo che avrebbe potuto riportare Dazai, un quasi dirigente, al quartier generale. Così aveva ripiegato sul proprio appartamento. Il moro aveva dormito profondamente per tutto il tragitto, respirando contro la sua schiena.

Oda ebbe tutto il tempo per interrogarsi sui propri sentimenti arrivando alla conclusione di non poterli rivelare a Dazai. Non voleva correre il rischio di rovinare la loro amicizia. Non aveva la minima idea di cosa provasse il moro ma non voleva perderlo. Si sarebbe accontentato di osservare Dazai, proprio come stava facendo in quel momento. 

Era l’unica soluzione possibile e la migliore per entrambi. Erano due mafiosi. Vivevano ogni giorno a stretto contatto con la morte. Non c’era posto per quel tipo di sentimenti. 

Una volta arrivati all’appartamento, Oda appoggiò Dazai sul proprio letto. Il moro fece una leggera smorfia dovuta all’improvviso cambio di posizione ma continuò a dormire. Fu allora che il rosso decise di rischiare, appoggiando le proprie labbra contro quelle dell’amico. Fu un contatto breve che durò solo una manciata di secondi. 

Oda si appoggiò con la schiena contro la testiera, prendendosi il volto tra le mani. Nella stanza regnava il silenzio, interrotto solamente dal respiro calmo e regolare di Dazai. Non era pentito, ma era meglio per entrambi che non ci fosse altro.

Odasaku non seppe mai la verità su quel giorno. Di come Dazai in realtà si fosse svegliato e avesse trattenuto il fiato in attesa di quel bacio. Di come ne avesse agognato un altro, ma di non essersi mosso per paura di un rifiuto.

Anche il moro provava qualcosa nei confronti del proprio amico. Un sentimento che sarebbe arrivato a comprendere solo più avanti, quando ormai era troppo tardi. Con il tempo, Dazai arrivò a credere di avere solo sognato del contatto.

 

***

 

Il Demone Prodigio, il più giovane dirigente nella storia della Port Mafia, era appena uscito dall’ufficio del Boss. Stava correndo. Doveva raggiungere assolutamente Odasaku. Era stato uno stupido. Non aveva capito nulla del piano del proprio superiore e di come proprio l’amico fosse stato scelto come vittima sacrificale da immolare, per il bene dell’Organizzazione. Non avrebbe mai perdonato Mori-san per ciò che aveva appena fatto. La vita di Oda era più importante di una stupida licenza governativa.

Quando l’aveva raggiunto era troppo tardi. Dazai l'aveva capito non appena aveva varcato la soglia della villa che fungeva da sfondo a quel massacro. Era corso immediatamente da Odasaku e lo aveva stretto tra le proprie braccia. Gli era bastata un’occhiata per capire la gravità di quelle ferite e come non ci fosse ormai più nulla da fare. 

Era stato in quel momento, che finalmente aveva capito. Quando Oda aveva allungato la mano per afferrare il suo volto, per un istante Dazai era certo di aver smesso di respirare. 

Aveva ricordato quel bacio. Quel contatto che per lungo tempo era stato certo di aver solo sognato. 

Non era giusto. Non poteva finire così.

 

***

 

Ci sarebbe stato così tanto di cui parlare. Oda avrebbe tanto voluto confessare i propri sentimenti ma sapeva di non poterlo fare. Non era giusto. Non avrebbe potuto fare un torto simile a Dazai. Condannarlo ad altro dolore. Per questo, aveva deciso di impiegare i propri ultimi istanti per spronare l’amico a diventare un essere umano migliore. 

Dazai non era un mostro, un demone, come spesso veniva dipinto, non c’era solo oscurità dentro di lui. Oda aveva visto altro. Dazai poteva diventare una persona migliore, esattamente come era stato per lui. Forse dalla sua morte ne sarebbe uscito qualcosa di buono.

Le persone vivono per salvare se stesse.

Mai frase gli suonò più vera.

Malgrado tutto Oda era felice. Era stata una sua scelta, aveva preso la decisione migliore. Non avrebbe mai voluto abbandonare Dazai, cedere a quella provocazione, ma le azioni compiute da Gide erano state imperdonabili. Doveva vendicare quei bambini, vittime innocenti di una folle partita che non li riguardava. Sapeva di essere caduto in una trappola, di essere lui stesso diventato una pedina sacrificale, ma non gli era importato. 

Dazai aveva cercato in ogni modo di fermarlo ma non aveva voluto dargli ascolto. 

Andava bene così.

Il suo unico rimpianto, che aveva ammesso anche di fronte al proprio assassino, sarebbe stato quello di non essere riuscito a dire addio a Dazai. Quando però aveva udito il proprio nome, urlato nel silenzio di quelle mura cariche di morte, si era sentito finalmente in pace. Andarsene tra le braccia dell'uomo che amava, era più di quanto Oda Sakunosuke avrebbe mai potuto sperare. Vedere Dazai sull’orlo delle lacrime però era stato troppo.

Il più giovane dirigente della storia della Port Mafia, stava soffrendo per colpa sua. Allentò la propria presa su quel bellissimo volto, contratto dalla sofferenza e da altre emozioni che era certo non avesse mai provato prima. Oda desiderava solo incontrare di nuovo quello sguardo, potersi specchiare in quelle iridi scure un’ultima volta. Con la poca forza che gli rimaneva sciolse le bende che fasciavano il volto del moro. Voleva vederlo, ammirarlo.

Dazai non era più il ragazzino che aveva incontrato un paio di anni prima. Era un giovane uomo che da quel momento in poi avrebbe dovuto prendere in mano la propria vita, e che avrebbe potuto farlo solo grazie alla sua morte. 

Gli avrebbe dato una ragione per vivere, qualcosa in cui sperare. 

Odasaku avrebbe potuto andarsene serenamente solo se avesse avuto la certezza che Dazai sarebbe stato bene anche senza di lui. Avrebbe tanto voluto baciarlo, stringerlo tra le proprie braccia e rassicurarlo. 

Dazai Osamu era in gamba, oltre ad essere la persona più intelligente che avesse mai avuto la fortuna di incontrare. Si sarebbe risollevato in qualche modo. Come un’araba fenice sarebbe risorto dalle proprie ceneri diventando ancora più forte di prima. 

Oda era certo che se solo l’avesse voluto, Dazai sarebbe potuto diventare un essere umano migliore. 

“Le persone vivono per salvare se stesse… quanto è vero”

Non riuscì ad impedirsi di sorridere un’ultima volta mentre pian piano sentiva il freddo abbraccio della morte avvolgerlo.

Dazai stava per mettersi a piangere come il ragazzino che era. Poteva avere diciotto anni ed essere uno spietato criminale , ma non era senza cuore e nessuno meglio di lui lo sapeva. 

Avrebbe tanto voluto dire qualcosa per rincuorarlo ma le forze lo stavano pian piano abbandonando. L’ultima cosa che Odasaku vide fu il volto di Dazai e quegli occhi che aveva amato sin dal primo istante colmi di lacrime. Pensò a quel pomeriggio, al bacio che gli aveva rubato nel sonno e mai era stato in grado di confessare.

Avrei tanto voluto poter diventare uno scrittore, avrei scritto la nostra storia.

 

***

 

Dazai strinse con forza il corpo ormai senza vita del proprio amico. Era stata tutta colpa sua, non aveva saputo proteggerlo. Non aveva compreso il folle piano di Mori e di come avesse elevato Odasaku a pedina sacrificale. L’aveva scoperto troppo tardi.

Non poteva accettare la morte dell’amico. Oda era morto e con le sue ultime parole lo aveva esortato a diventare un essere umano migliore. Sembrava un fottuto incubo, dal quale desiderava solo svegliarsi al più presto. Osservò le proprie mani ancora macchiate di sangue, come lo erano i propri vestiti. Stava piangendo, mentre cullava il corpo senza vita di Oda, incapace di lasciarlo andare.

Non avrebbe mai potuto confessare all’amico i propri sentimenti o scoprire se quel bacio fosse stato reale o frutto della propria immaginazione. 

Pose delicatamente Odasaku a terra, facendo la massima attenzione. Il rosso era bello persino nella morte. Sembrava dormire. Il suo volto appariva sereno e un accenno di sorriso gli piegava le labbra. Dazai non ci pensò due volte prima di chinarsi e lasciarvi un ultimo bacio. 

Si alzò lentamente andando a recuperare il proprio cappotto che giaceva abbandonato a terra, qualche metro più in là. 

Un motivo per continuare a vivere.

Odasaku era stato un egoista, con le sue ultime parole aveva cercato di salvarlo. 

Dazai giurò a se stesso che avrebbe fatto il possibile per esaudire le ultime volontà dell’amico, forse avrebbe pure potuto trovare un modo per riportarlo indietro.

Ma questa è un’altra storia.

 
  
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