Diclaimer: Haikyu! non mi appartiene e da questa storia non ci ricavo neanche uno zellino.
Nelle puntate precedenti de
Il
Gatto e la Luna:
1. Come
il Gatto
catturò la Luna
3. Il Gatto sul tetto che scotta
La Luna che beffò il Gatto
“Vogliamo parlare dell’ironia di questa cosa? I Corvi che hanno schiacciato Aquile, Lupi, Volpi e Gatti e sono crollati davanti a dei… Gabbiani?” rise Kuroo pensando a quanto fosse ridicolo quell’immagine nata dai nomi e dai simboli delle loro scuole.
“Non c’è niente da ridere… ” borbottò Kei, con fare apparentemente annoiato, anche se nelle sue parole e nei suoi modi di fare traspariva tutto il dispiacere e l’irritazione per la sconfitta subita “E poi è risaputo che i Gabbiani sono tremendi.”
“I gabbiani sono i corvi del mare” fece il moro con aria seria, come se gli avesse appena rivelato la Verità.
“E questo dove l’avresti letto?”
“Io so tutto Tsukki...”
“Seh...” lo schernì il biondo portandosi le ginocchia al petto e scrutando la parete davanti a lui. Per quanto fosse solo la seconda volta che si ritrovava in camera di Kuroo, quelle pareti avevano un’aria così familiare e accogliente. Non avevano niente di particolare, era la camera di un qualunque adolescente nerd e appassionato di sport, scaffali pieni di manga, mensole con trofei sportivi e un paio di palloni Mikasa che erano stati appoggiati su suddette coppe, una scrivania ingombra di libri, appunti e una quantità di cancelleria imbarazzante. Sebbene Kuroo avesse l’aria di essere un gran casinista, Kei era riuscito a buttare un occhio ai suoi quaderni per gli appunti ed era rimasto colpito dall’attenzione – quasi maniacale – con cui erano stati presi. C’era un blocco che era un ‘brutta copia’ probabilmente presa a lezione, dove a volte la penna gli sfuggiva di mano per la velocità e faceva strani scarabocchi con il katanaka, ma poi c’era la copia ‘in bella’, dove ogni kanji era stato trascritto alla perfezione, e quelli più importanti erano evidenziati con dei colori tenui che andavano a sovrapporsi al segno tracciato dalla penna per non appesantire il foglio ma rendere più immediata la lettura di concetti e parole chiave. Per quanto chimica fosse una materia principalmente di formule, regole e teoremi erano comunque basilari.
Kei per un attimo pensò di chiedergli se una volta che fosse arrivato al terzo anno avrebbe potuto prestarglieli, ma poi si ritrovò a riflettere che questo in qualche modo prevedeva che lui e Kuroo si frequentassero ancora da lì a due anni. L’idea non gli dispiaceva per niente e un po’ ci sperava. E non solo per gli appunti. Forse un giorno avrebbe dovuto dirglielo. Magari però in modo un po’ meno ridicolo, ma facendo passare quei pensieri come un’osservazione sarcastica. Sì, così avrebbe potuto farlo. Kuroo in fondo era bravo a leggere tra le righe, avrebbe capito senza che lui dovesse esporsi troppo.
Forse
però un po’ avrebbe potuto farlo… Per
Kuroo ne valeva la pena.
“Kei, va tutto bene?” gli domandò il moro risvegliandolo dai suoi pensieri che l’avevano portato lontano. Scosse la testa, scacciando via quelle considerazioni (per il momento) inappropriate, e si girò verso di lui, osservandolo con fare serio da dietro le lenti.
“Non
sei arrabbiato?”
“E
perché dovrei esserlo?”
“Vi
abbiamo battuto e poi ci hanno sbattuti fuori, è come essere
stati
battuti da dei perdenti.”
“Beh,
ma avete - abbiamo - giocato bene. Il bello della pallavolo non
è
solo scontrarsi e vincere, ma è anche assistere a una
partita
emozionante e credo che la nostra partita abbia offerto a chi era
sugli spalti, o dietro uno schermo, uno spettacolo davvero notevole.
Voi siete stati grandiosi e noi siamo stati dei fenomeni... Tutti
quelli che erano in campo hanno dato il massimo e ci siamo divertiti.
Ci siamo stupiti gli uni con gli altri, abbiamo fatto tutti delle
ottime giocate. Avrei voluto complimentarmi con te molte più
volte,
ma non volevo distarti...”
"In
realtà eri tu che non volevi distrarti" rispose Kei
rivolgendogli un sorriso furbetto. Kuroo chiuse gli occhi, conscio di
essere stato colto sul fatto, prima di portare una mano sul volto
dell’altro
facendo
una leggera pressione sulle guance. Le labbra del biondo vennero
leggermente deformate da quel gesto e, ottenuto l'effetto desiderato,
Kuroo vi posò sopra le sue, in bacio a sciocco, casto ma
colmo
d'affetto.
"Avevo
ragione" rise il biondo.
"Sei
diventato parecchio impertinente"
"Diventato?"
domandò Kei ironicamente, alzando un sopracciglio.
Kuroo
parve rifletterci prima di scuotere la testa e stringere il corpo
dell'altro trascinandoselo più vicino. Il materasso
cigolò
leggermente sotto di loro mente si mettevano più comodi:
Kuroo con
la schiena appoggiata all’assurda quantità di di
cuscini che aveva
sul letto (poi ci si stupiva per quei capelli) e Kei di spalle,
mentre silenziosamente si godeva il tepore di quell'abbraccio. Anche
se poco più basso di lui, il capitano (anche se oramai a
breve ex
capitano)
del Nekoma era comunque un più robusto e a Kei in fondo non
dispiaceva restare così, in quella posizione.
Kuroo
fece passare le dita tra i capelli morbidi e biondi di Tsukishima
ricevendo
in cambio una smorfia prima che Kei sbuffasse socchiudendo gli occhi
e godendosi quel contatto dolce e carico di affetto e rassicurazioni.
Tutti e due erano stati sconfitti, ma i Gatti erano stati battuti dai
Corvi e questo era un punto di smacco per Kuroo... Anche alla fine al
moro importava sì, ma probabilmente solo
fino a un certo punto, la sconfitta faceva parte delle regole del
gioco. Ed era anche abbastanza sicuro che i Gatti sarebbero
stati
schiacciati a loro volta dai Gabbiani.
Era
orgoglioso di come avevano giocato contro il Karasuno, era felice che
entrambe le
squadre si fossero impegnate così tanto, così a
fondo da riuscire a
qualificarsi e non perdere finché non erano riusciti ad
affrontarsi
sullo stesso palcoscenico. Il coach Nekomata si era detto orgoglioso
di tutte e due le squadre, ed era certo che lo stesso fosse per il
coach Ukai Senior. Nekomata e Ukai junior si erano stretti la mano,
ma Tetsurou era certo che, in fondo nella sua mente, il loro coach
stesse stringendo quella d’amico e rivale di una vita.
Ne
era valsa la pena, decisamente.
Erano
stati sconfitti, ma alla fine tutto quello che era successo e che
avevano fatto lo aveva portato lì, seduto sul letto di
camera sua
con un biondino malmostoso tra le braccia, un po' meno rigido
rispetto al solito e un po' più arrendevole sotto le sue
mani.
“Sei
un idiota” disse Kei, distraendo Kuroo dal suo flusso di
pensieri.
“E
perché?”
“Perdere
fa schifo.”
“Vero,
ma tu hai ancora due anni davanti a te.”
“Ma
per te non ci saranno altri Nazionali!”
“No,
ma mi sono divertito in questi anni e mi è piaciuto giocare
la mia
ultima partita contro di voi. È stato un bel modo per
concludere la
mia carriera.”
“Non
vuoi più giocare?”
“Mah,
non saprei. Voglio prima di tutto studiare, però mi
piacerebbe un
lavoro legato alla pallavolo. Vorrei entrare nella JVA in qualche
modo, anche dietro le quinte tipo PR o altro. La pallavolo è
troppo
importante, ma so di non essere abbastanza bravo per puntare alla
V-League.”
“Secondo
me si.”
“Mi
lusinghi,
ma hai visto tu stesso come sono nulla in confronto a giocatori come
Bokuto.”
“Ma
sei bravo. E Bokuto è pazzo.”
“Grazie.
Vero, è pazzo ma dannatamente bravo. Non potrò
mai essere come
lui...”
“Sarà...”
“Fidati.
E poi, una laurea me la voglio portare a casa.”
“Non
avevo dubbi, secchione come sei.”
“Da
che pulpito...”
“Io
però non punto a entrare nella V-League.”
“Ne
avresti le possibilità.”
Kei
sbuffo davanti all'assurdità delle parole di Kuroo ma al
tempo
stesso si sente arrossire percependo la stima che il suo
ragazzo
moro
provava nei suoi confronti.
“Comunque...” disse Tetsurou allungando un braccio verso il borsone che era abbandonato vicino al letto “Questa è tua” concluse porgendogli una divisa bianca con il colletto rosso e il numero 1 stampato a caratteri cubitali.
Kei alzò un sopracciglio, pensava che l’altro stesse scherzando quando avevano fatto quella stupida scommessa.
“Non puoi regalarmela...”
“Non la vuoi?” gli chiese Kuroo con una punta di delusione.
“No, non è questo” iniziò a dire, attirato dall’idea di avere la divisa di Kuroo. Quella rossa gli piaceva di più, ma non poteva chiedere troppo. Quanto meno quella bianca dava un po’ meno nell’occhio. “E’ che… non dovete restituirla?”
“Nah, ne faranno arrivare delle nuove. E se poi Kenma dovesse diventare il capitano, gli andrebbe sicuramente troppo grande.”
“Kenma capitano?”
“Le alternative sono Fukunaga o Yamamoto….”
Kei fece una smorfia.
“Beh, in effetti non è che i membri dell’attuale secondo anno siano esattamente i più indicati per il ruolo di capitano.”
“Basta che non lasci il testimone a Mandarino 2.0” lo derise Kei.
“Ch-” Kuroo parve rifletterci prima di capire “Inuoka o Lev?”
“Ti prego, nessuno dei due.”
“Shibayama è un libero e comunque, anche se potesse, è ancora troppo insicuro per questo ruolo.”[1]
“E il vostro alzatore di riserva?”
Testurou parve rifletterci… Kei era un ottimo osservatore e aveva notato come il loro numero 9 fosse sempre piuttosto bravo a mantenere la calma. Non aveva giocato molto, ma probabilmente a Kenma non sarebbe dispiaciuto dividersi le partite con lui, o magari avrebbe potuto giocare in un altro ruolo. O fare come il capitano dell’Inarizaki… scosse la testa, era inutile pensarci troppo. Ne avrebbe sicuramente parlato con il coach.
“Sai Tsukki… Tamahiko potrebbe essere una buona idea.”
“Sei proprio disperato se devi lasciare il tuo ruolo di capitano a un primino che gioca come riserva...”
“Temo sia la mia migliore - e unica – opzione per non lasciare la squadra a un gruppo o pazzi o di sociopatici.”
“L’anno prossimo vi schiacceremo di nuovo” ridacchiò Kei osservando il moro con uno sguardo impertinente.
“Ti piacerebbe...”
“Molto.”
“Vuoi metterla?”
“Non dovevo farlo solo se avessimo perso contro di voi?”
“Vuoi che io indossi la tua?”
“Non mi tentare” lo redarguì Tsukishima.
“E perché?”
Il sorriso mellifluo di Tetsurou era inequivocabile, una provocazione fatta e finita come tutto ciò che lo riguardava. Era un provocatore nato, non c’era niente da fare, e aveva sempre la battuta pronta per rispondere alle ondate di vetriolo che Kei non si faceva il minimo problema a riversargli addosso. Però un brivido percorse la schiena del biondo al pensiero di vedere Tetsurou con indosso la divisa nera e arancione con il suo numero 11.
“Vedi che non è male come prospettiva?” gli sussurrò Kuroo all’orecchio facendolo rabbrividire davvero.
“Ti interessa di più vedere che indosso la tua maglia da capitano o spiarmi mentre me la metto?”
Colto sul fatto, Kuroo rise.
“Non posso scegliere Tsukki” rispose poi con aria melodrammatica.
“Sei un idiota.”
“Me l’hai già detto.”
“E te lo devo anche ripetere...” disse il biondo voltandosi verso Tetsurou e portando una mano dietro la sua nuca, facendolo avvicinare al suo viso, finché le loro labbra non si unirono in un bacio languido. Una dolce carezza di lingue che si sfioravano, baci a fior di labbra e due sorrisi che non accennavano a voler scomparire dal volto del due ragazzi.
Tetsurou si stava godendo ogni momento. Non era molto nella natura di Kei essere il primo a iniziare un bacio – anche se purtroppo non si erano visti abbastanza volte e sufficientemente a lungo per poter sapere esattamente come potesse davvero comportarsi Kei in quei frangenti di un contesto più quotidiano – ma data l’indole del biondo, Kuroo era sempre quasi sempre il primo a cercare il contatto con lui. Forse però anche Tsukki stava facendo dei progressi. In fin dei conti non è che quel letto non avesse giù assistito all’intraprendenza del biondo mentre facevano cose che il solo pensiero il cervello di Kuroo andava in tilt. Però era sempre stupendo quando anche Kei gli faceva capire che a lui quella situazione, quello che erano – cos’erano? Kuroo in cuor suo lo sapeva, ma per Kei era lo stesso? - piaceva. E che stava bene con lui.
“Quando torna tuo padre?” domandò Kei con il respiro leggermente affannato.
“Credo tra un’ora. Ai miei nonni non piace stare fuori quando c’è buio, ma volevano andare ad accendere dell’incenso sulla tomba di famiglia.”
Kei annuì mordendosi il labbro, dispiaciuto per il flusso che avevano preso i suoi pensieri di fronte all’affermazione di Kuroo.
Il moro, percependo che la sua risposta aveva fatto irrigidire Kei al pensiero di quanto poco mancasse alla sua partenza, sgusciò via dalla sua posizione, facendo sdraiare l’altro e avventandosi sulle sue labbra.
Eccetto un attimo iniziale dovuto alla sorpresa, Kei si ritrovò a ricambiare il bacio con lo stesso entusiasmo e trasporto, passando le mani tra i capelli di Tetsurou, stringendolo a sé, come se avesse paura che scappasse o se ne andasse - che cosa irrazionale, si ritrovò a pensare – ma le sensazioni che stava provando erano incredibili. Era già successo – ed era successo anche molto anche di più – ma il moro ogni volta era una sorpresa e Kei non si sarebbe mai abituato a questo continuo sali e scendi di emozioni. E forse nemmeno lo voleva.
“A che ora devi tornare?” chiese Kuroo allontanandosi a malincuore dalle labbra di Kei che sorrise.
“Ho detto che sarei rientrato per le dieci, ma non ho specificato se di sera o di mattina.”
“Cosa dirà la tua squadra?”
“Ci penserà Suga a coprirmi.”
Tetsturou scosse la testa.
“Quel tipo non capisco se è la mamma della vostra squadra o la zia malefica che complotta alle spalle del papà.”
Kei alzò un sopracciglio.
“Sawamura” specificò Kuroo, nel caso non fosse evidente a tutti che ruolo rivestisse il capitano del Karasuno.
“Beh, ti toccherà offrimi un tetto sulla testa. A meno che tu non voglia farmi vagare per Tokyo come un disperato e costringermi a dormire in un hotel a capsule.”
“Ti spunterebbero fuori i piedi.”
“Anche dal tuo letto, se è per questo.”
“Ma siccome sono magnanimo, sono disposto a condividerlo con te… A una condizione.”
Kei sorrise, sapendo benissimo quale sarebbe stata la condizione di Tetsurou.
“Quale?” gli chiese comunque e il sorriso del moro ne fu la conferma.
“Io indosso la tua se tu indossi la mia… solo quella e nient’altro.”
E Kei rise.
In fondo, quella scommessa, l’avevano vinta e persa entrambi.
Note dell’autrice:
[1] Stando a quanto ho letto, solo dal 2021 i liberi possono essere capitani. Qui siamo nel 2012/2013, quindi nope.
Una cosina tenera post sconfitta - di entrambi - ai Nazionali. Serviva un po' di fluff.
*il katanaka – ho letto, perché per quanto mi dispiaccia ma di lingua giapponese non so nulla, se fossi nel mondo di My Hero Academia vorrei un Quirk che mi permettesse di leggere parlare tutte le lingue del mondo – è l’alfabeto che viene generalmente utilizzato per le parole scientifiche.