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Autore: JeanGenie    21/11/2022    0 recensioni
[L\\\\\\\'Età dell\\\\\\\'Innocenza (Edith Wharton)]
"Ho passato anni ad essere ciò che tu volevi che fossi, per tenerti al sicuro."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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(Questa storia hq partecipato al Writober 2021

Prompt:

Io: Giglio (pumpNIGHT)

Lei: Mela (pumpINK)

 

Io

Ho passato anni a osservarti mentre mi giudicavi. Ho passato anni ad essere ciò che tu volevi che fossi, per tenerti al sicuro.

Volevi un candido fiore senza profumo. Volevi qualcosa di bianco, vacuo e perfetto da poter disprezzare. Che potesse appaiarsi al tuo senso di colpa. 

È esattamente ciò che ti ho dato. Qualcuno da poter reputare poco intelligente, perché potessi sentirti al di sopra di me. Qualcuno incasellato in un mondo perfetto. Perché tu potessi reputarlo stantio. Qualcuno che esprimesse pareri e concetti elementari. Perché  tu potessi glorificare il tuo acume e il tuo gusto. 

Ti ho dato la moglie che volevi perché tu potessi continuare a desiderare di scappare e incensarti per il tuo martirio.

E l’ho fatto solo per proteggerti da te stesso.

La tua intelligenza non è mai stata superiore  alla mia. Il mondo in cui mi muovo agevolmente  non è mai stato il mio ideale. La mia arguzia ha smaniato per anni perché detestava essere tenuta a bada. 

Ma ogni tuo sguardo giudicante mi ha ricordato costantemente perché lo stavo facendo. Per salvarti da te stesso. 


Lei

Lei, per te, era il frutto proibito, la mela da non cogliere e, al tempo stesso, il cancello del tuo paradiso.

Solo che tu ne eri fuori.

Lei era ciò che tu volevi che fosse. Lei tornava da un luogo lontano, con il suo nuovo nome esotico e i suoi modi eccentrici. 

E tu la reputavi intelligente perché, per abitudine, ingoiava dipinti e poesie senza assaporarli mai davvero.

Tu la reputavi libera, perché i suoi ospiti tiravano l’alba applaudendo numeri da taverna per distinguersi da noi, quelli incasellati.

Tu la ritenevi arguta, bellissima, indispensabile alla tua stessa esistenza. 

Tu sognavi fughe esotiche, convenzioni spezzate, libertà. Sognavi di ingoiare dipinti e poesie, sognavi di tirare l’alba, sognavi una bellezza immaginaria.

Ho spalancato la porta per te, più volte. Sei sempre rimasto con un piede sulla soglia.

Forse sapevi che un sogno deve rimanere tale. Forse sapevi che non avresti mai potuto fare parte del suo mondo. Che saresti sempre stato quello nella norma, banale, poco interessante, in un angolo. Che, alla fine, avresti odiato anche lei per averti deluso. Ne avresti detestato l’opportunismo, la falsa ritrosia, la sua capacità innata di accattivarsi  simpatia e pietà facendo leva sui tuoi vuoti. Accollando a te ogni colpa per aver tentato più volte di convincerla a farti entrare nel suo mondo.

Lei sapeva che le saresti venuto a noia. Lei sapeva che saresti rimasto in un angolo e che l’avresti odiata. Lei sapeva che non eri abbastanza. 

E allora rimpiangila pure. E detesta me perché non sono lei. Perché sono quello che volevi che fossi. 

Non vedrai mai quella che sono davvero. Non ne sei in grado. Ma non importa che tu te ne renda conto. Io ti ho salvato. 

 

 

   
 
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