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Autore: renmisya22    23/11/2022    1 recensioni
Shino decide di invitare una sua vecchia amica alla lezione del giorno: l'esperta d'armi, Tenten. La ragazza però, sembra avere la testa un po' tra le nuvole.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neji Hyuuga, Rock Lee, Shino Aburame, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Era in ritardo: l’ospite speciale della lezione di quel giorno non sembrava arrivare. Shino aveva deciso di chiamare una sua vecchia conoscenza a fare lezione all’accademia, dato che la responsabile della classe era finita in ospedale e non voleva far saltare una lezione ai suoi preziosi studenti. Di solito però, l’ospite era una persona sempre puntuale, non tardava mai agli appuntamenti fissati. Quindi a lui sembrava abbastanza strano. Ma la realtà era una soltanto: quel codardo di Shino aveva semplicemente messo un biglietto nella cassetta della posta del negozio, evitando di parlarle dal vivo, perché si vergognava a chiederlo di persona per para di ricevere un rifiuto istantaneo. Dunque, non l’aveva invitata personalmente. Probabilmente aveva totalmente ignorato la sua richiesta e non si sarebbe presentata, come d’altra parte avrebbe fatto chiunque di sua conoscenza, dato che ormai tutti i suoi amici di vecchia data, avevano i propri impegni. Però, non poteva lasciare mica i suoi alunni senza nessuna lezione.
-Bene, ragazzi! Sedetevi ai vostri posti! – sorrise l’uomo, ormai rassegnato. -Come potete vedere, oggi la vostra professoressa è assente, quindi la lezione spetterà a… - Non finì di parlare, che la porta della classe venne spalancata, introducendo la figura di una donna con un sorriso enorme stampato sul volto.
-La lezione a cui assisterete oggi, sarà fatta da me! – A parlare era l’ospite che stava attendendo Shino con ansia. Era Tenten.
-Ma tu sei la signorina del negozio di armi! – gridò euforica Himawari, riconoscendo la donna con la quale aveva scambiato soltanto una volta due parole, ma che ogni tanto andava a visitare, sbirciando l’interno del negozio per osservarla lavorare. Da quando Tenten le regalò la collana, non l’aveva mai più tolta, era come se fosse il suo piccolo portafortuna. A sua volta era felice, la maestra d’armi, era veramente contenta dell’entusiasmo della bambina nel riconoscerla e nell’indossare ancora quel gioiello. Non pensava che la piccolina l’avrebbe conservato per così tanto tempo.
Dall’altra parte della classe, anche Shino era sorpreso, ma il suo stupore era derivato da un altro fattore: non si sarebbe mai aspettato che alla fine il suo invito fosse stato accettato. Dopo aver ringraziato la donna, invitò tutta la classe a fare lezione all’aperto e non avendo altre lezioni da seguire, si sedette su una panchina osservandola. Tenten sembrava divertirsi molto con quei ragazzini, ci sapeva fare. Stava spiegando nel dettaglio, tutti gli usi delle armi, dalla meno alla più potente, descrivendone però come anche quelle che sembravano essere più deboli, in realtà potevano rivelarsi pericolose se usate con astuzia. Per quanto però potesse sembrare gentile, si era rivelata anche relativamente severa con quei bambini, arrabbiandosi quando qualcuno impugnava in modo errato un kunai, ci teneva molto ad insegnare qualche trucchetto, anche se gli alunni ad un certo punto, sembravano proprio impauriti dalla donna, fatta eccezione per Himawari, che invece era genuinamente interessata. Al suono della campanella tutti i bambini che inizialmente erano entusiasti della lezione all’aperto con una nuova insegnante, ora parevano stremati. Salutando educatamente, tornarono poi di corsa nella loro classe.
-È stata una bella lezione! Sei brava con i bambini. – disse Shino, avvicinandosi a Tenten che beveva l’acqua per rinfrescarsi la gola, dopo aver passato un’intera ora a parlare e spiegare. I due in realtà, pur conoscendosi da anni, non erano mai stati poi così grandi amici, quindi l’uomo non sapeva molto bene come approcciarsi. -Scusa se ti ho fatto perdere una giornata di lavoro.
-Tranquillo, Shino! – la donna gli diede una piccola pacca amichevole sulla spalla. -In realtà avevo già in mente di venire qui, per assistere a qualche lezione.
-Non mi dirai che vuoi diventare anche tu un’insegnante? – ridacchiò.
-Scherzi? Non ho tutta questa pazienza per stare con così tanti bambini, tutti i giorni! E poi, mi si secca anche la gola, a parlare per così tanto tempo. Mi chiedo come tu faccia a fare questo lavoro. - sorrise ma poi calò il silenzio tra i due.
Per qualche secondo non parlarono, ma continuarono a guardare il parco, ormai privo degli studenti, già rientrati nella loro classe. Sin da piccolo, Shino non era per nulla una persona che sapeva conversare, lo aveva capito da qualche anno ormai, per questo era sempre solo e nessuno lo ascoltava mai, anche se aveva sempre desiderato avere qualcuno con cui parlare e divertirsi. D’altra parte invece, c’era invece Tenten, che da giovane era sempre amichevole e gentile con tutti, ma che al di fuori di Neji, non era mai riuscita a stringere forti legami con i suoi coetanei. Da quando il suo compagno di squadra era venuto a mancare, sembrava sempre pensierosa e spesso tendeva a isolarsi, persino da Rock Lee, che da sempre era stato come un fratello per lei. Certo, spesso usciva anche con le ragazze, con la quale aveva sempre avuto un atteggiamento da sorella maggiore, ma da quando loro si erano tutte sposate, aveva iniziato un po’ a sentirsi come un pesce fuor d’acqua quando intraprendevano i loro discorsi da madri e mogli, per questo aveva iniziato ad allontanarsi da loro. In un certo senso, quei due si assomigliavano. O forse, la solitudine, era l’unico elemento in comune.
-Comunque, Shino… - lo richiamò, dandogli un leggero pugno sulla spalla. -La prossima volta che mi inviti a lezione, dimmelo dal vivo e non con un bigliettino lasciato nella cassetta della posta del negozio, intesi? – finì, facendo il tipico gesto che faceva il suo iconico maestro: l’occhiolino ed il pollice all’insù.
Poi si alzò dalla pancina, in procinto di andarsene, ma proprio nello stesso istante, sentì la sua mano bloccata da quella dell’esperto d’insetti.
-Che c’è? – chiese lei, guardando curiosa l’uomo.
-No, niente. – si tirò indietro subito.
Lei lo guardò seria ma poi ridacchiò sotto i baffi. -Non vorrai mica chiedermi un appuntamento?
 
La missione di quel giorno, era stata conclusa con estremo successo anche quella volta. Quando loro collaboravano insieme, nessuno li poteva fermare. Eppure il loro rapporto inizialmente era quello di due semplici compagni di squadra e partner di allenamenti, di due semplici colleghi, ma da quando Neji le aveva chiesto di diventare ufficialmente la sua spalla, avevano iniziato ad essere una vera e propria squadra. Lui attaccava, mentre lei lo difendeva, proteggendo il suo punto cieco nonché punto debole. Con il passare del tempo, dato che lo passavano sempre insieme, avevano anche iniziato a pensare le stesse cose, ad avere atteggiamenti molto simili. Ormai erano in simbiosi. Spesso dicevano anche le stesse cose contemporaneamente, cosa che suscitava in Tenten grande divertimento, soprattutto perché quelle volte in cui accadeva Neji arrossiva leggermente perché mai si sarebbe aspettato di sentire qualcuno pronunciare le stesse cose che diceva. Fatto sta, che passavano veramente tanto tempo insieme, si può dire che durante i loro due anni di collaborazione, i due quattordicenni stavano praticamente ogni giorno insieme. Però, per quanto tempo passassero in compagnia, i due non erano mai usciti, se non per quelle volte per festeggiare una missione compiuta alla perfezione o qualche loro successo personale, con il resto della loro squadra. Ma mai loro due da soli. La motivazione però, era una sola: i due si piacevano. Non c’era un momento preciso in cui si erano resi conto dei propri sentimenti, era successo e basta. Ma ovviamente, nessuno dei due, voleva dare a vedere questa cosa. Avevano entrambi paura di essere considerati l’uno per l’altra, solo come semplici partner e nulla di più.
-La missione di oggi è stata un vero e proprio un successo! – disse Tenten, dando un pugno amichevole sulla spalla di Neji, che a sua volta annuì senza alcuna espressione. La ragazzina poi lo guardò, accennando un sorriso per poi proseguire qualche passo avanti a lui, mettendo le mani dietro la spalla e si girava per guardare il suo compagno di squadra. -Sono distrutta… ora torno a casa a riposare un po’. Ci vediamo domani per l’allenamento, Neji!
La ragazza si girò di nuovo verso l’orizzonte e continuò a proseguire, e mentre lei stava avanzando sempre più lontana da lui, si sentì la propria mano stretta da quella di un’altra persona: la mano era decisamente più grande della sua e molto fredda, le dita invece erano sottili e delicate. Girandosi, notò che era proprio Neji. Subito la ragazza, arrossì. Di solito Tenten era brava a non arrossire, riusciva a trattenersi, al contrario del suo compagno di squadra che anche se in poche occasioni, quando si imbarazzava il suo volto si colorava leggermente di rosso, ma dato che in quel momento era stato tutto così improvviso, era stata colta di sorpresa, e proprio per questo non sapeva bene come reagire. I due si fissavano in silenzio per qualche secondo, ma poi Neji, schiarendosi la voce, decise finalmente di parlare.
-Festeggiamo. – sussurrò però con un filo di voce e Tenten fu sorpresa. Così sorpresa da quella richiesta, che scoppiò in una sonora risata. La richiesta del suo compagno era stata veramente così improvvisa.
-Non sapevo che ti piacesse festeggiare, Neji! – continuò a ridacchiare. -Credevo di conoscerti bene ormai, ma non mi sarei mai aspettata una richiesta del genere.
-Non mi piace festeggiare con Gai e Lee. – disse lasciando la mano della compagna di squadra. -Però festeggiare con te, mi farebbe piacere. In fin dei conti, questa è anche la prima missione che completiamo noi due da soli…
E sentendo quelle parole, sul volto della maestra d’armi, si formò un sorriso enorme che partiva dall’orecchio sinistro a quello destro, per poi dare la conferma positiva.
 
-Quindi, Tenten, come facevi a sapere che ti avrei chiesto di uscire? – chiese curioso Shino. L’uomo alla fine aveva deciso di invitarla a mangiare una ciotola di ramen da Ichiraku, giusto per parlare un po’. Non era un appuntamento, era una scusa di Shino, per stare in compagnia di qualcuno e non passare la serata a parlare con il suo peluche di Kurama, sentendosi avvolgere come al solito da quella grande sensazione di solitudine che da anni, lo tormentava.
-Esperienza. – sorrise la ragazza. -Non sembra, ma in realtà diverse persone mi hanno invitato ad uscire, lo sai?
-Beata te… - sussurrò l’uomo.
-Ma dai, Shino. Non dirmi che in questi anni nessuno ti ha mai chiesto un appuntamento? – disse ironica Tenten, ma vedendo il volto serio e triste dell’uomo, iniziò a provare un leggero senso di colpa per ciò che aveva detto. -Dai, non fare quella faccia, scherzavo! – disse dandogli una pacca sulla schiena.
-Tranquilla, non me la sono presa. – accennò un sorriso, iniziando a mangiare silenziosamente il ramen, ma poi guardò la più grande. -Quindi hai avuto diverse relazioni nella tua vita. – disse senza esitazione, con tono serio.
Tenten, che aveva iniziato a mangiare anche la sua porzione, quasi la risputò per il ritorno improvviso su quel discorso. Parlare di cose del genere con Shino Aburame, che da ragazzo evitava di parlare con coloro con la quale non aveva nulla a che fare, era veramente una cosa improvvisa. Tenten non era certo tipo da parlare delle sue esperienze amorose, soprattutto per quelle passate. Parlare della sua situazione sentimentale era diventato quasi un tabù, quando le sue amiche le chiedevano quando si sarebbe sistemata, passava subito ad un altro discorso o semplicemente diceva che non era interessata a cose del genere. Qualche anno prima, Temari, l’aveva quasi obbligata a frequentarsi con suo fratello Kankuro, che aveva iniziato a mostrare interesse nei suoi confronti, che nel periodo in cui Hinata e Naruto si sposarono, molto spesso chiedeva notizie e informazioni sul suo conto oppure andava a Konoha per cercare di attaccare bottone con lei, ma si era rivelato un tipo totalmente noioso per i suoi standard. Un ragazzo estremamente simpatico, ma troppo egocentrico. Non faceva altro che parlare delle sue amate marionette e sminuiva l’arte delle armi, invitandola spesso a iniziare ad usare le marionette invece, cosa che a Tenten dava estremamente fastidio. Per questo motivo, aveva deciso di mollarlo dopo un solo mese, beccandosi un rimprovero da Temari che le aveva chiesto almeno di provare un po’ a conoscerlo. Ma purtroppo, tra di loro le cose non potevano minimamente funzionare, navigavano sulla cresta d’onda differente e nessuno dei due era motivato a cambiare il proprio carattere. Quella in realtà, fu l’ultima volta che provò a frequentare qualcuno. L’amore proprio non faceva per lei. Preferiva leggere le storie sentimentali, più che viverle in prima persona. Da un po’ di tempo, effettivamente, la donna aveva iniziato ad appassionarsi ai romanzi d’amore e spesso chiedeva anche qualche consiglio a Kakashi. Però, odiava i libri con finali tristi. Quelli, cercava sempre di evitarli. Preferiva invece le avventure romantiche o amori incorrisposti, che ad un certo punto, magicamente si scoprivano essere corrisposti. Erano quelli i romanzi che le interessavano.
-Sì, ho avuto qualche esperienza sentimentale, ma mi sono resa conto che non sono molto interessata a innamorarmi di qualcuno.
-Veramente? – domandò curioso. -Eppure ho sempre pensato che tra te ed il cugino di Hinata ci fosse qualcosa di veramente serio.
Tenten rimase di sasso sentendo quelle parole, sentir nominare così improvvisamente la figura di Neji. Tutto ciò le fece quasi venire la pelle d’oca. Serrò poi i pugni e deglutì. Cercando una scusa per andare via, guardò verso l’orologio e in seguito, si alzò dal suo posto, lasciando i soldi della cena sul tavolo.
-Domani devo lavorare, quindi io vado. – disse cercando di abbozzare un sorriso, per nascondere il disagio, ma purtroppo, non ci riuscì, in quanto era abbastanza evidente il tremolio delle sue labbra. -Allora, ciao. Passa quando vuoi dal negozio!
 
La mattina dopo aver festeggiato il completo successo di quella missione, qualcosa tra i due era cambiato, ma in realtà, non era per niente evidente agli occhi degli abitanti di Konoha, né tantomeno alle persone loro più care. Nessuno si era reso conto di nulla, perché mantenevano sempre lo stesso modo di fare di sempre. Ma la sera prima, Tenten e Neji avevano finalmente fatto chiarezza con i loro sentimenti. Si erano dati appuntamento in un piccolo ristorante del villaggio e fortunatamente quella sera, non c’era nessuno, per festeggiare il successo di quella missione. I loro amici si trovavano tutti a svolgere le proprie missioni e non sarebbero tornati prima del pomeriggio seguente, nessuno avrebbe potuto disturbarli. Purtroppo però, nonostante quella fosse una festa, avevano deciso di comportarsi come al solito, discutendo del più e del meno del successo della loro missione. E così, la serata continuò con estrema tranquillità, con le solite battute che si scambiavano, fino alla fine della cena. Ma nessuno dei due, era soddisfatto abbastanza di quella serata. Volevano sicuramente qualcosa di più. Uscirono fuori dal ristorante, l’aria era fresca, ma pur sempre piacevole: non si gelava, si stava bene. Era un clima perfetto per fare una camminata all’aperto, in estrema tranquillità, nonostante fosse già mezzanotte inoltrata.
-Ti va di fare una passeggiata? – azzardò Tenten, mentre camminava fianco a fianco al ragazzo, mantenendo sempre una certa distanza.
-Non sei stanca? – chiese Neji, in quanto aveva notato, che poco prima di pagare la cena, aveva iniziato a sbadigliare pesantemente.
-Sì, ma voglio camminare! Per digerire un po’, sai com’è. – sorrise e lui annuì.
I due continuarono a camminare insieme come facevano sempre. Ogni tanto Tenten, si divertiva a stuzzicarlo e infastidirlo con qualche battuta, perché adorava vedere le sue reazioni, soprattutto quando cercava di mantenere la calma ma si poteva comunque notare la frustrazione. Stranamente però, quella sera Neji non reagiva a nulla, cosa stranissima dato che un minimo di reazione da parte sua, la si poteva facilmente scorgere, sul suo volto, quando stavano insieme. Ma in quel momento aveva la testa ben oltre e lei voleva capire il perché. Iniziò a riflettere per bene, finché non le venne l’illuminazione.
-Neji, ti vedo pensieroso… - iniziò, posizionandosi davanti a lui, quando ai tempi avevano ancora l’altezza simile. -Non sarà mica che tuo zio si arrabbia se torni a casa tardi?!
E finalmente, sentendo quella domanda, lo Hyuga, ebbe finalmente la tanto attesa reazione. -Tenten, ma che cosa dici?!
Lei ridacchiò e poi fece la linguaccia. -Dico sul serio, comunque. C’è qualcosa che ti turba per caso?
Ma lui deviò il discorso e superò la ragazza, iniziando ad accelerare senza alcuna ragione il passo, cosa che ovviamente lasciò perplessa la kunoichi, che comunque, continuò a seguirlo e subito riuscì a rimettersi al passo con il ragazzo, che aveva iniziato a rallentare. Camminarono per un po’, fino ad arrivare al campo dove di solito si allenavano.
-Neji, mi stai dicendo che mi hai fatto fare tutta questa strada solo perché volevi allenarti? – chiese ancora lei, con aria perplessa e leggermente con il fiatone. -Non mi dirai che adesso anche tu sei stato infettato dall’influenza della giovinezza di Gai e Rock Lee… ti prego, non dirmi che inizierai anche a indossare quella stupida tuta verde anche tu… - rabbrividì lei.
Tenten sembrava star impazzendo al solo pensiero e iniziò a camminare con la mano sulla fronte, immaginando il suo compagno di squadra con la tutina degli altri due. Non ci voleva credere, che l’unica persona con un briciolo di cervello nella sua squadra, adesso stava per entrare a far parte della squadra dei maniaci fissati dell’allenamento estremo. Quella reazione tanto disperata che aveva avuto la povera Tenten, suscitò in Neji una risata genuina, come non l’aveva mai fatta prima, tanto che la ragazza che fino a qualche istante prima si stava preoccupando, rimase sorpresa. Neji Hyuga, non rideva mai in quel modo. Non lo aveva mai visto ridere spontaneamente. Si sentiva in qualche modo felice di vedere quel suo lato, libero dai suoi soliti pensieri e tormenti. Aveva da sempre desiderato vederlo ridere di sua spontanea volontà e finalmente, dopo due lunghi anni di amicizia, il ragazzo aveva finalmente deciso di dar sfogo alle sue emozioni, aprendosi e mostrando quel suo lato alla sua amica. Tenten non si sarebbe mai aspettata che quel giorno sarebbe proprio arrivato, erano anni che cercava di farlo ridere così genuinamente. Era veramente contenta, tanto che dimenticò subito il perché poco prima si stesse disperando e iniziò a sentire il battito del cuore accelerare per la felicità, così di punto in bianco, senza neanche accorgersene, riuscì a tirar fuori un po’ di coraggio e lo fece.
-Neji, mi piaci! – gridò lei all’improvviso, ma poi subito dopo, si rese conto di quello che aveva appena detto, distogliendo subito lo sguardo dalla figura del ragazzo, non notando neanche l’espressione che aveva in quel momento in volto il suo compagno di squadra. -Cioè, mi piace la tua… risata ecco! Dovresti ridere più spesso, lo sai! L’ho sempre detto che un girono sarei riuscita a farti ridere! E tu che ti rifiutavi di fare amicizia con me, ricordi? – ridacchiò lei, cercando di velare l’imbarazzo che si era creato tra loro due in quel momento.
-Oh… - il ragazzo tornò però serio. -Anche tu… hai una bella risata.
E qui Tenten iniziò a giocare con i kunai che aveva in tasca, sempre presa dal suo imbarazzo senza rendersene conto, per poi stiracchiarsi e sedersi sull’erbetta. Anche Neji fece la stessa cosa. Stranamente, però, iniziò ad avvicinarsi alla ragazza, probabilmente per ascoltare meglio le sue parole.
-Perché ti sei messo così vicino? Pensavo non ti piacesse il contatto fisico.
-Da qui, riesco a vedere meglio il cielo… - sussurrò, guardando in alto e così fece anche la ragazza, facendole notare che le foglie degli alberi, proprio in quel punto permettevano una visuale migliore del cielo notturno.
-Effettivamente, hai ragione. Questo sembra essere proprio il posto migliore per guardare il cielo e le stelle!
-Io però, preferisco vedere il cielo, l’ho sempre adorato: sin da piccolo ho sempre desiderato raggiungerlo. Ma in questo periodo, mi sono reso conto di star vicino ad un cielo che vale il doppio e perdermi nel guardarlo. *
-Che intendi dire? – chiese girandosi dalla sua parte, per poterlo guardare. Ma rimase sorpreso quando notò che Neji stava fissando lei.
-Voglio guardare solo te, Tenten.
E dopo quella frase, i due dichiararono i sentimenti che ormai provavano l’uno per l’altra, già da molto tempo prima. Fu quello, la sera in cui i due finalmente si fidanzarono e rimasero insieme fino ad allora.
 
Erano passate ben due settimane da quando Shino e Tenten erano usciti insieme. Due settimane da quando la donna, tornata nella sua piccola dimora, aveva cercato tra i mobili della sua casa, una foto che aveva conservato anni prima. La foto che il fotografo aveva scattato a lei e Neji, il giorno in cui lui era stato finalmente promosso a Jounin e che aveva riposto via, una volta tornata a casa in seguito alla guerra. Vedere quella foto, le faceva male. Ma lei non poteva assolutamente permettersi di piangere pensando alla morte del suo fidanzato, di colui che le aveva promesso che a seguito del conflitto si sarebbero sposati, dopo ben quattro anni dal loro fidanzamento che avrebbero finalmente reso pubblico ai loro amici. Ma lei, non voleva piangere. Non voleva sembrare la vittimista della situazione, piangere per amore le faceva anche paura, pensava ad Ino, che quando pianse per Sasuke, tutti i loro amici, fatta eccezione per lei e Choji, l’avevano guardata in modo sgradevole. Non voleva che gli altri le avessero dato sguardi del genere, non voleva passare per la persona che piangeva il passato, dopo aver nascosto segreti così grandi. In fin dei conti, c’erano persone che stavano molto peggio di lei per via della morte del suo fidanzato, come Hinata, che si era da sempre sentita colpevole di quanto accadde. Tenten non doveva piangere, in fin dei conti, era anche una delle regole dei ninja: non far trasparire le proprie emozioni durante la missione.
Nonostante ciò, la morte di Neji, non l’avrebbe mai superata. Sapeva benissimo che sarebbe potuto accadere, ma era stato troppo difficile da metabolizzare. Se ne rese realmente conto, solo quando tornò a casa e vide la foto: lei che abbracciava felicemente il braccio del suo ragazzo, mentre lui accennava un sorriso per nulla infastidito. Purtroppo, quella fu l’ultima volta che la vide, dato che la ripose in un posto che già la mattina seguente si era dimenticata. E nel corso di quelle due settimane, a seguito “dell’appuntamento” con Shino, le era venuta voglia di cercarla per appenderla nel suo negozio.
La cercò ovunque, su tutte le mensole della casa, ma quella foto era scomparsa totalmente. Si era quasi arresa, ma in realtà le mancava solo un posto da controllare: la scatola dove custodiva con cura il primo kunai che era riuscita ad evocare, quando era ancora una ragazzina. La aprì e vi ci trovò, piegato un foglio. Chiuse gli occhi e lo aprì senza più esitare.
Era proprio la foto che cercava.
 
-Dai, Jounin! Fammi un autografo! – disse la ragazza, ormai sedicenne, prendendo dalla tasca del suo pantalone la foto che aveva scattato qualche ora prima il fotografo. Si trovavano da soli nella modesta casa di Tenten, per festeggiare la promozione del fidanzato.
-Perché vorresti un autografo su questa foto? – chiese lui, cercando di fare il serio, ma si lasciò scappare un sorriso intenerito, vedendo la faccia gioiosa della sua fidanzata che emanava una radiosità tale del sole.
-In fin dei conti, è un ricordo! – rispose sorridendo. -Tra qualche anno, rideremo pensando a questo ricordo. Non vorrai mica deludere la tua fan numero uno, spero!
-Che cosa ridicola. – ridacchiò, scompigliando i capelli della ragazza e prendendo la foto, per poi girarsi di spalle alla ragazza e scrivere qualcosa.
-Perché ti sei girato? Dai, voglio leggere anche io! – disse cercando di vedere, ma il suo fidanzato era leggermente più alto e riusciva a nascondere alla perfezione ciò che scriveva. -Uffa, vorrei avere anche io il Byakugan. Almeno sarei riuscita a leggere cos’hai da scrivere.
-La curiosità fa male. – si girò il ragazzo, con in volto un sorriso dolce. Tenten era l’unica ragazza in questo mondo, che riusciva a farlo sorridere semplicemente esistendo. Era speciale per lui, ma probabilmente lo era per tutti al villaggio, in quanto trattava chiunque come se lei fosse la loro sorella maggiore (essendo la più grande del gruppo dei suoi amici). Fortunatamente, lei aveva solo occhi per Neji e lo stesso valeva per lui. Mai, infatti, Neji avrebbe sorriso in quel modo con qualche altra persona.
-Quindi posso leggere cos’hai scritto? Non penso che per fare un autografo ci sia bisogno di così tanto tempo e impegno! – continuò lei, impaziente di riavere la loro foto tra le mani.
-A te. – disse lui, consegnandole la foto. La ragazza rimase a guardare in silenzio il retro, la parte che solitamente era bianca. Non c’era però un semplice autografo. Neji, aveva scritto un’intera dedica. Non l’aveva ancora letta, ma si sentì subito sciogliere il cuore.
“Dedicato alla Kunoichi del mio cuore, la mia adorata Tenten. La mia promozione a Jounin, non la potrò dedicare a nessun altro, se non a te. Sei colei che mi dà la forza per lavorare sodamente, l’unica a cui dedicherò per sempre il mio sorriso, l’unica che amerò per tutto il resto della vita e che proteggerò senza nessun impegno. Il tuo Neji Hyuga.”
 
Finalmente, trovò una cornice per appendere quella foto al negozio d’armi. Rileggere quelle parole, era stato veramente un colpo micidiale per il suo cuore. Come se un pugnale le infilzasse un colpo diretto al petto.
-L’unica che proteggerai, eh Neji? – sospirò, mentre metteva la foto sulla parete. -Alla fine hai deciso di proteggere tua cugina e Naruto, ma almeno adesso qui ti considerano tutti uno dei più grandi eroi del villaggio. – sorrise poi rassegnata, per poi sedersi al bancone e iniziare a leggere il libro che aveva comprato poco prima, aspettando invano che entrasse qualcuno.
Nessuno era interessato alle armi ormai, quasi tutti avevano tecniche proprie che apprendevano da soli o grazie ai loro familiari. Nessuno provava mai a combinare le tecniche con l’uso delle armi, era lei l’unica scema che sin da bambina si era ostinata ad imparare al meglio come usarle, dato che falliva in ogni tecnica che provava. Come risultato, tra tutti i suoi amici, era quella più scarsa (nonostante al villaggio, in molti la stimavano). L’unica persona che non l’aveva mai fatta sentire inutile, per quanto la sua superiorità fisica fosse evidente, era proprio Neji. L’aveva sempre lodata per essere una valida partner di allenamenti, ma soprattutto, per il suo essere indispensabile nella sua vita. Eppure, se fosse stata veramente così forte, come diceva lui, avrebbe potuto benissimo riuscire a praticare l’arte medica e provare a fare qualcosa per salvarlo. Invece, era rimasta lì, senza mostrare alcun sentimento alla morte del suo fidanzato, forse perché il codice dei ninja diceva che in situazioni del genere non bisognava piangere, ma più probabilmente perché non riusciva per nulla a crederci che la persona che amava con tutta sé stessa aveva perso la vita. Era sicura che, una volta di ritorno a Konoha, l’avrebbe trovato sano e salvo. Voleva che tutta quell’inutile guerra fosse uno stupido incubo.
Invece era tutto vero. Il suo Neji Hyuga, era passato a miglior vita.
-Buongiorno, Tenten! – sentì la porta aprirsi. Era Rock Lee, il suo migliore amico da ormai tutta la vita. L’unico vero amico che era rimasto al suo fianco, senza pressarla troppo sulla sua vita sentimentale, nonostante fosse il primo che elogiava l’amore.
-Ciao Lee… - lo salutò, senza distogliere lo sguardo dalla lettura. -Come mai sei qui?
-Avevo in mente di incontrare la mia più preziosa amica! – affermò il ragazzo dalla capigliatura oscena. Passavano gli anni, ma proprio non voleva smettere di portare i capelli in quel modo, aveva addirittura influenzato il piccolo Metal. -E quella da dove esce? Non c’era l’ultima volta! – disse Rock Lee, avvicinandosi alla foto appesa pocanzi.
Tenten chiuse il libro, per osservare il suo ex compagno di squadra. Voleva evitare che leggesse la dedica scritta da Neji. Non voleva che Lee scoprisse che tra loro due ci fosse stato qualcosa anni fa, anche se vedendo quella foto, avrebbe compreso tutto. Nonostante non eccelleva in intelligenza, era un ragazzo empatico.
-Non l’avevo mai vista questa foto… - continuò prendendo in mano la cornice dalla parete. -Eravamo tutti e tre molto legati, ma tu e Neji avevate veramente instaurato un legame profondo… - sorrise, avvicinandosi all’amica che rimaneva in silenzio, senza togliere gli occhi dalla foto che Lee aveva in mano. -Chissà come sarebbe stato se Neji fosse stato ancora qui con noi.
-Sarebbe diventato vecchio anche lui. – cercò di sembrare fredda, ma la sua voce le tremava. Rock Lee se ne rese conto e le prese la mano, accarezzandola. Lui in realtà lo sapeva. Sapeva perfettamente dei sentimenti che provava Tenten, nei confronti di Neji. Aveva sempre notato che tra quei due era nata una relazione, ma aveva deciso di rispettare il loro desiderio di mantenere il segreto e decise di comportarsi come al solito con loro, anche se da ragazzino, moriva dalla voglia di sapere ogni dettaglio, cosa che purtroppo non era mai riuscito a fare. Sapeva benissimo che Tenten non era riuscita a superarla. Voleva tanto fare qualcosa per aiutarla, ma non era di certo la persona esatta. Anche a lui mancava tanto Neji, il suo rivale più grande, il suo migliore amico. Di certo, non quanto mancava a Tenten: lui conosceva alla perfezione il tipo di relazione che avevano quei due, nonostante volessero tenerla segreta. L’aveva capito poco prima dell’inizio della guerra, ma da quando erano diventati una squadra, aveva capito che quei due erano fatti per stare insieme. Neji aveva bisogno di Tenten al suo fianco, e lo stesso lei. Si completavano. Per questo, Rock Lee non aveva mai cercato di obbligarla a fidanzarsi con qualcuno, quando tutti avevano iniziato a sposarsi. Sapeva che il legame che avevano quei due, era veramente insostituibile. Però, voleva vedere Tenten andare avanti, voleva che tornasse di nuovo quella di sempre, la sorella su cui tutti potevano contare e che invitava le proprie amiche a bere qualcosa, quando notava che qualcuna di loro era giù di morale.
-Ho saputo che Naruto ti ha convocato. – cercò di allontanarsi dal discorso “Neji Hyuga”. -Sei stata assegnata a qualche missione importante?
-In un certo senso… - disse, appoggiando la testa sul bancone. -Ma non sono sicura di voler accettare.
-Come mai? Che tipo di missione è? – chiese carico come suo solito, provocando un sorriso colmo di nostalgia da parte di Tenten.
-Sai, sono stata promossa a Jounin.
-MA È PAZZESCO, TENTEN! NON LO SAPEVO! DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE FESTEGGIARE! DOBBIAMO AVVISARE ANCHE IL MAESTRO GAI!
-Ma la promozione non è dovuta al merito, in fin dei conti sono sempre qui a lavorare al negozio.
-Naruto ha sicuramente voluto premiare la tua costanza nella creazione di armi micidiali! L’ho sempre detto, tu sei fantastica!
Ma la ragazza non ascoltò quella serie di lodi. -Tra qualche anno, dovrò diventare la maestra di Himawari.
Rock Lee rimase in silenzio. Non sapeva bene come reagire, voleva assolutamente congratularsi con lei per quell’occasione. Ma in realtà, aveva percepito dell’amaro in quella notizia. Per quanto potesse essere diversa fisicamente, la figlia di Naruto e Hinata, era molto simile a Neji, soprattutto nel suo grande talento e nell’abilità.
-Tu come ti senti a riguar… - Rock Lee non finì di parlare, poiché la porta del negozio si aprì improvvisamente.
-Buongiorno ragazzi! – era Shino. I due, fermarono la loro conversazione e salutarono l’uomo appena entrato. Tenten però, si sentiva ancora a disagio per quanto era successo qualche settimana prima e ovviamente, Lee lo notò subito.
-Ti serve qualcosa, Shino? – chiese lui sorridente, avvicinandosi al più giovane.
-Volevo qualche arma da far usare ai ragazzi per le lezioni. – poi passò oltre Rock Lee, dirigendosi da Tenten. -Avresti qualche consiglio per delle armi per dei ragazzini?
Cercando di mascherare il disagio che provava in quel momento, come faceva in tutte le situazioni del genere, si alzò dal bancone, per dirigersi in magazzino a prendere alcune armi. Rimasero lì da soli, i due uomini. Shino non si lasciò sfuggire però, la foto che era rimasta sul tavolo e la guardò. Per quanto non lo potesse sembrare, era veramente un tipo curioso.
-Quindi lei e Neji stavano veramente insieme? – chiese Shino, osservando la foto.
-Esattamente. – rispose Rock Lee, avvicinandosi all’Aburame. -O almeno, lo avevo capito da me, ma non avevano mai reso la cosa pubblica. Proprio oggi, Tenten aveva appeso questa foto al negozio.
-Capisco. – disse.
-Comunque… - disse Rock Lee gridando. -È arrivata l’ora del mio allenamento! Quindi vado! – si diresse verso la porta, ma poi si voltò indietro. -Comunque, conosco bene Tenten. Ho visto che provava disagio quando sei entrato, quindi cerca di non comportarti male con lei. – disse dandogli un’occhiata fredda, ma poi tornò ad essere il solare e solito vecchio Lee. -Bene, ci si becca in giro!
E Shino, annuì salutandolo. Capendo la situazione, adesso Shino provava un leggero senso di colpa per quanto riguarda ciò che aveva detto qualche settimana prima. In fin dei conti, era colpa sua. Lui e Tenten probabilmente erano semplicemente conoscenti e parlare di cose del genere, l’avevano sicuramente messa a disagio.
Sentì poi, i passi della ragazza che ritornava al negozio, dopo essere uscita dal magazzino. Portava con sé un cartone enorme, pieno di armi differenti. L’oggetto sembrava abbastanza pesante, per una ragazza normale. Eppure lei, sembrava portarlo con estrema semplicità.
-Mh? – si guardò intorno, dopo aver posato lo scatolone sul banco. -Lee è andato via?
-Diceva che era ora del suo allenamento.
-Il solito. – roteò gli occhi. -Quello nel corso di questi anni, non è cambiato di una virgola, sai? – iniziò a uscire le armi per mostrarle a Shino. -Quando eravamo dei ragazzini, non faceva altro che correre da una parte all’altra per allenarsi. Io e Neji non riuscivamo proprio a stare dietro a tanta esuberanza. Ad un certo punto, abbiamo realizzato di essere per lui dei genitori, dato che dovevamo farlo contenere nelle situazioni che richiedevano più serietà. – ridacchiò al ricordo, mentre Shino accennò un sorriso. -Comunque, queste sono le armi che ti consiglio per i tuoi alunni! – sorrise lei, alzando poi il pollice, vizio che ormai aveva preso da Gai e Rock Lee.
-Come funzionano? Non sono molto esperto di armi, quindi mi piacerebbe tanto la tua opinione a proposito.
-Non credi che potrei dirti i lati positivi, solo per obbligarti a comprare comunque tutte queste armi? – ghignò lei.
-Ti considero una ragazza seria. – sorrise. -Soprattutto quando si parla di armi. So che ci tieni molto.
La ragazza fu sorpresa, ma apprezzò quelle parole. -Allora, se ho un così grande fan, ti spiegherò per bene come funzionano! – disse, per poi prendere un piccolo bersaglio da sotto il banco per poi passarlo in mano a Shino. -Questi Kunai, non hanno la punta. Sono perfetti per l’allenamento dei bambini, perché quando li tiri al bersaglio… – La ragazza si posizionò lontana dall’amante degli insetti e lanciò contro l’arma che stava pubblicizzando, facendo sobbalzare Shino dalla potenza, ma notò che il colpo non aveva impatto. -Una volta che arrivano davanti un oggetto, si bloccano a qualche centimetro di distanza, senza dare impatto. Ovviamente, capirai che in battaglia sono inutili, quindi questi kunai sono praticamente considerabili dei giochi. – sorrise. -Si attivano tramite questo apposito telecomando.
-Fantastico. – disse lasciando il bersaglio. -L’hai ideato tu?
-Shino, caro. – ghignò. -Tutto quello che vedi qui, è stato ideato dal mio genio.
L’uomo rimase sbalordito. Era fantastico come Tenten si fosse appassionata a qualcosa del genere, e fosse riuscita a creare così tante cose differenti. Era una vera e propria esperta d’armi. Adorava la passione che ci metteva nello spiegare tutti i funzionamenti di quelle armi. Erano simili, anche in questo aspetto. Avevano una passione e potevano entrambi parlarne all’infinito.
-Comunque, mi dispiace essermene andata all’improvviso l’altra sera, Shino. – disse dispiaciuta.
-Tranquilla. Non mi ha dato fastidio, in fin dei conti, la colpa è mia che ho parlato un po’ troppo. – disse alludendo alla battuta che aveva fatto sulla relazione tra lei e Neji.
La ragazza sorrise dolcemente, comprendendo i sensi di colpa del suo amico. In realtà, sapeva perfettamente che Shino in quell’occasione non voleva sembrare scortese, in fin dei conti, nessuno sapeva della relazione tra lei e Neji, neanche lui. Non voleva farne una colpa a quel ragazzo, che nonostante l’aspetto, era una persona stranamente empatica. Shino, era veramente un bravo ragazzo.
-Per farmi perdonare, ti va di prendere un caffè con me? – propose la ragazza, indicando la porta.
-Non hai da lavorare?
Ma in risposta, Tenten alzò le spalle e poi ghignò. -Tranquillo, per oggi ho lavorato abbastanza. Effettivamente ho fatto anche un bel guadagno. – disse porgendo la mano all’Aburame, che a sua volta le rivolse uno sguardo confuso. -Shino, guarda che mi devi pagare quelle armi.
-Oh… stavo dimenticando. – disse prendendo il portafogli, ma venne bloccato.
-Per questa volta non ti faccio pagare, se in cambio mi offri tu il caffè. – sorrise lei e l’uomo annuì in silenzio, come era solito.
Ci mise pochissimo Tenten a chiudere il negozio, ovviamente non prima di aver riposto al meglio tutte le sue amate armi che erano rimaste in mezzo e aver sistemato di nuovo la foto di lei e Neji sulla parete. Shino intanto, aveva aspettato fuori, non sia mai interrompeva quella donna, nel suo rito del sistemare i suoi adorati oggetti da lei creati. Nessuno aveva il diritto di mettere mani sulle sue armi e sistemarle in un modo casuale. Dovevano stare ognuna al proprio posto, nella posizione più adatta a risaltare, e ovviamente, solo Tenten sapeva come posizionarle. Una volta, Rock Lee provò a prestarle aiuto, ma fu subito buttato via dal negozio a calci nel sedere e Shino aveva visto la scena mentre era di passaggio per quella strada. Però, in quel momento era lui a trovarsi fuori dal negozio d’armi. Certo, avrebbe voluto aiutare la ragazza a sistemare, ma neanche il tempo di rientrare che se l’era ritrovata già fuori, con il sorriso stampato sul volto.
-Bene, maestro. Dove andremo a prendere il caffè? – chiese Tenten, dando una gomitata alla spalla del ragazzo.
-Più avanti… c’è un locale niente male.
E i due quindi iniziarono a camminare, fianco a fianco. Non c’erano molti argomenti di conversazione, quindi si limitavano solamente a fare considerazioni sulle varie vetrine dei negozi del villaggio. Nonostante ciò, Tenten era decisamente brava a far sentire a proprio agio Shino.
 
-Neji, ti va di prendere un gelato insieme? – chiese la ragazzina, avvicinandosi al suo compagno di squadra. Ai tempi non stavano ancora insieme, si parlavano di rado. Effettivamente, non avevano nulla in comune quei due: solo il dover far parte di una squadra che neanche avevano scelto. A Tenten non andava bene, però. Non le andava bene che Neji stesse lì, tutto solo a guardare il cielo, una volta finiti i loro allenamenti. In qualche modo, sentiva il bisogno di fare amicizia con lui. Di solito per lei era facile legare con le persone: con Rock Lee, parlava spesso già dai tempi dell’accademia e non era poi così complicato parlare con lui. Lo stesso si poteva dire del maestro Gai, una persona dalla personalità così forte, era una buona guida persino per una persona come Tenten e a discapito di quel che poteva sembrare agli occhi esterni, il loro maestro trattava i suoi tre alunni alla stessa maniera, come dei figli (Lee, era ovviamente il più piccolo, che aveva il costante bisogno di attenzioni). Purtroppo però, con Neji Hyuga, aveva scambiato veramente poche chiacchiere. In realtà, inizialmente aveva anche paura ad interagire con lui, dato il suo pessimo atteggiamento nei confronti di Rock Lee. Però, con il passare dei giorni, aveva iniziato a coltivare il desiderio di parlare con quel ragazzino dall’espressione così matura per la sua età. Proprio per quella sua caratteristica, la giovane aveva in mente un piano: uscire con lui e provare a farlo divertire in qualche modo. Per questo, prendere un gelato insieme, era sicuramente la scelta migliore.
-Dovresti pensare ad allenarti, invece di sprecare i tuoi risparmi in cibo del genere. – rispose glaciale come al solito, alla richiesta della ragazza, senza incrociare il suo sguardo.
-Non credi che sarebbe bello se ogni tanto passassi un po’ di tempo con i tuoi compagni di squadra, invece di stare sempre con il muso alla fine degli allenamenti?
-E perché dovrei? – rispose, questa volta voltandosi verso di lei. -Voi siete semplicemente dei colleghi, nulla di più.
-Certo che la tua maschera da persona fredda, non ti si toglie mai. – ridacchiò lei sotto i baffi. -Dai, andiamo! – continuò a invitarlo. Se fosse stato Rock Lee, o qualsiasi altra persona, di sicuro l’avrebbe preso per mano per poi trascinarlo con sé. Ma con Neji non poteva permettersi di farlo, era troppo rischioso. Non sapeva quale sarebbe stata la sua reazione, anche se in realtà era curiosa. Ci avrebbe ovviamente provato, una volta riuscita nel suo intento di fare amicizia con lui.
-Vengono anche il maestro Gai e Rock Lee? – chiese lui. -Avevano detto che si sarebbero allenati insieme tutto il giorno, o sbaglio?
-Insomma, Neji… – si lamentò adesso la più grande. -ti sto chiedendo di andare a prendere insieme un gelato. Per fare amicizia, o qualcosa del genere!
-Amicizia? – chiese quasi con un tono schifato. -Che idiozia.
Ma Tenten, non voleva proprio arrendersi anche se l’atteggiamento di Neji le stava dando ai nervi. Poi le venne un lampo di genio.
-Non sono il genere di persona che fa queste cose, ma siccome ti ostini a distaccarti così tanto, ti offro una sfida! – propose, sentendosi simile al suo maestro, che non perdeva mai occasione per sfidare Kakashi. -Andiamo a mangiare questo gelato, se ti faccio sorridere genuinamente, mi darai una possibilità per diventare tua amica. In caso contrario, rinuncerò e ti tratterò in maniera “professionale”.
-Ok. – rispose semplicemente. Neji non voleva minimamente fare amicizia con lei, forse, se si fossero conosciuti in un contesto differente, senza le problematiche che lo affliggevano da quando era bambino, le avrebbe dato una possibilità. In fin dei conti, non era una persona sgradevole. Anzi, era sempre gentile con tutti, anche con chi non conosceva o aveva incontrato di recente. Se l’avesse dovuta descrivere con una parola, l’avrebbe definita sicuramente “amabile”. Non nel senso di amore, mai il Neji Hyuga di dodici anni, avrebbe parlato di sentimenti del genere. Più che altro, era un termine per dire semplicemente “impossibile da odiare”. Purtroppo, però, fare amicizia con lei, nella sua situazione, significherebbe soltanto trascinare qualcuno nelle sue faccende proprie e questo ovviamente non lo voleva. Preferiva non condividere con nessuno ciò che provava, proprio per questo motivo aveva accettato di andare a prendere quel gelato, per evitare che in futuro, quella ragazzina potesse venire a conoscenza di tutte le vicende personali.
-Che gusto ti piace? – chiese Tenten, una volta arrivati al banco dei gelati.
- Per me è indifferente il gusto. – disse rivolgendosi al gelataio, che con un movimento rapido, mise sul cono, il gusto alla nocciola. Tenten, aveva già ordinato prima di lui. Aveva preso due gusti: fragola e cioccolato.
I due si andarono a sedere fianco a fianco, su una panchina lì vicino e iniziarono a gustarlo in silenzio. O almeno, era quello che sembrava. Ma in realtà, il cervello di Tenten stava facendo un rumore assurdo, mentre cercava una strategia perfetta per far sorridere un minimo quel musone di Neji. Si stava così scervellando, che non si rese conto che il suo gelato stava già iniziando a sciogliersi, finendo infatti sul suo pantalone.
-Tenten, ti stai sporcando. – Disse Neji, indicando la macchia del gelato. La ragazza si alzò istintivamente.
-Cavolo, era nuovo. – si lamentò imbarazzata.
-Se questa è una strategia per farmi ridere, è inutile dirti che non funzionerà mai.
-Sai che sei veramente spietato? – rispose lei, guardandolo dritto negli occhi. Non era mica sua intenzione sporcarsi in quella maniera e strappare da lui il sorriso in quel modo. Si era sentita offesa da ciò che aveva pensato e successivamente detto il ragazzo. -Il gelato non mi va più. – disse per poi avvicinarsi al cestino dei rifiuti, per gettare il suo adorato gelato, e rinunciare definitivamente al suo piano per fare amicizia con il suo compagno di squadra.
La giovane guardò un’ultima volta Neji Hyuga e poi si voltò indignata, sotto lo sguardo freddo del compagno di squadra. Un tipo presuntuoso ed egocentrico, questo aveva finito per pensare. E ovviamente, Tenten non aveva voglia di stringere un’amicizia con una persona del genere. Certo, era paziente, però le dava fastidio l’atteggiamento di Neji, che sembrava non guardarla neanche ogni qualvolta che cercava di intraprendere un discorso con lui. Il ragazzo, invece, era rimasto seduto sulla panchina, ad osservare il gelato, per poi decidere di gettarlo via anche lui, tanto non lo avrebbe mai mangiato. Mentre si avvicinò al cestino dei rifiuti, vide anche il gelato, ormai totalmente sciolto, che aveva gettato Tenten. Quella ragazza, era stata sempre gentile con qualsiasi essere vivente sulla terra, quindi vederla arrabbiata per un’affermazione del genere l’aveva stranito. Ma poco importava, perché per lui, quella era una semplice bambinetta qualunque che doveva semplicemente far lui da collega.
Il pomeriggio stesso, Neji non voleva arrivare all’allenamento pomeridiano. Il maestro Gai e Rock Lee, avevano già iniziato ad allenarsi insieme, mentre Tenten fu costretta ad attendere lo Hyuga. Il loro mentore, aveva deciso di metterli insieme durante l’allenamento, quindi, anche se non era dell’umore adatto per avere a che fare con lui, non poteva disobbedire. Eppure, quel pomeriggio, Neji non arrivava. Per questo rimase sotto l’albero ad attendere il suo “collega”, mentre leggeva un libro sulle gesta eroiche del suo grande punto di riferimento, Tsunade.
-Tenten. – la ragazza si sentì chiamare da dietro, le vennero i brividi riconoscendo la voce. Chiuse di botto il libro che stava leggendo e con uno scatto fulmineo si alzò.
-Ciao, Neji! – lo salutò con il suo solito tono pimpante. Persino Neji fu sorpreso nel vedere quel suo atteggiamento, conosceva bene ormai il carattere di Tenten, ma non pensava che dopo essersi arrabbiata con lui in quella maniera avrebbe continuato a mantenere il suo carattere gioioso nei suoi confronti. Probabilmente, agiva in quel modo per non far incuriosire Gai e Rock Lee, ma quei due quando si allenavano non si rendevano mai conto dell’ambiente circostante.
-Perché continui ad essere gentile con me, anche se sei arrabbiata? -  chiese lui.
-Non sono arrabbiata. – sorrise. -Se ti riferisci a quanto detto prima, in quel momento mi ero sentita umiliata, dato che qualcuno di mia conoscenza cercava di fare il superiore. Però ormai ho eliminato tutto. – alzò le spalle. -Siamo in ritardo, possiamo iniziare con l’allenamento, altrimenti caro collega, il maestro ci rimprovererà.
-Mi dispiace per il gelato. – disse lui, ignorando l’invito della ragazza, che a sua volta parve incredula a sentire le scuse uscire dalla bocca di quell’orgoglioso e pezzo di ghiaccio che era Neji Hyuga, a dodici anni.
-Wow, il freddo Neji Hyuga, è riuscito a chiede scusa ad una comune mortale! Questo possiamo definirlo un vero e proprio passo avanti! – sorrise lei.
-Sì. Se non ti avessi chiesto scusa, ci sarebbe stato sicuramente tensione tra di noi. – disse freddo come al solito. -E questo porterebbe ad avere pessima comunicazione durante le missioni. Tra colleghi non va affatto bene.
Ma la ragazza, sentendo quelle parole non riuscì a nascondere un sorrisetto di vittoria.
-Tu parli di colleghi, secondo me questo è un segno che tu, mio caro Neji, voglia tanto fare amicizia con me! – il ragazzo non rispose, ignorando nuovamente ciò che Tenten aveva appena detto. Questo perché, era troppo orgoglioso per confermare ciò che aveva appena detto Tenten, perché in fin dei conti, in qualche modo aveva, nel suo cuore, sempre desiderato di legare e fare amicizia con una persona come Tenten.
 
-Era da un sacco che non prendevo un gelato! – disse la donna prendendo il cono che Shino le stava passando. -Mi spiace tanto che il locale di cui parlavi, sia chiuso, però al gelato non si dice mai di no!
-Hai ragione. – concordò lui.
-Di solito, mi piaceva mangiarlo in compagnia delle ragazze o con… - non voleva dire il nome, in quel momento. Quindi cercò di deviare, tornando di nuovo alle sue amiche. -Da quando si sono sposate, non passiamo quasi più tanto tempo insieme. È un vero peccato, perché io mi divertivo con loro. – sospirò lei, ma poi ridacchiò sotto i baffi. -Tu e Hinata siete molto legati suppongo.
Shino annuì. -Sì, era una delle poche persone con cui parlavo.
-Allora ti racconterò una cosa, accaduta poco prima della guerra. – disse abbassando la voce. -Una sera, ci organizzammo noi tutte e andammo a bere, supervisionate da Tsunade. Io reggo molto bene gli alcolici, ma Hinata a quanto pare no. Iniziò a barcollare per tutte le strade, che non me la sentivo proprio di lasciarla tornare a casa, conoscendo suo padre. Ad un certo punto, mi ero distratta un attimo per salutare le altre che Hinata era già fuggita via. Non ti dico che paura. – rise con grande entusiasmo, mentre si ricordava della vicenda.
-E poi com’è andata a finire? – chiese Shino, interessato a quel racconto.
-Oh, poi mi sono… imbattuta in Neji – disse riflettendo. -che mi aiutò nelle ricerche. Grazie al suo byakugan, la trovammo subito. Ma non ti aspetterai mai dove: di testa in giù su un ramo di un albero, dicendo di essere un pipistrello.
-Mi immagino la faccia di suo cugino quando l’ha vista in quelle condizioni.
-In realtà, si è messo a ridere. – disse la ragazza annuendo. -Sembra strano, ma in realtà Neji ha la risata facile. Però, a quanto sembra, ride solamente in mia presenza.
Shino rabbrividì nel sentir parlare Tenten al presente. Sicuramente si era fatta prendere dal racconto, ma le sue parole non passarono inosservate all’Aburame.
-Tu sei letteralmente un angelo, è normale che in tua presenza chiunque riesca ad esprimere le proprie emozioni. – disse lui, parlando con tranquillità, cosa che accadeva spesso, da quando era insegnante.
Tenten ridacchiò. -Vedo che il mio effetto da “angelo”, riesce anche ad influenzare te. Non sembri tipo da esternare ciò che pensa.
-In realtà, a me è sempre piaciuto parlare di me. – disse lui, grattandosi la testa. -Ma ogni volta che parlo, tutti mi ignorano o si dimenticano della mia presenza. – questa volta ridacchiò lui, ma sembrava imbarazzato.
Tenten invece iniziò a riflettere. -In effetti, ricordo che spesso cercavi di iniziare un discorso, ma venivi sempre interrotto da qualcosa. Mi spiace non aver mai avuto occasione di parlare con te, mi sembri un tipo veramente simpatico!
L’uomo appassionato d’insetti sorrise. -Sei proprio una brava ragazza.
-E tu un tipo simpatico. – sorrise lei, dandogli un pugnetto amichevole sulla spalla.
-Comunque, se permetti, potrei fare un’osservazione riguardante il discorso di prima?
-Certo, come no. – sorrise lei. -Ti ascolto.
-Ho notato che quando raccontavi la storia, appena hai citato l’incontro con Neji Hyuga, ti sei fermata, come se volessi descrivere una cosa casuale. Invece mi è parso proprio di capire, che fosse una cosa organizzata. – disse l’uomo, mentre traeva le sue conclusioni. -Tra l’altro, quando hai detto che lui rideva solo in tua presenza, hai parlato al presente.
-Seriamente, non mi ero resa conto di quello che ho detto… - ridacchiò, interrompendo Shino. -Sarà stato un lapsus.
-Io però ho un’altra supposizione. – continuò subito a parlare. -Quando siamo andati a mangiare il ramen, hai subito cambiato espressione quando ho fatto ironia su te e Neji, cosa ovviamente normale dato che tu e lui facevate parte dello stesso team, quindi non ci ho dato molto peso. Ma prima, al tuo negozio, ho visto la foto che avevi con lui. Sembravate molto uniti… questo, mi fa supporre che probabilmente non sei riuscita a superare la sua morte. O mi sbaglio
Tenten rimase zitta. Non sapeva minimamente come rispondere. Si era stupita del modo in cui Shino era riuscito a leggere il suo cuore in quel modo. In effetti, era un tipo che da giovane stava sempre per le sue e per questo, aveva imparato ad osservare al meglio, i caratteri di tutti. Ma sentirsi scavata in quel modo, mettendo alla luce i sentimenti che provava un tempo per Neji, che ancora in quel momento non erano mutati, si sentì confusa. Poi prese un respiro profondo e decise di dirgli tutta la verità.
-Mentirei… se ti dicessi che tra me e Neji non c’è mai stato nulla. – sorrise ormai rassegnata. -Quattro anni, la nostra relazione è durata per ben quattro anni. Ci comportavamo come avevamo sempre fatto, non per nascondere la nostra relazione, ma perché non abbiamo mai apprezzato dare nell’occhio. – ridacchiò e poi scosse la testa. –In realtà, a noi avrebbe fatto molto piacere, renderlo pubblico alle nostre persone più care, e anche a voi altri. Ma quando notammo che sia il maestro Gai che Rock Lee non avevano notato nulla, mi venne la brillante idea di non raccontare niente a nessuno, non lo sapeva neanche Hinata in realtà. – Diede poi un’occhiata a Shino, che ascoltava interessato il racconto. -Sai, Neji ci teneva tantissimo a presentarmi almeno a suo zio. Ma io mi ero imposta a questo suo volere, dicendogli che sarebbe stato tutto più divertente se avessimo annunciato a tutti la notizia, al nostro matrimonio.
Shino fu sorpreso da ciò che la castana aveva appena detto. -Cioè, tu gli hai fatto veramente una proposta di matrimonio?
-In realtà, era pura ironia la mia. – ridacchiò. -Ma come te, Neji prese sul serio quella richiesta e accettò. Dovevi vedere la sua faccia: era diventato rosso come un pomodoro per l’imbarazzo.
Shino ridacchiò. -Proprio come Hinata.
-Già. È per questo che sono molto affezionata a lei e ai suoi figli.
-Saresti stata una zia perfetta per loro. – disse Shino. -Soprattutto Himawari, l’altro giorno sembrava proprio entusiasta nel vederti.
Tenten sforzò un sorriso, ripensando alla richiesta del settimo Hokage nel fare da maestra al futuro team della piccola Uzumaki.
-Per quale ragione, non ci hai detto nulla della vostra relazione? – domandò lui, tornando di nuovo al discorso.
-Semplice: non volevo impietosire assolutamente nessuno con questo triste racconto. In fin dei conti, sto perfettamente anche così. – sorrise lei, alzando il pollice.
-L’hai accettata? – chiese, ignorando tutto ciò che la maestra d’armi aveva detto in quel momento. -Dico, hai almeno accettato la morte di Neji? A me non sembra proprio. Da quello che ho potuto notare parlando con te, non sei riuscita ad accettare la morte del tuo fidanzato. Parli di lui al presente e non avevi accennato a nessuno della questione del matrimonio, quasi come se tu non avessi mai accettato la morte del tuo defunto fidanzato. – il suo tono di voce era pacato, non voleva mettere a disagio con quelle parole, la ragazza più grande, che a sua volta scattò subito in piedi.
-Neji è morto da eroe. – strinse i pugni. -Si è sacrificato, ormai mi sono rassegnata ma sono orgogliosa di lui. Però, sai Shino, hai ragione. La morte di Neji non l’ho mai accettata, perché non me la sarei immaginata per nessuna cosa al mondo. Era l’unico che mi dava la forza per andare avanti, per migliorare in qualche modo. – poi sospirò.
-Sei veramente forte, Tenten. – disse accarezzando la testa della ragazza. -Se avrai bisogno ancora di parlarne, ricordati che io ci sono sempre.
-Ti ringrazio… - accennò un sorriso forzato.
-Se io non vado bene, dovresti parlarne anche con le ragazze. Se neanche loro dovessero andare bene, parlane anche con Kurenai, in fin dei conti, lei capirebbe molto bene ciò che provi.
La ragazza annuì, guardando il suolo. Quelle parole l’avevano toccata in qualche modo e sfogarsi così, era stato bello. Non l’aveva mai fatto con nessuno perché odiava farsi vedere vulnerabile agli occhi delle altre persone, non voleva compassione e soprattutto, non voleva che nessuno pensasse che lei fosse una persona che usava la carta del vittimismo. Però, parlare in quel momento con Shino, che in qualche modo aveva compreso bene ciò che provava, l’aveva fatta sentire bene, compresa. Non le capitava infatti da quando Neji era morto.
-Shino, grazie mille per aver ascoltato il mio sfogo. – sorrise, e questa volta era un vero e proprio sorriso di gratitudine, mentre si sistemava la sua borsa.
-Figurati, Tenten. È stato un vero piacere. – disse lui, guardando la donna che andava. Aveva apprezzato parlare per così tanto tempo con una persona come Tenten e soprattutto sentire cosa lei avesse da dire, sembrava una persona veramente interessante, ma in cuor suo, sapeva alla perfezione che non avrebbero mai più parlato probabilmente. Questo gli lasciava un po’ di amaro in bocca, ma in fin dei conti, cosa ci poteva fare: non erano mai stati grandi amici in passato. Forse aveva deciso di parlare con lui, di sfogarsi solo per quel motivo, perché non aveva paura di rivelarsi un problema per una persona che non considerava amica.
-Shino, la prossima volta andiamo al locale di cui mi parlavi, ok? – disse la ragazza, salutando la persona con cui si era appena sfogata, mentre si incamminava per tornare al suo negozio. D’altra parte, Shino accennò un sorriso, molto felice della specie d’invito che aveva ricevuto. Chissà, magari quei due sarebbero riusciti a fare amicizia e forse, pensò lui, sarebbe riuscito anche a farle accettare la morte di Neji e l’avrebbe aiutata ad andare avanti.
 
 
 
 
 
 
 
Nda: *Il nome Tenten si scrive con mettendo due volte il carattere di cielo in cinese.
ANGOLO AUTRICE!!
E dopo più di 9000 parole, ecco che finalmente pubblico anche questa storiella. Di solito, preferisco scrivere cose più leggere, quindi ammetto di aver avuto leggermente difficoltà mentre scrivevo questa storia. Anche la tipologia, è la prima volta che provo a scriverne una del genere, alternando eventi del passato, con quelli del presente.
Bene, spero che questa storia vi sia piaciuta in qualche modo :”)
Alla prossima!!
   
 
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