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Autore: XShade_Shinra    27/11/2022    1 recensioni
Eddie scopre un altissimo tradimento da parte dei giovani dell'Hellfire Club. L'unica cosa ovvia è guerra, ma prima vuole vederci chiaro.
[Everyone Lives/Nobody Dies – Pre-slash – Billy/Steve/Eddie]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billy Hargrove, Chrissy Cunningham, Eddie Munson, Maxine Mayfield, Steve Harrington
Note: What if? | Avvertimenti: Threesome
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Know Your Enemy
 

(Fanart di Miryel)


Steve Harrington quella mattina si sentiva tradito da tutti. Perfino Henderson lo aveva abbandonato a causa di un improrogabile impegno che puzzava di scusa fin da lontano. E ora Steve era lì, davanti a casa Munson, da solo e con un immaginario camion di merda da scaricare addosso a Eddie.

Suonò il campanello e si grattò i capelli all’altezza della nuca. Perfino il faro ammaccato della sua fedele BMW 733i color moka sembrava che si stesse chiedendo perché i Munson non avessero un telefono, così avrebbero potuto evitare tutto quello.

Incrociò le braccia e la porta si aprì di scatto.

«Harrington!». Eddie lo accolse con un sorriso raggiante. «Non ti aspettavo! Entra, amico!».

Le mani di Steve schizzarono davanti a sé, in posizione di difesa. «Err… no. Sto fuori». Aveva fatto tante cazzate pericolose – mortali – nella propria vita, ma l’istinto di sopravvivenza gli diceva che se fosse entrato nella tana del lupo ne sarebbe uscito a brandelli. «Ero solo di passaggio».

«Ohhhh~ohhh~ Eri dal nuovo re di Hawkins?». I suoi roventi occhi marroni andarono dalla figura di Steve a casa Mayfield proprio in linea d’aria, e un sorrisetto giocoso gli si dipinse sulle labbra.

«Sì, ma non c’era nessuno alla sala del trono…».

L’espressione di Eddie divenne più maliziosa. «Chissà come mai sei andato da Hargrove…».

«Per Max, in realtà».

«Cosa c’entra Max?». Eddie si impensierì. «È successo qualcosa?». Con tutte le sfighe che erano gravate su Hawkins, ormai erano diventati tutti fin troppo ansiosi.

Steve decise di cogliere al balzo quella domanda: avrebbe sganciato la patata bollente e se la sarebbe data a gambe prima che Munson avesse potuto riprendersi dallo shock. «Sì: i marmocchi mi hanno detto di riferirti che non saranno presenti a D&D venerdì sera. È tutto».

L’incarnato di Eddie, già chiaro di base, perse altri due toni e gli occhi divennero ancora più grandi. «Co-cosa…?».

Steve si girò e fece un passo in direzione della BMW, ma Eddie lo ghermì per un braccio.

«Aspetta un momento, Harrington!». La voce rombava di rabbia. «Cos’è questa storia?! Cosa avrebbero da fare di venerdì quei nerd?! NON ME NE FREGA UN CAZZO DI QUALE NUOVA MALEDIZIONE STA INCOMBENDO SU HAWKINS!!! LORO DEVONO PORTARE LE LORO CHIAPPE FLOSCE IN PLANCIA!».

Ecco, lo sapeva che avrebbe dato di matto… Steve si fermò – non che avesse altra scelta – e girò appena il volto. «Munson, calmati…».

«IO SONO CALMO!».

«Senti, non sono qui per giudicare cosa sia giusto o sbagliato, sono solo un ambasciatore e come tale non porto pena».

«No, Harrington! Ora tu mi dai un passaggio da quegli stronzetti e me lo dicono loro in faccia… piuttosto, perché hanno mandato te?! Tu nemmeno giochi a Dungeons and Dragons!».

Steve fece schioccare la lingua sotto il palato. «Perché dicono che ho un buon ascendente su di te e sarei stato capace di farti ragionare».

Quelle parole quietarono appena il travaso di bile che stava avendo Eddie. «E quindi?! Loro non potevano dirmelo?!».

«Dicono che quando Lukas ha paccato per la partita, tu sei stato… mh… piuttosto crudele con loro».

«Be’, al posto di Lukas abbiamo guadagnato Erika…». Eddie si bloccò di colpo. «Erika c’è vero? Lei non può disertare!».

«Erika c’è».

Eddie sospirò e sorrise. «Brava, Lady Applejack!».

Steve sfilò il braccio dalle dita inanellate dell’altro e fece per andare via di nuovo, ma Eddie lo riacciuffò.

«No, no, no, big boy! Tu ora rimani qui e mi spieghi perché quei fedigrafi non ci saranno venerdì!».

Steve avrebbe potuto mentire, dire che non ne era al corrente e andare via, ma sapeva che l’espressione furiosa di Eddie e i suoi modi teatrali servivano solo da maschera a nascondere una profonda tristezza, la delusione di essere messo da parte, come una fottuta ruota di scorta. E lui conosceva perfettamente come ci si sentiva ad essere il piano B di qualcun altro… Munson meritava una spiegazione, e, se non l’avesse accettata subito, avrebbe potuto rimuginarci su tutta la notte. «Hai conosciuto Will Byers, vero?».

L’altro ci pensò per un po’. «Ci siamo solo intravisti… è il ragazzino che era nel gruppo con Argyle, giusto? Quello taciturno?».

«Esatto, lui. Be’, nel weekend la sua famiglia e quella di Jane dovranno ripartire per andare con i genitori in viaggio di nozze, così i ragazzi hanno deciso di vedersi con loro per poterli salutare». Steve si cinse le braccia attorno al tronco, in un abbraccio asettico.

«E dunque? Non possono vedersi nel pomeriggio?».

«È una sorta di rito per loro».

Eddie si imbronciò e avvicinò ancora di più il viso al suo, ignorando l’invasione del suo spazio di privacy. «Cosa mi nascondi?».

Una goccia di sudore solcò la tempia di Steve. «Nu-Nulla… ma dai! Cosa credi che potrei mai nasconderti?». Infilò la mano nella tasca dei pantaloni e afferrò le chiavi della macchina, pronto alla ritirata strategica.

«Cosa devono fare con Will?».

«Ma nulla…».

«Harringtooon…», soffiò velenoso Eddie.

«Nulla, ti dico…».

Il rumore di stridore di gomme e di musica rock’n roll a tutto volume fu come un coro di angeli per Steve. Eccolo, l’elemento di disturbo che almeno gli avrebbe permesso di sloggiare da quella posizione scomoda – e non appena avesse acciuffato quei marmocchi li avrebbe strozzati!

Dal vialetto schizzò come impazzita la Chevrolet Camaro Z28 blu di Billy e si fermò davanti alla casa di quest’ultimo con un’inchiodata che, nonostante la cintura di sicurezza, fece andare in avanti le teste delle due ragazze all’interno, mentre il guidatore non batteva ciglio. Fu proprio lui il primo a scendere: sigaretta intonsa in bocca, zippo già pronto in una mano e chiavi nell’altra. Lasciò la portiera aperta cosicché Max potesse uscire dal suo posto nei sedili dietro.

Billy ghignò in direzione dei due ragazzi poco lontani. «Harrington! Che ci fai qui!?», salutò a gran voce, nemmeno fosse venuto in visita il Presidente in persona… «Ciao, Munson!».

Max salutò i due con un ampio gesto del braccio ingessato e rimise la testa rossa nell’abitacolo. «Chrissy, tutto bene?».

La portiera del navigatore si aprì e, con passo un po’ instabile, ne uscì l’ex-prima Cheerleader delle superiori di Hawkins. «Nemmeno Vecna è riuscito ad ammazzarmi…». Inforcò per bene le stampelle ed entrambe le ragazze richiusero con delicatezza le portiere.

Di comune accordo, andarono con passo lento verso casa Munson. Max aveva ancora un braccio fuori uso e portava il tutore al collo; Chrissy aveva delle fasciature alle giunture, al di sotto dei vestiti coprenti – lei, che girava senza problemi con gonne molto corte, ora aveva il corpo segnato dagli interventi chirurgici che le avevano salvato la vita –, e le gambe erano ancora troppo deboli per poterci fare pieno affidamento.  

Billy rimaneva alcuni passi indietro: fingeva di godersi la sua paglia, ma in realtà gli occhi chiari erano fissi sulle due ragazze, pronto a intervenire nel caso che i loro arti avessero ceduto.

Una volta arrivate, Chrissy abbracciò forte Eddie. «Ciao! Ho portato l’erba migliore del mondo, proprio come mi avevi chiesto!». Rise e il ragazzo rispose alla stretta.

Steve sgranò gli occhi e ignorò la capriola che fece la propria pancia. «Erba? Fumi ancora?».

Eddie lo guardò come se fosse uno schizoide scappato da qualche manicomio. «Fanculo, Harrington! Non tocco più quella merda da dopo Vecna!».

Billy soffiò un po’ di fumo. «Quella di Argyle è ottima. Cazzo se ti sballa…».

«Sì… senti, Hargrove, per quanto mi riguarda puoi fumarti anche il basilico che c’è nell’orticello della signora Susan: io sono pulito».

«Ma allora…», mormorò Steve.

Chrissy sorrise e frugò nella propria borsetta, dalla quale ne estrasse una scatola di latta con la scritta “Twinings”. «Tè Earl Grey, direttamente dall’Inghilterra». 

Eddie gliela sfilò gentilmente dalle mani. «Sia ringraziato Dio… Andiamo, Chrissy, direi che me lo merito».

«Tè?». Billy fece un versaccio. «È da borghesotti del cazzo!».

«Quindi tu non lo bevi con noi?».

Billy tirò forte la sigaretta e grugnì un “arrivo” masticato.

Max, silente fino a quel momento, decise che era arrivato il momento di parlare: «Steve, dove vai?».

Quatto quatto, Harrington si stava dirigendo verso la propria autovettura, approfittando della chiacchierata tra i due.

Eddie affilò lo sguardo. «Non sta andando da nessuna parte».

Steve avrebbe potuto raggiungere il bagagliaio con uno scatto e recuperare la propria mazza chiodata almeno per difendersi dalla furia di Munson, ma decise di continuare in maniera più diplomatica. «Stavo, uhm… prendendo gli occhiali. Li ho lasciati nel cruscotto».

«Non ti servono i tuoi fottuti Ray Ban per stare dentro casa!».

Max fece spallucce, per quanto consentito dal tutore. «Ah, Eddie? Steve ti ha informato che i ragazzi ti bidoneranno venerdì sera?».

Calò il gelo.

Steve fu da lei in una falcata. «Max! E tu come lo sai?!». Lei non giocava nemmeno a D&D! Era andato a casa sua prima appunto per potere raccontare la questione e mandare lei da Eddie.

«Lukas mi ha invitato a giocare con loro…».

«Ehi! Henderson mi ha detto che ti aveva invitato una volta e tu non hai acce–».

«Ma Dustin non è mica il mio ragazzo».

Chrissy provò a tenerlo, ma Eddie si interpose tra i due e afferrò di nuovo Steve per il braccio. Con una faccia fresca e rilassata, si rivolse verso Maxine. «Me lo stava dicendo proprio mentre arrivavate, ma non ho capito il nuovo impegno dei ragazzi… sai, tuo fratello ha censurato tutto con i Mötley Crüe».

Billy ghignò verso di lui con gli occhi luccicanti di apprezzamento.

Steve avrebbe tanto voluto avvisare Max della trappola, ma lei non gliene diede il tempo – o forse non aveva paura di Eddie o, ancora peggio, come stirpe del caos voleva portare l’entropia più assoluta.

«Oh, giocheranno a D&D nel seminterrato di Mike, come facevano prima che Will se ne andasse».

La mano di Eddie si strinse così forte attorno al bicipite di Steve che sarebbero usciti dei lividi la sera stessa, mentre il suo viso si illuminò di un sorriso commosso.  «Che fantastica idea! È bello rievocare i vecchi tempi con gli amici di party».

Max non aveva mai giocato a D&D con loro, non sapeva che Eddie era un Dungeon Master capace, un vero attore. Dunque annuì e sorrise anche lei. «Assolutamente, e sarà Will a fare il Master, proprio come facevano prima!».

La stretta di Eddie divenne una tenaglia – Steve era certo che gli avrebbe staccato il braccio – e il suo sorriso si fece ancora più radioso, gli occhi dolci come persi in un ricordo. «Quindi Will è un Dungeon Master come me! Che coincidenza… Non me lo avevano detto…».

Max fece di nuovo spallucce. «Forse avevano paura che ti arrabbiassi perché Will avrebbe potuto mettere a repentaglio il tuo ruolo di Dungeon Master: dicono sia davvero molto bravo». Nonostante tra i due non ci fossero legami di sangue, il suo sguardo celeste divenne la copia sputata di quello di Billy quando Vecna lo manovrava dall’Upside Down, e lo rivolse per un attimo a Steve.

Dannata marmocchia!!! Lo stava dicendo apposta per gettare benzina sul fuoco-Eddie. Era questo il riconoscimento per averle salvato la vita?!

«Io prendermela?», sorrise Eddie. «Maddai! Ho le spalle larghe per queste cose… piuttosto, ci potete scusare un momento?». Senza attendere risposta, trascinò Steve con sé, nella tana del lupo.

«Munson, aspetta… io…».

«Ma come, non mi avevi detto che avevi proprio bisogno di usare il bagno, Harrington?». Lo tirò dentro e chiuse la porta alle loro spalle; peccato che quel fine pannello di legno non fosse sufficiente a trattenere le urla isteriche all’interno delle mura della casa.

«E tu non me lo volevi dire, Harrington?!».

«Munson, avanti… non hai detto che hai le spalle larghe?».

«E anche le palle gonfie! Li ammazzo!».

«Suvvia, siamo sopravvissuti a Vecna…».

«E non sopravviveranno a me! Ora vieni, facciamo una telefonatina di cortesia a questo Will!».

«Non puoi bullizzare i ragazzini, e comunque non so il numero, Munson…».

«Harrington, cazzo! Come fai a non sapere il numero di casa di uno dei tuoi figli putativi?!».

«A parte che si sono trasferiti lì da poco, ci abita il fidanzato della mia ex!».

«Allora chiamiamo la tua ex! Nancy non è la sorella di Mike?».

«Ma col cazzo!».

Max sghignazzò compiaciuta al loro scambio di battute.

Billy sospirò. «Cazzo, litigano come una coppia di vecchi sposi…».

Chrissy si portò una mano alla bocca per nascondere un sorrisino. «Sei geloso, Hargrove?».

«No, ho accordi ben precisi con il re dei nerd; dopotutto tra sovrani bisogna instaurare un rapporto di fiducia: andare d’accordo e saper scendere a compromessi è la base». Spense la sigaretta nel posacenere sul tavolino esterno vicino all’entrata e guardò attraverso una finestra: Munson sembrava una scimmia alla quale avessero rubato le noccioline preferite e Harrington il guardiano dello zoo che quel giorno doveva pulirgli il culo. Erano proprio due fottuti idioti, e lui non era da meno. Aprì i primi bottoni della camicia nera e sfiorò il ciondolo della madonna che gli aveva regalato la madre, il suo dito scorse sulla pelle traslucida e zigrinata all’altezza dello sterno: l’esteso souvenir che il demogorgone gli aveva lasciato prima di trascinare parte di lui nell’Upside Down. Un anno di sangue, fame, lacrime e solitudine dove era riuscito a pensare solo a quanto era stato stronzo in vita.

Una volta tornato a Hawkins, grazie ai ragazzi che lo avevano trovato dalle parti della casa di Vecna, aveva scoperto che quel codardo del padre aveva abbandonato Susan e Max. Sarebbe stato lui l’uomo di casa, ora, lontano dal suo guinzaglio a strozzo. Si era ripromesso di essere migliore di come era una volta. Un Billy nuovo tornato dalla morte con tante ferite aperte, ma anche tante altre ricucite.

 

***


Più che sera pareva notte inoltrata. I nuvoloni neri del pomeriggio avevano oscurato il cielo e una pioggia battente scrosciava su Hawkins ormai da ore.

Steve aveva tante, tantissime domande. Seduto sul sedile passeggero della Camaro di Billy, con il viso girato di lato e il mento sopra il palmo della mano, seguiva il percorso delle gocce d’acqua sul finestrino – la strada celata dal buio pesto era intervallata dalle luci aranciate dei lampioni. Dietro di lui, gli schiamazzi di Eddie, le battute caustiche di Max e le risate argentine di Chrissy gli avevano dipinto in volto una smorfia da quando avevano preso la ragazza sotto casa sua.

«Re Steve, il decaduto?», lo chiamò Billy, abbassando appena il volume della radio con un’audiocassetta degli Skorpions. «Ti verrà una paresi facciale se rimani così ancora per i dieci minuti che ci separano dai Wheeler!».

Steve sbuffò e finalmente scelse dal proprio cabaret una domanda, quella che tanto lo assillava «Mi ricordi cosa ci faccio qui?».

«Sconti la tua pena per aver mentito a Munson?», rispose retorico.

«Andare a casa della mia ex mi pare una punizione troppo severa».

Eddie si sporse dal proprio posto centrale. «Nance non c'è». Posò le mani su una spalla a testa dei due. «Quindi niente di severo, Harrington».

Steve girò il viso verso di lui. «Allora ripeterò la mia domanda: perché sono qui?».

«Per giocare a D&D, mi pare ovvio!».

La sorpresa di Steve fu così tanta che non riuscì a spiccicare parola per qualche secondo, rimanendo ad aprire e chiudere la bocca come una marionetta inceppata. «Ma io non so giocare…».

«Suvvia, Harrington! Imparerai».

«Ma non mi interessa nemmeno!».

Billy intervenne: «Non puoi dire che una cosa non ti interessa nemmeno, se non la hai mai provata, pretty boy!».

Eddie chiocciò una risata. «Esattamente!».

Steve sospirò di nuovo. «E tu, Hargrove, hai provato Dangerous and Dragon?».

«Si chiama Dungeons and Dragons, e sì l'ho provato e mi piace».

Steve fu tentato di darsi uno schiaffo da solo per assicurarsi che quello non fosse un sogno. «Tu… cosa?! Ma quindi giochi anche tu?!».

Eddie sollevò le braccia al cielo. «Guarda che qui in questa macchina tutti giochiamo a D&D, a parte te!».

Steve si girò ginocchioni sul sedile e fissò a bocca aperta Chrissy. «Cosa?! Anche tu?!». Le mani si strinsero alla testiera del sedile.

Chrissy gli rivolse un sorriso gentile. «Sì, è divertente!».

«Ma tu sei una cheerleader!». Una persona così figa non poteva avere un passatempo da nerd!

Lei si sfiorò il collare ortopedico. «Non potrò comunque allenarmi di nuovo finché non guarirò del tutto…».

No, Chrissy non aveva decisamente colto il commento di Steve, il quale continuava a fissarla sbalordito, tanto da sentire solo di sfuggita Billy che gli diceva di rimettersi seduto bene.

«Ma io pensavo che tu fossi qui per far compagnia al tuo ragazzo!».

Lei sorrise a disagio. «Steve, ho rotto con Jason…».

«Munson!», esclamò a quel punto Harrington. «Parlo di Munson, ovviamente!».

Il silenzio che scese nell'abitacolo fu rotto dalla risata a pernacchia di Maxine. «Ahahah! Questa è bella, Steve!».

Piano piano anche gli altri la seguirono nella risata e Steve arrossì. «Ehi! Non è divertente se uno non ride!».

Per raccogliere le lacrime, Chrissy si passò sotto l’occhio un dito dall'unghia laccata di celeste. «Non sono la ragazza di Eddie».

Il povero cervello di Steve ci mise qualche attimo a comprendere ciò che significava. «Oh… ma allora… Ma state sempre insieme…», disse più a se stesso che agli altri.

«Siamo amici».

No, era impossibile: Chrissy era troppo bella per essere solo un’amica per Munson, o forse era una cosa a senso unico? O forse erano… «Amici e basta?», chiese, insicuro.

Billy lo tirò per un lembo della polo. «E sta’ seduto come si deve, cazzo! Sono amici e basta quei due! Perché, ti fa così strano, ah?!».

Steve si rimise a sedere e sbuffò. «Li vedo molto complici, tutto qui!».

La faccia di Eddie e i suoi lunghi capelli selvaggi comparvero di nuovo in mezzo ai loro sedili anteriori. «Fin troppo complici… sai, dopo Vecna! Ma il vero problema è che quando piacciono le stesse cose è un po’ problematico mettersi insieme a qualcuno».

«Ma che cavolo blateri, Munson?». Steve sollevò un sopracciglio fino all’attaccatura dei capelli. Lui avrebbe dato qualunque cosa per avere una relazione dove a entrambi piacevano le stesse cose! Sarebbe stato bello avere degli hobby in comune o almeno lo stesso gusto per vedere un film insieme la sera!

Eddie sghignazzò e Billy gli mise una mano in faccia. «Anche tu, re dei nerd! A cuccia!». Lo spinse indietro e l’altro obbedì senza discutere, lasciando Steve ai propri dubbi.


*


Alla fine, Eddie l’aveva presa bene: non si era trasformato in un assassino, ma in uno stalker.

E forse era anche peggio.

Avevano mandato Max in avanscoperta per farsi aprire la porta da Mike e poi gli altri ragazzi più grandi si erano autoinvitati a casa Wheeler – Steve per primo, spinto dentro da Billy, a seguire Chrissy con passo lento e per ultimo Eddie.

Appena Mike lo vide, per poco non gli venne una sincope. «Che… che ci fai tu qui?». Non gli interessava del fratello di Max, o del loro babysitter o della Cheerleader con cui nessuna delle matricole aveva mai parlato. A lui interessava solo di Eddie, e la sua era stata solo una domanda retorica: sapeva benissimo cosa ci facesse lì.

Guerra.

Eddie gli sorrise come se fosse un caro amico che non vedeva da anni. «A conoscere il vostro vecchio Dungeon Master! Ovvio!». Lo spinse appena da parte e andò lui stesso nello scantinato, seguendo Steve che conosceva già la planimetria della casa.

«Ragazzi, codice rosso! Codice rosso!», urlò forte Mike dalla cima delle scale, ma non riuscì a scendere perché le ragazze avevano già iniziato a occuparne la rampa. Ed erano lente. Lentissime con le loro stampelle.

Gli altri giovani si erano già radunati di sotto, e l’allarme dell’amico li fece alzare di colpo dalle loro sedie.

A Dustin per poco non cadde di mano il sandwich che aveva appena finito di prepararsi. «Che cazzo succede, Mike?!». Gli occhi gli si illuminarono alla vista di Harrington. «Steve!». Gli andò incontro e lo abbracciò stretto. «Che bella sorpresa, amico!».

L’ansia che Steve provava nel cuore si affievolì a quell’abbraccio caldo e stretto. «Henderson! Che bello rivederti!».

«Come mai sei qui?».

Eddie comparve a qualche gradino di distanza da lui. La sua faccia fu spaccata per un attimo da un ghigno demoniaco, in concomitanza con un lampo, ma esso venne subito sostituito da un sorriso allo zucchero. «Perché l’ho invitato io qui». Un tuono scosse le fondamenta della casa.

Dustin spalancò occhi e bocca a quella mostruosa visione. Altro che codice rosso! Quello era ben oltre! «Edd-Edd–», balbettò strozzato.

Già, Eddie Munson sapeva che portare il loro baby-sitter gli avrebbe in qualche modo offerto un vantaggio: Steve era ottimo elemento da mandare avanti per abbindolare le piccole merde. «Ciao, ragazzi. Come va?».

«Ma… ma… ma… Erika…».

«Rimandata a domani». Era stato difficile convincere gli altri e Applejack a posticipare di un giorno, ma la guerra e la vendetta si devono gustare caldi.

Tutti gli altri attorno al tavolino erano diventati delle inamovibili statue di ghiaccio. Solo Lukas ebbe la forza di parlare: «Dove… Dov’è Max?».

«Oh, lei e Chrissy scendono con calma, credo che Mike e Billy le stiano aiutando».

«Eddie, ma… Hargrove è qui?!». Dustin ormai era prossimo ad avere un collasso. Non bastava Muson, ora dovevano avere a che fare anche con il fratellastro stronzo e psicopatico di Max!

Il ragazzo fece per rispondere, ma una voce a lui sconosciuta si fece avanti. «Quindi… tu sei Eddie? Edward Munson?». Era un ragazzino dall’aspetto gracile e i capelli castani a scodella.

Era lui.

La nemesi di Eddie era proprio lì, a qualche passo di distanza.

Il vecchio Dungeon Master delle matricole dell’Hellfire Club.

Nessuna espressione tradì la tempesta di rabbia che provava dentro. Sorrise al ragazzo e si puntò il pollice al petto. «In persona».

Il ragazzino sorrise solare e si avvicinò in poche falcate a Eddie, così veloce che il più grande ebbe paura gli volesse dare un pugno, ma la sua nemesi gli si fermò davanti. «Mi chiamo William Byers, puoi chiamarmi Will! I ragazzi mi hanno parlato moltissimo di te! Mi hanno raccontato tutte le meravigliose avventure che hai creato per loro! La sessione finale con Vecna è stata davvero fantastica!». Gli occhi di Will erano appena umidi e doveva aver battuto il Guinness World record per il maggior numero di parole dette nel minor tempo. Prese un profondo respiro. «Rimarresti qui per un po’? Ci terrei tanto a un tuo parere sulla mia narrazione!».

Questo Eddie non lo aveva previsto.

Will Byers doveva essere un rivale, un Dungeon Master da odiare che voleva rubargli la piazza, invece Will Byers era un ragazzo gentile che lo ammirava.

Eddie sorrise e gli arruffò i capelli. Qualsiasi sentimento di rabbia esploso e svanito come una bolla di sapone. «Va bene, Will! Fa’ vedere a un Dungeon Master di lunga data quello che sai fare!».

Un sorriso timido sbocciò sulle sue labbra. «Anche io sono di lunga data, spero solo di non deluderti. Ti siedi con me dietro lo schermo del Master?». Indicò il cartonato con le tabelle posto al capotavola.

Eddie fece spallucce. «No, ti guardo da lontano: voglio giocare!». Fece un movimento della mano come se fosse uno Jedi. «E ora mostrami una bella avventura, giovane Padawan».

Will colse la citazione a Star Wars e sorrise. Tornò seduto dove era prima, seguito dagli occhi fuori dalle orbite dei propri amici.

Non era solo Eddie a non aver previsto quel risvolto, anche gli altri del club erano a dir poco sorpresi dall’accaduto tra i due Dungeon Master.

Dustin era rimasto aggrappato a Steve, e Mike aveva fissato tutto dalle scala – alla fine Max era stata aiutata da Jane, che con una mano teneva un piatto di Eggo’s e con l’altra faceva levitare l’amica in modo che non dovesse fare i gradini con le stampelle.

Lukas li raggiunse subito e abbracciò la fidanzata. «Max, perché non ci hai avvisato?».

«È andato tutto bene, no?», chiese lei con un’alzata di spalle che le fece un po’ male.

«Saremmo potuti morire…», sussurrò Lukas.

Steve tossicchiò. «Forse sarebbe stata la giusta punizione per aver mandato me a parlare con lui l’altro giorno!».

Billy li raggiunse tenendo Chrissy tra le braccia. «Filate ai vostri posti, sfigati». Gli occhi celesti lanciarono una frecciata di ghiaccio a Lukas. «Ehi, Sinclair! Non starle così appiccicato!». Mise giù Chrissy e si scrocchiò le dita.

Steve si alzò di colpo. Aveva bene in mente la sua prima, unica e ultima scazzottata con Billy Hargrove, e soprattutto da che cosa era nata. Fece per mettersi in mezzo tra lui e la giovane coppia, ma...

«Sei solo geloso!». Max fece una pernacchia al fratello e “trascinò” pian piano il fidanzato al tavolo. Mike e Dustin furono subito dietro di loro. Jane rimase un attimo indietro, sorrise al fratello dell’amica e gli offrì un Eggo’s.

Billy lo prese con mano gentile – «Grazie, El…» – e sbuffò dalle narici verso la coppietta. «Ti tengo d’occhio, Sinclair!». Steve fece scorrere lo sguardo dai più giovani a Billy. «Hargrove… non volevi Sinclair morto?».

«Non dire cazzate, re decaduto. Volevo che stesse lontano da mia sorella perché se li avesse visti quella testa di cazzo di mio padre non l’avrebbe presa affatto bene…». C’era una ferita in lui che doveva ancora fare male, ma Steve non fece in tempo a chiedergli chiarimenti che Eddie tornò da loro e cinse loro le spalle con un braccio ciascuno.

«Allora, ragazzoni, ci sediamo?». Non attese risposta che li portò al tavolo dalla parte opposta al capotavola. Si sedette vicino a Chrissy e fece accomodare Steve tra sé e Billy.

Aveva un Dungeon Master in erba da crescere sotto la propria ala protettiva.


***


L’ora delle streghe era ormai giunta e la sessione venne conclusa prima dell’ultimo rintocco.

Le schede dei personaggi erano macchiate dalla grafite tirata dalla gomma, in taluni punti perfino bucate, gli inventari ampliati, le ferite dei superstiti al minimo e il contorno dei fogli di chi non ce l’aveva fatta in battaglia era abbellito da scarabocchi di dubbio gusto. Sul viso di tutti, però, c’erano dei sorrisi soddisfatti, il più grande di tutti su Eddie.

«Niente male!». Stravaccato in bilico sulla sedia, dondolandosi sulle gambe posteriori, Eddie guardava Will con un sorriso fiero che avrebbe il fratello maggiore che insegni al minore come andare in bicicletta. «Certo, hai un po’ da migliorare la parte teatrale, ma immagino fossi emozionato nel ritrovarti davanti me!».

Billy gli diede una gomitata alle costole che per poco non lo fece capitombolare dalla sedia. «Coglione, il marmocchio si stava cagando in mano perché ci sono anche io. Lo hai visto come mi fissava per la prima mezz’ora o il tuo ego è così grande da averti oscurato la vista?».

Munson sbuffò verso di lui e aprì la bocca per rispondere, ma Dustin si intromise: «No, Eddie è cieco per le troppe seghe!».

Eddie non lo uccise solo perché il sorriso di quella piccola merda era una delle cose più belle del mondo. «Gne, gne, gne!», fece a mo’ di cantilena. «Parla quello che ha la fidanzatina lontana!».

«Ma io almeno ne ho una!».

Jane sorrise e tossicchiò appena verso il fratello acquisito. «Will, non dovevi chiedere qualcosa a Munson?».

Will annuì e si alzò un po’ sbilenco dalla propria sedia. «Ehm… scusate…». Meglio interrompere finché c’era ancora la possibilità di una finestra per intrufolarsi nelle baruffe dei due. «Eddie, vorrei chiederti una cosa…». Abbassò lo sguardo e Mike, seduto accanto a lui, gli sorrise incoraggiante. «Volevo chiederti se… io… sì, insomma… Potrei entrare a far parte dell’Hellfire Club anche io? So che questo è il tuo ultimo anno al liceo, ma vorrei davvero che trascorressimo quante più avventure possibili insieme».

Eddie giocherellò con un anello e gli sorrise. «Perché, non sei già socio onorario?».

Mike si alzò e posò una mano sulla spalla dell’amico. «Vedi? Che ti dicevo!». Sorrise di cuore e Will lo abbracciò stretto.

Lukas tirò loro una gomma, che arrivò contro la testa di Mike. «Le feste a dopo: noi siamo ancora schiattati!».

Max si mise una mano davanti alla bocca e rivolse gli occhi altrove. «Sfigato… coffcoff», sussurrò abbastanza forte perché il fidanzato potesse sentirla lo stesso.

Lukas si girò verso di lei. «Ehi! Si dà il caso che io non sia un ladro che si nasconde nelle ombre come qualcuno di mia conoscenza! Io combatto in prima linea!».

Max scostò il capo un po’ più verso l’esterno. «Anche mio fratello, ma lui è rimasto vivo, signor Carne da macello…», sussurrò ancora.

«Senti, ladruncola da strapazzo, il personaggio di Billy è un mezzorco barbaro! È ovvio che sia ancora vivo!».

Vedendo che il clima di fine sessione degenerava, Eddie si alzò. «Vado a fumare». Posò una mano sulla spalla di Steve. «Nisleen, pensaci tu con i tuoi incantesimi da chierico a riportare in vita i cadaveri, ok?».

Harrington lo fissò come se gli avesse chiesto di risolvere un’equazione di fisica nucleare. «Non so se…».

Chrissy gli si fece vicino, scalando di un posto. «Ti aiuto io».

Munson le fece il segno delle corna rock. «Grazie, monaco danzante Shelby!».

«Figurati, Kas il bardo!». La ragazza rispose con un pollice alzato verso l’alto.

«Ehi, Steve?».

Il ragazzo non sollevò nemmeno gli occhi dal foglio, troppo presto a cercare l’incantesimo adatto. «Nh?».

«Ti sei divertito?».

Un sospiro. «Non ci ho capito un cazzo dei Tiri Salvezza, so solo che quando il Dungeon Master chiede di farne uno significa che c’è della grossa merda in arrivo… Però è stata una serata figa! Dovremmo farlo provare anche a Robin!».

Chrissy posò con garbo una mano sul suo avambraccio. «Magari Vicky potrebbe avere il piacere di accompagnarla?».

Billy sbuffò. «La mia piccolina non è uno scuolabus; che la tua amica e Anna dai capelli rossi venissero a piedi….».

Steve gli fece una smorfia – per Billy poteva alzare il viso dalla propria scheda. «Guarda che le porto io in macchina».

«Bene, quindi ci vediamo il prossimo venerdì, Harrington». Senza dare a Steve la possibilità di rispondergli, Billy andò verso le scale.

Eddie lo seguì, rimanendo girato verso gli amici, e si mise gli indici puntati verso l’alto accanto alla testa, a mo’ di corna. «È malefico! Lo adoro, cazzo!». Fece una smorfia con tanto di lingua e i due salirono al piano di sopra.


*


La pioggia non accennava a diminuire quella notte.

Eddie e Billy rimasero nella veranda, appoggiati alla balaustra in legno laccato a contemplare il nulla. Qualunque cosa ci fosse stato a poco più di un metro da loro, era schermata dalle fitte gocce d’acqua.

Billy prese il proprio pacchetto di Malboro rosse dalla tasca dei blue jeans. «Porca puttana, avevo lavato la macchina ieri…». Sfilò una sigaretta e l’accendino che teneva insieme ad esse.

«Sì, bellimbusto. Ti ho visto. Faresti i soldoni se andassi a lavare le macchine alle signore quando i mariti non ci sono». Anche Eddie prese il proprio pacchetto dal taschino del chiodo in pelle e ne estrasse una.

Billy lo guardò in tralice. «Ho smesso di cambiare più partner che mutande».

«Non ho mica detto che te le devi scopare! Solo che pagherebbero per vederti a petto nudo coperto di schiuma e acqua». Eddie si tastò i pantaloni e iniziò a infilare le mani in ogni tasca. «Merda…».

«Ci farò un pensiero». Il californiano accese la propria sigaretta. «Dimenticato l’accendino?».

«Cazzo, deve essermi caduto prima…».

Billy prese gentilmente Eddie per il mento e fece combaciare la punta della propria stecca con la sua. Bastò che il re dei nerd tirasse un po’ e anche la sua si accese.

«Grazie». Soffiò una nuvoletta di fumo bianca e si appoggiò di spalle alla balaustra, con i gomiti su di essa. «Dovremmo essere più discreti qui, non è la California», aggiunse in un fiato.

«Lo so bene anche io che questo cesso di Hawkins non è la mia Cali, stronzo. Comunque sta’ tranquillo, non si vede un cazzo con questa pioggia e mica ci stavamo limonando».

«No, lo so, ma quelli come noi non sono graditi nei buchi di culo dell’Indiana…».

Billy fece un verso costernato. «Eppure non siamo mica gli unici due froci qui a Hawkins».

«Steve?!». La sua voce era un po’ troppo speranzosa perché non tradisse i battiti del cuore accelerati.

«No, non intendevo lui».

Gli occhi di Eddie si adombrarono per un solo attimo. «E allora chi?!».

«Will Byers…». Billy prese un’altra boccata di fumo. «Non te ne sei accorto, cazzo?».

Eddie scosse la cenere dalla punta della sigaretta, accorto che cadesse al di fuori della veranda. «A mia discolpa l’ho conosciuto solo oggi».

«È stomachevole: guarda Wheeler esattamente come tu guardi Harrington, mi fate venire una cazzo di orticaria…».

Un ghigno compiaciuto diede a Eddie l’espressione di un gremlin. «Oh, allora non deve essere molto diverso da come tu guardi Steve...».

«Coglione…». La sigaretta ballava sensuale tra le labbra di Billy a ogni sillaba. «Chissà piuttosto se il re decaduto capirà che correre dietro alle ragazze gli ha procurato solo dei guai e che deve passare al caz–».

«Al lato oscuro!». Eddie chiocciò una risata, fiero di averlo interrotto nel momento migliore.

Billy ringhiò basso. «Non l’ho ancora visto quel fottuto film, re dei nerd!».

«Però, tanto stare come me, hai capito la citazione!».

Billy finì di fumare la propria sigaretta e ne spense il mozzicone contro la suola dello stivale. «Torno dentro, cazzo… Fa un freddo becco…». Faceva tanto il duro andando sempre in giro smanicato come avrebbe fatto a San Diego, ma la triste realtà era che quelle temperature meritavano un piumino.

«Ohi, Billy?». Lo chiamò l’altro, trattenendolo per un braccio. «Volevo solo dirti grazie, per non giocare sporco… Per Steve, sai…». Aveva lo sguardo basso e un sorriso malinconico.

Hargrove sospirò di nuovo. «È Harrington che deve decidere, e nel caso batta la testa e scegliesse te, so che lo tratterai bene».

Sul viso di Munson tornò il sorriso. «Magari non deve scegliere.  A me non dispiacerebbe essere un trio!».

Gli occhi celesti di Hargrove divennero grandi come due donut gusto my little pony. «Che cazzo dici, re dei nerd?!».

«Andiamo, Billy!». Eddie gli si avvicinò con un sorrisetto complice. «Non dirmi che se non ci fosse di mezzo Steve non ci saremo già fatti una scopata!». Spense anche lui la sigaretta nel medesimo modo e ne mise il mozzicone nel posacenere, accanto all’altra. «Dopotutto siamo due re con i territori confinanti: siamo sempre a casa l’uno dell’altro ad ascoltare musica e a sparare cazzate. L’anno scorso ti sei scopato ogni buco ben disposto di Hawkins, e ora non lo vuoi più fare per dimostrare a Steve di essere cambiato e sai rispettare i tempi, ho ragione?».

L’altro sollevò un dito e aprì la bocca per dire qualcosa, ma non ne uscì nulla per parecchi secondi. Alla fine lo afferrò per il retro della giacca e lo ritrascinò verso casa. «Vieni, cazzo. Ho freddo e dalla tua bocca esce solo merda! Mi fai venire un tal nervoso!».

«Dunque ho ragione? Eh? Eh?».

«Se Harrington non cede al lato oscuro, potrei valutare la cosa, Munson».

Eddie sogghignò soddisfatto al leggero rossore che aveva Billy sulle guance. Colpito e affondato!

Alla fine, né Billy né Will erano mai stati davvero suoi nemici, anzi si erano rivelati degli amici preziosi.


Fine

XShade-Shinra

 


 
Note:
Ho sempre voluto scrivere una Stilldie (o Metalsandwich), e quale occasione migliore del Big Bang Italia?
Spero che sia stato per voi tanto piacevole leggerla quanto per me è stato terapeutico scriverla!
La storia ha partecipato alla 12° edizione del BBI e la mia Gifter è stata Miryel, con il suo bellissimo disegno che mi ha consentito di postare anche qua. Seguitela sui suoi social per essere blessati dai suoi fantastici artwork!
  
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