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Autore: Reykyra    07/12/2022    0 recensioni
Dopo molti anni Reyen Uchiha fa ritorno a Konoha con l'intento di smascherare il responsabile di un progetto che ha ridotto lui e molti altri sfortunati bambini in uno stato di schiavitù. Tuttavia, il suo ritorno avviene in un periodo particolare e ha delle conseguenze di varia natura. Molte questioni sono rimaste irrisolte e nuove realtà devono ancora realizzarsi.
La storia ha luogo in una sorta di "what if" riguardante il massacro degli Uchiha, pur non essendo la questione la tematica principale del racconto.
(Ho inserito personaggi inventati in un universo già esistente, ma con la specifica che ci saranno interazioni dirette con personaggi già esistenti nell'universo originale, quindi in particolare ci saranno interazioni con i memebri del Clan Uchiha e anche Naruto, che qui dovrebbe avere all'incirca otto anni, come Sasuke).
E' la mia prima storia! Enjoy!
Genere: Avventura, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Clan Uchiha, Danzo Shimura, Famiglia Uchiha, Nuovo Personaggio
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 7 - Distacco
 
Per Naruto i giorni seguenti il fatidico incontro con Reyen erano stati oro per l’anima, il giovane Uchiha gli aveva regalato la gioia di conoscere sentimenti che fino a poco prima gli erano rimasti sconosciuti, lui che era solo un bambino non sapeva cosa significasse avere un vero amico, un fratello e, per certi versi, anche un padre. Reyen lo aveva consigliato in questioni che, Naruto era certo, non fossero realmente importanti per lui, lo accompagnava a scuola e a fare merenda da qualche parte, gli preparava pasti caldi (contestando apertamente la sua ossessione per il ramen a tutte le ore) e qualche volte aveva persino passato la notte da lui, rimboccandogli le coperte dopo avergli letto o raccontato qualche storia. Era il centro del suo mondo, ma gli aveva anche fatto vedere quanto sbagliato fosse quello in cui aveva vissuto fino ad allora. I suoi compagni di scuola, suoi coetanei, lo trattavano come un appestato e lo lasciavano sempre solo, ad eccezione di Shikamaru e Choji che lo invitavano a giocare quando la pigrizia e la fame lo consentivano. E poi c’era Sasuke. L’odioso ed incredibilmente talentuoso Sasuke. Naruto non si sentiva escluso da lui, dal momento che nessuno gli piaceva in particolar modo, non aveva una sorta di gruppo di appartenenza. Sasuke era Sasuke. Il solitario. Ma a Naruto non andava giù il fatto di essergli secondo, era l’ultimo della classe, vero, ma sentiva una sorta di rivalità verso l’altro bambino ed era come se il resto dei compagni non esistesse.
Le ultime lezioni all’accademia avevano previsto l’introduzione ai duelli ninja, con tanto di spiegazione delle regole e delle formalità che andavano rispettate in tali occasioni, così la classe si era spostata in cortile per le prove pratiche. Ovviamente a Naruto era toccato scontrarsi con Sasuke e, neanche a dirlo, aveva subito una sconfitta schiacciante, che, nonostante fosse stata ampiamente preannunciata, gli aveva lasciato l’amaro in bocca. E aveva visto rosso quando Sasuke se n’era semplicemente andato con il suo fare da tenebroso arrogante, tanto che l’Uzumaki gli era saltato addosso, o almeno ci aveva provato, finendo al tappeto una seconda volta. E ci aveva riprovato e riprovato, fino a quando non si stava per mettere a litigare con Sasuke, evidentemente saturo dei suoi tentativi di sopraffarlio ed era dovuto intervenire il professore. – Ah! Naruto è proprio un perdente! – Aveva cominciato a sbeffeggiarlo uno dei suoi compagni, seguito a ruota dagli altri e Naruto si era sorbito tutte le parole di scherno senza mai reagire, pensava a Reyen in quei momenti e al suo fare rassicurante. “Lo rivedrò appena saranno finite le lezioni.” Si fece coraggio e ritornò in classe con gli altri.
 
Mentre Naruto era a scuola, Reyen ripensava alla conversazione avuta con i suoi amici qualche giorno prima. I progetti e le mappe che avevano recuperato erano sicuramente legati al luogo in cui lui e gli altri erano stati relegati per anni, ma dal momento che ormai i sospetti che vigevano sul suo ritorno gli erano stati resi noti tanto dagli Uchiha quanto da Konoha, sarebbe stato più saggio se tali documenti rimanessero in un luogo più sicuro e soprattutto non in mano sua. Kyria e Luxe erano partiti, dietro consiglio di Reyen stesso, per trasportare quei documenti in un luogo più sicuro, ma al trio non era sfuggito però il fatto che il luogo di ritrovamento di quelle pergamene fosse stato messo sotto sorveglianza da ninja appartenenti alla Radice, il cui capo era Shimura Danzo. Proprio per questo Reyen era rimasto, per scoprire qualcosa in più su di lui e anche sugli altri membri del Consiglio di Konoha. Aveva ricevuto un’ulteriore informazione che sapeva potergli tornare molto utile: la sera in cui si erano parlati, Itachi Uchiha aveva rivelato di essere un membro dell’unità speciale, quindi era molto vicino sia all’Hokage che ai suoi consiglieri. Reyen sapeva che, se avesse giocato bene le sue carte, avrebbe avuto per le mani una valida fonte di informazioni. Il trucco stava nel capire come ingannare un genio tredicenne.
 
Itachi Uchiha continuava nelle sue attività di spionaggio, ma non si trattava più di Reyen, bensì il target era l’intero Clan Uchiha. Da quando avevano parlato e gli aveva chiarito la sua posizione tra il Villaggio e gli Uchiha, Reyen non rappresentava più una minaccia secondo l’Hokage, perciò era inutile proseguire qualsiasi indagine su di lui. Per il momento le sue mansioni sarebbero tornate quelle antecedenti il suo arrivo.
– Reyen … - Itachi pensò ad alta voce e nello stesso istante gli tornarono in mente le sue parole “Tra me e Fugaku c’è un legame, ma dovrai chiedere a lui quale sia”. Più facile a dirsi che a farsi, suo padre era stato sfuggente negli ultimi tempi a causa delle tensioni tra i cittadini e le forze di polizia, quando tornava a casa era talmente esausto e di pessimo umore che le parole gli morivano in gola. Ma non poteva negare che il non sapere lo mandasse ai pazzi, tanto che pensò di chiedere a sua madre se sapeva qualcosa. Reyen aveva detto che il suo legame non riguardava solo Fugaku, ma entrambi i suoi genitori, perciò quella sera Itachi rincasò dopo l’ora di cena come spesso accadeva da quando era entrato nell’unità operativa e, come sempre, trovò la cena pronta ad aspettarlo, amorevolmente tenuta in caldo dalla premurosa Mikoto, che era lì in cucina pronta ad accoglierlo sorridente. Anche suo padre era seduto al tavolo della cucina, intento a sorseggiare del sakè, un gesto che Itachi aveva imparato ad interpretare come forma di rilassamento.
– Padre, madre, vi devo parlare. – Aveva preso parola dopo aver consumato il pasto serale, aspettando che i genitori gli prestassero attenzione. I due coniugi si scambiarono un’occhiata brevissima, poi Mikoto andò a prendere posto accanto al marito ed entrambi attesero in silenzio che il loro figlio proseguisse il suo discorso. – Ho incontrato Reyen Uchiha, dopo la prima volta nella foresta, intendo. Aspetta! – Esclamò alzando le mani in segno di pausa, quando vide Fugaku alterarsi. – So che anche tu ci hai parlato, padre. E sappi che il mio avvicinamento a lui è stato dovuto a fattori legati al Villaggio ed anche al nostro clan. Ultimamente l’ho visto in compagnia di Naruto Uzumaki e temevo potesse avere intenzione di scatenare nuovamente il Kyuubi. – Fugaku sembrò placare la sua furia temporaneamente. – Sei riuscito a farlo unire alla nostra causa? – Itachi scosse il capo. – Non intende schierarsi dalla parte di nessuno. Ne vuole rimanere fuori. Ma non è solo questo … - Fece una breve pausa, sperando che il tempo potesse dargli un po’ di coraggio. – Padre, vorrei sapere qual è il tuo legame con lui. Reyen non ha voluto dirmelo, ha detto che avrei dovuto saperlo da te. – Mikoto abbassò gli occhi e chinò il capo e Itachi capì che anche lei sapeva; guardò Fugaku, sperando in una risposta risolutiva, che però non arrivò prima del bussare alla porta. Era tardi ormai e Itachi sapeva bene che chiunque fosse, era venuto per lui, perciò si alzò in piedi controvoglia ed andò ad aprire. Davanti a lui c’era un membro delle unità speciali, con uniforme, mantello e maschera sul volto. – E’ richiesta la tua presenza. Subito. - E si dileguò. Itachi non aveva tempo, quando veniva convocato, doveva andare. Non importava se aveva appena concluso le sue missioni, doveva andare. E così fece, s’infilò l’uniforme con rapidità e, coperto il volto con la sua maschera, uscì.
 
Reyen passeggiava avanti e indietro per il suo appartamento con aria seccata, anzi, furiosa. Nell’arco di tempo in cui Naruto era stato all’ accademia era riuscito a mettere ad organizzare una nuova missione per infiltrarsi nel covo della Radice, dove Kyra e Luxe avevo detto che Danzo conservava tutti i suoi affari. Era un maestro di arti illusorie, non aveva avuto problemi a camuffarsi ed entrare nel covo, soprattutto perché aveva orchestrato un valido diversivo per tenere le forze di Danzo occupate. Perciò, mentre gli altri uomini erano impegnati nell’inseguire un gruppo di ladri d’ombra che aveva rubato alcune pergamene estremamente riservate dall’ufficio dell’Hokage, lui si era infiltrato con tranquillità nel deposito di Danzo e aveva avuto tutto il tempo necessario a frugare tra le sue cose. Tra i vari rotoli di disparate dimensioni aveva ritrovato degli oggetti che in realtà conosceva molto bene e rispettivi progetti di design. Dei bracciali anti-chackra, dello stesso tipo di quelli che aveva sperimentato lui alla miniera. Questo confermava il coinvolgimento di Danzo, Homura e Koharu in quegli esperimenti atroci che lui stesso aveva subito. Ma non c’erano solo i consiglieri, comparivano anche svariati nomi. Alcuni li aveva già sentiti e sapeva non essere gente di Konoha. Dunque il suo viaggio lo avrebbe portato altrove e doveva ammettere a sé stesso che non era del tutto sicuro di voler abbandonare così presto il Villaggio della Foglia.
Un timido bussare alla sua porta lo sviò dai suoi pensieri, riconobbe la persona perché ormai era abituato a sentire quel suono. – Naruto, che succede? È tardi … - Oggi non erano riusciti ad incontrarsi per via della missione di Reyen, di cui ovviamente il bambino non sapeva nulla. Se lo ritrovò alla porta con gli occhi gonfi e lucidi e la faccia mogia, notò anche che aveva un ginocchio sbucciato e altri graffietti sparsi su tutto il corpo. Subito si preoccupò, gli sembrava di avere davanti il Naruto del loro primo incontro. – Chi ti ha ridotto così?! – Gli chiese dopo essersi chiuso la porta alle spalle. Naruto cercava di togliersi le scarpe con gli occhi appannati dalle lacrime e quando le mani di Reyen gli giunsero in aiuto cominciò a strofinarsi gli occhi con il gomito per cercare di farsi vedere forte, ma era inutile. – Naruto … parlami. - Il piccolo scoppiò in un pianto sguainato e tra i singulti cominciò il suo racconto. – Oggi abbiamo fatto i primi duelli ninja ed io ho perso contro Sasuke. Gli altri bambini hanno cominciato a prendermi in giro e io ho resisto mai poi … poi … Il maestro Iruka ha detto … che … ha detto che … non dovevano curarsi di me … che non dovevano darmi importanza … - Reyen lo strinse a sé e lo raccolse in braccio, carezzandogli la schiena e i capelli e dandogli qualche bacetto sulla tempia. Naruto lo lasciava fare mentre si sfogava. – Sono scappato via dalla scuola. Non voglio più tornarci! Mi trattano tutti male! –
Reyen aspettò pazientemente che il bambino finisse le sue lacrime, poi lo accompagnò in bagno dove disinfettò il ginocchio, che Naruto si era sbucciato nella foga della fuga, e gli altri graffi più profondi. Rifletteva. Non voleva abbandonare Naruto perché aveva capito che il legame che li univa era troppo importante per il piccolo e non avrebbe retto una separazione; d’altro canto aveva la sua missione, la promessa che si era fatto di vendicare i torti subiti e tutti i compagni morti. – Naruto, io devo partire. – Gli disse improvvisamente. – Ho giurato che avrei portato a termine la mia missione, ma a quanto pare il mio viaggio è destinato a proseguire altrove. – Naruto andò nel panico quasi immediatamente, ma Reyen lo calmò. – Vorrei chiederti, Naruto, se vuoi venire con me. - L’Uzumaki lo osservò sorpreso. – Se qui non sei a tuo agio, se le persone ti trattano male non hai ragione di restare. Ti aiuterò io a realizzare il tuo sogno. Sarò il tuo maestro e la tua famiglia, se accetterai di seguirmi nel mio viaggio. – Naruto non ci rifletté affatto, non si soffermò nemmeno per un secondo sulle parole di Reyen perché non ce n’era bisogno: il villaggio in cui era nato non lo aveva mai fatto sentire a casa, non aveva nessuno che gli volesse bene lì e gli eventi di quella giornata orribile gli avevano chiarito che la sola persona che contava davvero era disposta a tutto pur di non perderlo. – Promesso? – Gli chiese. – Promesso. –
 
Quella stessa notte il Consiglio di Konoha si riunì per discutere dei furti d’informazioni che c’erano stati negli ultimi giorni. Itachi Uchiha fu convocato per capire se gli Uchiha c’entrassero in qualche modo, ma dai suoi rapporti e dalla sua stessa testimonianza non emerse alcun dettaglio che facesse presagire il coinvolgimento del clan. Danzo era particolarmente furente, aveva saputo delle effrazioni avvenute nel covo della Radice e di come il colpevole aveva aggirato i suoi uomini senza il minimo sforzo. Ma non poteva rivelare il contenuto dei rotoli mancanti perché se Hiruzen avesse scoperto l’esistenza di tali scritti, non avrebbe esitato a punire severamente sia lui che gli altri consiglieri. Doveva agire in fretta e trovare un modo che avrebbe consentito di sfruttare tale situazione a suo vantaggio. – Anche se Itachi ci ha fornito rapporti e informazioni molto promettenti, non mi sento di escludere il coinvolgimento degli Uchiha. Pochi a Konoha sanno introdursi negli archivi con tanta leggerezza e viene da pensare che per chi utilizza lo Sharingan sia ancora più facile. – Itachi ascoltò in silenzio il consigliere, ma avrebbe voluto fare tutt’altro. Danzo era losco e lui lo sapeva, ma la sua carica di consigliere dell’Hokage e il suo ruolo come capo delle forze speciali lo rendevano intoccabile.  – Non sono d’accordo. – intervenne il Terzo. – Lo Sharingan non è indispensabile per introdursi in un edificio e realizzare un furto. E gli Uchiha, di questi tempi, hanno ben altro di cui preoccuparsi e Konoha, nonostante questo periodo di pace, ha ancora diversi nemici. Potrebbe trattarsi di chiunque. – Itachi fu grato delle parole dell’Hokage, che ai suoi occhi pareva l’unico con un po’ di buon senso. – Itachi, ritengo opportuno che tu continui a raccogliere informazioni sugli Uchiha per mantenere stabile la situazione. - Koharu intervenne bruscamente. – E se ci dovessero essere tracce dei rotoli scomparsi, dovrai portarli subito da noi. - Sollevò il capo, che fino a quel momento aveva tenuto chinato in segno di rispetto. – Non è così facile. Gli Uchiha sanno di essere sorvegliati e, considerata la mia posizione all’interno del Villaggio, non si fidano di me. Io stesso sono sotto sorveglianza. - L’Hokage e i suoi consiglieri rimasero immuni alla sua confessione, ad eccezione di Danzo. – Questo mi sembra un ulteriore motivo di sfiducia, Hiruzen. Gli Uchiha staranno calcolando la loro prossima mossa e se hanno in mano i rotoli scomparsi, potrebbero essere più pericolosi di quanto avevamo previsto. - Mentre gli altri proseguivano nel loro dibattito, Itachi chinò nuovamente il capo in segno di rispetto, ma in realtà si stava mordendo il labbro per evitare di dire qualcosa di inopportuno. Danzo sembrava voler incolpare il suo clan a tutti i costi!
 
Da quel fatidico giorno era trascorso quasi un mese, in cui le ricerche dei ladri non avevano avuto esiti di alcun tipo. Sembrava che i colpevoli fossero spariti nel nulla. Per tutto quel tempo Itachi non aveva avuto la possibilità di parlare di nuovo con i suoi genitori, perciò il mistero che avvolgeva Reyen rimaneva. Nel corso di quel mese Naruto non era più tornato a scuola, ma nessuno era venuto a cercarlo a parte Reyen, con il quale stava pianificando la sua partenza in gran segreto. Il Terzo Hokage era andato a fargli visita per convincerlo a ritornare all’accademia, ma anche i suoi tentativi si erano scontrati con la realtà in cui viveva il piccolo Uzumaki e Hiruzen Sarutobi dovette riconoscere con rammarico che non Naruto non era da biasimare se non voleva nemmeno uscire di casa. Era sempre stato un po’ monello, vero, ma quale bambino non lo era? Eppure, solo a Naruto toccavano le punizioni più severe e il recente comportamento di Iruka e le parole che gli aveva rivolto erano state l’ultima goccia. Aveva anche appurato che la sola persona che Naruto incontrava più che volentieri era Reyen Uchiha, con il quale aveva sviluppato un legame molto forte, perciò il Terzo aveva provato a convincere l’Uchiha a far ragionare Naruto per farlo tornare all’accademia, ma era stato come ritrovarsi davanti ad un lanciafiamme carico. – Se Naruto non viene rispettato dai suoi compagni e dagli insegnanti non è colpa sua. È l’atteggiamento che questo villaggio ha nei suoi confronti ad essere sbagliato. Se lo incoraggiassi a tornare, sarebbe come dirgli che il suo malessere non conta. Quindi la mia risposta è no. - Era proprio forte e deciso come suo padre Fugaku, Hiruzen dovette riconoscere che la sua presenza nella vita di Naruto era positiva, ma allo stesso tempo comportava dei pericoli: cambiare la mentalità degli abitanti del Villaggio non era impresa da poco, nemmeno per lui che era l’Hokage.
In quello stesso mese, la guerra fredda tra Uchiha e Konoha si era fatta più intensa, tanto che si temette per uno scontro diretto, che per fortuna non arrivò mai. Si, lo scontro non arrivò mai perché in una notte uggiosa, in cui le strade di Konoha erano deserte e non si udiva altro che il suono della pioggia che s’infrangeva contro la terra e i tetti degli edifici, in quella notte due figure incappucciate abbandonavano furtive il Villaggio della Foglia, la casa che non fu per Naruto Uzumaki e Reyen Uchiha. Naruto se ne stava appollaiato sotto il manto dell’altro, che lo aveva portato il braccio per evitare che qualcuno potesse individuare la sua figura di bambino, mentre sfrecciavano nel folto della foresta, sfruttando le condizioni meteorologiche per coprire le proprie tracce.
Quella stessa notte Itachi Uchiha poté finalmente conoscere la risposta dei suoi genitori che tanto aveva atteso e con essa scoprì anche la reale identità di Reyen Uchiha, ma quando andò da lui, non sapendo neppure cosa dire, trovò l’uomo che gli aveva affittato l’appartamento intento a chiudere a chiave. – Oh, buonasera ragazzo. Cerchi un alloggio? – Gli aveva chiesto gioviale. – Il ragazzo che abitava qui dov’è? - Gli domandò senza prestare ascolto alla sua offerta.  – Ah, non saprei. Mi ha lasciato un biglietto dove mi comunicava che avrebbe lasciato l’appartamento. È stato molto generoso, mi ha lasciato una mancia molto generosa per scusarsi del poco preavviso. –
Tornando sui suoi passi, Itachi sentiva la testa leggera e il corpo pesante come se la pioggia che cadeva incessante non facesse altro che rallentarlo e schiacciarlo. I suoi piedi lo portarono a zonzo per tutto il villaggio fino all’alba, quando il tempo sembrò placarsi e allora Itachi si rese conto di essere tornato nel luogo dove aveva incontrato suo fratello maggiore per la prima volta. E per la prima volta dopo quattro anni, Itachi pianse.

Angolo autrice
Un saluto a tutti i lettori, perdonate se non mi sono mai rivolta a voi direttamente, confesso che prima non ne avevo mai avvertito la necessità.
Con questo settimo capitolo si conclude la prima parte della storia (che ovviamente proseguirà) e si comincia ad entrare in una nuova fase, in cui le vicende si svolgeranno in territori correlati al mondo di Naruto e altri inventati di sana pianta.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno letto fino a qui e vi invito a lasciare un feedback se vi va, anche solo per la curiosità di sapere cosa ne pensate. È la prima volta che inserisco personaggi inventati in uno scritto pubblicato. (In ultimo vi dico che se volete avere un’idea più chiara dell’aspetto di Reyen Uchiha, basta guardare il mio avatar.)
Grazie per il vostro tempo,
Reykyra
   
 
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