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Autore: SamBluefire    11/12/2022    1 recensioni
[Hollow Knight]
Un insetto simile a un ricettacolo, ma che ricettacolo non è, cerca la sua strada...
Dove andrà?
Cosa farà?
Cosa sta cercando?
C'è solo un modo per scoprirlo... andare verso l'ignoto.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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HOLLOW KNIGHT – INTO THE UNKNOWN
 
Capitolo 1: Il forestiero.

Il vento soffia impetuoso, la sabbia e la polvere annebbiano la vista, gli unici rifugi che si possono trovare nelle lande desolate sono i gusci vuoti di insetti morti ormai da tempo.
Il deserto si è sempre dimostrato un genitore severo coi propri figli, a volte è un luogo adatto a tutti, altre volte invece solo uno sopravvive.
Da giorni, se non addirittura settimane, un insetto giovane adulto vagò senza meta per quelle lande, dall’aspetto sembrava un ricettacolo dal corpo nero tranne la testa completamente bianca, dalla testa spuntavano quattro corna partivano dai lati della testa e si allungavano all’indietro, le due esterne si curvavano verso il basso mentre le due interne verso l’alto, a contornare gli occhi neri erano presenti delle strane macchie blu scuro che davano l’impressione di trucco sugli occhi, anche se in realtà era così di natura, l’unica cosa che aveva indosso era un mantello azzurrino e portava sulle spalle uno zaino rattoppato.
Questo viaggiatore non sembrava cercare un posto ben preciso, continua ad andare dritto davanti a se a testa alta, di tanto in tanto si guardava ai lati nel caso scorgesse qualcosa di utile o interessante, l’unica direzione dove non si girava era dietro di se.

Quando vide un palo di ferro che porta sulla sommità un sigillo simile a un insetto con una corona, capì di essere vicino a una civiltà o a ciò che ne rimaneva, l’unico ostacolo era un muro di pietra alto a occhio e croce qualche centinaio di metri.
Ma prima ancora che potesse iniziare a scalare il muro, il terreno sotto i suoi piedi crollò facendo cadere l’insetto in quello che sembrava un abisso. La caduta si trasformò presto in uno scivolo che ha fatto volare il viaggiatore in maniera incontrollata e confusionaria, fece scendere il viaggiatore per chissà quanti metri.
Quando la caduta terminò, il viaggiatore un po’ dolorante cercò di rialzarsi, quando ci riuscì si mise a cercare con lo sguardo il suo zaino, nel mentre si accorse di essere caduto una caverna dall’ambiente rigoglioso, piante, muschi, fiori e spine crescevano rigogliose in quell’ambiente.
Quando il viaggiatore trovò lo zaino fece un balzo indietro per lo spavento, per terra erano presenti molteplici cadaveri di insetti dall’aria minacciosa, sembravano delle mantidi dall’aspetto.
Tra i cadaveri spiccava quello di un cavaliere donna in una armatura bianca, che questi insetti si siano combattuti fino alla morte? Ed erano tutte queste mantidi contro quel cavaliere? Per quanto il viaggiatore fosse curioso di sapere cosa fosse successo, in quella caverna non si sentiva al sicuro, prese lo zaino e si accorse che durante la caduta si era strappata una spalliera, così se lo mise a tracolla con l’unica spalliera sana e si mise subito alla ricerca di una via d’uscita.
Proseguì verso l’unica via disponibile, ma tenendo aperti bene gli occhi per una via che conducesse verso l’alto, avanzò per diversi metri, quando si ritrovò davanti un edificio coi vetri sfondati e quasi tutti i muri ricoperti dalla vegetazione, all’interno vide un’altra scena che gli tolse il fiato per lo stupore: erano presenti i corpi di due insetti uno era donna cicala in carne con il volto coperto da un cappuccio e aveva con se una mazza ottenuta probabilmente dalle zanne una gigantesca bestia antica, l’altro era la mantide più grande che avesse mai visto in vita sua, così grande da far sembrare le mantidi che aveva visto prima dei ragazzini.
Il viaggiatore si mosse cautamente nella paura che si potesse svegliare, poi prese un po’ di coraggio e si avvicinò al corpo della mantide… … …nessun battito cardiaco.

Lui per scherzare disse alla mantide “Non sei più vivo, vero?” quando vide meglio il corpo della mantide e vide che il suo cranio era rotto mentre il resto del corpo era ricoperto di cicatrici e tagli, probabilmente dovuti a qualche scontro passato contro degli insetti armati di aculei o altre armi da taglio.
Il viaggiatore decise di essere rimasto lì abbastanza e che fosse arrivato il momento di rimettersi in marcia, ma il suo sguardo non poteva fare a meno di finire sugli artigli della mantide, sembravano affilati e resistenti, si mise a cercare nello zaino qualcosa di affilato, finché non tirò fuori un coltello, come arma era insulsa ma era utile per le piccole cose come tagliare la carne o la vegetazione infestante lungo la sua via.
Iniziò a tagliare i polsi della mantide finché non ottenne i suoi artigli giganti, lui pensava di usarli come difesa, ma erano troppo grandi e pesanti, più di quanto pensasse, si potevano sollevare e trasportare ma erano inadatte a combattere per un insetto della sua stazza, così tolse il mantello che copriva il capo e il busto della mantide e lo usò per avvolgere quei giganteschi artigli modo che non facessero danni nello zaino, dopo la fatica fatta per ottenerli non ci avrebbe rinunciato facilmente, così decise di conservarli finché non avrebbe trovato un fabbro che avrebbe potuto rimodellarli per trasformarli in armi più adatte a lui.
Vide dei passaggi sul pavimento, essendo l’unica via percorribile iniziò a scendere ma tenendo sempre gli occhi bene aperti per vie verso l’alto e eventuali nemici, man mano che proseguiva verso la sua via gli capitò di incrociare mantidi come quelle che vide prima, ma vive, gli capitò di vedere anche strani “esseri” avvolti da foglie e muschi, per sicurezza li ha sempre evitati muovendosi piano e di cespuglio in cespuglio. Ma il vero problema era l’orientamento, aveva una bussola ma non avendo la mappa non poteva sapere dove si trovasse e per questo motivo si ritrovò a fare avanti e indietro, indietro avanti a salire e scendere piattaforme e foglie in modo quasi isterico senza arrivare da nessuna parte.

Poi qualcosa catturò la sua attenzione, un cartello, un cartello che sembrava portare da qualcuno visto che aveva il simbolo di un insetto.
Non avendo altre traccie da seguire seguì la direzione del cartello, lungo il cammino ne trovò un altro identico e poi un altro ancora finché non raggiunse, un’altra zona ben costruita, era diversa dall’edificio della mantide gigante, aveva una panchina, un palo con una campanella e si vedeva un lungo e buio tunnel scavato nella roccia da chissà quale bestia grande poco meno della mantide gigante.
Non sapendo come muoversi e per paura che l’artefice di quel tunnel tornasse, il viaggiatore iniziò a muoversi per andarsene, ma urtò la campanella che si mise a suonare facendo riecheggiare il suo dolce suono per tutto il tunnel.
Poco dopo dal tunnel iniziarono a sentirsi dei passi pesanti sempre più veloci e vicini, qualunque cosa fosse era bello grosso, e potenzialmente pericolo. Dal tunnel fece la sua comparsa un coleottero molto grande con una folta barba grigio chiaro che gli ricopriva quasi tutta la faccia, sulla schiena portava una vecchia sella e quando si fermò lo si potè udire il suo respiro affannoso e pesante come se fosse senza fiato, la sua voce era simile a quella di una persona che ha passato anni preda del vizio del fumo.
“Sei stato tu a chiamarmi?” chiese il coleottero, il viaggiatore annuì “Dove vuoi che ti porti?” il viaggiatore fu visibilmente confuso dalla sua domanda e chiese al coleottero cosa intendeva “Prima che il regno cadesse, noi coleotteri avevamo il compito di trasportare i viaggiatori come te per tutto il regno, ormai sono rimasto solo io, sarò vecchio e stanco ma finché sono vivo continuerò a correre per chi ha bisogno di me.” disse il coleottero con orgoglio e tristezza insieme, il viaggiatore si riprese dallo shock iniziale e gli venne un’illuminazione “Sai dirmi se c’è una città o un villaggio da queste parti?” “Nelle caverne fungine c’è un villaggio di mantidi.” il viaggiatore scartò subito quest’ipotesi, visti gli artigli nello zaino “C’è solo quello?” “A Nidoscuro vive una tribù di ragni.” scartò anche quest’ipotesi “C’è niente che non si abitato da insetti che potrebbero considerarmi la loro cena?” il coleottero si passò una zampa tra la barba e confermò l’esistenza di due posti sicuri e abitati “La città delle lacrime e Pulveria, sono abitati da insetti tranquilli.” il viaggiatore decise di andare alla città delle lacrime come prima tappa dove potesse trovare un fabbro, l’unica pecca è che alla città ci sono due stazioni distanti dal centro abitato e che per un certo lasso di tempo se la sarebbe dovuta fare a piedi.
Il viaggiatore accettò comunque di andarci, il coleottero disse al viaggiatore che quando sarebbe arrivato alla stazione si sarebbe dovuto mettere alla ricerca di una città dove piove sempre.

Raggiunta la stazione del magazzino in groppa al coleottero, il viaggiatore seguì la strada in discesa, visto la presenza di cartelli che indicavano la direzione per la città, scese ogni volta che poteva, mischiando fortuna e istinto quando si ritrovava davanti un bivio riusciva a trovare una strada che alla fine lo portò in un lungo corridoio dal pavimento vetrato da cui si ammirava la città della pioggia sotto i suoi piedi.
L’unica domanda che confondeva il viaggiatore era: come è possibile che stesse piovendo? siamo sotto terra. Non trovando risposte alle sue domande continuò lungo la sua strada finché finalmente non trovò un negozio aperto poco prima del centro città.
Il proprietario del negozio sembrava una cicala, la sua barba era così lunga che toccava terra e la sua postura curva lo facevano sembrare più anziano di quanto in realtà non fosse, il viaggiatore entrò all’interno del negozio e vide esposti sugli scaffali merci molto varie.
“Salve, scusi il disturbo ma, posso chiederle un’informazione?”chiese il viaggiatore con educazione “Che cosa vuoi sapere?” “Mi sa dire dove posso trovare un fabbro?” “Hmmm, ho brutte notizie per te, l’unico fabbro che viveva da queste parti se ne andato.” rispose il mercante con tono annoiato “Andato? Andato dove?” “Non lo so, quel vecchio bacucco aveva un ossessione per creare un 'aculeo perfetto' o almeno questo era quello che diceva, viveva come un eremita nella sua fucina dove passava le giornate a battere metalli bollenti e usciva solo per fare poche provviste alimentari… poi un giorno pochi mesi fa, è sparito, senza lasciare traccia… forse ha abbandonato le armi e ha deciso di dedicarsi a altro oppure è semplicemente morto, chi può dirlo.” “Aspetti un secondo, non ci sono altri fabbri in città?” “No, quel vecchio era l’unico… … …se ti può interessare, se hai delle reliquie con te, magari in quello zaino potresti vendermele… hai la mia parola che pagherò profumatamente per quelle.” “Reliquie? Oh no, a dire il vero non ho niente che possa essere una reliquia.” “Allora tu non servi a niente per me e io non servo a niente a te, va via ora!” che maleducato, pensò il viaggiatore mentre lasciava il negozio e si rimetteva in marcia. L’unica altra opzione disponibile a quel punto era l’altra città, o villaggio di cui gli aveva parlato il coleottero: Pulveria.

Per sfizio il viaggiatore decise che avrebbe preso il passaggio del coleottero all’altra stazione vicino la città, così avrebbe avuto una scusa per esplorare un po’ in giro.
La città delle lacrime faceva davvero venir voglia di… beh, piangere, la strade deserte e silenziose erano deprimenti, la fredda pioggia rendeva tutto ancora più ancora più triste e desolante.
Al centro della piazza principale vi era una fontana con quattro statue, tre statue che circondavano la statua più grande di tutte, che rappresentava la figura di un insetto dall’aria importante, sulla fontana erano incise le seguenti parole:
In memoria del cavaliere vacuo.
Nella cripta oscura, molto lontano.
Grazie al suo sacrificio, Nidosacro vivrà in eterno.
Evidentemente era il tributo a questo fantomatico cavaliere, lungo il tragitto verso la stazione del re, la via era piena di cadaveri di vecchie guardie che un tempo difendevano la città, molti dei cadaveri portavano segni di spada sia sulla palle che sulle armature.
Le tormentottere come avvoltoi consumavano i cadaveri con gusto, regnando per tutta la via verso la stazione tanti erano i cadaveri che hanno permesso alle tormentottere di prosperare. Molte parti della stazione del re sono state vandalizzate nel corso degli anni, solo una panchina e un campanella erano rimaste intatte per fortuna o per il volere di qualcuno, richiamò il coleottero e si rimise in viaggio, sta volta per Pulveria.

La stazione di Pulveria era molto più piccola di tutte le altre, c’era solo un ascensore che portava verso l’alto, al viaggiatore s’illuminarono gli occhi quando si rese conto che Pulveria era in superficie.
All’esterno della stazione vide due insetti impegnati in una conversazione, un maschio e una femmina, la ragazza era uno scarabeo un po’ paffutella ma comunque molto carina, ascoltava con attenzione il suo amico, il quale sembrava appartenere alla stessa specie del viaggiatore, ma più basso, po’ curvo con la schiena, l’espressione stanca costantemente in volto e un voce profonda a indicare che era più adulto di quel che sembrava.
Parlavano a proposito di un’arena dove lui ne è uscito vincitore con un souvenir: l’armatura di un suo avversario morto in battaglia.
Il viaggiatore si avvicinò ai due insetti e chiese “Ehm scusatemi, -i due insetti rivolgono la loro attenzione su di lui- salve, ehm, posso chieder-” il viaggiatore non potè finire la frase che l’insetto ricettacolo si mise a sgridarlo “Come ti permetti di interrompermi mentre parlo! Non vedi che ho da fare insetto semplice?! Oppure vuoi farti come nemico Zote il potente?!” disse l’insetto con tono sicuro mentre la ragazza scarabeo lo guardavo con occhi sognanti “No, certo che no… è solo che sono appena arrivato, e stavo cercando un fabbro, sapete dirmi dov’è?” chiese il viaggiatore con calma e gentilezza, alla quale l’insetto che disse di chiamarsi Zote rispose con arroganza e sgarbo “Un fabbro? Tsk, e che te ne fai di un fabbro? Sei per caso uno di quegli insetti rammolliti che non sanno badare a se stessi senza una corazza, uno scudo o un aculeo? Che perdente… lascia che Zote il potente ti dia un consiglio, un vero guerriero si accontenta di quello che ha a disposizione per difendersi, perchè anche a costo di accontentarsi di scarti di arma sa come badare a se stesso… guarda me, non ho mai chiesto niente a nessuno eppure sono un cavaliere di grande fama… ora sparisci o ti farò vedere perché la mia arma si chiama: Sterminatrice.” disse Zote sguainò il suo aculeo, (Ma… quell’arma è fatta di legno.) pensò il viaggiatore guardando l’arma di Zote, ma decise di farsi indietro e andare a chiedere a qualcun’altro di un po’ più educato. Di fianco alla stazione c’era una panchina dove un insetto anziano si stava riposando, provò a chiedere a lui.
“Mi scusi signore, -disse il viaggiatore ottenendo l’attenzione dell’anziano- scusi, non volevo disturbarla, volevo solo chiederle un informazione.” l’anziano insetto rispose con calma “Dimmi pure giovanotto, come posso aiutarti?” “Mi sa dire se c’è un fabbro in questo villaggio?” l’anziano ci pensò per qualche secondo, poi rispose “No, mi spiace, da quando sono arrivato qui tanti anni fa, non ho mai visto qualcuno che si occupasse di questa mansione.” il viaggiatore rimase un po’ deluso dalla risposta dell’anziano, si scusò per il disturbo e si rimise in marcia, quando venne fermato dalla voce dall’anziano.
“Aspetta un attimo giovanotto, forse qui non c’è un fabbro, ma non puoi andartene così senza meta, non so se in una delle città del sottosuolo sono presenti dei fabbri ma se posso darti un consiglio… io non entrerei nel sottosuolo e rischiare il guscio. Ma, vedi quella casa che sembra che ha un paio di occhiali sul tetto?” il viaggiatore rivolse il suo sguardo nella direzione che indicò l’anziano e la vide vicino alla stazione, “In quella casa ragazzo mio, ci vivono un cartografo e sua moglie, sono arrivati qui mesi fa da un altro villaggio lontano dal nostro… puoi chiedere a loro una mappa che ti possa portare ad un villaggio che sicuramente ha un fabbro.” il viaggiatore ringraziò l’anziano insetto con gioia e si diresse subito alla casa dei mercanti lasciando il vecchietto al suo riposo.
Nella casa erano presenti due insetti: uno era un insetto grasso con una lunga proboscide che stava dormendo beatamente nel suo letto, l’altro era una donna dall’aspetto simile a un grillo, molto più alta e magra dell’insetto addormentato, aveva un espressione annoiata perennemente in volto.
“Posso aiutarti?” chiese la donna “Ehm sì, ho sentito dire che vendete mappe, mi può dare la mappa di un villaggio che ha un fabbro, per favore.” la donna fece una smorfia “Mi dispiace, ma è Cornifer il cartografo e che si ricorda tutti i posti che abbiamo mappato con i loro dettagli e adesso… non è disponibile.” quindi l’insetto addormentato si chiama: Cornifer. “Oh, ehm, sembra esausto.” commentò il viaggiatore “E’ sempre così, arriviamo in una città, si mette a mappare come un ossesso le caverne e le varie zone, io resto qui a vendere i nostri articoli ai nostri clienti e quando ha finito, crolla sul letto esausto… ascolta, forse non avrò una memoria formidabile come quella di Corny, ma se cerchi una mappa che possa portarti ad un altro villaggio ne abbiamo quante ne vuoi qui, -si mise a frugare tra le casse in cerca di qualcosa, per poi estrarre una mappa- questa ad esempio è stata fatta nell’ultimo villaggio che abbiamo visitato prima di arrivare qui… è un po’ lontano, ma è molto più popolato e vivace di questo villaggio polveroso.” il viaggiatore diede un’occhiata alla mappa, dopo un minuto di riflessione decise di acquistarla “Grazie mille, sono 110 Geo.” disse la signora e il viaggiatore le diede i Geo richiesti, purtroppo con questa mossa si ritrovò senza soldi, ma almeno ora aveva pista per la sua prossima meta.

Il viaggiatore si mise in marcia quasi subito, dopo essersi orientato con l’ausilio della sua bussola e trovato la direzione da seguire si diresse verso nord-ovest.
La signora mercante evidentemente scherzava quando disse: è un po’ lontano. Da quando il viaggiatore si era rimesso in viaggio il paesaggio non della sua via era sempre deserto, vuoto e deprimente. Con carcasse di insetti lungo il cammino, il vento che polveroso e accecante che faceva perdere l’orientamento… lungo la via il viaggiatore notò un particolare preoccupante, la temperatura si stava abbassando sempre di più.
Man mano che proseguiva la polvere sotto i suoi piedi diventava fredda, sempre più fredda finché alla fine non si ritrovò immerso nella neve.
Mentre marciava con l’anima in spalla il suo corpo tremava come una foglia, il vento gli sputava in faccia la neve e le sue scorte di cibo diminuirono anche se razionava le dosi.
Alla fine gran parte del suo cibo finì, lasciandolo con solo una borsa di uova marce, non un alimento insolito per gli insetti o altre creature ma non il cibo preferito del viaggiatore.
Sono passate tre settimane da quando è partito verso il villaggio di cui parlava la mercante e ancora non c’erano segni di civiltà, avrebbe voluto avere un mantello più pesante da indossare ma non avendolo dovette stringere i denti e continuare a camminare anche se i piedi erano così freddi e rigidi che sembravano essere sul punto di rompersi come ghiaccio.
La tempesta di neve imperversava, il vento gridava come a reclamare il suo dominio in quelle terre ancora più ostili del deserto, e il viaggiatore pensò di essere arrivato a quel punto poco prima della fine, quando vide in lontananza quello che sembrava un grosso arco di pietra in mezzo al nulla.
Ricontrollando la mappa, vide che l’ingresso del villaggio che cercava era proprio quell’arco in mezzo al niente.

Il viaggiatore con una scarica di adrenalina e rinnovato vigore si mise a correre verso l’arco fino a passarci all’interno, una volta superato si ritrovò davanti un cartello con su scritto: Benvenuti a Gelia. E guardandosi meglio intorno vide le ombre delle case del villaggio e per fortuna una delle case aveva ancora le luci accese e si sentivano delle voci, il viaggiatore non perse tempo e si diresse verso l’abitazione e con le poche forze rimaste bussò alla porta.

Nessuna risposta per circa un minuto, bussò ancora più forte e frettolosamente finché alla fine un insetto non venne ad aprire la porta, guardando dentro si potevano vedere diversi insetti ridere, cantare, bere alcolici, ecc. l’abitazione era una locanda e al viaggiatore faceva comodo in quel momento, ma non aveva abbastanza Geo per potersi permettere del cibo o un posto per dormire, ma ciò non gli impediva di entrare a scaldarsi mentre aspettava la fine della tempesta.

Mentre si esaminava l’ambiente della calda locanda, lo sguardo del viaggiatore si incrociò con quello dell’insetto che a detta degli altri clienti era il proprietario della locanda, uno scarafaggio morbosamente obeso, con indosso un grembiule sporco sopra ad una semplice canotta leggera, la sua corta barba alla vista ispida lo rendeva intimidatorio, la sua voce roca appesantita dall’età gli davano l’aria di un insetto con il quale è meglio non scherzare e il fatto che avesse una protesi alla gamba lasciava intendere che nel corso della vita quell’insetto avesse un passato da combattente… oppure semplicemente sfortunato.
Lo scarafaggio chiamò il viaggiatore invitandolo ad avvicinarsi al bancone dove stava lui, quando il viaggiatore si avvicinò il locandiere disse “Non credo di averti mai visto da queste parti ragazzo, chi sei e che fai qui?” “Sono solo un viaggiatore, sono entrato solo perché sono stato preso alla sprovvista dalla tempesta e non sono attrezzato per affrontarla.” concluse tirando su col naso “Me ne sono accorto, bene… che vuoi che ti porti?” “Oh no niente grazie, ho nello zaino da mangiare e poi… non ho Geo, -lo scarafaggio lo guardò poco sorpreso- posso rimanere qui in attesa che calmi il tempo?” il viaggiatore sudava freddo mentre il locandiere lo fissava con un espressione scontenta, lo scarafaggio prese un respiro profondo col naso e le sue antenne si posarono sullo zaino del viaggiatore, poi di prepotenza prese lo zaino e si mise a cercare qualcosa, finché non tirò fuori la busta con le uova marce.
Il locandiere ne prese una e la mangiò in un boccone, poi si rivolse al viaggiatore, gli ridiede lo zaino e gli disse “Aspetta qui.” il locandiere si trascinò verso la cucina e ci restò per circa un quarto d’ora quando si presentò con piattone del “piatto della casa”. Non si capiva esattamente cosa fosse, era un piatto di carne arrosto con un contorno che sembrava sabbia all’apparenza, “Consideralo uno scambio equo ragazzo.” disse lo scarafaggio, il viaggiatore decise di assaggiare il piatto, era buonissimo, dopo giorni passati a mangiare solo uova marce finalmente del vero cibo, il viaggiatore mangiò ogni boccone di quel piatto come se fosse in preda alla frenesia alimentare finché il piatto non fu completamente vuoto. “Vedo che hai gradito, -disse il locandiere mentre portava via il piatto- ma dimmi una cosa, per quale motivo un ragazzino mal equipaggiato è venuto nel villaggio del freddo?” “Oh ehm, mi sembrava un’ottima tappa per il mio viaggio… e poi sto cercando un fabbro, ce ne uno qui?” l’espressione del locandiere finalmente cambiò, da impassibile e annoiato a sorpreso e preoccupato.
“Sei venuto a cercare un fabbro, per chiedergli chissà che cosa pur non avendo Geo?” chiese il locandiere “Potrei pur sempre lavorare per qualcuno finché non raggiungo un numero adeguato per pagare il fabbro.” il locandiere scosse la testa “Sarebbe una buona idea, ma c’è un problema, qui le uniche persone che assumono sono molto spesso in cerca di cavalieri, guerrieri, insetti forti! Perché i loro bisogni non sono qui in superficie… ma nelle caverne sotto di noi. E tu non mi sembri un guerriero… e anche se riuscissi a trovare un lavoretto per mettere da parte Geo guadagneresti abbastanza da poter mangiare e dormire qui, ma non per commissionare qualcosa al fabbro… che a proposito di lui… vedi quella vespa rossa al tavolo infondo?” l’insetto in questione si stava scolando un grosso boccale pieno di alcol, indossava un mantello giallo con una pelliccia bianca cucita all’interno e sul colletto e portava sulla schiena una lancia bianca “Quello è il fabbro del villaggio, lo so lo so non sembra ma è così, hai mai sentito parlare del maestro Xox? -il viaggiatore scosse la testa in segno di negazione- lui era un maestro d’aculeo molto forte, si diceva che avesse imparato dal gran maestro d’aculeo in persona, anzi che avesse dedicato tutta la vita all’aculeo… una volta divenuto maestro iniziò a viaggiare per il mondo in cerca di allievi validi e forti e l’ultima meta del suo viaggio è stato proprio Gelia… io ero poco più giovane di te quando arrivò, fui tra i suoi primi allievi e c’era anche quella vespa… lui divenne il suo migliore allievo mentre io il secondo… e poi un brutto giorno l’allievo prediletto sfidò il maestro in un duello mortale, lui lo considerava la prova finale per vedere se l’allievo avesse effettivamente superato il maestro… la vespa uscì vincitore mentre il corpo e la vecchia casa non che dojo del maestro venne abbandonata nel dimenticatoio… da allora nessuno abita in quella catapecchia, ma soprattutto, lui si specializzò come ‘fabbro guerriero’ per citarlo… un fabbro a cui ti conviene pagare fino all’ultimo Geo per avere l’arma o l’armatura che vuoi, oppure lo devi sfidare a duello… se vinci otterrai quello che vuoi gratis, se perdi… perdi tutto.” il viaggiatore ascoltò con religioso silenzio tutta la storia e un brivido gli percorse per tutta la schiena mentre la sua mente iniziò subito a riempirsi di dubbi e preoccupazioni.
“Mi dispiace distruggere le speranze ragazzo, ma qualcuno doveva avvisarti dei pericoli di questo villaggio, e del suo fabbro spietato sia negli affari che in battaglia… io lo so.” concluse facendo segno sulla sua protesi, il viaggiatore si accucciò con le braccia sul bancone e mormorò “Che cosa faccio adesso?” non cercava una risposta dal locandiere, parlava a se stesso, provava a mettere insieme le idee e a trovare da solo una soluzione.
Il locandiere vedendo il viaggiatore triste e deluso di aver fatto un viaggio pericoloso e inutile provò pena per il viaggiatore e provò a farsi venire in mente un’idea per tirargli su il morale, quando un voce lo chiamo “Troll!” si girò e vide la vespa rossa che si avvicinò con un paio di Geo medio-grandi “Grazie per il DDT, ci vediamo la prossima.” la vespa posò i Geo sul bancone e fece per andarsene, quando… “Aspetta un secondo Gazan!” lo chiamò il locandiere, Gazan si girò e vide Troll riempire un boccale di DDT e lo posò sul bancone “Vedi mio… vecchio amico… questo giovanotto ha pagato per offriti qualche altro boccale e fare due chiacchiere per parlare di ‘affari’ se ti può interessare.” il viaggiatore rivolse il suo sguardo verso Troll confuso, il quale gli fece l’occhiolino.
Gazan si sedette e iniziò a sorseggiare quella bevanda alcolica per poi rivolgere un pigro, ma comunque alterato sguardo verso il viaggiatore “Tu credi di essere intelligente vero? Pensi di potermi corrompere con dell’alcol per farmi fare i tuoi comodi? Tsk non sai con chi hai a che fare insetto semplice.” “Significa che non mi aiuterai?” chiese il viaggiatore e la vespa rispose “no”, al che Troll s’intromise aggiungendo “Bestia, che peccato… mi sa che ti ho sopravvalutato Gazan, infondo non sei all’altezza del ‘progetto speciale’ di questo ragazzo.” ovviamente era una bugia, Troll non sapeva nulla dei progetti del viaggiatore, ma sapeva come convincere Gazan a fare quello che voleva, anche se questo fece alterare Gazan, “IO!?!? Non sarei all’altezza, del progetto di questo… COSO!!! Ora ti faccio vedere io Troll. -rivolge nuovamente la sua attenzione verso il viaggiatore- Che cosa vuoi?!” il viaggiatore prese lo zaino e tirò fuori gli artigli giganti della mantide.
Sia Troll che Gazan rimasero a bocca aperta al vedere quegli artigli “Quando ho trovato il cadavere di una mantide gigante, i suoi artigli hanno catturato la mia attenzione… pensavo di usarli come armi, ma sono troppo pesanti e scomode da maneggiare, così ho pensato che magari un abile fabbro le avrebbe potuto riforgiare in delle armi più adatte a me.” Gazan guardò gli artigli, sentì il loro peso, testò la resistenza e affilatezza… e poi disse “Bestia Troll, avevi ragione questa SI che è una bella sfida.” disse Gazan mentre Troll forzò un sorriso, Gazan aggiunse “Ok Troll, se riesco a fare qualcosa di bello con questi, tu mi dovrai offrire gratuitamente i tuoi alcolici ogni volta che entro qui.” “Scordatelo! Ti concedo solo una settimana di consumo gratuito.” “Due mesi.” “Una settimana!” “Un mese!” “Ultima offerta 10 giorni!” “ANDATA!!!” “Aspetta, guarda che se perdi mi dovrai fare una protesi nuova capito.” Gazan annuì con fretta per mettersi subito a lavoro, invitò persino il viaggiatore a vedere come svolgeva il suo lavoro, poco prima che il giovane insetto seguisse Gazan alla sua bottega si girò per ringraziare il locandiere il quale prima gli fece l’occhiolino, poi, gli disse “Stai pronto a correre.” il viaggiatore all’iniziò non capì ma quando venne richiamato da Gazan, dovette affrettarsi per raggiungerlo.

A pochi metri di distanza dalla locanda di Troll c’era la bottega di Gazan, appena entrati Gazan accese torce e lumi, mostrando le innumerevoli armi e armature esposte e appese ad attacca panni e al muro.
Vi erano armi di tutti i tipi: lance, mazze, picche, martelli, kunai, aculei e asce.
Per tutta la lunghezza di un muro c’erano solo vasi contenti minerali usati per forgiare le armi, al centro della stanza c’era un incudine ammaccato e di fianco un grande fucina.
Gazan si tolse il mantello, prese un paio di guanti di pelle scuri e un grambiule di pelle dello stesso colore con una tasca al centro pieno di martelli e pinze, poi scelse uno stampo che fosse più o meno della stessa misura degli artigli.
Prese un po’ di legno secco e carbone, lo mise al centro della fucina, con delle pietre focaie accese il fuoco e vi posò gli artigli.
Dai vasi dei minerali prese: 10 pezzi di minerale terreo, 6 pezzi di pietra arenaria, 2 pezzi di pietra calcarea e un pugno abbondante di pezzi di ossidiana.
Quando gli artigli si ammorbidirono abbastanza per il calore li tolse dal fuoco, li mise sull’incudine e cominciò a martellare con vigore gli artigli finché non divennero piatti.
Riprese lo stampo e fece un altro piccolo paragone di dimensioni, subito dopo ricominciò a martellare gli artigli per ridurne di poco le dimensioni, poi mise a sciogliere i pezzi presi dai vasi in un calderone a parte. Mentre cercava di ridurre sempre di più le dimensioni, per sbaglio ruppe gli artigli che si sbriciolarono in piccoli pezzi… ma quando riposò lo sguardo sul calderone dei minerali, prese i pezzi degli artigli e li mise nel calderone.
Quando tutto fu sciolto, mise il contenuto rovente nello stampo anzi, gli stampi, perché ne prese un altro uguale mentre i minerali e gli artigli erano lasciati fondere. Versò metà in uno stampo e l’altra metà nell’altro, fece in modo che il materiale rovente di ciascuno stampo si focalizzasse solo su un lato dello stampo.
Quando si raffreddò un pochino, Gazan ruppe gli stampi liberandone il contenuto per poi rimetterlo sul fuoco, ammorbidirlo un pochino, e iniziare nuovamente a martellare per le rifiniture finali.
Dopo una lucidata veloce e sistemata l’impugnatura, prese una custodia adatta e mostro al cliente il risultato: due scimitarre gemelle che si possono unire in un’unica scimitarra per occupare meno spazio nella fodera. Gazan pieno di orgoglio diede le armi al viaggiatore, il quale le osservava con gioia perché finalmente pronte e con ammirazione per l’ottimo lavoro svolto.
Quando il viaggiatore si rivolse a Gazan per ringraziarlo, lui si era cambiato rimettendosi il mantello e impugnò la sua lancia “Ora è il momento di pagare.” disse Gazan “P-p-pagare?” disse sorpreso il viaggiatore “Aspetta ma io… io ti ho offerto da bere.” “Hai pagato Troll per offrirmi bere, ma ora devi pagarmi per aver forgiato le tue scimitarre… e se non hai Geo, affrontami e se mi batti il non dovrai pagare.” in quel momento nella testa del viaggiatore solo una parola regnava sovrana “SCAPPA” e con una botta di adrenalina si mise a correre fuori dalla bottega nonostante la tempesta, senza guardarsi indietro proseguì per la sua via, ma Gazan con gli corse dietro e lo raggiunse in poco tempo e nel tentativo di colpirlo con la lancia a finito per strappare l’unica spalliera integra dello zaino del viaggiatore.
Provò più volte a infilzarlo con la lancia ma ha finito solo per strappargli il mantello e procurargli un taglio profondo sul braccio sinistro.
Dopo quel colpo il viaggiatore si ritrovò ben presto a terra infreddolito e prossimo a fare una brutta fine, ma poco prima che Gazan gli diede il colpo di grazia, qualcosa nella vespa gli impedì di proseguire, una fitta profonda allo stomaco lo fece contorcere finché non cadde in ginocchio davanti al viaggiatore per poi vomitare tutto il DDT che aveva bevuto ad oltranza alla locanda.
Il viaggiatore ne approfittò per ricominciare a correre, quando Gazan smise di vomitare si accorse di aver perso la sua preda… ma aveva lasciato indietro il suo zaino, così lo prese pensando che se non morirà per il freddo sarebbe tornato per lo zaino.

Il viaggiatore non smise di correre finché il villaggio non era lontano abbastanza da essere a malapena un punto lontano, ma la verità era che il viaggiatore non aveva idea di dov’era finito, in preda al panico si era messo a correre alla cieca e ora, era perso.
La corsa lo fece sudare come non aveva mai fatto in vita sua e il clima freddo misto al suo mantello rovinato lo stavano facendo congelare.
La neve e il vento soffiavano così forte che mancava poco che il viaggiatore prendesse il volo, con passo lento continuava ad avanzare, si ripeteva nella testa “Finchè vai anche solo dritto arriverai in un posto migliore” anche se si trovava in mezzo al nulla e non sapeva dove stesse andando, non poteva e non doveva fermarsi o sarebbe morto.

Passo dopo passo, prossimo a perdere i sensi, la presa sul fodero con le scimitarre si alleggeriva sempre più, gli occhi pesanti e la volontà che lo abbandonava.
Ma all’ultimo passo il suo volto sbatté contro qualcosa, sembrava un muro, sforzandosi di mettere a fuoco la vista riuscì a capire cosa si trovava di fronte, una casa.

Si guardò attorno, non c’erano altre case, non era tornato a Gelia, per fortuna.
Si mise a cercare una porta e quando la trovò vide che la porta era semi aperta, lui entrò di fretta e furia e chiuse la porta serrandola con asse di legno.
Si accasciò a terra senza forze, ma felice, era salvo, ma quella sensazione si fermò quando senti passi pesanti che avvicinavano.
Il viaggiatore si alzò di scatto e si voltò verso la fonte dei passi, una figura molto alta, se il viaggiatore avesse avuto un gemello nemmeno salendogli in testa avrebbe raggiunto l’altezza di quell’insetto.
Nonostante era avvolta in un mantello grigio di pelliccia si capì che era una donna dai lineamenti del suo corpo, non si capiva che razza di insetto era: il suo volto era coperto da una maschera con tre corna a corona, da dietro le corna finte si vedevano un paio di corna vere, una folta, disordinata e sporca chioma rossa spuntava da dietro le corna, quattro occhi, avambracci e stinchi completamente ricoperti di un’ispida pelliccia viola, le mani sembravano artigli giganti e un’armatura rossa a coprirle il busto.
Il viaggiatore in un secondo si ritrovò a balbettare nel tentativo di ragionare pacificamente con quella figura intimidatoria “M-m-m-mi s-scusi per l-l-l’intrusione signora, n-n-non sono attrezzato per affrontare la t-tempesta.” la donna rispose con un semplice “Lo vedo” con un tono in espressivo “P-p-posso restare? Finché non passa la tempesta?” chiese il viaggiatore, la donna non rispose gli diede le spalle e si diresse verso un tavolo con sopra quello che sembrava un… corpo? Il viaggiatore si guardò meglio attorno, dei deboli lumi illuminavano l’ambiente, il pavimento era ricoperto di polvere e i muri ricoperti di ragnatele, erano presenti delle casse piene di armi la maggior parte aghi e aculei.
Prima non aveva visto male sul tavolo c’era effettivamente il corpo di un insetto e la donna aveva preso una sedia e si era seduta davanti al tavolo, non stava facendo niente, lo guardava con quello sguardo vuoto, il viaggiatore si avvicinò per guardare con attenzione di che insetto si trattasse.
Sei zampe come gambe, due come braccia, un grosso addome, una maschera che gli copriva il volto, ma si notavano la presenza di sei occhi in volto la maggior parte del corpo era ricoperto di in ispido pelo scuro scolorito, indossava un mantello blu scuro rovinato, pieno di graffi e strappi.
Riconobbe l’insetto dopo qualche minuto, era un ragno dei cunicoli, tutto il suo corpo era ricoperto di tagli e graffi ormai seccati e dov’era situato il cuore vi era un buco molto profondo… non puzzava di putrefazione il corpo evidentemente era in uno stato di conservazione sotto sale o in alcol per evitare che marcisca e l’odore appesti l’aria della casa.
Il viaggiatore chiese alla donna “Chi è lui?” lei non rispose “Come si chiama?” lei continuò ad ignorarlo “Perchè vive in questa vecchia casa?” ancora una volta nessuna risposta.
Il viaggiatore capì che la donna le avrebbe dato risposte di alcun tipo, così ritornò vicino all’ingresso dove c’era più spazio, estrasse le scimitarre e cominciò ad agitarle. La donna si accorse di quello che stava facendo il suo “ospite” e quando per sbaglio a lui scivolò la spada dalle mani e volò nella sua direzione, lei fermò la spada, prendendola al volo con due dita.
Il viaggiatore era sorpreso della prontezza di riflessi della donna, ma mortificato del suo errore che avrebbe potuto farle male o peggio, la donna si alzò dal suo posto e diede un’occhiata alla spada “Ottima fattura, buona l’affilatezza, leggera eppure resistente… -rivolge il suo sguardo verso il proprietario della spada- cosa stavi facendo esattamente?” “I-i-io mi allenavo.” balbettò il viaggiatore “Ti allenavi con la spada senza sapere come si fa? Impressionante.” disse sarcastica la donna con tono saccente “L-lei sa come si usano?” chiese il viaggiatore.
La donna impugnò entrambe le spade chiese al suo ospite di prendere dei sassi e di lanciarglieli contro con tutta la forza che possiede in corpo, lui ubbidì, e lei con precisione e in un certo senso eleganza respinse o affettò i sassi che le arrivavano addosso senza fatica.
Il viaggiatore rimase a bocca aperta mentre lei restituiva le spade e si rimetteva seduta al suo posto, lui la raggiunse e le chiese “Dove hai imparato ad usare le spade in quel modo?” questa volta lei rispose “Da sola.” lui la guardò confuso e chiese di spiegarsi meglio “Sono autodidatta… ci ho messo anni a diventare brava.” “…puoi insegnarmi?” chiese il viaggiatore a bassa voce, lei rispose secca “No.” “Per favore, io… farò qualsiasi cosa tu voglia, ma ti prego insegnami.” disse il viaggiatore, al che la donna rispose “Sei proprio un essere senza orgoglio, o rispetto per te stesso, sei disposto a farti schiacciare per avere quello che vuoi… sembri essere a un passo all’essere adulto, dovresti comportarti come tale.” “Ma sei così brava, potresti essere una grande maestra d’aculeo.” “Hai detto la parola giusta… ‘potresti’ perché non lo sono e non lo sarò… e lui è il motivo.” disse indicando il ragno “Lui… era il maestro Xox, grande maestro d’aculeo e poi tradito dal suo migliore allievo.” “Temi che possa essere come Gazan? Ma io non sono come lui.” “Dicono tutti così.” “Come puoi generalizzare così?! Tu non sai niente di me, l’unica cosa su cui hai ragione è che non so come usare queste scimitarre… io non so niente di te, ma mi sembri un insetto molto triste.” lei rivolse uno sguardo curioso verso il viaggiatore “Io non so che cosa hai passato con lui -disse indicando il Xox- ma se stai aspettando che si rialzi, ti stai solo dimenticando di vivere.” lei si alzò alterata dalle parole del viaggiatore e con la mano lo prese per il mento prima di ringhiargli contro “Smettila! Smettila di provare a scavare nella mia testa per capire come convincermi a fare qualcosa che non voglio.” lei lo lascia andare facendolo cadere “Guardami attentamente, vivo nella casa che apparteneva a un vecchio bastardo morto, senza lavoro e isolata dal resto del mondo… se vuoi un maestro vero vai a cercare uno vero! Uno con schiere di allievi, non dovresti affidarti al primo mostro che hai incontrato che sa maneggiare una spada.” la donna si rimise a sedere mentre il viaggiatore lentamente si rialzò, “Io se non imparo a combattere con la spada, sono morto, tu non ne hai bisogno ma sembri più morta di me…” il viaggiatore ritornò nella zona dell’ingresso ma non per improvvisare nuovamente a usare le spade, si sedette sulla finestra e iniziò a guardare le neve trasportata dal vento mentre quest’ultimo ululava furioso.

Mezz’ora dopo, il viaggiatore si era addormentato lì, la donna invece era ancora sveglia, si tolse un attimo la maschera per massaggiarsi gli occhi e quando finì si rimise la maschera.
Poco prima di andare al piano di sopra per dormire un po’ anche lei, il suo sguardo si posò su un ago grande quasi quanto lei che sporgeva dalle casse.
Anche se era abituata a quell’arma fuori posto, solo in quel momento le sembrò effettivamente un problema, si avvicinò per prenderlo e metterlo in un posto più adatto, quando lo impugnò vide il suo riflesso nell’ago e pensò “Ho un aspetto terribile” si vedeva come l’ombra dell’insetto che era prima, poco prima di mettersi a cercare un nuovo posto per l’ago vide una scritta incisa sull’impugnatura dell’arma… diceva: coloro che non condividono la propria forza, non impareranno mai.
Non l’aveva mai notata prima, forse perché era la prima volta che impugnava quell’arma, guardando in direzione del suo ospite sentì le parole che le disse poco tempo prima rimbombarle nella testa, lei era già morta, dentro.

Il giorno dopo la tempesta era finalmente cessata, il suolo era completamente ricoperto di neve, l’aria era gelida e si poteva vedere il respiro congelato quando si espirava dalla bocca.
Il viaggiatore si svegliò di mala voglia, aveva dormito seduto e la schiena gli doleva e lui stesso si sentiva poco riposato, quando si “svegliò” rivolse lo sguardo verso la donna, la quale stava meditando sul pavimento.
Il viaggiatore visto lo schiarimento del clima, prese la custodia con le sue scimitarre e si preparò a partire “Grazie per l’ospitalità… addio.” disse il viaggiatore mantenendo l’educazione nei confronti della donna, anche se lei rimase a testa bassa al suo posto senza rispondere.
Ma poco prima di lasciare la casa lei disse una parola “Naila.” il viaggiatore si girò verso lei confuso, a quel punto lei si alzò e disse “Il mio nome: è Naila.” fece un passo in avanti “Quella tua richiesta di ieri sera… sei ancora sicuro di volere che ti insegni a combattere?” chiese con un tono serio e deciso mentre passo dopo passo si avvicinava lentamente al viaggiatore fino ad essere a pochi passi da lui, il quale dopo un attimo di sorpresa rispose positivamente.
Naila aggiunse “Da ora in poi voglio che tu mi chiami…” prima che lei concludesse la frase alle sue spalle, l’ago che ieri sera impugnò si mosse da solo e si lanciò contro Naila minacciandola di colpirla alle spalle, ma lei senza girarsi lo prese al volo sull’elsa facendo risuonare come un diapason le vibrazioni dell’ago, il viaggiatore spaventato fece un passo indietro mentre Naila continuò “...Maestra Naila -lo punta con la lama dell’ago- se vuoi imparare a combattere sotto la mia guida, da te mi aspetto il massimo.” lo sguardo del viaggiatore s’illuminò di ammirazione e fece un inchino in segno di rispetto.

“Prima di iniziare ragazzo, dimmi, qual’è il tuo nome?” “Mi chiamo Mas.”
   
 
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