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Autore: LorasWeasley    13/12/2022    4 recensioni
future|fic [iwaoi|osasuna|kuroken]
Oikawa, Suna e Kenma potranno pure essere degli adulti, ma non conviene mai lasciarli andare da soli a fare shopping insieme ai loro figli.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Kozune Kenma, Rintarō Suna, Tetsurou Kuroo, Tooru Oikawa
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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Shopping con papà (finito male)
 


Quando Tooru ed Haru uscivano insieme per andare a fare shopping, era il momento perfetto per Iwaizumi di rilassarsi. Non c’era nessuno che urlava, nessuno che litigava per qualcosa di stupido, nessuno che metteva la musica a tutto volume e cantava a squarciagola.
C’era solo pace e tranquillità mentre si appropriava del divano, la soddisfazione di poter scegliere per conto proprio il film da vedere, con nessuno che si lamentava o commentava in continuazione le scene.
Non durò a lungo quel giorno.
Fu una chiamata da un numero che non aveva salvato in rubrica a metterlo in allerta, indeciso se ignorarla o meno capì che non poteva permetterselo dato il suo lavoro.
Con un sospiro decise di rispondere.
-Iwa-chan!- la voce era quella di Oikawa, a primo impatto poteva sembrare sempre la stessa, ma c’era quel leggerissimo tremolio che ormai Hajime aveva imparato a conoscere bene, segno di chi aveva fatto una cazzata.
-Che hai combinato?
-Vieni a prendere me e Haru in questura? C’è stata… un’incomprensione in un negozio.
Hajime bestemmiò.
 
due ore prima…
Non era stata colpa di nessuno dei due in realtà, ma fu davvero tutto frutto di un’incomprensione che avrebbero potuto gestire in modo diverso.
Quando i due erano infatti entrati in quel negozio, Oikawa aveva esclamato che doveva comprare delle calze nuove, prendendone un paio in mano per non dimenticarle e iniziando a girare per il negozio.
Lui ed Haru si divisero, andando in sezioni diverse, e quando tornarono insieme Haru vide che aveva ancora quelle calze in mano, allungò la mano e suo padre gliele passò sovrappensiero. Questo portò Haru a credere che erano state pagate e le mise in una delle buste che teneva in mano. In realtà non erano state pagate e le stavano praticamente rubando.
Avrebbero potuto risolverla facilmente, ma Haru aveva lo stesso modo di fare di Oikawa e, convinto di essere nel giusto, iniziò a litigare con quelli della security. Di contro, Tooru vide che suo figlio era nei guai e peggiorò la situazione reagendo allo stesso modo.
Per finire, di certo non fece il miracolo la frase “se avessi voluto rubare non l’avrei fatto per delle calze di merda!”
 
-
 
Naomi non era troppo imbarazzata da quella situazione, però voleva comunque andare a casa perché si doveva preparare per l’appuntamento che avrebbe avuto quella sera.
Suo padre, tuttavia, non sembrava dello stesso avviso.
-Dai papi… lascia stare!
-É questione di principio ormai!- sbottò in risposta Suna mentre continuava a litigare con la commessa del negozio.
Il fatto era che Rintaro aveva chiesto degli sconti sulla merce che stavano acquistando e questo gli era stato negato, non una cosa alla quale era abituato.
Non che avessero problemi finanziari, tra il suo lavoro da atleta e il ristorante di Osamu avrebbero anche potuto acquistare l’intero negozio, ma Rintaro ormai si era fissato.
Usava sempre la scusa di essere famoso e, soprattutto, usava la scusa che la sua “meravigliosa bambina” fosse una modella, per poi concludere facendo vedere la quantità di followers che lo seguivano e promettendo che avrebbe fatto pubblicità al negozio per i prossimi giorni.
-Mi dispiace… ma la politica aziendale non mi permette…
-É una politica del cazzo! Fammi parlare con il tuo capo! Vi farò andare in bancarotta pubblicando una semplice storia sui social!
Vedendo come gli animi si stavano accendendo, Naomi prese il proprio cellulare e aprì la chat con l’altro genitore mandando un semplice messaggio: “papà sta per essere arrestato”.
 
-
 
Kea e Kenma erano usciti per comprare una nuova tuta per entrambi. Nulla di troppo complicato. Quindi, dopo sei ore che erano fuori, Kuro iniziò a preoccuparsi.
Chiamò Kenma ma il suo cellulare squillò a vuoto, così si affrettò a chiudere quella chiamata e avviarne una con l’adolescente.
-Papà!- rispose Kea con un tono sollevato che fece preoccupare il corvino ancora di più.
-Che succede? Perché non siete ancora tornati?
-Devi venire per prendere e portare a casa di peso papà Kenma, non riesco a farlo staccare da quella console!
Kuro chiuse gli occhi e sospirò, avrebbe dovuto immaginarlo.
-Quale console?
-Abbiamo trovato un negozio di giochi retro e papà è entrato per dare un’occhiata, ora siamo chiusi qui dentro da ore!
-Mandami la posizione. Sto arrivando.
Mezz’ora dopo avevano attirato l’attenzione di fin troppe persone mentre Kuro, con Kenma caricato di peso sulla spalla, si trascinava fuori dal centro commerciale mentre lo streamer continuava a urlare “NON HO FINITO LA PARTITA, DOVEVI FARMI FINIRE LA PARTITA! SEI UNO STRONZO! UN MOSTRO! DOMANI CHIEDO IL DIVORZIO!”
Beh, almeno nessuno chiamò la polizia. Forse.
  
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