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Autore: pampa98    15/12/2022    1 recensioni
Billy/Steve, What-if? Steve e Billy si mettono insieme tra la seconda e la terza stagione e, due anni dopo, Steve ha una domanda importante da porgli.
«Ecco qui» disse Steve, posando la scatola sulla superficie liscia e aprendola per rivelarne il contenuto. Riprese posto sulla sedia opposta a lui e attese la sua reazione.
Dustin sgranò occhi e bocca, e spostò a intermittenza lo sguardo sempre più sconvolto da lui all’anello.
«Steve…» disse, proprio quando stava per chiedergli se gli si fosse inceppato il cervello. «Io… Io sono lusingato, davvero, ma credevo sapessi che non mi piaci – voglio dire, certo che mi piaci, e tanto, ma non… non in quel senso.»
Fu il turno di Steve di sgranare gli occhi. «Cosa?»
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billy Hargrove, Dustin Henderson, Maxine Mayfield, Steve Harrington, Undici/Jane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Di anelli e gatti scomparsi




 

«Okay, Steve, la cosa comincia a diventare inquietante. Facciamo che torno in piscina con gli altri e mi chiami quando hai imparato a usare di nuovo la lingua?»

Dustin si alzò senza aspettare la sua risposta.

«No, no, Henderson, fermo!» Steve lo afferrò per un braccio, indicandogli con la testa di tornare a sedersi. «Ho davvero bisogno di te.»

«Va bene, ma io non sono telepatico, quindi dovrai dirmi a parole cosa ti serve.»

«È quello che sto cercando di fare!»

«Sono dieci minuti che ti fissi le mani in silenzio! Io. Non. Sono. Telepatico.»

Steve alzò gli occhi al cielo. Ma perché Robin aveva deciso di fare un viaggio on the road con la sua ragazza proprio quel mese? E perché lei era l’unica amica della sua età che avesse? 

Sospirò, passandosi una mano tra i capelli. 

«Siediti» disse. «Per favore.»

Dustin inarcò un sopracciglio, studiandolo attentamente per alcuni secondi prima di fare come gli era stato chiesto. Si sedette con le braccia incrociate sul petto e gli occhi indagatori fissi su di lui. 

Ancora una volta, Steve si lasciò sfuggire un sospiro. Aveva preso quella decisione settimane prima e non aveva vacillato un solo momento. Amava Billy e, per quanto potesse sembrare assurdo, sapeva con assoluta certezza che era la persona giusta per lui. Lo aveva creduto anche di Nancy, un tempo, ma i suoi sentimenti per lei erano svaniti da tempo lasciando solo un profondo affetto e un leggero imbarazzo ogni volta che si trovava da solo con lei. Con Billy era diverso: era passione, era dolore, era euforia. Era tutto talmente intenso che, all’inizio, Steve credeva che quel rapporto lo avrebbe consumato, divorandolo centimetro dopo centimetro. Due anni dopo, stavano ancora insieme e lui si sentiva più felice che mai. Avevano trovato il loro equilibrio, traballante, ma solido. Steve voleva lui e nessun altro. 

Sperava solo che anche Billy provasse lo stesso.

«Devo ripeterti il discorso sulla telepatia?» sbottò Dustin.

«Certo che la pazienza tu non sai cosa sia!»

«Ci sono tipo cento gradi, i miei amici stanno giocando in piscina e io devo stare qui a guardarti mentre pensi a chissà cosa, e sarei poco paziente

Steve alzò le mani in segno di resa. «Va bene, va bene.» Si alzò, dirigendosi verso le scale. «Aspetta qui, torno subito.»

«Ah, te ne vai pure?» si lamentò l’altro, ma lui non gli prestò ascolto. Salì in camera sua e si avvicinò al letto, aprendo il primo cassetto del comodino. Sorrise quando le sue dita sfiorarono il tessuto della piccola scatola scura che campeggiava sul legno color faggio. Aveva paura, certo – della reazione dei ragazzi, della reazione di Billy stesso – ma era ciò che desiderava e non si sarebbe tirato indietro. 

Quando tornò in cucina, Dustin era ancora seduto al tavolo con un’aria decisamente imbronciata. 

«Ecco qui» disse Steve, posando la scatola sulla superficie liscia e aprendola per rivelarne il contenuto. Riprese posto sulla sedia opposta a lui e attese la sua reazione.

Dustin sgranò occhi e bocca, e spostò a intermittenza lo sguardo sempre più sconvolto da lui all’anello.

«Steve…» disse, proprio quando stava per chiedergli se gli si fosse inceppato il cervello. «Io… Io sono lusingato, davvero, ma credevo sapessi che non mi piaci – voglio dire, certo che mi piaci, e tanto, ma non… non in quel senso.»

Fu il turno di Steve di sgranare gli occhi. «Cosa?»

«Mi dispiace, davvero, ma a me piacciono le ragazze. Tu sei un gran figo, ma decisamente non una ragazza. E poi, scusa, ma non puoi chiedere a un quattordicenne di sposarti, è illegale – intendo, più illegale di chiederlo a un maschio.»

Steve riuscì a malapena a registrare le sue parole. Era talmente confuso da quella piega degli eventi che non sapeva nemmeno come reagire. 

«Henderson!» disse, sbattendo le mani sul tavolo. «Ma che cazzo hai capito? Pensi che voglia sposare te

Dustin indicò l’anello che svettava in mezzo a loro. «Mi hai dato un anello di fidanzamento, Steve, che cavolo dovrei pensare?»

«Ma non è per te, idiota! È per Billy! Voglio chiedere a Billy di sposarmi, ho… ho tutto uno scenario in mente, ma per prepararlo a dovere mi serve il tuo aiuto. Voglio che mi aiuti a fare la proposta a lui, non a te!»

«Vuoi fare cosa

Steve serrò le palpebre, maledicendo ancora una volta il giorno in cui quel branco di nerd lo aveva designato come suo babysitter. Si voltò, trovandosi davanti i volti scioccati di Max e Lucas, e quello rilassato di Eleven. 

«Oh, grazie a Dio!» esclamò Dustin. «Non ero pronto a sposarmi.»

«Sposarti?» chiese Lucas. «Cosa… Cosa ci siamo persi?»

Steve grugnì, nascondendo il volto tra le mani. 

«Tranquilli, ragazzi, Steve non sta facendo la proposta a me» rispose Dustin, sereno. «La vuole fare a Billy a quanto pare. Decisione discutibile, ma in fondo state insieme da tempo e siete due adulti, più o meno. Ma cos’era esattamente che volevi chiedermi?»

In quel momento, desiderò che il Sottosopra si riaprisse per risucchiarlo al suo interno e non lasciarlo uscire mai più. 

 
~
 

«Allora, se non sbaglio… Sì, dovrebbe essere di qua. O forse laggiù? Tu che ne pensi?»

Billy si accese la terza sigaretta nel giro di un’ora. Era uscito di casa convinto che avrebbe trascorso la serata a bere birra e fare sesso con Steve, cosa di cui aveva decisamente bisogno dopo la noiosa giornata trascorsa alla piscina comunale; invece, era stato intercettato dai quattro marmocchi più fastidiosi del gruppo che lo avevano sfinito con le loro suppliche di aiutarli a trovare il gatto di Henderson che, a quanto sembrava, aveva deciso di farsi una scampagnata notturna per i boschi. 

«Billy, parlava con te» disse Max, richiamando la sua attenzione.

«E io che cazzo ne so dov’è andato. Il gatto è tuo, no?»

«Sì, ma non è solito fare queste cose» rispose Dustin. «È molto pigro e non conosce bene la zona.»

«Allora magari è caduto in un dirupo o è stato sbranato da qualche animale di passaggio. Non sapete che qui è pieno di lupi?»

«Smettila di dire stronzate, Billy!» lo riprese Max. «Non ci sono lupi in questi boschi. Vero?» chiese poi rivolta a Lucas.

«No, infatti. Non… Non spaventarci inutilmente.»

«Sai, ci sarebbe un modo molto semplice per evitare che vi metta paura» disse, sporgendosi verso di lui. 

«E cioè?»

«Tornare alle vostre cazzo di case e lasciarmi in pace!»

Max sbuffò. «Sempre disponibile, eh.»

Billy prese una lunga boccata dalla sigaretta, lasciando che la nicotina circolasse nel suo organismo per calmarlo. Non fu molto utile ed era certo che se avesse dovuto passare ancora più di cinque minuti in compagnia di quei mocciosi, almeno uno di loro non sarebbe tornato a casa intero. 

«Credo che sia andato di qua.» 

La voce di Eleven catturò l’attenzione di tutti e la ragazzina si riconfermò al primo posto nella scala delle preferenza di Billy. La raggiunse con due falcate e le diede un breve colpetto sulla spalla mentre le passava accanto.

«Lieto che almeno una di voi abbia un cervello. Forza, andiamo.»

Camminarono fino a una radura, ma di quel gatto ancora nessuna traccia. Billy diede l’ultimo tiro alla sigaretta, prima di spegnerla e buttarla a terra. 

«Allora, da qui potremmo… Andare avanti?» propose Dustin.

Billy stava per procedere in quella direzione, quando sentì qualcuno tirarlo per la manica della giacca di pelle. Eleven stava indicando un punto alla sua destra.

«Cos’è quella luce?»

Tutti puntarono lo sguardo in quella direzione. Billy assottigliò le palpebre: attraverso il fitto degli alberi, gli sembrò di scorgere una luce arancione, simile a quella di un fuoco. Si voltò verso Dustin, rivolgendogli un ghigno divertito. 

«Magari qualcuno ha acceso un falò per arrostire il tuo gatto.»

Lui sbuffò. Sembrava più infastidito che addolorato all’idea del suo animaletto che veniva mangiato.

«Tews non lo mangerebbe nessuno, è troppo magrolino, non ne vale la pena.» Quel commento gli fece guadagnare un’occhiata sorpresa da tutto il gruppo. «Che c’è? Mew me l’hanno mangiato, ho imparato a prestare attenzione a certe cose.»

«L’ha mangiato il tuo Democane, non un essere umano» gli fece notare Lucas.

«Fa lo stesso.»

«Magari Billy può andare a controllare» propose Eleven, guardandolo come se si aspettasse che lui fosse l’eroe che avrebbe salvato il gatto del suo amico dalle grinfie di qualunque cosa lo stesse cucinando. 

«Sì, credo sia la cosa migliore» concordò Max.

«Be’, se lo stanno arrostendo si tratta per forza di esseri umani, quindi perché devo andare io?» Afferrò Dustin per un braccio, tirandolo in avanti. «Gatto tuo, problema tuo.»

«Ehi, ma sei matto? E se fossero dei famigerati tagliagole o un branco di viscidi pervertiti?»

«Non c’è niente di tutto ciò a Hawkins, la cosa più interessante l’ha fermata lei da tempo ormai» disse, indicando Eleven. «E poi, ripeto, perché dovrei rischiare io per te?»

«Perché tu sei un duro, Hargrove» rispose Dustin, dandogli un pugno sul braccio. «Sei tosto e coraggioso e forte – accidenti, sei praticamente Superman. Il nostro Superman.»

Billy sbatté le palpebre. Non capiva se quelli erano complimenti o lo stesse semplicemente prendendo in giro.

«Ha ragione» lo spalleggiò Eleven, facendo pendere la bilancia verso l’ipotesi dei complimenti. «Per favore, Billy, vai a dare un’occhiata. Noi saremo proprio dietro di te.»

Billy spostò lo sguardo a turno sulle loro facce. Se davvero ci fosse stato qualche pericolo laggiù, gli sarebbero solo stati d’intralcio, e di certo non aveva bisogno di un branco di quattordicenni per sopravvivere. Tuttavia, una parte di lui si sentì lusingata al pensiero che qualcuno contasse su di lui e, soprattutto, ci fosse in caso di bisogno. Era una sensazione che non sperimentava da tempo e che aveva riscoperto solo grazie alla sua vicinanza con Steve – questo però non avrebbe salvato il ragazzo dal suo odio per averlo costretto a diventare un babysitter a sua volta. 

Sospirò, passandosi una mano dietro la nuca. 

«Va bene.» Fece un passo in direzione della luca, ma poi si voltò nuovamente indietro. «Se scopro che laggiù che un democoso…»

«Demogorgone.»

«Vaffanculo, Sinclair! Se c’è una bestia strana o chessò io che avete evocato per farmi fuori, ci faccio amicizia e poi vengo a cercarvi insieme a lei. Sono stato chiaro?»

Max, Lucas e Dustin annuirono.

«Ho chiuso la porta con il Sottosopra» disse Eleven. «Tutte le sue creature sono solo un brutto ricordo ormai.»

«Lo spero per voi.»
 

~

Steve osservò soddisfatto il suo lavoro. Al centro della tovaglia a quadri rossi e bianchi c’era una confezione di birre da sei, quella di cui si armavano sempre ogni volta che uscivano a fare una passeggiata nel bosco, insieme a un porta ghiaccio in acciaio che proteggeva una bottiglia di champagne. Accanto erano disposti due calici, che Steve sperava con tutto il cuore che si sarebbero riempiti presto per un brindisi al sua futura felicità. 

Si passò le mani tra i capelli, assicurandosi che la leggera brezza estiva non li avesse scompigliati, e si lisciò ancora una volta la camicia azzurra a maniche corte. Da quando aveva salutato i ragazzi, la sua mente era tormentata da momenti di pura felicità e altri di nero terrore. Una volta aveva tastato il terreno “matrimonio” con Billy – in modo generico, ovviamente – e lui non ne aveva parlato in modo negativo.

“Se mi sposassi, credo che cercherei di essere un marito migliore di come è stato mio padre” gli aveva detto. Quindi Steve sapeva che non era contrario all’idea di sposarsi, in generale, il che era già un buon inizio. Doveva solo sperare che acconsentisse a sposare lui.

A un tratto, sentì dei passi alle sue spalle. Prese un profondo respiro e si voltò. Pochi istanti dopo, la figura di Billy comparve davanti a lui. Camminava lentamente lungo il sentiero che Steve aveva tracciato, limitandolo sui lati da una fila di candele, e spostava lo sguardo da un lato all’altro. Non c’era traccia di Dustin e gli altri, anche se era certo che fossero nei paraggi – aveva detto loro di tornare a casa dopo aver portato Billy da lui, ma era certo che non lo avessero ascoltato, come sempre. 

Steve si asciugò le mani sudate sui jeans e gli andò incontro.

«Ti sei perso nel bosco, Cappuccetto Rosso?»

Billy sollevò lo sguardo, notando la sua presenza solo in quel momento. 

«Steve.» Si guardò intorno, incerto. «Non stai arrostendo un gatto, vero?»

«Cosa? N-No, perché… Perché cazzo dovrei arrostire un gatto?» esclamò. 

La serata non era iniziata proprio nel migliore dei modi, ma decise di non pensarci. Si avvicinò a lui, cingendogli le braccia intorno al collo e attirandolo a sé in un bacio che Billy non tardò a ricambiare.

«Probabilmente ti starai chiedendo come mai siamo qui» disse Steve.

«In effetti, sì.» Lo fissò dritto negli occhi con un mezzo sorriso a increspargli le labbra. «Dimmi, sei stato tu a mandarmi contro quei quattro marmocchi per cercare uno stupido gatto?»

Steve aggrottò le sopracciglia. «Ehm, cercare un gatto è la scusa che hanno usato per portarti qui?»

Billy annuì. Lo prese per i fianchi e lo fece camminare all’indietro. Steve dovette tenersi alle sue spalle per non inciampare.

«Hai esattamente cinque secondi per darmi una valida spiegazione per questo… cosa dovrebbe essere, una specie di pic-nic segreto?» chiese, spostando lo sguardo verso la tovaglia. «Ma perché ci sono solo birre e champagne?»

«Perché» disse Steve, liberandosi dalla sua stretta, «volevo parlarti di una cosa. Una cosa importante, per noi due. E quelle sono utili, insomma non proprio utili, ma adatte alla situazione.»

«Hai intenzione di lasciarmi?»

«Sì, certo.» Credeva che Billy scherzasse, ma il suo sguardo cupo gli fece capire che non era così. Ma che cazzo aveva la gente quel giorno, perché continuavano tutti a fraintendere le sue intenzioni? «No! Billy, ma che… Ti sembra la location per una rottura, questa?»

Lui fece spallucce. «Che cazzo ne so. Lì c’è roba di scarsa qualità per ubriacarsi, ho pensato che fosse il contentino che mi avresti dato dopo avermi spezzato il cuore.»

Steve scosse la testa, ma in parte quelle parole lo fecero felice. Se mettere fine alla loro storia avrebbe spezzato il suo cuore, era probabile che Billy avrebbe accolto positivamente la sua proposta di matrimonio. Si lasciò sfuggire una risata, al pensiero di quanto il suo ragazzo avesse frainteso quello che stava accadendo.

«Harrington, ti avverto che la mia pazienza l’hanno esaurita i tuoi nerd, quindi non ti conviene metterla ulteriormente alla prova.»

«Scusa, scusa.» Gli rivolse un sorriso allegro. «Non ho intenzione di rompere con te, Billy. Le birre sono… un simbolo, diciamo.»

Billy inarcò un sopracciglio. «Per?»

«Per noi.» Si passò una mano tra i capelli, sentendo l’ansia che ricominciava a salire. «Sono le compagne di ogni nostra uscita e, soprattutto, è stato con una confezione di birre che ti sei intrufolato nella mia macchina la sera del Ballo d’Inverno e mi hai mostrato che sapevi essere una persona decente.»

Sorrise, ripensando a quel momento. All’epoca, aveva accettato le sue scuse e lo aveva invitato a fare un giro della città per aiutarlo ad ambientarsi. Una semplice gentilezza, niente di più. Non avrebbe mai potuto immaginare che Billy sarebbe diventato così importante per la sua vita.

«Molto dolce, pretty boy» rise lui.

«Fottiti. Sto cercando di fare un discorso serio.»

Billy alzò le mani in segno di resa. «Chiedo scusa. Prego, procedi pure.»

Steve trattenne a stento uno sbuffo. Tastò la tasca interna della camicia per accertarsi che l’anello fosse ancora lì, prese un profondo respiro e si inginocchiò.

Billy lo guardò con un sopracciglio inarcato. «Sei riuscito a cadere da fermo, Harrington?»

«Hargrove, sono a tanto così dal sovvertire i miei piani e mollarti davvero.»

«Sovvertire i tuoi piani? Perché, quali sarebbero?»

«Se mi lasciassi parlare, lo sapresti.»

Lo fulminò con lo sguardo, pregando che finalmente si zittisse. Lo fece. 

Steve portò la mano destra sotto la camicia. Si rese conto che l’anello era riposto proprio sotto il suo cuore e pensò che fosse giusto così: quel piccolo cerchio d’acciaio era solo un messaggero, un mezzo per donare ogni fibra del suo essere al ragazzo che amava. 

«Billy.» Pronunciò il suo nome a fatica, la sua salivazione si era improvvisamente azzerata. «Tu sei… Sei la persona più contorta, gentile, problematica e onesta che abbia mai conosciuto. Mi hai fatto innamorare come non credevo che sarebbe stato possibile e questo mi spaventa a morte, ma… ma è anche bellissimo e, ne sono certo, voglio continuare a sentirmi così per il resto della mia vita. Della nostra vita. Quindi…» Estrasse la scatolina e la aprì. Billy sgranò gli occhi e puntò il suo sguardo incredulo su di lui. Steve lo fissò con un grande sorriso pieno di aspettative. «William Hargrove, vorresti sposarmi?»

Le sue parole furono accolte dal fruscio degli alberi e il frinire dei grilli che riempiva la notte di Hawkins. 

Attese che Billy elaborasse la sua richiesta e prendesse la sua decisione, ma a ogni secondo che passava la paura di un rifiuto si faceva sempre più pressante. 

Forse aveva corso troppo, in fondo erano ancora giovani. E il matrimonio tra due uomini non era nemmeno legale, quindi sarebbero solo stati due ragazzi che andavano in giro con un anello all’anulare. Forse in realtà Billy ripudiava l’idea del matrimonio e lui aveva completamente frainteso la sua risposta in merito. Forse…

Le mani di Billy gli afferrarono il volto e Steve sentì le sue labbra catturate in un bacio famelico. Cercò di restare in equilibrio, ma fallì, cadendo indietro sull’erba e portando Billy con sè. 

«Quando imparerai a piantare a dovere i piedi per terra?» commentò Billy, con voce giocosa e allegra. Steve, però, non si sentiva dello stesso umore.

«Quando li avrò entrambi a terra, magari? Non so se hai notato, ma non ero in una posizione molto comoda e tu non sei esattamente un fuscello.»

Billy rise. I suoi riccioli biondi gli solleticarono il viso e lui non riuscì a capire cosa stesse succedendo. La sua proposta lo aveva sorpreso a tal punto da averlo fatto impazzire? Oppure quello era un suo modo contorto per accettarla – o, peggio, rifiutarla?

Quando finalmente si calmò, Billy sollevò il volto e lo guardò negli occhi.

«Davvero vorresti sposarmi?»

Steve si trattenne dal roteare gli occhi. «Certo. Altrimenti perché te lo avrei chiesto… con tanto di anello, eh?» disse, sollevando l’oggetto in questione tra i loro nasi. «Ora direi che dovresti darmi una risposta.» E, ti prego, che sia “sì”.

Billy gli sorrise. Era il sorriso più dolce che qualcuno gli avesse mai rivolto. 

«Sì, voglio sposarti.»

Quelle parole afferrarono il macigno che gli aveva schiacciato il petto fino a quel momento e lo scagliarono lontano, lasciandolo libero di respirare. E di ridere, felice come non lo era mai stato. Affondò le dita tra i capelli di Billy e lo baciò, incurante dell’erba che gli macchiava i vestiti. Voleva solo sentirlo su di sé e assaporarlo con la consapevolezza che era suo, suo, suo. 

Per sempre. 



 
Note: La battuta di Billy sul fatto che Steve riesce a cadere da fermo è merito di Amigdala88, a cui dedico la storia che non esisterebbe se non avessimo sclerato insieme su questi due ❤
Grazie a chiunque abbia letto fin qui. Se voleste farmi sapere cosa ne pensate, ne sarei molto felice ❤
   
 
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