- Fernando Maldonado, purtroppo, è morto. -
Le
parole di Brunello, implacabili, risuonano nella mia mente.
Sbarrò
gli occhi e ansimo. No, non riesco a crederci.
Cammino, il cuore
stretto in una morsa. Mi tremano le gambe, ma, se sto fermo, rischio
un crollo.
- Povero papà... - soffio, quasi incredulo. Dovrei
provare indifferenza, ma non ci riesco.
Mio padre mi ha fatto
vergognare di me stesso, eppure non riesco a non volergli bene.
Il
mio senso di giustizia, di solito adamantino, si è sgretolato e ha
rivelato un amore filiale ancora forte.
- Sapevamo che prima o
poi sarebbe successo... Sapevamo che sarebbe andata a finire così...
Lui ha voluto che fosse così... - mormora Alejandro, la voce pacata.
Come fa ad essere così calmo?
Il suo braccio, stretto attorno
alle mie spalle, è fermo e non trema.
Invidio e ammiro la sua compostezza.
Sembra che tutto scivoli sul suo cuore.
Tale pensiero si allontana dalla mia mente. No, anche lui sta soffrendo molto.
Ricordo bene le sue lacrime sul corpo inerte di Reynaldo.
Si accusava di colpe inesistenti e riteneva colpevole se stesso per quella tragedia.
Forse, è rassegnato a
tante, troppe tragedie e il suo cuore si è anestetizzato, pur di non impazzire.
- No... Non può essere vero che mio
padre sia morto, Alejandro... Questo è un dolore insopportabile...
Sento che mi si spezza il cuore... Io gli volevo tanto bene, sai? -
urlo. Non riesco più a mantenere il mio autocontrollo.
Abbiamo
perso due familiari a cui, nonostante tutto, volevamo bene.
Perché
è accaduto tutto questo?
Fisso Alejandro, gli occhi velati di
lacrime, in cerca di risposte.
Non sopporto più questa lunga
scia di sangue, mi da' la nausea.
E lui, con un gesto gentile, paterno,
apre le braccia e mi stringe a sé.
- Sì questo è un dolore
insopportabile... Piangi, piangi... Su, sfogati... Tira fuori tutto
il dolore che ti sta soffocando... Coraggio fratellino, sfogati... -
dice, calmo. Sento le sue mani accarezzarmi i capelli e massaggiarmi
la schiena.
Come un fratello maggiore, ha accolto la mia pena e
ha celato il suo dolore dietro una maschera stoica.
Tra le sue braccia, svaniscono gli ultimi, effimeri residui del mio contegno.
Posso sempre
contare su di lui.
Mi aggrappo alla sua maglia. Ho paura di affogare, in questo momento.
E non voglio...
Lui sente il mio bisogno e la sua carezza si fa sempre più gentile.
E, cullato dal suo tocco affettuoso, piango
tutte le mie lacrime.