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Autore: DDaniele    16/12/2022    0 recensioni
Manca poco allo Snow Ball, il ballo scolastico di Natale. Grazie a un disegno, Mike scopre che Will progetta di invitarlo all’evento scrivendogli un messaggio sulla neve. C’è solo un problema: non sono previste nevicate. Per rimediare, Mike cerca uno sparaneve e della neve finta per far felice Will.
Il racconto partecipa alla challenge 25 Days of Ficsmas indetta nel gruppo Facebook "Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom." Per sviluppare la storia ho usato i seguenti prompt, associati al giorno 16 della challenge:
- Ambientazione scolastica
- X dimentica qualcosa a casa di Y. Y va a riportarglielo, vede qualcosa che non avrebbe dovuto vedere
- "Allora è così che ci si sente…"
- Immagine di un fiocco di neve
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dustin Henderson, Lucas Sinclair, Maxine Mayfield, Mike Wheeler, Will Byers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   Appena sveglio, siedo sul letto e osservo Will mentre dorme accanto a me, sdraiato su uno dei due materassi che abbiamo sistemato sul pavimento della mia camera. Dato che ho casa libera, l’ho invitato a stare da me per qualche giorno. Lui riposa sereno, le labbra increspate in un bel sorriso; rimarrei volentieri al suo fianco ma, siccome ho deciso di essere galante e preparargli ogni mattino la colazione, mi scosto le coperte dalle gambe e a malincuore lascio il letto.

   Sceso in cucina preparo rapidamente la tavola: su due tovagliette in plastica sistemo tazze fonde per il latte, ciotole per i cereali e due piccoli taglieri su cui adagiare le uova e la pancetta che poi metto a scaldare. Le uova sfrigolano sulla margarina quando Will entra nella stanza con indosso un largo pigiama blu chiaro e si stropiccia gli occhi ancora assonnati.

   «Perché non mi hai svegliato, Mike? Ti aiutavo a cucinare.»

   «Macché, sei mio ospite: spetta a me fare gli onori di casa.»

   Mentre gli parlo mi avvicino a lui e con un gesto della mano gli scosto i capelli dalla fronte per dargli un bacio. Sebbene stiamo insieme da due anni, Will ancora si imbarazza per le coccole che gli faccio e anche stavolta, immancabilmente, le sue guance si tingono di rosso. La sua reazione mi intenerisce e così, per rincarare la dose, gli bacio la guancia destra toccandogli delicatamente la pelle con la punta delle labbra. Starei a spupazzarlo per ore, ma lo scoppiettio improvviso proveniente da una delle padelle mi richiama alla realtà.

   «Il bacon!» esclamo mentre mi affretto a salvare le striscioline di pancetta da un sicuro destino di bruciatura.

   «Se hai tutto sotto controllo io mi siedo.»

   «Sei nelle mani di uno chef pluristellato.»

   Un paio di minuti dopo (e solo un uovo e due strisce di bacon gettati nel cestino, il mio nuovo record personale) servo a Will il cibo.

   «Posso avere anche lo sciroppo, per favore?» gli passo la bottiglietta di plastica e Will ne sparge il contenuto sull’uovo osservando concentrato il piatto.

   «Mi sembra di vedere me da piccolo. Papà mi sgridava perché mangiavo troppo dolce.»

   Will mi sorride e si porta alla bocca una forchettata di uovo.

   «Ehi, è buono!» mi fa parlando con una guancia gonfia come uno scoiattolo che mangia una ghianda.

   «Lieto che sia di suo gradimento» rispondo mimando un inchino. Will ridacchia contento mentre si imbocca una forchettata di bacon.

   Mangiamo il resto della colazione in tranquillità, poi torniamo in camera mia a prepararci per la giornata. Will mette sul letto lo zaino in cui ha portato i vestiti e ne sceglie alcuni, dopodiché comincia a spogliarsi davanti a me mentre mi parla della mattinata che lo attende a scuola: un compito in classe in prima ora e la mostra d’arte dell’istituto che deve aiutare ad allestire e lo terrà occupato fino a sera tarda. Ammetto che non lo ascolto con molta attenzione perché sono impegnato a non guardarlo quando si sfila la maglia e i pantaloni del pigiama, ma allo stesso tempo cerco di non distogliere troppo apertamente lo sguardo per evitare di metterlo a disagio. Lui non sembra accorgersene e continua a parlarmi con naturalezza come se fossimo ancora dei bambini, e non degli adolescenti innamorati. Asserisco silenzioso e mi cambio anch’io, assicurandomi di non spogliarmi con movimenti volgari. Dopo una ventina di minuti che mi paiono un’eternità usciamo di casa.

   Arrivati a scuola andiamo agli armadietti per prendere libri e quaderni.

   «Mike, ho dimenticato da te l’album da disegno. Non posso tornare indietro perché ho la verifica. Andresti a riprenderlo tu? Se non consegno i miei disegni entro la seconda ora non potrò partecipare alla mostra.»

   «Non ti preoccupare, vado a riprenderlo e torno.»

   «Grazie, è davvero davvero importante.»

   «Tranquillo, il tuo paladino parte subito in missione» gli dico mentre mi avvio verso l’atrio della scuola «tu va’ a prendere il massimo dei voti nella verifica» gli faccio con una strizzatina d’occhio. Will si dirige pensieroso all’aula, io invece mi affretto verso casa.

   Una volta in camera rovisto all’interno dei suoi bagagli. Trovo un taccuino che contiene gli appunti per la quest di Dungeons & Dragons che sta pianificando insieme a Eddie, ignoro una montagnola di slip di ricambio (non adesso, pensieri impuri) e addossato su un lato dello zaino ecco l’album. Faccio per tirarlo fuori, ma un angolo si impiglia a un elastico e nel liberarlo tutti i fogli cadono a terra. Impreco sonoramente e raccolgo i disegni alla svelta.

   Uno di questi cattura la mia curiosità: sotto una scritta che dice “Per Mike,” Will ha tracciato un se stesso in miniatura al centro di un campo innevato dove il pupazzino ha scritto a terra, tracciando delle lettere tra il bianco candido della neve: “Mike, vuoi venire allo Snow Ball con me?” Lo Snow Ball è il ballo della scuola che si tiene per festeggiare l’inizio delle vacanze di Natale e Capodanno. Alla destra di Will si trova la mia casa con un mio pupazzino che guarda Will dalla finestra, sorridente, e risponde con un fumetto che fa: “Certo!”

   Sul lato sinistro del foglio Will ha annotato una lista di cose che gli servono per fare la sua proposta, o meglio, una sola cosa: la neve. Poi ha segnato una data per la dichiarazione, l’11 dicembre, una settimana prima dello Snow Ball che si tiene il 18. L’ha cerchiata e accanto vi ha segnato le previsioni meteo per i giorni vicini all’11 per controllare che nevichi. Purtroppo, però, il meteo esclude le nevicate. Così Will ha segnato: “Serve uno sparaneve. Ma costa troppo.”

   Da questo appunto parte una freccia che indica il retro del foglio. Lo volto e vedo un secondo disegno in cui Will mi chiede di fargli da cavaliere per lo Snow Ball semplicemente parlando. Il disegno è molto meno dettagliato del primo e questo Will pupazzino ha sul volto un’espressione un po’ triste, dunque ne deduco che preferirebbe farmi la proposta con la neve. Nella mia testa si forma subito una risoluzione: trovare uno sparaneve per Will. Risistemo con cura i fogli nell’album in modo che lui non si renda conto che li ho spostati e torno a scuola.

   Arrivo correndo nella sua classe e mi sporgo dalla porta d’ingresso quel tanto che basta per passargli l’album. Il professore mi guarda infastidito (per fortuna non è un mio docente) e Will prende trafelato l’album formando la parola “Grazie” con le labbra, quindi ritorna al suo posto e ricomincia a scrivere sul foglio d’esame. Mi dirigo alla mia classe e seguo le lezioni della giornata. Alla fine dei corsi, siccome Will è impegnato con l’allestimento della mostra, recluto Dustin e Lucas per darmi una mano a trovare lo sparaneve.

   «Fammi capire bene» mi dice Lucas appena finisco di spiegare la situazione «hai bisogno di uno sparaneve da dare a Will in modo che lui possa chiedere a te di andare assieme al ballo. Non è come farsi un favore da solo?»

   «Ma no, lo faccio per Will. Ci tiene davvero tanto a fare la proposta con la neve. Io sarei più che felice di accompagnarlo se anche me lo chiedesse semplicemente nel corridoio della scuola, ma Will ha un animo romantico.»

   «Mike ha ragione, per Will sarebbe importante fare un bel gesto come questo» si inserisce nel discorso Dustin, d’accordo con me «ci servono in realtà due cose» continua, entrando subito nel ruolo dell’organizzatore «uno sparaneve e della neve finta. Al primo posso pensarci io: ho lo sparaneve di quando ero bambino, è un modello piccolo ma funziona ancora bene. La neve finta in genere si compra già pronta nei negozi, fatta con pezzi di cotone, ma non l’ho mai vista in vendita a Hawkins. Questo vuol dire che dovremmo realizzarla a mano.»

   «Come facciamo?» chiediamo io e Lucas all’unisono.

   «Possiamo crearla mischiando del bicarbonato a del balsamo per capelli o, in alternativa, a della schiuma da barba.»

   «Perfetto, li ho a casa. Datemi una mano a prepararla.»

   Dustin accetta di buon grado, mentre Lucas si lamenta ma ci segue comunque (quando si comporta così non posso biasimare Max se lo giudica pesante). Arriviamo a casa mia e prendo dal bagno una grossa bacinella che mamma usa per lavare il bucato. Dopodiché vado nei bagni e faccio incetta delle bombolette di schiuma da barba di papà e di tutte le bottiglie di balsamo della mamma e di Nancy, prendendole anche dalla loro scorta segreta (di sicuro Nancy si incavolerà come una furia, ma Will val bene il sacrificio). Porto la bacinella, la schiuma da barba e il balsamo nello scantinato che io e i miei amici abbiamo adibito a ritrovo per le partite di Dungeons & Dragons e ci mettiamo a preparare la neve finta. Se all’inizio il procedimento risulta noioso e la neve mi sembra poco compatta e granulosa, ben presto ci prendiamo la mano e la neve viene spumosa e di un bel colore bianco candido.

   «Però come facciamo a dare lo sparaneve e la neve a Will?» domanda Lucas sollevando un problema a cui io, nella mia foga di accontentare Will, non ho pensato «Mike non può certo dirgli ‘Ho trovato per sbaglio il tuo disegno e ho scoperto che volevi invitarmi allo Snow Ball, ma ti manca la neve. Ecco lo sparaneve e la neve che ti servono per farmi la sorpresa.’»

   «Non c’è bisogno che sia lui a darli a Will» risponde Dustin «può darli a Hopper o a Joyce e loro li daranno a Will senza dirgli che in realtà abbiamo preparato tutto noi.»

   «Hopper lo escluderei» mi fa Lucas sogghignando divertito. E ha ragione: lo sceriffo di Hawkins già non mi sopportava quando frequentavo Eleven, quando poi ci siamo lasciati (la nostra è stata una decisione presa di comune accordo) e mi sono messo insieme a Will, il suo figlioccio, Hopper si è detto veramente stizzito dal fatto che, per dirla con le sue parole, ‘ronzo comunque attorno a uno dei figli.’ Per me chiedergli un favore è fuori discussione.

   «Direi che la scelta migliore sarebbe Joyce, sarebbe felice di assecondarmi per Will.»

   Dustin annuisce deciso.

   Terminato di preparare la neve, facciamo un salto da Dustin per prendere lo sparaneve e dopo passiamo a casa di Will. Per fortuna a rispondere alla porta è Joyce (Jonathan sarebbe andato anche bene, ma se fossero stati Hopper o El sarei morto d’imbarazzo). Le spieghiamo velocemente la situazione e la donna, perspicace com’è, si insospettisce subito quando ci teniamo sul vago riguardo il modo in cui sono venuto a conoscenza delle intenzioni di Will, ma comunque mi crede quando le dico che ho aperto il suo zaino e l’album da disegno per una ragione valida (e non certo, chessò, per cercare i suoi slip. Perché la mia mente torna a pensare alla sua biancheria?). Come speravo, Joyce accetta volentieri di consegnare lo sparaneve e la neve artificiale a Will, ricorrendo a una scusa generica.

 

   Circa una settimana dopo arriva finalmente l’11 dicembre. Will è tornato a stare a casa sua da qualche giorno, dopo che i miei sono rientrati. Ovviamente, mamma e Nancy mi hanno dato una bella sgridata per aver usato tutto il loro balsamo senza permesso, ma non ci ho dato molto peso, è stato per una buona causa. Nel pomeriggio mi assicuro di rimanere in camera mia al secondo piano della casa accendendo le luci, mettendo un po’ di musica e avendo cura di passare ogni tanto davanti alla finestra per fare in modo che Will mi veda in casa. In questo modo spero di assecondare il suo piano. Verso le 7 di sera sento il rumore di alcuni sassolini lanciati contro il vetro della finestra. La apro e mi affaccio.

   Sul cortile al piano terra si trova Will con la testa alzata verso di me, con una luce che gli brilla negli occhi. Ai suoi piedi si trova uno spesso strato di neve che lo sparaneve continua a lanciare con dei ritmici puff puff. Con un bastone, Will ha tracciato nella coltre di neve la scritta: “Mike, vuoi venire allo Snow Ball con me?” Per qualche istante rimane ad osservarmi, dandomi il tempo di assorbire la sorpresa. Nel frattempo, tuttavia, si muove vicino alla scritta “Mike” agitandosi come se non riuscisse più a contenere l’emozione. Al colmo dell’eccitazione mi chiede ad alta voce: «Mike» dice trascinando la ‘i’ del mio nome «vuoi venire allo Snow Ball con me?» Gli rispondo subito: «Certo!» Will comincia a saltellare soddisfatto. Scendo in giardino e corro tra le sue braccia.

   «Ci vediamo il giorno del ballo all’ingresso della scuola, va bene?»

   «D’accordo» mi risponde commosso e con slancio mi bacia sulle labbra. Poggio una mano sulla sua nuca e ricambio il bacio. Rimaniamo così fin quando lo sparaneve sbuffa perché è finita la neve. Ci precipitiamo a spegnere l’apparecchio ridendo.

 

   Una settimana non è mai trascorsa così lentamente. Finalmente la data tanto attesa arriva. Passo l’intera giornata a prepararmi, lavandomi con cura (tra le urla di Nancy che sbatte alla porta perché occupo il bagno) e indossando una camicia bianca, scarpe di vernice nere e pantaloni eleganti e un gilet giallo pallido, un colore che Will usa spesso, quindi lo scelgo in suo omaggio. Mi copro con un cappotto ed esco.

   Arrivato nei pressi della scuola scorgo Will che già mi aspetta all’atrio. Come me, anche lui indossa, sotto un caldo cappotto, una camicia bianca, scarpe di vernice nere, pantaloni eleganti e un gilet. Questi due ultimi capi sono di un tenue color blu, una tonalità che uso spesso io. Ci guardiamo per un secondo e scoppiamo a ridere quando ci rendiamo conto che abbiamo avuto la stessa idea.

   «Vogliamo andare?» chiedo a Will porgendogli un braccio.

   «Sì» mi risponde prendendomi a braccetto.

   Entrati nella palestra della scuola la vediamo trasformata. Ok, esagero, la palestra della scuola è riconoscibilissima con il campo da basket coperto a malapena da un pesante tappeto e le panche per gli spettatori usate per far sedere gli ospiti, inoltre i canestri da basket svettano al loro posto senza che nessuno si sia preso la briga di smontarli e rimuoverli. Malgrado questo, la scritta “Snow Ball ‘88” che campeggia sulla sala, i tavolini ricolmi di bevande e stuzzichini e la pista da ballo allestita al centro ingentiliscono l’atmosfera altrimenti asciutta e funzionale che la scuola ha nei giorni normali.

   La pista da ballo è già gremita di coppie, alcune formate da ragazzi e ragazze mentre altre da soli ragazzi e sole ragazze, al punto che non riusciamo a trovare uno spazio per noi. Facciamo il giro della pista cercando un posto in cui infilarci nelle danze, ma vediamo passare nel senso opposto altre coppie di studenti che scrutano la pista come noi. Questo ci spinge a pensare che, se non hanno trovato uno spiraglio loro, difficilmente ce ne sarà per noi. Mentre proseguiamo la ricerca incontriamo Max e Lucas, anche loro impegnati nel giro tondo intorno alla pista da ballo:

   «Niente successo neanche per voi, vero?» ci chiede Max. La nostra espressione mogia risponde per noi.

   «Dustin è salito sugli spalti» dice indicando il ragazzo, in piedi su una delle panche nella fila più alta delle gradinate «per avere una visuale dall’alto. Ma finora non abbiamo trovato niente.»

   «Vado a controllare anch’io da lì» esclamo rivolgendomi a Will «tu rimani qui, ti raggiungo subito.»

   Salgo sugli spalti e mi avvicino a Dustin.

   «C’è già il pienone, eh?»

   «Ah Mike» mi fa Dustin con un tono dispiaciuto nella voce «non sono riuscito a reggerti il gioco. Mi ha colto alla sprovvista e non sono riuscito a trovare una scusa.»

   Faccio per domandargli di cosa sta parlando, ma sopraggiunge Will e mi prende per mano.

   «Seguimi, Mike, ho un’idea.»

   Ricambio la stretta e le parole di Dustin perdono ogni importanza.

   Usciamo dalla palestra e raggiungiamo il giardino della scuola, dove si trovano due altalene. Le conosco bene: è qui che io e Will ci siamo conosciuti da piccoli. Forse quel luogo sarà stato normale, perfino quotidiano per qualcuno, ma per noi conserva un significato speciale. Will poggia le mani sulle mie spalle, io ricambio afferrandolo per i fianchi. Ci muoviamo delicatamente sul posto come seguendo un lento e poggiamo le fronti l’una contro l’altra. Una leggera neve scende dal cielo e fluttuando si poggia su di noi e le altalene.

   «Grazie per lo sparaneve.»

   Mi sento spiazzato. Sulle prime provo l’istinto di mentire, ma non riesco a farlo, non con Will.

   «Come l’hai scoperto?»

   «Era un po’ strano che un collega di lavoro abbia dato a mamma uno sparaneve proprio quando mi serviva. Quando l’ho caricato, poi, ho trovato scritto sul retro: “Dustin H.” Ho chiesto a mamma e a Dustin ma tutti e due mi hanno dato spiegazioni troppo vaghe. Così ho capito che dovevi aver trovato il disegno quando ero a casa tua.»

   «Scusa se non te l’ho detto. Credevo che ammettere che sapevo della sorpresa avrebbe rovinato il gesto.»

   «No, anzi, è stato carino da parte tua» mi risponde Will, poi prima di riprendere a parlare fa una pausa «allora è così che ci si sente a essere fidanzato con Mike Wheeler, corteggiato come da un paladino?»

   «Dimmelo tu» gli rispondo ridendo.

   Sollevo una mano dai suoi fianchi e la porto sulla sua guancia. Lo bacio sulla bocca e, al tocco della nostra pelle, le labbra di Will si schiudono come i petali di un fiore.

   
 
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