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Mentre giaceva a faccia in giù sotto lo sguardo attento di Levi e con il tatuatore dalla faccia losca che si accaniva sulla sua schiena, Eren si divertì a immaginare che passato doveva aver avuto il capitano per conoscere così bene le botteghe malfamate della Città Sotterranea.

In mezzo al fumo che evaporava delicato dal suo corpo, Eren serrò per un attimo i denti quando l'ago d'inchiostro si allontanò di più dalla spina dorsale e una minuscola lacrima si adagiò sulle sue ciglia, ma non importava, ne valeva la pena.

Levi, la mano appoggiata sulla caviglia di Eren, stava disegnando piccoli cerchi con il pollice sulla sua pelle per distrarlo dal dolore, e, all'improvviso, commentò con finta indifferenza: "Stai andando bene, moccioso, ti donano le Ali della Libertà, magari stasera me le farai vedere più da vicino"; ed Eren ringraziò che il tatuatore fosse troppo concentrato sulla sua schiena per notare l'espressione imbarazzata che gli era esplosa in faccia.