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Autore: LorasWeasley    21/12/2022    4 recensioni
CafèAU [bokuaka]
"Un bar qualunque, una manciata di ore che si fanno lentezza, una cioccolata calda e un sogno da guardare con calma."
(Fabrizio Caramagna)
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! Questa storia è la terza parte di una serie scritta a due mani da me e muffin12. Le storie, tuttavia, possono essere lette singolarmente visto che ognuna racconta di una coppia differente, l'unica cosa è che sono ambientate tutte nello stesso bar.
La serie si chiama Coffee Break ed è una caféAU che comprende:
 


 
 
Pan di Spagna e Cioccolata Calda
 
Akaashi doveva saperlo che sarebbe stata una truffa, che c’era qualcosa sotto. Poiché era troppo bello per essere vero.
Quel “CERCASI CAMERIERE/BANCONISTA” in uno dei bar a due passi dall’università che frequentava era strano. Perché nessuno, tra tutti gli studenti fuorisede che frequentavano i suoi stessi corsi, l’aveva ancora reclamato?
Durante il colloquio aveva capito facilmente che non erano gli orari il problema né lo stipendio, il proprietario capiva le loro esigenze da universitari e non li sottopagava nonostante fossero ancora dei ragazzi.
Era l’ambiente di lavoro perfetto, quello che chiunque studente fuorisede della sua età avrebbe voluto, quindi Akaashi si chiese ancora di più: perché nessuno aveva preso quel lavoro prima di lui?
L’uomo che gli aveva fatto il colloquio era il proprietario del bar, si chiamava Takeda ed era molto gentile e disponibile. Gli aveva detto che lui non stava quasi mai lì dentro ma che se avevano bisogno di qualsiasi cosa o se ci fossero stati problemi gli bastava chiamare che sarebbe arrivato di corsa. Infine, gli presentò il resto dei suoi colleghi.
-Noi qui siamo come una famiglia!- aveva affermato tutto felice mentre ognuno degli altri ragazzi guardava Akaashi con sguardo annoiato, famelico o schifato per la frase che aveva appena sentito.
Aveva poi presentato Keiji a tutti loro e, prima di andarsene, aveva dato diverse indicazioni.
-Ragazzi mi raccomando a quello che vi avevo detto, dovete sorridere di più!
Un tipo biondo, alto e con gli occhiali sbuffò e rispose -Non ne vedo il bisogno, non c’è mica una parata di idioti che mi sfila davan…
La sua frase fu troncata a metà dall’arrivo di altri due ragazzi che lavoravano lì dentro, evidentemente in ritardo, avevano il fiatone di chi aveva corso fino a lì. Scoprì solo successivamente che si chiamavano Hinata e Kageyama e che le loro gare erano all’ordine del giorno.
-Oh ecco, come non detto- concluse il biondo.
Takeda fece finta di non sentirlo (o forse non si accorse davvero dell’insulto) e questa volta si rivolse ad Akaashi -ti daranno loro un grembiule e la targhetta con il tuo nome, vorrei spiegarti di più su come si lavora qui dentro ma come ti ho già detto non sono molto presente, preferisco che lo facciano direttamente loro.
Altri dieci minuti dopo era andato via e Akaashi rimase solo con i propri colleghi.
-Tieni, questo è il tuo grembiule- gli passò il tessuto ben pulito e piegato quello che, se aveva capito bene, doveva chiamarsi Sakusa.
Akaashi lo accetto con un inchino -Grazie. E la targhetta?
-Non le usiamo- rispose in fretta Suna, annoiato, mentre leggeva un messaggio dal suo cellulare.
-Perché? Non è illegale?
-Non vogliamo che i clienti sappiano i nostri nomi per potersi lamentare direttamente- rispose Kuro Tetsuro. Il sorriso divertito che non aveva mai lasciato il suo volto.
Akaashi corrugò la fronte -Fate cose per le quali i clienti dovrebbero lamentarsi?
Nessuno rispose e fu proprio in quel momento che Keiji capì: non è che la gente non chiedeva il lavoro in quel bar, lo faceva… ma scappava sempre prima della conclusione della settimana di prova, quindi il cartello non veniva mai tolto.
Gli era bastata meno di una settimana di lavoro per capirlo appieno: il suo compito principale non era quello del cameriere o del banconista, bensì quello di fare da babysitter ai suoi colleghi di lavoro.
Non che gli fosse stato espressamente richiesto, ma Akaashi era fatto così, era una persona che pensava e rimuginava troppo spesso alle cose e che non riusciva a lasciare nulla incompleto o svolto superficialmente, a vedere cose fuori posto o a chiudere gli occhi durante i problemi. Akaashi era una persona tendenzialmente silenziosa, ma che doveva intromettersi e sistemare i problemi che aveva intorno, soprattutto quando si parlava del luogo del suo lavoro, luogo in cui passava metà delle sue giornate.
In conclusione, la lista delle mansioni di Akaashi si era allungata di giorno in giorno:
  • Banconista;
  • Cameriere;
  • Occuparsi della pulizia una volta a settimana;
  • Evitare che Bokuto si deprimesse con la conseguenza di sbagliare gli ordini;
  • Evitare che Hinata e Kageyama si uccidessero;
  • Evitare che Bokuto uccida qualcuno con il suo “rischio del giorno”;
  • Evitare che Kuro truffi qualcuno;
  • Evitare che Bokuto si faccia truffare dal sopra citato;
  • Evitare che Tsukishima faccia perdere clienti con le sue risposte taglienti;
  • Evitare che Sakusa faccia perdere clienti con le sue occhiate taglienti;
  • Evitare che Bokuto si dimentichi del proprio turno;
  • Evitare che Suna si nascondesse da qualche parte a scrollare il cellulare per ore;
  • Evitare che i colleghi disegnino peni sui cappuccini;
  • Evitare che Bokuto si faccia male;
Quell’ultimo punto in particolare era stato aggiunto dopo che il ragazzo in questione si era tagliato il dito con un bicchiere di plastica e aveva iniziato a servire ai tavoli con la mano piena di sangue, il tutto perché non avevano più una cassetta del pronto soccorso visto che Hinata l’aveva fatta cadere aperta nella glassa solo due giorni prima.
E sì, c’erano molti più punti che riguardavano Bokuto nella sua lista, ma questo era diventato la sua cotta segreta dal secondo giorno che aveva messo piede in quel luogo, quindi era anche normale che si preoccupasse di non farlo licenziare o uccidere.
Ora, essendo che doveva occuparsi di tutti i suoi colleghi e alcuni erano più problematici di altri, si accorse troppo tardi del flirt tra Kuro e un cliente: un ragazzino con i capelli lunghi e neri dalle punte bionde, gli occhi dorati e intelligenti e una tendenza a cercare sempre il tavolo più nascosto e appartato del locale.
Akaashi non sapeva quando questo avesse iniziato a frequentare il bar, così come non sapeva quando Kuro avesse iniziato a flirtare con lui. Quello che sapeva era che il suo collega aveva già una relazione, era impossibile non saperlo quando decantava le lodi del suo ragazzo ogni volta che ne aveva la possibilità, quindi perché flirtare con un cliente? Era un gioco? Una vendetta?
Akaashi sapeva che non doveva intromettersi, che non erano affari suoi quello che gli altri facevano nella loro vita privata. Ma Akaashi aveva anche provato sulla propria pelle cosa voleva dire essere traditi, scoprire di essere ingannato da una persona della quale si fidava. Fu per questo motivo che decise di intromettersi nella vita di Kuro Tetsuro.
 
Quando Akaashi arrivò a lavoro quel giorno, trovò Kuro estremamente concentrato sulla bevanda che stava creando e questo mise subito in allarme il corvino. Quando si accorse, avvicinandosi velocemente, che questa sua concentrazione non era dovuta al fatto di disegnare un pene sulla sommità del liquido, Akaashi si preoccupò ancora di più.
Strinse gli occhi e affermò -Oggi non è il giorno del tuo rischio o sbaglio?
-Infatti- rispose Kuro senza perdere la concentrazione -questo non è il mio rischio.
-Allora perché tutta questa attenzione?
-Deve venire perfetto.
Keiji strinse lo sguardo e diede un’occhiata a tutto quello che Kuro aveva sul bancone davanti a sé.
Il cocktail che aveva creato aveva un colore che andava dall’arancione al rosato e, considerando le bevande che aveva intorno, doveva essere stato fatto con la sprite, il succo alla fragola, quello all’ananas e un pizzico all’arancia. Kuro inoltre stava tagliando un pezzo di mela a forma di testa di gatto con una precisione mai vista prima, probabilmente per decorare la sommità del cocktail.
Per sua sfortuna, Hinata aprì la porta della cucina proprio in quel momento e si rilassò visibilmente non appena lo vide, poi esclamò -Akaashi abbiamo bisogno di te! Bokuto ha fatto un casino!
E per quanto Keiji avrebbe voluto mettere sotto torchio Kuro, le sue priorità erano purtroppo altre.
Mezz’ora dopo, quando la crisi fu passata, Akaashi tornò nella sala principale del locale ma ormai Kuro si stava occupando di una tavolata di uomini d’affari e ogni traccia del cocktail che aveva preparato era completamente scomparsa.
Aveva perso la sua opportunità per fargli un discorso in quella giornata.
 
Quel giorno Akaashi stava facendo pagare un gruppo di ragazze quando di sfuggita si accorse di Kuro al tavolo del solito cliente, mentre gli stava un po’ troppo vicino e sorrideva in un modo che faceva capire tutt'altro. Tutto in Akaashi gli diceva di intervenire e porre fine a quell’atto di tradimento così evidente.
Peccato che non era il giorno giusto perché Tsukishima non sembrava voler collaborare quando gli chiese di poter prendere il suo posto alla cassa e, cosa più importante, Bokuto aveva appena fatto entrare un cagnolone randagio nel bar.
-Bokuto-san… che stai facendo?
-Ha freddo e ha fame!
E Akaashi lo capiva, davvero. Ma non potevano tenere quel cane nel bar quindi il corvino cercò di occuparsi della situazione prima che Sakusa riuscisse a vederlo e dare le dimissioni in mezzo secondo, denunciando subito dopo il locale all’ufficio di igiene.
-Gli possiamo dare da mangiare ma devi portarlo fuori- disse, aggiungendo un “ti prego” sussurrato che non era del tutto sicuro se fosse rivolto a Bokuto stesso o a Dio in generale.
Bokuto non sembrava molto convinto e, capendo la gravità della situazione anche se stava ridendo apertamente, Tsukishima decise di dargli il cambio alla cassa per permettergli di occuparsi di quel nuovo problema.
Akaashi era stressato, chi non lo sarebbe stato? Ma, allo stesso tempo, come non avrebbe potuto capitolare a quegli occhi felici e luminosi quando Keiji gli regalò la sua sciarpa per avvolgere il cane trovandogli pure un posto tranquillo fuori dal locale dove lasciarlo con diverso cibo.
-Possiamo portargli da mangiare ogni sera dopo la chiusura- propose.
Bokuto lo abbracciò felice, poi esclamò -sei così speciale.
Il suo volto andò a fuoco e lì ebbe la chiara conferma che sì, si era innamorato di Bokuto.
Qualsiasi cosa riguardante Kuro era completamente scomparsa dalla sua mente.
 
Fu durante un’altra giornata che ebbe finalmente modo di avviare una conversazione con il corvino.
Lo fece mentre stava compilando i buoni che avevano introdotto qualche giorno prima per i clienti che avevano avuto problemi e che, di conseguenza, potevano richiederli facilmente attraverso un questionario.
Kuro uscì dalla porta della cucina alle sue spalle con un vassoio pieno di ciambelle appena sfornate e stava parlando al telefono attraverso l’auricolare bluetooth.
-...allora ti raggiungo io stasera appena finisco, va benissimo… ti amo, a dopo gattino.
Poggiò il vassoio sul bancone e chiuse la chiamata, poi iniziò a sistemare i dolci.
-Era il tuo ragazzo?- si ritrovò a chiedere Akaashi.
Kuro fu preso alla sprovvista, sbatté più volte le palpebre, confuso da quella domanda, poi rispose -Certo, a chi altro dovrei dire che lo amo?
Akaashi era ovviamente concentrato sulla conversazione, ma anche sul proprio lavoro e non potè fare a meno di socchiudere gli occhi e borbottare -Dov’é il buono del signor Sota? Manca solo il suo- quando non riuscì a trovarlo.
Fu Suna a rispondere a quella domanda, il ragazzo si trovava lì accanto mezzo sdraiato sul bancone mentre modificava una foto sul cellulare da pubblicare sui social -Il signor Sota è un cliente rompicoglioni, sono settimane che chiama chiedendo del buono.
-Quindi glielo hai già dato?- lo disse con un tono sorpreso Akaashi, considerando che Suna era il primo che non faceva mai tutto quello che gli veniva richiesto, figurarsi il lavoro extra.
-No, l’ho informato che l’ho buttato nel water e ci ho fatto la pipì sopra.
-COSA!?
-Sì, ci aveva fatto una recensione negativa e l’ho informato della cosa rispondendo alla recensione.
La risposta di Akaashi fu un’imprecazione, mentre il suo cervello già cercava di capire come sistemare la situazione. Solo dopo qualche minuto si rese conto che Kuro era andato via e che la loro conversazione non sarebbe più continuata.
 
Quel giorno aveva nevicato così tanto che in giro non c’era quasi nessuno, in università gli studenti che erano riusciti ad arrivare erano davvero pochi e il professore aveva deciso di concludere la lezione prima.
Fu così che Akaashi arrivò a lavoro in anticipo e trovò Bokuto e Hinata che giocavano a palle di neve proprio fuori dall’ingresso. Si stavano divertendo così tanto che Keiji non se la sentì di rimproverarli, non almeno senza prima sorridere -Non si lavora oggi?
-Akaashi-san!- esclamò il rosso -Con questo tempo non viene nessuno al locale!
Beh… Akaashi li capiva pure i clienti.
-Va bene- concesse come se fosse loro madre -ma non fate troppo casino.
Stava per entrare per godersi il caldo dell’interno quando Bokuto gli chiese -Vuoi fare un pupazzo di neve con me? Ho portato le carote.
E per dimostrare la sua affermazione le prese dalla tasca del giubbotto e le alzò in aria come se fossero un trofeo da mostrare.
Akaashi non se lo aspettava, l’aveva lasciato spiazzato e, dopo qualche secondo, non poté fare a meno di ridere divertito dietro la sua sciarpa.
-Facciamo questo pupazzo di neve allora.
 
Era ormai un trauma quello di Akaashi verso i disegni di pene sopra i cappuccini dei clienti. Lo capì quando iniziava a sudare freddo ogni volta che vedeva uno dei suoi colleghi fare la mossa di scrivere qualcosa sopra il liquido all’interno di una tazza.
Capitò anche con Bokuto, il ragazzo era così concentrato con le sue sopracciglia corrugate e la lingua di fuori che Keiji si preoccupò come sempre.
Lo raggiunse velocemente e si sentì in colpa quando si rese conto di aver pensato male di Bokuto, il ragazzo infatti stava solo cercando di disegnare una faccia con il cioccolato bianco fuso sopra una tazza di cioccolata calda.
Vista la grande fatica che ci stava mettendo a fare il disegno, Keiji si ritrovò a dirgli -Sai, non devi per forza fare il disegno, il cliente non si offenderà.
Koutaro si morse un labbro e rispose piano -Non è per un cliente, è per te… ho visto che avevi freddo e pensavo ti sarebbe piaciuta.
Akaashi strabuzzò gli occhi e lo fissò come se fosse un miraggio, le sue guance erano a fuoco e non riuscì a rispondere subito. Bokuto si agitò e spiegò ancora -Kuro mi aveva detto che disegnare gatti funzionava sempre.
Akaashi riportò gli occhi sulla tazza, guardò gli occhi enormi del disegno e commentò -Sembra più un gufo.
Bokuto si fece triste e Akaashi si affrettò a rispondere -Ma amo i gufi, quindi va benissimo.
L’umore dell’altro tornò alle stelle, con un sorriso enorme tornò al disegno e Akaashi si perse a guardarlo, sperando di non stargli rivolgendo uno sguardo troppo innamorato ed evidente.
 
Infine, tra il fare da babysitter a un suo collega di lavoro e un altro, arrivò la vigilia di Natale.
C’era aria di festa quel giorno, con la gente che sorrideva per strada, i progetti per le uscite di quella sera, i regali che venivano scambiati e le canzoni che venivano trasmesse. In tutta quella felicità, Akaashi era solo più stressato. Sarà che con tutto quel caos nel locale il suo lavoro era triplicato, sarà che non aveva un ragazzo con cui passare quella sera, sarà che era solo triste e depresso di suo… ma ogni cosa lo portò a diventare sempre più scorbutico e imbronciato fino a quando, arrivati a sera, esplose.
Avevano chiuso prima quel giorno, Takeda l’aveva deciso in modo che ognuno di loro potesse festeggiare come meglio credeva e così, già alle 10 di sera, Akaashi stava chiudendo a chiave la saracinesca.
Era rimasto solo con Bokuto, mentre Kuro, Suna e Kageyama si erano volatilizzati nel momento esatto in cui avevano lasciato il locale. Era rimasto con Bokuto perché ormai, da quando avevano adottato il cagnolone che settimane prima Koutaro aveva portato in negozio e che adesso si chiamava Neve, ogni sera andavano a portargli da mangiare prima di tornare ognuno a casa propria. Anche quel giorno non faceva eccezione, con Bokuto che lo aspettava impaziente mentre stringeva la busta di cibo che avevano  preparato appositamente per Neve.
Una volta che il negozio fu chiuso, i due si avviarono verso la via accanto che si trovava subito dietro l’attività dove lavoravano ma che era abbastanza nascosta dal traffico solito della via principale, posto perfetto dove sistemare la cuccia di Neve. Vicina anche all’entrata sul retro che utilizzavano solo i dipendenti.
Anche quel giorno non c’era quasi nessuno in giro, se non Kuro. Kuro che si stava baciando un ragazzo più bassino di lui, il ragazzo che Akaashi riconobbe come il cliente abituale al quale Kuro stava facendo la corte.
La sua mente si resettò e finì con l’esplodere.
-Che cazzo, Kuro!
I due ragazzi si staccarono in un sussulto e Akaashi continuò a urlare -Ma non ti vergogni? Ma come fai a tradire il tuo ragazzo in modo così spudorato? Come fate ogni volta a non avere un minimo di rimorso? Poi anche oggi, oggi che dovresti solo passare la serata con lui! Che scusa hai inventato? Che stavi male? Che avremmo chiuso il bar più tardi?
Kuro aveva lo sguardo spaventato di chi non ci stava capendo nulla, il cliente invece corrugò la fronte e si girò verso il corvino sibilando -Di che sta parlando?
-Giuro che non lo so, gattino.
Quel soprannome fece nascere una scintilla di confusione nella mente di Akaashi, ma decise di ignorarla e continuare -Perché non lasci il tuo ragazzo se ci vuoi provare con lui?
-Hai un ragazzo?- chiese il cliente ancora più sospettoso.
Kuro urlò nel panico -Sei tu il mio ragazzo!
Bokuto si avvicinò al fianco di Akaashi e sussurrò -Perché stai dicendo queste cose? Kenma è il ragazzo di Kuro, non ne ha un altro.
-…cosa?- ora quello nel panico era Keiji, non poteva credere di aver frainteso tutto per settimane intere, quindi decise di tornare ad accusare Kuro -Tu! Tu ti vanti sempre al lavoro del tuo ragazzo, non fai altro che parlare di lui però poi con quel cliente l’unica cosa che fai è flirtare, visto come ne parlavi non potevo credere che fossero la stessa persona.
Il cliente, Kenma, intervenne -Uhm, quello è colpa mia, ho chiesto a Kuro di non rendere pubblica la nostra relazione, non subito almeno…- si girò verso il corvino e in imbarazzo chiese -parli di me a lavoro?
-Parlo di te sempre. Mio papà non mi sopporta più.
Cazzo. Adesso tutto aveva un senso.
Sentendosi una merda, Akaashi si scusò in un borbottio e scappò via.
Non andò lontano, perché Bokuto lo bloccò afferrandogli un braccio dopo solo qualche passo -Perché sei così triste? Non è successo nulla di grave, domani ci rideremo su, ne sono sicuro.
-Sono stato meschino a pensare male di Kuro per tutto questo tempo, inoltre non avrei dovuto intromettermi in ogni caso perché non sono mai stati affari miei.
-Ti preparo una cioccolata calda- fu la semplice risposta di Bokuto che lo lasciò spiazzato, mentre lo afferrava per la mano e lo trascinava di nuovo verso il locale.
Entrarono dal retro, accesero le luci e subito Bokuto andò al bancone per preparare quello che gli aveva appena detto.
Akaashi si morse un labbro per evitare di dire quello che stava pensando “non dovremmo essere qui” o “non è giusto utilizzare gli ingredienti del negozio per fini personali”, evitò di ascoltare la parte razionale della sua mente perché lui in realtà voleva essere lì. Anche quando Neve li raggiunse scondinzolando e facendo le feste ad Akaashi, lui non fece nulla per farla uscire.
-Sei stato ferito? Ho notato che hai parlato al plurale prima- domandò Bokuto lentamente mentre Akaashi gli si sedeva di fronte e guardava il suo lavoro. Neve si sistemò tra le sue gambe.
Probabilmente doveva aspettarsela una domanda simile, anche se non pensava che Bokuto gliel’avrebbe davvero rivolta.
-Io… avevo un ragazzo qualche anno fa. Mi piaceva davvero e pensavo di essere ricambiato, ma dopo qualche mese ho scoperto che stava anche con un’altra persona. Mi sono sentito tradito e deluso, ma soprattutto non ho mai capito il perché. Perché, se non vuoi stare più con me, non mi lasci invece di tradirmi? Perché devi farmi passare quello? Perché mi devi fare deridere dalle persone che sanno mentre io resto all’oscuro? É cattivo e meschino e non riesco a non pensarci, soprattutto quando penso che gente che conosco lo stia facendo a qualcun’altro.
Bokuto pensò un po’ a quelle parole mentre iniziava a mescolare quella che stava diventando cioccolata calda all’interno di un pentolino, poi rispose -Io non so perché le persone si comportano così. Però so che tu sei fantastico e che meriteresti di stare con qualcuno che ti faccia dimenticare quello che hai passato, non dovresti continuare a pensarci, perché vincerebbe lui e non è giusto.
Akaashi ormai non stava più cercando di nascondere il rossore sulle sue guance, era già tanto che non gli stesse saltando addosso.
Il silenzio che ne seguì era quasi pesante, come se ci fosse una strana elettricità nell’aria, come se ci fosse qualcosa di enorme che non era stato ancora detto.
Qualche minuto dopo, il più grande gli servì la cioccolata calda in una tazza, insieme a un piattino con vari pezzi di Pan di Spagna che di sicuro erano rimasti dalle torte che Hinata aveva realizzato in quella giornata. I pezzi erano stati ritagliati con forme carine grazie alle formine natalizie che avevano per fare i biscotti.
-Mangiali insieme- propose e così Akaashi fece.
Prese un pezzo morbido del Pan di Spagna e lo fece annegare totalmente nel cioccolato, per poi ripescarlo con il cucchiaio e portarlo alla bocca.
Il sapore del cioccolato insieme alla morbidezza del dolce gli esplosero in bocca e gli fecero chiudere gli occhi per la bontà. Di colpo si sentì felice e qualsiasi cosa era accaduta passò in secondo piano. Adesso tutto sembrava così poco importante rispetto a quello che stava vivendo proprio in quel momento.
Quando riaprì gli occhi, notò che Bokuto lo stava guardando con uno sguardo che aveva paura di interpretare, ma che gli faceva desiderare che non smettesse mai.
Ingoiò e chiese -É buono. Vuoi farlo come rischio del giorno?
Bokuto annuì piano -Era questa l’idea iniziale, ma adesso…
-Cosa?
Bokuto era imbarazzato come mai l’aveva visto da quando l’aveva conosciuto -Adesso vorrei che fosse solo tuo.
E dopo tutte le emozioni che aveva vissuto in quella giornata, dopo quell’ultima frase, Akaashi non riuscì a fermarsi dal baciarlo.
Un bacio che fu subito ricambiato. Un bacio che entrambi aspettavano ormai da tempo.
Un bacio leggero e morbido che aveva il sapore del cioccolato.

 
  
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