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Autore: Nao Yoshikawa    22/12/2022    2 recensioni
"Sarebbe bello se esistesse un incantesimo in grado di controllare l'amore". Questo è quello che pensa Yumichika. Non un incantesimo, ma un filtro d'amore è quello che gli viene casualmente "offerto" da Kisuke Urahara. La soluzione più semplice e veloce per fare innamorare Ikkaku di lui. Ma quando il vapore di quel filtro si diffonde per tutta la Soul Society, cose TERRIBILI iniziano a succedere. Chi sarà vittima in questo strano gioco d'amore?
«Cos’è questa cosa?» domandò prendendo in mano la boccetta, pesante e in vetro. Kisuke strabuzzò gli occhi.
«Umh, quella? Ma tu pensa, erano anni che non la vedevo, pensava di averla distrutta. Quello è semplicemente un filtro molto pericoloso che ho creato ai tempi in cui ero a capo del Dipartimento di ricerca e sviluppo. Uno dei miei primissimi esperimenti a dire il vero, ma ho lasciato perdere quasi subito.»
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Ayasegawa Yumichika, Inoue Orihime, Ishida Uryuu, Mayuri Kurotsuchi, Urahara Kisuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il coraggio del settimo seggio Hanataro Yamada

Essere innamorati era una cosa a dir poco splendida. Renji non si era mai sentito così bene, ma da quando si era accorto di Hanataro, la sua vita era cambiata. Che poi, pensandoci perché non se n’era accorto prima? Non gli pesava nemmeno il non far niente, in genere sarebbe stato impegnato, in quanto luogotenente della sesta compagnia. Il capitano Kuchiki lo avrebbe perdonato (o almeno così sperava), anche perché lo stesso capitano sembrava piuttosto impegnato al momento. E Hanataro? Nemmeno lui si era mai sentito così bene. Era sempre stato abituato ad essere bullizzato, preso in giro e ad essere vittima di stupidi scherzi. Certo, in Ichigo e nel suo gruppo aveva trovato una valida compagnia, ma nessuno mai gli si era approcciato in quel modo. Non aveva mai avuto un ragazzo o una ragazza, in realtà non si era mai approcciato all’amore in generale. Ma poi era successo e ora era tutto meraviglioso.
«Posso sapere perché ti piaccio tanto?» domandò Hanataro. Renji gli aveva appena posato un fiore tra i capelli, non faceva altro che riferirsi a lui con appellativi come fiorellino mio e ad Hanataro la cosa piaceva.
«E perché non dovresti? Sei adorabile, dolce, mi fai ridere… e poi sai curare le persone, io sono un luogotenente, è utile avere un ragazzo che sa fare certe cose» disse Renji ridendo. In effetti, era un buon motivo.
«E io perché ti piaccio tanto?» domandò lui invece. Hanataro si mise in ginocchio a guardarlo. Non aveva mai pensato al suo tipo ideale, si ritrovò a rendersi conto che lui e Renji si compensavano: quest’ultimo infatti era altissimo, imponente, aveva un aspetto selvaggio, coni suoi capelli rossi e i tatuaggi. Lui invece era piccolo, minuto, sempre con quell’aria impaurita che gli dava l’aspetto da bambino.
«Mi piaci perché sei diverso da me» ammise. Passava dalla non timidezza, ad arrossire così tanto quando poi si parlava. «Certo che però è strano.»
«Che cosa, Fiorellino?»
«Noi ci conoscevamo già, ma non pensavo di piacerti. Tu vai sempre dietro al capitano Kuchiki.»
«B-beh, nemmeno tu hai mai dato segno di essere interessato a me, anzi, pensavo di farti paura!» ammise Renji. Hanataro si mise a ridere. Sì, aveva senso in effetti, lui aveva paura sempre di tutto e tutti.
«Chissà, forse non eravamo ancora capaci di vederci» disse distogliendo lo sguardo. Renji sorrise, poggiò la mano sulla sua guancia e portò il suo sguardo su di sé.
«Io però adesso ti vedo e vedo solo te.»
Hanataro sorrise e si avvicinò a lui per baciarlo. Di quei baci non ne aveva mai abbastanza. Peccato che i due amanti non ebbero la possibilità di scambiarsi nessun bacio, perché erano stati interrotti dalla lite tra Ishida e Ichigo.
«Ishida, ma ti vuoi fermare? Quanto cavolo corri. E aspetta!»
Ichigo gli arrivò vicino e lo afferrò per un braccio. Uryu arrossì e si retrasse.
«Perché devi rigirare il coltello nella piaga? Non ti basta il modo in cui mi sono umiliato? È veramente un cliché orrendo. Io, innamorato del mio nemico per natura, uno Shinigami… Tu, tra l’altro!»
A Ichigo venne un tic all’occhio. Ishida stava cercando di insultarlo o stava dichiarando i suoi sentimenti?
«Senti, mi dispiace, è solo che io non me lo aspettavo. Ma perché ti arrabbi tanto?»
Oh, stupido shinigami da quattro soldi. Possibile che Kurosaki fosse così lento a capire?
«Mi sembra evidente. La situazione è già abbastanza strana così, ma sapere che tu non mi ricambi e non lo farai mai, è ancora più tremendo per il mio orgoglio… da Quincy e da uomo!» affermò con una certa teatralità. Quindi era tutto lì il suo cruccio? Ma come osava avere la presunzione di sapere a cosa stesse pensando?
«Ehi, guarda che tu non sei mica nella mia testa, io non ho detto nulla riguardo a questo.»
«Perché? Vorresti dire che ti piaccio anche io?»
Ichigo si bloccò, guardandosi attorno.
«Emh…»
Nessuno dei due si era reso conto di Hanataro e Renji che li guardavano con gli occhi sgranati e carichi di aspettative.
«Ma tu guarda, Ichigo e Ishida, chissà perché non sono sorpreso» commentò il luogotenente. Ishida si aggiustò gli occhiali. Tombola, adesso sapevano anche loro.
«Abarai e… Yamada. Voi invece siete molto sorprendenti.»
Hanataro arrossì.
«Non vogliamo disturbare, ora ce ne andiamo.»
«Ma che ce ne andiamo! Loro ci hanno interrotti, stavo per baciarti!» borbottò Renji. Ichigo alzò gli occhi al cielo.
«Renji, Hanataro, non so come dirvelo… ma la verità è che siete vittima di un filtro d’amore. Quello che sentite non è reale.»
Ishida avrebbe tanto voluto dargli un pugno. Ma bravo, molto delicato, doveva ammettere. Renji e Hanataro si guardarono, confusi.
«Filtro d’amore…? Ma no, io e Renji ci amiamo davvero!» rispose il secondo. Certo, era stato tutto molto improvviso, ma questo non volva dire niente!
«Oh, andiamo! Svegliatevi, non lo vedete che è tutto strano qui intorno?»
«Kurosaki, dacci un taglio. Perché devi rovinare per forza il loro idillio?» s’intromise Ishida.
«Io non rovino niente, non voglio che rimangano delusi!»
«Oh, certo, adesso ti preoccupi di questo, ma pensa!»
Quei due avevano preso di nuovo a discutere e a ignorarli. Erano la coppia perfetta, malgrado i litigi. La discussione venne però interrotta dall’arrivo di Kenpachi, che aveva finalmente ritrovato le tracce della sua preda.
«Kennuccio!» gridò Yachiru. «Così mi farai cadere!»
Non andava più bene così. Kennuccio doveva tornare quello di sempre.
«Ti ho trovato!»
Kenpachi Zaraki appariva minaccioso e anche lievemente infoiato. Ichigo deglutì a vuoto.
«Ishida, io ti piaccio molto, vero?»
«E ti sembra il momento per chiedermelo?» domandò indietreggiando.
«No, ma se ti piaccio davvero, allora aiutami a salvarmi la pelle.»
«DOVE PENSATE DI ANDARE? TI AMMAZZO, QUINCY MALEDETTO!» gridò Zaraki sguainando la spada. Ishida a quel punto perse il suo aplomb.
«Salvare te? Quello sta mirando a me!» gridò.
 
 
Oltre a scatenare tutta una serie di nuovi amori, quel filtro aveva anche fatto nascere diversi dissapori. Tipo quello tra Toshiro e Izuru. O per meglio dire, era Toshiro che voleva uccidere Izuru, questo perché aveva frainteso. Più o meno.
«Aspettate capitano! Io non voglio combattere!» esclamò Izuru indietreggiando. Aveva paura di essere congelato, anche se c’era pure di peggio…
«Ah, non vuoi combattere? Dovevi pensarci prima di… fare cose sconce con la mia luogotenente!» Toshiro arrossì anche solo a formulare il pensiero. «Io mi fidavo di te, pensavo fossi uno shinigami di sani principi! E invece ecco che sei un maledetto pervertito.»
«… Ma io non sono affatto un pervertito!»
Certo, forse il farsi beccare a letto con Rangiku non era una cosa che andava a suo favore, ma cosa poteva farci se aveva un debole per quella donna?
E tale donna non lo avrebbe di certo lasciato in balia della furia del capitano. Rangiku, infatti, com’era arrivata, si era erta tra i due come uno scudo.
«Matsumoto!» gridò Toshiro. «Togliti di mezzo.»
«Neanche per sogno, capitano. Non vi permetterò di fare del male al mio Izuru» dichiarò con gran fervore.
«… Rangiku, ti prego, peggiori le cose!» piagnucolò Izuru, anche se era comunque lusingato.
«Invece gli farò del male eccome. Sei sotto l’effetto di un filtro, non sei consenziente. Cioè, non per davvero!» cercò di spiegarsi il giovane capitano. Ma proprio a causa della sua età e della sua scarsa conoscenza del sesso, si ritrovava spesso in imbarazzo.
«Con tutto il rispetto, capitano, ma sono una donna adulta che è libera di andare a letto con chi vuole. Io e Izuru ci vogliamo e quindi lo abbiamo fatto. Non è stato assolutamente meraviglioso, Izuruccio mio?»
Rangiku lo strinse a sé, stringendogli il braccio. Nel sentire la morbidezza di quel seno, di quel corpo che poco prima aveva stretto e a cui aveva fatto cose a cui era meglio non pensare, arrossì. Di nuovo, stava peggiorando tutto.
«No. Cioè sì, però… oh, accidenti!»
«Mi hai fatto godere così tanto. E chi immaginava che fossi tanto dominante? E che sapessi dire cose tanto sconce» Rangiku si morse il labbro, ignorando del tutto Toshiro, rosso in viso e sul punto di scoppiare. Non solo li aveva beccati a letto insieme, ma adesso doveva sentire anche questo. Era troppo per lui.
«ORA BASTA, PIANTATELA ENTRAMBI!»
 
 
 
 
Il capitano Ukitake non se la passava meglio. Per Kyoraku invece la situazione era piuttosto comica, perché Nanao voleva combattere senza essere però molto pratica con la spada. Sembrava un’adorabile bambina che strepitava per ottenere qualcosa, atteggiamento che stonava molto con il suo essere sempre così seria e posata. Ma Jushiro non si stava divertendo affatto, anzi, stava ottenendo soltanto un’emicrania e nulla più.
«Bene, se non volete combattere, non insisterò. Ma allora, capitano, dovete scegliere. O me o lui!»
Bene, fine della parte divertente. Shunsui guardò Ukitake, rassegnato.
«Oh, avanti cara Nanao, non puoi dire sul serio.»
«Sono serissima, invece. Se scegliete lui, lascerò la mia carica di luogotenente, il dolore sarebbe anche troppo. Altrimenti, potremo essere insieme felici e contenti e innamorati. Ora scegliete.»
Ukitake, serio come non mai, guardò Shunsui.
«Penso di essere troppo esausto per dire qualcosa.»
Shunsui sorrise, nervoso. Nemmeno durante una battaglia provava una simile tensione.
«Dolce Nanao, non lo vuoi davvero. E comunque, a prescindere, sarei troppo vecchio per te.»
«Anche il capitano Ukitake è troppo vecchio, per questo vi servirebbe una giovane e magari anche in salute.»
Jushiro arrossì appena. Bene, era appena stato definito vecchio e anche malato. In cuor suo sperava che Shunsui lo difendesse in qualche modo.
«… Sì, è vero, però ha anche delle qualità!» disse invece. Pessima mossa. Per quanto non fosse da lui offendersi, quella volta si offese eccome.
«Se avete finito di parlar male del sottoscritto, come se non ci fossi, vi chiederei cortesemente di uscire da casa mia» disse, tranquillo ma rigido.
«Eh? Aspetta, butti fuori anche me? Ma che ho fatto?» domandò Shunsui.
«Niente, questo è il punto. Ora va, ho bisogno di un po’ di riposo.»
Vecchio e malato, ma ha anche delle qualità. Era un affronto.
 
Alla fine Byakuya dovette ammettere che non era poi così terribile quella situazione. Almeno gli aveva permesso di aprire gli occhi sul fatto che l’amore aveva davvero tante sfumature e che andava oltre la specie e il sesso. Non aveva granché da dire di fronte al fatto che Rukia e Orihime fossero due perfette anime gemelle.
«Ricordati che mi hai promesso che verrai a trovarmi nel mondo terreno» trillò Orihime.
«Io non l’ho mai detta questa cosa» disse lui severo. Tuttavia non riusciva ad esserlo troppo, Orihime era troppo pura e Rukia la guardava con gli occhi che brillavano. «Però sì, potrei passare qualche volta.»
«Evvivaaa! Posso chiamarti fratello?» domandò Orihime facendo ciò che nessuno aveva mai osato fare, ovvero abbracciarlo. Rukia si portò le mani davanti la bocca e Byakuya rimase immobile. Si era dimenticato che Orihime fosse sotto l’effetto di un filtro? No, però era convinto che, filtro o meno, avrebbe comunque agito in questo modo.
«… Se proprio ci tieni…»
«CHE BELLO!»
Era tutto molto bello, Rukia si stava cullando troppo nel tepore di quell’amore che era però fittizio. Sì, doveva esserlo e quando sarebbe tornato tutto a posto, quanto avrebbe sofferto? Oh, sarebbe stato così facile lasciare tutto per com’era, ma anche così egoistico da parte tua. Sfiorare la perfezione per poi lasciarla andare, che dolore. Mentre Byakuya si trovava ancora stretto nell’abbraccio di Orihime, scorse Renji e Hanataro che camminavano mano nella mano. Ah, eccolo finalmente, il suo luogotenente traditore, fuori di testa, imbecille e pure svergognato.
«Renji, finalmente ti rivedo» disse, gelido. Sapeva che non era tutta colpa sua, ma aveva anche l’impressione che quel filtro facesse uscire la vera anima delle persone. Quindi, probabilmente, Renji da innamorato non doveva essere poi così diverso.
«Capitano!» esclamò lui. «Voi… ecco… non ce l’avrete con me, vero?»
«E perché dovrei? Forse perché hai ignorato i tuoi compiti da luogotenente per andare ad amoreggiare nei prati con un seggio di un’altra compagnia? Ma non intendo farti nulla, non finché sei sotto l’effetto del filtro, almeno.»
Hanataro aggrottò la fronte. Tutti che parlavano di questo filtro!
Era così difficile credere che lui e Renji si amassero davvero? Per Hanataro era un affronto, e poiché si sentiva anche più coraggioso, decise che non se ne sarebbe stato zitto.
«Noi due ci amiamo davvero e… non permetterò a nessuno di dire il contrario. Nemmeno a voi, capitano Kuchiki!»
E dicendo ciò sguainò la spada. La spada, lui! Che non era abituato a combattere, ma solo a curare. Byakuya, infatti, lo guardò come se si fosse trovato davanti un pazzo.
«Ti prego, non renderti così ridicolo…»
«Hanataro, ma cosa fai? Non avrai in mente di sfidare il capitano Kuchiki, vero? Ti ucciderà!» disse Renji.
Hanataro prese a tremare. Oh, grazie tante, come se non lo sapesse già.
«N-non mi importa. È che sono stufo perché nessuno crede in noi. Va bene, d’accordo. Sono molto imbranato, non sono neanche molto forte e nessuno mi prende sul serio. Uno come me non sarebbe all’altezza di stare con il luogotenente della sesta compagnia, però lui ha scelto me! Proprio me, allora non devo essere un totale disastro!»
Byakuya si ritrovò a pensare ma perché succedevano tutte a lui? Prima Orihime e Rukia, adesso Hanataro che gli dava contro.
«Non ho mai affermato niente di ciò che hai detto in realtà» dichiarò. Non aveva voglia di discutere o di combattere per tali futili motivi, voleva solo che tutto ciò finisse. Ma l’amore rendeva davvero così fuori di testa?
«Non è importante! Renji vi è molto devoto, quindi dovete accettare la nostra relazione. Non accetterò un no come risposta!» esclamò.
Ora lo avrebbe ammazzato di sicuro. Almeno si era guadagnato la stima di Renji, che commosso si batteva una mano sul petto.
«Hanataro! Sei così coraggioso!»
Byakuya sospirò.
«Evidentemente vi siete accaniti tutti contro di me, è seccante. Ci vuole tanto a capire che non ho problemi di questo tipo? Per me potete innamorarvi e intrattenervi con chi volete. Sembro davvero così rigido e all’antica?»
D’accordo essere ligio e serio, ma così era anche troppo.
«In realtà sì, capitano» ammise Renji. «Allora non è arrabbiato con me perché sono sparito e vi ho mollato, eh?»
Il capitano lo fulminò con lo sguardo.
«Puoi scommetterci che sono arrabbiato, Abarai. Avere una relazione non ti autorizza a mettere da parte i tuoi doveri di luogotenente.»
In effetti era stato un po’ un irresponsabile, ma aveva perso la testa.
«A-Avete ragione, non lo farò più, perdonatemi. Il mio essere devoto anche ad un altro uomo mi ha portato a non capire più nulla!»
«… Va bene, ho capito, non c’è bisogno di disperarsi in questo modo. E tu, Yamada, riponi la tua spada, stai ancora tremando.»
Hanataro sussultò e riposò la spada, rilassandosi di colpo. Meno male, non avrebbe saputo come affrontare il capitano Kuchiki.
«Allora mi accettate come compagno del vostro luogotenente?» chiese indicandosi.
«Non mi pare di aver mai detto che non ti accettavo. Avete fatto tutto voi.»
Quasi Byakuya provò dispiacere nel pensare che tutto ciò sarebbe finito. Certo, la sua pazienza era messa a dura prova, però era bello vedere le persone a cui teneva felici.
«Oh, capitano. Vi abbraccerei» ammise Renji.
«Non farlo» rispose scuotendo la testa.
Forse quello era un po’ troppo.
 
«Il mio povero Izuru. Quel cattivone del capitano ti ha fatto male?»
Era incredibile, pensò Toshiro. Lui non era il cattivo, lui era quello che stava cercando di mantenere un certo equilibrio, cosa che non era però riuscito a fare. A braccia conserte fissava quei due che si comportavano da piccioncini. Che poi, insieme non sarebbero stati nemmeno male, Izuru era serio e rispettoso (o almeno lo aveva pensato fino a poco prima), era tutto il contesto a essere sbagliato.
«Non preoccuparti, Rangiku. Sto bene, davvero» disse Izuru. Doveva ammettere che le coccole e le attenzioni di Rangiku gli piacevano. Non era brava solo a letto, era molto affettuosa e tenera.
Toshiro arrossì quando vide come la sua luogotenente lo guardava.
«Che c’è? Ho detto che mi dispiace! Ma non è colpa mia, io sono il capitano, io devo proteggerti dai maniaci.»
«Ma io non sono un maniaco! Mi piace il sesso, perché questo mi rende un maniaco? Oh, povero me!» si lamentò Izuru. Perché per una volta che cercava di uscire dal suo guscio finiva con il fare una magra figura?
«Voi siete ancora troppo giovane per capire, capitano» disse Rangiku. «Crescete un altro po’ e vedrete. Quando due persone si amano, si crea un’alchimia tutta speciale» e dicendo ciò lanciò un’occhiata languida al suo innamorato.
«Ma voi non vi amate! Il problema è proprio questo!» disse lui esasperato.
Izuru allora si indispettì.
«Sapete, penso di sapere meglio di voi quello che sento.»
Toshiro non si aspettava una risposta del genere, ne fu sorpreso.
«… Sei innamorato di lei?»
«Davvero, Izuruccio? Non me lo avevi ancora detto così apertamente!» esclamò felice, abbracciandolo. Izuru arrossì e annuì. Aveva sempre guardato a Rangiku con enorme rispetto, anche in nome di ciò che lei e il capitano Ichimaru avevano condiviso un tempo. E poi quelle come lei non guardavano quelli come lui. Ma ora si era lasciato andare alla felicità di quell’illusione, pur sapendo che avrebbe sofferto.
Toshiro chiuse gli occhi, scuotendo la testa.
«Che casino. Se crescere vuol dire fare i conti con questo genere di cose, preferisco non crescere mai» ammise.
 
Ce l’aveva fatta. Non che avesse mai avuto dubbi su sé stesso, figurarsi. Mayuri Kurotsuchi aveva creato l’antidoto perfetto contro quel filtro. Certo, non lo aveva ancora testato, ma per quello non c’erano problemi: avrebbe usato Nemu, la quale si era appena risvegliata dall’anestesia, ma non abbastanza da arrecargli disturbo.
«Nobile Mayuriiiii. Venite qui.»
«Fossi matto!» rispose lui. «Non preoccuparti, questa storia assurda finirà presto. E dopo andrò personalmente ad uccidere Urahara per la situazione in cui mi ha messo.»
Nemu però scosse la testa, ribellandosi.
«Non voglio. Datemi altro.»
«Cosa intendi con… no, anzi. Preferisco non sapere. Rimani buona e ferma, devo testare questo preparato.»
Ma poiché Shinji Hirako non conosceva la definizione di buon tempismo, arrivò proprio in quel momento seguito sempre dall’attento Sado.
«Ciao, Kurotsuchi. Allora, com’è andata?»
«TU! Maledetto imbecille, quali erano i nostri patti? Dovevi tenere d’occhio lei, eh? Mi ha reso la vita impossibile, ci ho impiegato il doppio del tempo a creare questo antidoto.»
«… Questo vuol dire che è pronto? Magnifico, possiamo usarlo?»
«Stavo per testarlo su Nemu, se mi facessi la cortesia di startene zitto prima che usi te come cavia!»
Sado consigliò a Shinji di non farlo arrabbiare ulteriormente, era già spaventoso così. Mayuri si avvicinò a Nemu, la quale, nonostante fosse ancora stordita, cercava comunque di avvicinarlo a sé.
«Io vi amooo» piagnucolò.
«È solo tua impressione. Mi hai distratto parecchio, quindi devo sperare di non aver fatto errore di calcoli. Oh beh, al massimo non sarai mai più in grado di amare, un piccolo effetto collaterale.»
Shinji sgranò gli occhi.
«Piccolo effetto collaterale?! È tremendo!»
«Oh, siete tutti così sentimentali. Stavo solo scherzando, sciocco. Ora sta zitto.»
L’antidoto aveva un colore più neutro e torbido e quanto meno non aveva quell’odore di melograno. Aprì la boccetta in cui era contenuto, la consistenza era gassosa, come un fumo molto denso. Nemu la respirò e i suoi occhi iniziarono a lacrimare.
«Noooo!»
«Sembra doloroso» commentò Sado.
Nemu girò la testa di lato e poi li guardò, uno ad uno, seria, asciugandosi una guancia.
«Beh? Come ti senti?» domandò Mayuri, che non ci teneva ancora ad essere molestato.
«Bene, ma la mia testa… fa male…»
«Ah, sì. Mal di testa, spossatezza, debolezza, effetti collaterali e no, questa volta non sto scherzando.»
Shinji si mise a ridere.
«Però ha funzionato! La luogotenente è tornata in sé. Ha funzionato.»
«Cos’è quell’espressione sorpresa? Ciò che creo funziona sempre.»
Ora non restava altro curare anche gli altri.
   
 
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