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Autore: MikuruTea    24/12/2022    1 recensioni
l'unica immagine che si concretizzava nella mente di Len era quella del suo coinquilino che lo fa entrare, che lo aiuta a riporre la giacca sull'appendiabiti e lo rimprovera per esser ritornato così tardi,
ma non era ovviamente sua la colpa, non era intenzionato a tardare, era stato forzato, privato del consenso.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gakupo Kamui, Galaco, Len Kagamine, Rin Kagamine
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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L'inverno aveva ormai preso il sopravvento.

Le altre stagioni si piegavano al piacevole terpore causato dall'abbassamento delle temperature, e, come piangente, il cielo rilasciava candidi fiocchi di neve, che, liberamente si dimenavano nell'aria, pronti a posarsi sul suolo,

quel suolo dove la loro esistenza giunge subito al termine, senza reagire, senza soffrire.

L'unico suono che si aggiungeva e si fondeva con quel gelido paesaggio cittadino, era quello delle scarpette di una minuta figura, intenta a raggiungere la propria abitazione nel buio della sera : le braccia strette al petto, la bocca aperta come una piccola fessura ansimante, produceva piccole nuvolette che andavano a disperdersi sulle gote arrossate.

Stringersi, contorcersi, nulla riusciva a riscaldarlo mentre correva verso l'uscio di casa, sempre più vicino, ora persino visibile in lontananza, l'unica immagine che si concretizzava nella mente di Len era quella del suo coinquilino che lo fa entrare, che lo aiuta a riporre la giacca sull'appendiabiti e lo rimprovera per esser ritornato così tardi,

ma non era ovviamente sua la colpa, non era intenzionato a tardare, era stato forzato, privato del consenso.



Finalmente l'abitazione, l'oggetto del desiderio della sua spiacevole favola, era lì dinnanzi, si fermò riprendendo il respiro e, accennando un sorriso, iniziò subito a bussare e suonare il campanello, in modo continuato, senza smettere, - Ti prego...apri la porta - pensò mantenendo la stessa finta espressione soddisfatta in volto; 

La serratura decise di cedere e di lasciare che la porta si apra, dietro ad essa apparve l'esile figura di Rinto, che, proprio come Len si aspettava, domandò alquanto turbato, scrutando l'amico con gli scuri occhi appena coperti dalla frangetta bionda

"Sono quasi le nove, dove sei stato? Entra subito!" Non rispose, ma obbedì senza esitare, abbandonando all'ingresso il falso sorrisetto.

Si tolse le scarpette, sbottonò la giacca e rimase con l'uniforme scolastica addosso perso nei pensieri quando il palmo della mano dell'altro raggiunse il suo braccio, 

emise un gemito per lo stupore, provò invano a liberarsi, dimenandosi,

"Sei congelato! Vuoi spiegarmi cosa successo?"

Continuò sospirando "eravamo preoccupati."

"Era..vate?" Chiese porgendogli uno sguardo dubbioso, quella fu l'unica cosa che riuscì a dire, che volle dire, da quando era rincasato,

"Si, eravamo; Hai lasciato in classe la cartella e il materiale, Galaco è venuta a riportarteli affermando che l'aula del club di musica era vuota.".

Di tante persone, non si sarebbe aspettato Galaco, quella ragazza taciturna con la quale aveva a malapena parlato due, o forse tre, volte, non ricordava nemmeno il suo cognome, l'unica cosa che affiorava nella sua mente ogni volta che sentiva quel nome era la sua lunga e castana chioma che ogni mattina in classe gli dava le spalle. 

"La ringrazierò domani." Propose schiudendo le labbra, "È ancora qui. È rimasta con me aspettando il tuo ritorno.".



Arrivato in cucina la vide, seduta, in mano un bicchiere posato sulla tavola, il suo sguardo perso nel liquido contenuto, del succo d'arancia appena spremuta,

accorgendosi della sua presenza alzò la testa verso di lui, si scambiarono delle occhiate poco chiare, apparentemente confuse,

"Non avresti dovuto preoccuparti, grazie." 

Si avvicinò, sforzandosi di nuovo di sorridere, non riusciva nemmeno a capire perché si stesse impegnando così tanto di fingere, avrebbe potuto tacere o negare all'infinito, sia lei che Rinto si erano ormai accorti che qualcosa non andava.    Rispose anche lei sorridendo a sua volta, il suo però era un sorriso vero, sincero, puro "N-no, non è stato...un problema." Balbettò consegnandogli la valigetta, "Oggi le attività del club erano sospese? Quando sono entrata non c'era nessuno." Continuò, cambiando tono di voce, parlando con maggiore confidenza, 

"Non proprio." Deglutì rumorosamente, 

avrebbe voluto andarsene, rinchiudersi in camera, evitare il confronto, non voler rivelare la verità, Rinto apparve alle sue spalle ripetendo imbronciato la stessa domanda,

"Da quando passi i pomeriggi con quel Gakupo ti comporti sempre in modo strano" 

La ragazza rabbrividì e si alzò di scatto in piedi, i due stupiti si voltarono verso di lei, "L-lui? Fai parte...fai parte dello stesso club di quello là? Dopo quello che...che ha fatto a tua sorella?" 

"Di cosa stai parlando?" 

"Len non ti ha mai detto nulla?" Entrambe fissarono lo studente che spalancò impaurito i suoi occhi da cerbiatto, sentì le gambe sempre più deboli e cadde a terra sulle ginocchia, con un filo di voce "Cosa sai?" Disse sull'orlo del pianto, "I-io, io non...tu-" come pietrificata, si coprì la bocca con le dita.

Fu in quell'istante che Rinto notò sul collo dell'amico, appena sotto la nuca, un livido rossastro, scatenò in lui una rabbia incontenibile che lo portò a sbottare "Cosa ha fatto a tua sorella? è soprattutto, cosa ha fatto a te!?" Urlò spaventando i presenti in quella piccola stanza.    Amare lacrime trafissero il volto di Len, che, senza aver alcuna via di fuga, finì per confessare i torti subiti "Non so cosa abbia fatto Gakupo a Rin, ormai io e lei non parliamo più come facevamo una volta...Non scherziamo più, non ci raccontiamo pettegolezzi e segreti, quell'intimità che avevamo costruito assieme crescendo è ormai caduta, da quando abbiamo iniziato le scuole superiori e siamo entrati in due indirizzi differenti, ci sentiamo a malapena;

L'unica cosa di cui ero a conoscenza era della loro rottura, ed è da lì che sono iniziati i miei problemi, quando mi unì al club di musica, lui, Gakupo, unico membro, si era mostrato gentile ed educato, ma subito dopo la loro separazione ha cominciato ad essere burbero e scontroso, a stuzzicarmi ed usarmi a suo piacimento...Oggi, oggi lui...Oggi ha oltrepassato ogni limite."

"Perchè non hai semplicemente abbandonato le lezioni pomeridiane di musica? E soprattutto perché non ti sei mai confidato con nessuno?"

"Mi minaccia, non posso semplicemente andarmene, non posso parlarne, riceverei da lui un trattamento perfino peggiore di quello che subisco ora!" 

"Non è questa una buona scusa!" 

"Avevo paura ok? Ho il diritto di avere paura di una persona del genere?" Urlò straziato alzandosi in piedi "Cosa pensi di fare? Continuare a stare in silenzio mentre ti usa come una bambolina?" 

"Smettila!" Corse in camera sua, sbattendo la porta.



Si gettò a terra, singhiozzò, aggrappandosi al tappeto dinazi al letto, stringendolo con debole forza.   Non sapeva cosa lo stava facendo maggiormente soffrire, le conseguenze impresse sul suo copro e sulla mente della follia di quel manesco studente o il fatto che sua sorella aveva probabilmente sofferto al suo stesso modo senza raccontarlo a lui, suo fratello gemello, compagno di avventure, ma di averlo fatto presente ad una ragazza ai suoi occhi, comune, non rilevante.   Sentì gli altri due parlare tra loro, senza ben distinguere le precise parole, poi il suono di un clacson, quello della porta che si chiude e infine, silenzio, un silenzio profondo, soffocante, nel quale si sentiva solo il suo pianto sofferente, fu proprio mentre versava tale avvilimento che un pensiero gli balenò per la testa, qualcosa di estremo, che all'indomani avrebbe svolto per proprio conto.



"Scusami.".



Si risvegliò nel suo letto, le coperte fin sopra il mento, la camicetta dell'uniforme ancora indosso, non ricordava di aver raggiunto da solo il soffice giaciglio, non ci pensò molto, non appena si alzò, raccolse da terra la cartella e uscì.   Quel mattino poche persone camminavano per strada, tutta la neve caduta durante la notte era bastata come scusa per restare a casa un giorno prima dell'inizio delle brevi vacanze invernali.

Arrivato a scuola, lasciò le sue cose sul banco, aprì l'astuccio e ne estrasse le forbici e uscì dirigendosi verso un'altra aula, le lezioni non erano ancora iniziate, mancava un quarto d'ora.

Salì velocemente le scale, doveva raggiungere il secondo piano, notò con indifferenza come gli scalini erano leggermente polverosi, abbandonati a se stessi, immaginandosi l'ultima volta che qualcuno si è occupato, di sua spontanea volontà, di spazzarci sopra.

Rallentò il suo passo, era giunto al piano desiderato, ora doveva solo entrare in quell'aula dove aveva tanto sofferto in quegli ultimi mesi, sfondo nel quale avrebbe attuato quel piano tanto semplice, quanto drammatico ideato la sera precedente.   All'improvviso però, sentì una voce famigliare, - No...Non può essere - decise di seguirla, ritrovandosi nello stesso esatto punto in cui aveva la spontanea intenzione di recarsi; Ora le voci erano due, un'accesa discussione - Perché? Perché? Perché?! - voleva entrare, spalancare quella porta, metter entrambe a tacere, ma qualcuno lì fuori teneva stretta con entrambe le mani la maniglia

"Galaco, fammi entrare, per favore." 

"L-Len, cosa ci fai qui?"

"Potrei chiederti io la stessa cosa, e poi come conosci mia sorella?" 

"Ah, Beh, ecco, è da un po...che ci scambiamo email, d-da quando ha comme-" la interruppe bruscamente "Perché l'hai fatta venire qui?"

"Pensavo che...io pensavo-"

"Hai pensato male." Rispose freddamente.

Si sentì un forte boato, la lite cessò, mormorò mortificata delle scuse poco comprensibili e si spostò.

Lo studente esitò, uscì dopo qualche secondo Rin : lo sguardo fisso verso le proprie scarpe, aveva lo stesso volto di suo fratello, come due gocce d'acqua, le uniche cose che li rendevano diversi fra loro erano le uniformi appartamenti a due scuole differenti e il grande fiocco che lei portava in testa, "Rin." Sussurrò mentre i suoi occhi diventavano lucidi, nascose in tasca le forbici e la fissò incredulo, non appena i loro occhi si incontrarono, ricevette una risposta del tutto diversa dalle aspettative, uno schiaffo. 



"Avresti dovuto chiamarmi tu, non lei." 



Senza aggiungere altro si allontanò, come una farfalla, posata sulla sua spalla pronta a rialzarsi in volo.   L'altra ragazza la seguì con la coda fra le gambe.   Len rise, quella era una risata esagerata, malinconica.

Non appena suonò la campanella fece il suo ingresso nel club di musica, le conseguenze della litigata erano sparse a terra, vari fogli e pentagrammi, alcuni strappati, una sedia arrivata in fondo all'aula, ai piedi della parete, probabile causa del boato sentito poco prima e lui, Gakupo : anche lui sul freddo pavimento, il giovane ragazzo, ripetente, dalla corporatura asciutta se ne stava lì silenziosamente a fissare l'altro, mentre la luce del sole che penetrava dalle finestre faceva sembrare i suoi scurissimi capelli quasi color prugna.

"Non pensare che sia tutto finito così." Lo rassicurò con voce calma,

"Invece si." Disse riprendendo l'oggetto messo via poco prima, 

Tremante guardò dritto negli occhi un'ultima volta il meschino bullo che per tutto quel tempo l'aveva piegato a proprio piacimento, puntandosi la lama appuntita al petto.



"Congratulazioni!"



La morbida pelle trafitta, 

la camicetta impregnata di sangue, 

cadde emanando un lamento straziato.

Len, non voleva essere difeso, essere la dama di una contesa, non voleva giustizia, il suo unico desiderio era di poter metter fine ad ogni cosa, senza l'arrivo di qualcun'altro a proteggerlo.

Rivedere la sorella gli fece un enorme piacere, ma non era quello il contesto nel quale avrebbe voluto incontrarla di nuovo, per l'ultima volta.



"Mi sei mancata, Rin.".









  >.angolo dell'autore.<



Grazie per aver letto questa breve storia fino alla fine, se vi piaciuta o avete qualche critica, lasciate una recensione, risponderò al più presto!   

Mi piace scrivere contenuti 'tristi' anche se i miei piani iniziali per la fine erano molto differenti rispetto a ciò che avete appena letto.

Questa qui sarà l'ultima FanFiction che pubblicherò nel 2022, ci rivedremo nel 2023.

Buon natale! ♡
   
 
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