La
mia prima Silink, scritta come regalo per Stag
Tree in occasione del Secret Santa indetto dal forum Ferisce la penna.
Buon
Natale, tesoro. Spero di esser riuscita a
scrivere qualcosa di tuo gradimento anche senza allontanarmi troppo dai
miei
headcanon. Ti auguro di leggerla a stomaco pieno di pandoro o
panettone,
circondata da tantissimo affetto e amore: per quel poco che vale,
questo è un
piccolo segno del mio.
Accadere
ancora
Gli
gira la testa. Ha la bocca piena di nausea e
di sangue, impastata, che sa di ferro e fango; gli tremano le gambe.
S’appoggia
all’elsa della spada per non cadere; è una spada
lunga, da guardia reale, alta
quasi quanto lui; gli manca il respiro. Ogni volta che il suo petto
s’allarga a
fatica in cerca d’aria, le sue costole ululano di dolore e la
sua bocca esala
un rantolo strano.
Forse
morirebbe se non fosse per Mipha. Ma il
potere di Mipha è costante eppure lento, scorre addosso a
lui come fosse acqua,
sanando le sue ferite ma troppo lentamente, e Link si contrae
sull’elsa della
spada e singulta in un rantolo. Tiene gli occhi spalancati per non
svenire,
vorrebbe urlare per esser proprio certo d’essere ancora vivo,
ma l’aria che
inspira a fatica non discende abbastanza in fretta nel suo ansimare da
arrivargli fino ai polmoni.
Sente
urlare il suo nome in mezzo al fischio
indistinto che odono le sue orecchie. Non ha forza abbastanza da
voltarsi. Sa
che il nome proviene dalle sue spalle, sente correre, frusciare,
gridare per un
momento; ma la forza che gli richiederebbe il semplice atto di girarsi
e
guardare è troppa per il suo corpo e per le sue ferite.
Spalancando gli occhi
che hanno la vista appannata di sangue, nel presentimento o forse nella
certezza di un colpo che sta per arrivargli alle spalle, Link ha a
malapena la
forza di restare in piedi aggrappato alla spada. Se deve morire ora,
non c’è
niente che possa fare per impedirlo.
La
testa mozzata di netto di un Grublin rotola ai
suoi piedi fermandosi davanti alla punta della sua spada infissa al
suolo
mentre Sidon, che ancora non ha smesso di gridare il suo nome e lo ha
appena
salvato, si precipita da lui e lo afferra per le spalle.
«Link!»
Continua a gridare. Perché grida? Link è
qui, lo sente sebbene non lo capisca: le sue parole sembrano emergere
rallentate, ovattate da una corrente rumorosa che lo sfiora e Link
riesce
appena a distinguerne una parte. Perlopiù il proprio nome.
«… Link! Resisti
ancora…»
Ancora
per il tempo che la preghiera di Mipha
faccia il suo effetto, ancora per cento anni della sua vita –
per quanto
ancora? Link fa cenno di sì col capo, chiederà al
suo corpo di resistere come
ha fatto cento anni prima, come ha fatto in ogni momento, contro le
ferite e
contro il dolore; ma proprio mentre cerca di dir di sì col
capo, che resisterà,
sente che le forze scivolano via dalle sue membra come acqua e che
l’elsa della
spada gli sfugge dalle dita.
Non
prova la minima paura, per una volta.
Abbandonandosi tra le braccia di Sidon che lo sostiene, Link sente di
essere al
sicuro come nel mare calmo.
Si
sente cullato come dalle onde, raggomitolato
nel grembo materno del mare. Talora ha le vertigini, si sente sul punto
di
precipitare, spalanca gli occhi mentre cerca con le mani un appiglio
cui
aggrapparsi; allora una mano gli sfiora la fronte e Link sente intorno
a sé il
supporto solido e rassicurante della terra. Non
c’è lo sgomento del vuoto
attorno a lui. Si riaddormenta sotto il tocco di quella mano.
A
poco a poco riprende conoscenza, dapprima a sprazzi,
lentamente, in attimi di coscienza e d’incoscienza che si
susseguono senza
sosta. A essi Link si abbandona senza provare paura.
Sidon
sta districando con le mani inumidite i suoi
capelli sporchi di fango e di terra. C’è nei suoi
gesti una strana abitudine,
come se avesse compiuto quel gesto innumerevoli volte: non lo sta
neppure
guardando in volto. Ha il volto corrucciato ma calmo, assorto, e passa
le dita
tra i suoi capelli annodati senza mai distoglierne lo sguardo.
Forse
dovrebbe alzarsi di soprassalto, mostrarsi
stupito e a disagio, quantomeno dar segno d’essere sveglio;
ma il tocco delle
sue dita fresche sulla sua cute è confortante e rassicurante
come il cullare
delle onde che gli pareva di percepire quand’era svenuto.
Rimane disteso
immobile cogli occhi aperti, col petto che a ogni suo respiro si gonfia
d’aria
e grida di dolore ma con grida più fioche e tollerabili che
sul campo di
battaglia.
«Questa
volta mi hai fatto spaventare davvero»
dice Sidon concentrandosi sui suoi capelli. Link non risponde.
«Hai smesso di
rispondere, di reagire. Non riuscivo ad avvertirti. Quel grublin stava
per
ammazzarti.»
«Sapevo
che c’eri tu a salvarmi.» La sua voce lo
spaventa più del sangue, più del dolore: sembra
che non parli da giorni, è roca
e graffia la sua gola come sabbia.
Lo
scuote un accesso di tosse che lo fa piegare su se stesso: Sidon lo
trattiene
per le spalle e lo sostiene perché la carne del suo ventre
non si contragga.
Quando
la tosse si è acquietata Sidon lo aiuta a
bere. Del suo aiuto e del suo sostegno Link non prova vergogna
né umiliazione,
beve dalla coppa della sua mano con la naturalezza di un gesto che
è dovuto e
spontaneo da parte di entrambi. Con le spalle sollevate dal braccio di
Sidon
che lo sostiene intravede il proprio ventre strettamente fasciato e il
petto
cosparso di ematomi che stanno già virando al violaceo,
là dove è stato colpito
e le sue costole sono incrinate. È là che gli fa
male quando respira. Il
sottile potere di Mipha lavora in silenzio nella profondità
segreta dei suoi
organi, ma ci vorrà del tempo perché guarisca le
sue ferite. Questa volta se l’è
vista brutta davvero.
Sidon
torna ad adagiarlo a terra lentamente: Link
lo ringrazia con lo sguardo. Riprendono la conversazione proprio
là dove si è
interrotta.
«È
per questo che sei stato tanto imprudente?»
Ci
mette un po’ a capire a cosa si stia riferendo,
forse per la violenza dei colpi che ha subito o forse perché
quella per lui non
era affatto imprudenza e non è abituato a considerarla
così – imprudenza
gettarsi tra i nemici a testa alta, col petto protetto dallo scudo e il
braccio
armato della sola sua spada, e spronarli a venirlo a prendere?
Si
copre gli occhi con la mano per un momento. La
spalla gli duole al movimento del braccio. «Non volevo essere
imprudente.
Volevo solo…»
Chissà
poi che cosa voleva: combattere e
annichilirsi nella battaglia e nel sangue, scomparire nella sua spada e
nel suo
scudo come parti di sé. Ora che Zelda è al
sicuro, che Hyrule è salva, che lui
e Sidon stanno sconfiggendo gli ultimi mostri sbandati che infestano le
montagne, non gli rimane altro da fare che annullarsi nella lotta.
«So
cosa volevi fare» risponde Sidon a bassa voce.
Link gli è grato di avergli risparmiato di dirlo ad alta
voce. «Ma hai comunque
rischiato di morire.»
Link
sorride appena. «Quando sei già morto una
volta, l’idea non è più molto
spaventosa.»
Sidon
gli concede la grazia di una mezza risata
dal fondo della gola, scuotendo il capo. «Pensi davvero che
non ti rimarrà
altro per cui vivere ora che Hyrule è salva?»
Se
solo non avesse le costole incrinate, Link scrollerebbe
le spalle. «Non ho mai fatto altro che combattere, in questa
vita.»
«E
nell’altra?»
Link
non sa cosa rispondere. Sa che c’era altro
nella sua vita, prima, ma non lo ricorda con chiarezza: quello che
è certo è
che gli è stato portato via.
Sidon
gli lascia tempo a sufficienza perché possa
rispondere; ma parole per rispondere Link non ne ha. Distoglie lo
sguardo.
«So
che lo amavi, Link. Non pensi che potrebbe accadere
ancora?»
Link
non cerca il suo sguardo nella grotta. Non ne
ha il coraggio: forse il suo cuore ha saltato un battito, o forse ha
smesso di
respirare. Non sa neppure perché: sapeva che questa
conversazione sarebbe arrivata,
che è rimasta nell’aria tra loro fin dal giorno di
Vah Ruta, che è aleggiata ai
margini della sua coscienza per quasi tutta la sua seconda vita
cosciente. Non
ha risposte da dare e non intende mentire.
«Non
lo so» risponde. Gli deve la verità
perché
non possiede altro.
Sidon
accoglie la sua risposta con la comprensione
che Link si attendeva da lui. Non risponde neppure: continua a
districare i
suoi capelli con dita delicate, lente, e Link sa che in quel gesto
c’è tutta la
sua pazienza e la sua comprensione. Va bene così,
dicono le mani di
Sidon, e Link quasi si addormenta sotto di esse.
«Non
è un no» mormora prima di addormentarsi.