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Autore: Feathers    28/12/2022    2 recensioni
Harringrove (Billy + Steve)
Tratto dal testo
« Con le ragazze era piacevole, ma quasi non gli pareva che ci fosse differenza fra avere un rapporto con loro e toccarsi da solo, e la ragione era semplicissima: non gli piacevano davvero. Steve Harrington che gli baciava e accarezzava il corpo nel più semplice dei modi gli stava provocando delle sensazioni pazzesche, che non si era mai concesso di godersi, e sulle quali probabilmente avrebbe fantasticato a vita. Cercò di tenere impresso nella sua mente ogni dettaglio, ogni minuscolo gesto, per evitare di dimenticarsene nel caso in cui non fosse riaccaduto mai più. »
Genere: Erotico, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Billy Hargrove, Steve Harrington
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Contesto:
Eddie è sopravvissuto per un pelo ai pipistrelli, Max è ancora in ospedale, e dopo miriadi di ricerche i nostri eroi hanno trovato un sistema incredibile per riportare in vita tutti coloro che sono morti per mano di Vecna. Fra questi, c'è Billy Hargrove, che da quando è tornato trascorre buona parte del suo tempo in ospedale a sorvegliare la sorellina, pregando di avere la possibilità di recuperare il tempo perduto. Un giorno, però, si presenta ubriaco anche alla videoteca dove lavora Steve, una persona alla quale non si era mai avvicinato come avrebbe desiderato prima di morire.

20 Giugno 1986
05:30

"È quasi l'ora, ecco."
Riconobbe subito quella voce rassicurante e sottile. Era della brunetta che gli aveva finalmente mostrato un po' di empatia, e che aveva visto cose di lui che nessun altro al di fuori della sua famiglia sapeva. Ricordava ancora quella carezza sulla guancia, quel «E tu eri felice», quelle lacrime illuminate dai colori sgargianti dei fuochi d'artificio, come se fosse stato cinque minuti prima. Schiuse lentamente le palpebre, e mise a fuoco il volto pacifico di Jane Hopper. «Perché ha i capelli rasati?» fu il primo pensiero che gli attraversò la mente, ma non lo disse.
Lei reclinò la testa da un lato. "Ciao, Billy."
In quel momento ogni cosa era troppo intensa: non era più abituato a nulla. Era troppo perfino la luce fioca di quella... cantina? Il ragazzo afferrò il lenzuolo che aveva addosso. Fissò a lungo la ragazzina in quegli occhi castani e pieni di comprensione, ancora incapace di formulare una frase. Poi aprì la bocca.
"I... io... "
"Hai fame d'acqua? Cioè, volevo dire, sete?"
"Hm... " Il ragazzo si mise a sedere, e si passò le mani sulla fronte sudata. Si guardò attorno. Non era al centro commerciale. Niente esplosioni. Niente vetri rotti. "Dove... dov'è mia sorella...?"
Lo sguardo di Jane si rabbuiò molto. "N-non sta tanto bene, ma... si riprenderà, okay?"
"...le ha fatto male... quella cosa le ha fatto male? Non l'ho protetta... " biascicò lui, il panico nello sguardo.
"No no no no! No, Billy. Tu l'hai protetta. E hai protetto anche me. Sei stato... un eroe." si affrettò a rispondere lei. "Ma ci sono cose che non sai e che ti sei perso. Tante cose. Te le spieghiamo tutte, piano piano."
Il giovane scosse il capo, confuso. "Non è stata la cosa...?"
"Non... non proprio. O almeno, non nel momento che pensi tu. Devi bere e mangiare adesso, sei appen-"
"Non voglio bere né mangiare. Dimmi chi è stato a farle del male, per favore, io lo ammazzo..."
"Si è svegliato...?" Un altro timbro molto familiare interruppe la conversazione. Billy si girò. Eccolo, con la polo, le mani sui fianchi e quella massa di capelli che erano insolitamente schiacciati da un lato, come se fossero stati premuti a lungo su un cuscino. "Harrington?"
"Sì, proprio io. El, perché non mi hai dato una scrollatina?"
"Eri così stanco. Volevo lasciarti dormire." rispose lei.
Billy corrugò la fronte. "Che ci fate qui?"
"Toccava a me e Jane tenerti d'occhio, gli altri dormono su."
"Tenermi d'occhio...? Gli altri? Dove siamo? E perché non sono in ospe- ma che cazzo..." Billy si abbassò le lenzuola, e tastò la pancia priva anche del più insignificante livido. Non c'era assolutamente niente. Perfino le sue mani erano intatte. Eppure...
In quel preciso istante, un ricordo di quell'orrendo mostro che gli lacerava il corpo e le mani gli attanagliò la mente. Si coprì col lenzuolo fino al collo, tremando violentemente e iniziando a sudare freddo.
"Che succede?" gli domandò Eleven, a voce bassa. "Cosa hai?"
"Lascia fare a me." Steve si avvicinò al divano e si inginocchiò per arrivare al suo livello. "Billy..."
L'altro ragazzo lo sbirciò con la coda dell'occhio e sbatté più volte le palpebre.
"Billy, hey... guardami." Steve agitò una mano davanti a lui, con movimenti delicati, e poi prese dei lunghi respiri, nel tentativo di ricordarsi cosa aveva fatto Eddie quando Chrissy si era risvegliata. "Guardami, e fai come faccio io, così." Inspirò lungamente, ed espirò, piano. Billy lo imitò, annuendo, e dopo qualche minuto smise di tremare.
"Siamo a casa di Mike. Sopra ci sono lui, Will, e Nancy. Siamo al sicuro. Tu sei al sicuro adesso, capito?"
L'altro annuì, il lenzuolo stretto nei palmi appiccicosi, senza riuscire a dire altro.
Steve gli tastò la fronte. "Hm."
Billy cercò di scacciare la sua mano. "M-ma levati, Harrington! Sto... sto benissimo."
"Ah ecco, ora sì che ti riconosco. Ciao, Hargrove!" rispose l'altro, sardonico, con un'espressione facciale esagerata.
Jane emise un risolino.
"Che hai da ridere tu?" le disse Billy, ma in quella frase stizzita c'era una punta di dolcezza che non sfuggì alla ragazzina.
"È soprattutto grazie a lei che hai la possibilità di essere qui a fare l'acidone. Sii gentile." Steve gli versò dell'acqua in un bicchiere.
L'altro ragazzo si girò di colpo verso Jane, aggrottando le sopracciglia.
Lei si strinse nelle spalle.
"Uh... grazie..." sussurrò lui.
"Prego!"
Steve le diede una pacchetta con aria intenerita, poi rivolse di nuovo l'attenzione verso di lui. "Comunque bevi e mangia, che devi rimetterti in forze. Poi ti portiamo da Max. Promesso."
"Promesso? Cosa sono, un poppante?"
Billy prese il bicchiere e mandò giù due sorsi d'acqua. Fu come irrigare una terra ormai completamente secca e sgretolata. "D'accordo. Almeno mi dite quanto tempo ho dormito?" Tossicchiò, e bevve ancora.
Steve e Jane si scambiarono uno sguardo, consultandosi a vicenda, poi lei si grattò la nuca. "Emh... in realtà... per molto."
Il ragazzo posò a fatica il bicchiere, che in quel momento gli sembrava l'oggetto più pesante al mondo. "Che vuol dire?"
"Che eri morto." tagliò corto Steve. "E... adesso ti abbiamo riportato in vita."
"... ah."
Seguirono diversi secondi di silenzio tombale. In fondo, dopo un mostro che l'aveva posseduto fino a farlo impazzire, non c'era molto che potesse sorprenderlo. E dubitava che quei due gli stessero giocando qualche tipo di scherzo. Jane stessa aveva l'aria di una che nemmeno li capiva gli scherzi, figurarsi se ne avrebbe fatti. "Ma quindi... che giorno è oggi?" chiese, fremendo in attesa della risposta. La sua mente era rimasta ferma a quel 4 Luglio del 1985, tanto differente da tutti quelli della sua infanzia, colorati dai fuochi artificiali e impregnati di odore di frittelle e di zucchero filato. "Che giorno è oggi?" ripeté.
Steve sospirò, e si infilò le mani nelle tasche. "È il 20 Giugno... del 1986."

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09:25

Quando venne condotto al letto di Maxine, non voleva crederci. Pensò che forse si sarebbe risvegliato da quell'orripilante incubo, ma ogni volta che riapriva gli occhi la ragazzina era lì, con gli arti ingessati, il viso smorto e quasi spettrale e i capelli lucidi e attaccati alla fronte.
Il ragazzo si sedette accanto a lei quasi inconsciamente, e sentì la voce dell'infermiera che mormorava qualcosa senza capire davvero ciò che stava dicendo. Aspettò che la donna uscisse, lo sguardo di pietra fisso sul lettino.
«È difficile spiegare. È stata maledetta da questo Vecna e... insomma, il suo aspetto adesso potrebbe scioccarti un po'. Stiamo facendo ricerche su ricerche, stiamo... continuando a investigare, stiamo facendo di tutto... Jane in particolare si sta occupando della cosa. Siamo riusciti a riportare in vita una cheerleader, uno dei Tigers e l'amico di Nancy di cui scordo sempre il nome, e ora anche te. Riusciremo a trovare anche una maniera per salvare Max, okay?» Queste erano state le uniche parole di Steve Harrington in auto, quando stavano per giungere all'ospedale.
Billy allungò una mano incerta e sfiorò le dita della sorellina, con estrema delicatezza, come se Maxine fosse stata fatta di carta velina.
"Avrei dovuto proteggerti..." mormorò con la voce rotta, e si coprì il viso contratto.
Si sfiorò la Madonnina che aveva al collo e giunse le mani, guardando in alto senza vedere davvero nulla a causa della vista appannata dalle lacrime. Mormorò una preghiera, una di quelle imparate a memoria, poi rimase in silenzio per qualche secondo e aggiunse: "Salva Max... fa' che possa riprendersi del tutto. Che possa tornare a camminare, a parlare, a-anche a insultarmi, magari. Mi manca perfino quello." Sorrise fra le lacrime. "Sono stato cattivo con lei, l'ho trattata male, l'ho spaventata, ho spaventato e picchiato i suoi amici, e... e lo so. E sono così pentito, così pentito. Vorrei solo... poterla vedere sorridere di nuovo. Vederla andare sullo skateboard. Giocare di nuovo ai videogiochi, e stavolta giocherei con lei. O rimarrei all'Arcade a guardarla sconfiggere tutti, e poi le prenderei un gelato, e la porterei in giro per Hawkins. E vorrei... poter diventare un buon fratello per lei. Vorrei che stesse bene, e vivesse serenamente. In qualche modo so che... sono di nuovo vivo per rimettere le cose a posto. E sono grato per questa cosa. Ho bisogno che lei stia bene, che viva tranquilla..." Fissò il volto livido della ragazzina, e allungò una mano per accarezzarle i capelli. "...ho bisogno di avere una seconda possibilità."

-----

~due giorni dopo~
22 Giugno 1986
21:50

Steve stava finendo di passare la pezza sul bancone della videoteca, attento a non urtare nulla. In fondo, la parte peggiore del suo lavoro era proprio quella: la pulizia. Qualche volta gli era capitato di rompere qualcosa nella fretta, mentre spazzava fra i reparti o riordinava le cassette di una sezione. Stava già pensando al letto caldo che lo aspettava a casa, quando sentì uno scampanellio. Roteò gli occhi, chiedendosi a chi diamine fosse venuto in mente di entrare esattamente a dieci minuti dall'orario di chiusura del negozio, ma appena si voltò cambiò espressione. "Billy...?"
Il ragazzo stava barcollando verso il bancone, lo sguardo perso e il volto arrossato. Indossava la sua solita camicia bordeaux. Gli rivolse un "Hey..." debolissimo, come se fosse appena scampato a un uragano.
"Stai... bene?" Steve corrugò la fronte, e uscì dal bancone, raggiungendolo. "...ma... sei ubriaco."
"Ma no..." biascicò l'altro, con un ghigno.
"Sì. Sei parecchio ubriaco. Hai bisogno di qualcosa?" chiese Steve, incerto. Si era reso conto, da quando Billy era tornato, che quasi non aveva idea di come interagirci al di fuori del loro consueto pizzicarsi a vicenda.
"Sì." Billy ridusse gli occhi azzurri a due fessure, e si avvicinò di un altro passo, giungendo proprio di fronte a lui. Traballò, quasi urtando un reparto, ma l'altro lo rimise diritto per miracolo.
"Merda! Attento! Non puoi permetterti di pagare danni ora come ora."
"Ti... cercavo." mormorò lui con voce roca, posando le mani ai lati del suo colletto. Strinse appena la stoffa fra le dita.
Steve sgranò gli occhi scuri e sbirciò le sue mani. Rimase quasi paralizzato, come un gatto che viene preso per la collottola. "Per... perché?" Respirò quel fortissimo odore di whisky e birra, molto diverso dal suo solito sentore di colonia da uomo e dopobarba. Se lo ricordava ancora, dalle poche volte in cui erano stati vicini, come quando facevano la doccia insieme dopo un allenamento.
Billy spostò la mano dietro la sua nuca, schiuse le labbra e le avvicinò pericolosamente alle sue.
Steve sentì il sangue affluire in testa. "Ma che cazzo fai?!" Lo spinse via d'istinto, con una tale veemenza da farlo quasi cadere, ma poi lo afferrò per un braccio in tempo, sollevandolo di peso.
"Sta-... stai messo malissimo. Per chi mi hai scambiato? Per, per u-una delle tue tipe? Eh?" farfugliò con un tono tremolante che voleva suonare disinvolto e quasi scherzoso.
Billy riaprì gli occhi e li tenne fissi sui suoi. "No. So chi sei. Sei... Harrington." biascicò. "Non volevi baciarmi?" Parve davvero mortificato. "Scusa. Mi sembrava che... volevi... scusa. Ti faccio schifo, adesso...?" La stanza girò vorticosamente attorno a lui.
Steve lo fissò, ancora esterrefatto. No. Decisamente non gli faceva schifo: aveva conosciuto davvero quel genere di cose grazie a Robin, e dal coming out dell'amica aveva promesso a sé stesso che mai più avrebbe usato parole come «frocio» e «finocchio». "Non... non mi fai schifo, Billy. Scusami tu. Non volevo spingerti via in quel modo. Non ho, uh, non ho nulla contro queste cose o... contro di te, è solo..." Il suo sguardo scuro cadde su quelle labbra ancora umide. "... è che... sei ubriaco fradicio, e non ragioni affatto. In qualunque caso, non bacerei mai una persona ubriaca perché... non sarebbe corretto. Capito?"
"Hmmm. Ah-a."
"Ah-a." ripeté Steve a mo di presa in giro, sollevando le sopracciglia. "Adesso ti farai una lunga dormita, visto che saranno almeno quarantotto ore che fissi Max senza fare nient'altro e conoscendoti campi di snack e thè delle macchinette dell'ospedale. Poi ti farai passare i postumi di questa sbronza. Intesi?"
Billy annuì, e accennò un sorrisino.
"Da ubriaco sei più dolce, almeno. Ti riporto a casa tua in auto."
"No!" rispose subito l'altro, le pupille ridotte. "No, non a casa mia..."
"Perché?"
"Mi... ammazza." Billy non disse nient'altro. Chiuse gli occhi e si accasciò su Steve, il quale sospirò. Che intendeva dire con «Mi ammazza»? "Chi?" domandò, senza ricevere una risposta. Lo tenne saldamente, e sbirciò i suoi ricci biondi, indeciso sul da farsi. Gli era già stato accennato che la situazione in casa Hargrove non era mai stata ottimale; di sicuro, con Max in ospedale e l'assurdo ritorno di suo fratello, le cose erano andate a peggiorare. "Ti... porto da me, allora?" sussurrò.
L'altro annuì contro il suo petto.
"D'accordo." Cercò di aiutarlo a rimettersi in piedi, e l'altro ragazzo si alzò con fatica.
"Mi gira la testa."
"Beh, hai bevuto come una spugna, grazie al cazzo. Cosa hai preso?"
"Non... ricordo..." Billy ridacchiò, e camminò verso l'uscio, ancora aggrappato a lui. "Sai, Steve... ho sempre voluto... passare tempo con te. Sarebbe così bello... fare pace."
"In California si usa fare pace con un bacio sulle labbra?"
"Ti ho... chiesto scusa..."
"Sto scherzando, amico." Steve gli diede una pacca sulla schiena mentre raggiungevano l'auto parcheggiata. Aprì la portiera, e aiutò il giovane ad accomodarsi sul sedile del passeggero. "Forza, andiamo a darti una sistemata."
   
 
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