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Autore: Voglioungufo    28/12/2022    3 recensioni
Obinaru | Modern!AU
Il problema erano le coppie felici.
Okay, magari non erano davvero felici e lo stavano solo sembrando, non toglieva il punto: peggio che a San Valentino, per un intero mese ovunque camminasse Obito si trovava per strada queste compiette abbracciate, vicini-vicini per scaldarsi, con ridicoli maglioni natalizi coordinati, intenti a scambiarsi regali, a guardare vetrine, imboccarsi con la cioccolata calda, pattinare sul ghiaccio, coccolarsi al cinema, progettare insieme le vacanze…

Obito li odiava.
Obito voleva anche lui qualcosa del genere.

Buon Natale 2022!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Naruto Uzumaki, Obito Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Pairing: Uchiha Obito / Uzumaki Naruto.
Verse: Modern!AU
Tag: Christmas fic, drunk love confession, age-gap, Obito centric, leggermente OOC.
Avvertimenti: //
 
Note: Buon natale!
In ritardo di qualche giorno dal 25, vi offro questa fic molto leggera e poco pretenziosa. È proprio una cosina che ho voluto scrivere per festeggiare il natale con i miei due scemi preferiti. Spero che nella sua semplicità piaccia anche voi <3
Vi auguri buone feste e di mangiare tantissimo pandoro nuvolette ^^
Hatta
 

 
 
 
I’m not Santa, but do you want to sit on my lap and tell me what you want this Christmas?
 
 
 
 
 
Natale era una festa di merda.
Prima di tutto, cadeva in inverno e Obito odiava con tutto se stesso quei tre mesi dell’anno. Konoha diventava umida, fredda e buia, invivibile. Le strade si intasavano di macchine, provocando ingorghi rumorosi che garantivano ogni giorno in ritardo di almeno cinque minuti, indipendentemente dall’orario in cui partivi. Nonostante sui telegiornali si parlasse solo di crisi energetica, crisi climatica, crisi finanziaria, i negozi e gli uffici mantenevano un costante riscaldamento tropicale nelle proprie strutture creando uno sbalzo termico tra il dentro e il fuori. Per questa stronzata Obito si era ammalato già tre volte.
Almeno un tempo di merda e il buio che si presentava alle tre del pomeriggio avrebbe dovuto scoraggiare le persone dall’uscire per strada. Invece no, perché esisteva lui: il Natale.
La gente impazziva già da metà Novembre ed era sicuro che di anno in anno il comune anticipasse le decorazioni natalizie di almeno una settimana. Ormai non doveva mancare troppo per vederle addirittura prima di Halloween. E anche qui, in barba a tutte le crisi di cui sopra, le luminarie si avviluppavano per ogni angolo della città facendola splendere a giorno. Su almeno ogni piazza un negozio aveva piazzato un albero di Natale e anche gli abitanti sembravano aver inscenato una sfida non ufficiale tra casa private.
Sotto tutte quelle luci colorate, gli abitanti di Konoha riempivano i marciapiedi quanto le macchine sulla strada. Gruppi di amici facevano passeggiate solo per respirare l’aria natalizia, o per osservare le vetrine o per comprare i regali. Qualsiasi fosse il motivo, tutta Konoha sembrava aver l’urgenza di riversarsi in centro. Arrivati a quel punto, sia camminare che prendere l’auto era infattibile. 
Infine, c’era l’ultimo motivo e no, non riguardava la famiglia — aveva smesso di frequentare cenoni e annessi non appena era diventato economicamente indipendente. Per quel che gli riguardava, i suoi reazionari parenti poliziotti potevano anche sparire dalla faccia della terra. Almeno, il circo di domande sul suo lavoro, sul mettere la testa a posto e trovarsi finalmente una ragazza con cui fare una bella famigliola tradizionale gli era risparmiato. 
No, il problema erano le coppie felici.
Okay, magari non erano davvero felici e lo stavano solo sembrando, non toglieva il punto: peggio che a San Valentino, per un intero mese ovunque camminasse Obito si trovava per strada queste compiette abbracciate, vicini-vicini per scaldarsi, con ridicoli maglioni natalizi coordinati, intenti a scambiarsi regali, a guardare vetrine, imboccarsi con la cioccolata calda, pattinare sul ghiaccio, coccolarsi al cinema, progettare insieme le vacanze…

Obito li odiava.
Obito voleva anche lui qualcosa del genere.
 
*
 
A suo tempo, Obito aveva sempre odiato quando i parenti gli chiedevano se ci fosse una fidanzatina. Forse perché quando ancora frequentava i cenoni gli facevano pensare a Rin, cotta storica e mai ricambiata — che poi si era scoperta lesbica, portandolo di riflesso a riconsiderare da capo anche la sua stessa sessualità. Forse perché in realtà Obito aveva sempre sognato di avere qualcuno al suo fianco, avere un amore da portare in famiglia, con cui condividere tutte quelle cose ridicole che facevano le coppiette. 
Perché anche sotto i duri strati di una personalità cinica creata dalla competitività della vita, sopravviveva ancora da qualche parte quel bambino romanticone che comprava le rose a Rin e non trovava il coraggio di dargliele.
C’era poco da fare: odiava stare solo. O meglio: odiava che gli venisse sbattuta in faccia la sua solitudine in modo così evidente come a Natale.
Aveva il suo giro di amici, i colleghi, ma durante le festività erano impegnati con la famiglia — che lui odiava — e i partner — che lui non aveva. Apparentemente, non c’era tempo per lui.
Ogni anno, finiva per fare sempre la stessa cosa: scaricare un app di incontri e portarsi qualche sconosciuto a casa. Molto soddisfacente a livello sessuale, deprimente a livello emotivo. Non gli saltava neanche per la testa di provare a cercare qualcosa in più del sesso, le prime volte ci aveva provato, ma aveva già superato il limite di due di picche sopportabili per la sua autostima. Aveva capito di essere buono per una scopata, ma effettivamente il suo volto sfregiato non lo rendeva un candidato ideale per essere il fidanzato ufficiale di qualcuno.
Non aveva motivo di sperare che quell’anno andasse diversamente, anche se si stava manifestando un’anomalia, che portava il nome di Naruto Uzumaki. 
Di solito non incontrava i suoi partner sessuali per più di una volta, aveva capito che non era quello lo scopo e aveva smesso di ricontattarli. Ma da quando era cominciata la sua annuale depressione pre-Natalizia si erano incontrato con una persona sola: Naruto Uzumaki.
Il loro incontro non era stato molto diverso dal solito: Obito aveva scaricato l’app, i loro profili avevano fatto un match in breve tempo e l’altro ragazzo, molto intraprendente, lo aveva contatto subito. Si erano dati appuntamento in una discoteca, c’era stata subito intesa, avevano ballato, bevuto e Naruto gli aveva fatto il pompino più bella della sua vita nei bagni del locale. Da lì se lo era portato a casa e avevano fatto sesso per cinque volte durante la notte. Per fortuna il giorno dopo era domenica e Obito aveva potuto crogiolarsi a letto fino a mezzogiorno, per poi fare una doccia insieme a Naruto —altro sesso — e godersi un brunch con calma una volta che il ragazzo se n’era andato. Aveva tirato le somme della notte e aveva deciso che quell’esperienza finiva al primo posto nella sua personale classifica di notti di fuoco.
Insolito era stato, invece, ricevere qualche giorno dopo un messaggio da Naruto, con un altro invito a passare la notte insieme. Non ci aveva sperato nulla, ma ovviamente non aveva intenzione di perdere un’occasione simile, quindi aveva accettato.
Il secondo incontro si era svolto in un luogo più calmo, un bar indie in centro che teneva aperto fino a tardi. Più che ballato, quella sera avevano chiacchierato e Obito aveva scoperto una cosa spiacevole.
Naruto era ancora uno studente.
All’inizio Obito lo aveva preso come uno scherzo, poi aveva capito che era vero e aveva avuto una mini iperventilazione.
“Almeno sei maggiorenne?”
“Certo, dattebayo!”
Non gli aveva creduto finché il ragazzo non gli aveva mostrato la carta d’identità. Dopodiché Obito non aveva una morale così forte da alzarsi e andarsene, soprattutto quando in ballo c’era del sesso grandioso, quindi c’era stata una replica della prima notte.
E poi una terza replica; una quarta, una quinta, una sesta…
Poteva dire che si stavano frequentando da un mese senza sembrare patetico? Più probabilmente dicendo una cosa del genere i suoi coetanei lo avrebbero guardato con biasimo nel sapere che si era trovato un ragazzo appena maggiorenne come partner sessuale, dannazione. Del resto il suo collega Kisame aveva già riso a crepapelle dicendogli che si era trovato un toyboy. Ma non era colpa sua se Naruto era… era… incredibile? Gli sembrava quasi riduttivo, al di là del solo sesso Naruto aveva un’energia che lo travolgeva sempre, lo faceva sentire euforico. Il suo sorriso era luminoso e del resto con quei capelli biondi, il volto abbronzato e gli occhi azzurri sembrava davvero il sole in persona. Era caloroso nei gesti, nelle parole, sempre in cerca di contatto fisico e le sue mani erano così calde. Era bello tenerle intrecciate alle proprie dita gelate. Era una piccola estate in quell’inverno lugubre e triste. 
Obito, forse, si stava un po’ innamorando. 
In quel mese avevano fatto molto insieme, non solo sesso. Si erano trovati al bar a bere cioccolata calda, al cinema per l’ultima commedia trash natalizia, a spasso per negozi per gli ultimi regali da fare, perfino a pattinare sul ghiaccio… tutte cose che Obito aveva visto fare alle coppiette e che aveva sempre invidiato. 
Ma nonostante tutto, il 24 Dicembre la situazione non era cambiata: Obito era a casa da solo.
Naruto non gli aveva scritto e neanche lui lo aveva fatto, immaginando fosse a casa con la famiglia. Com’era logico del resto; il suo ultimo messaggio era una foto con un maglione orribile, uno di quelli che puoi avere il coraggio di mettere solo in una casa privata. Obito non aveva mai indossato maglioni simili, neanche quando era costretto ad andare a casa di suo zio Fugaku.
Com’era tradizione, cenò da solo a casa e poi, per non deprimersi del tutto, andò nel suo bar di fiducia dove sapeva avrebbe trovato altri solitari come lui a deprimersi e bere. Si vestì con un maglione a collo alto a tinta unita, di un neutro grigio, più interessato a stare caldo che essere elegante, poi uscì con solo il portafoglio.
Nevicava. Odiava la neve, era bagnata e fredda; o almeno la odiava quando non aveva qualcuno abbastanza vicino con cui fare a palle di neve, anche se in quel momento stava creando uno strato appena percettibile sull’asfalto. Ingobbito attraversò la strada e raggiunse il marciapiede di fronte, camminò fino ad arrivare sotto l’insegna del locale Shinobi’s. Dentro era miserabilmente vuoto, fatta eccezione da pochissime persone sedute per conto proprio, tutte con una bottiglia di alcool davanti. In quel deserto gli fu fin troppo facile individuare un familiare e orribile maglione rosso pieno di strass e rilievi di stoffa. Sul davanti aveva disegnato un enorme faccione di Babbo Natale, la bocca spalancata in una tasca marsupiale. Orribile, tutte quelle pagliette sul cappello lo facevano sembrare una palla di discoteca… Lo aveva pensato quando Naruto gli aveva inviato la foto, lo pensava soprattutto ora che lo vedeva dal vivo.
Era un po’ spaesato.
Invece di prendere il posto che occupava ogni anno, raggiunse Naruto al bancone. Anche il ragazzo lo guardava con gli occhi azzurri spaventati, sorpresi quanto lui.
“Cosa ci fai qui?” dissero in unisono.
Obito sospirò e fece un segno al barman, che ormai lo conosceva abbastanza da sapere cosa stava chiedendo. 
“Mi bevo qualcosa, tu?”
“Aspetto le undici per incontrare Babbo Natale” spiegò Naruto indicando fuori dalla vetrina del bar, dall’altra parte della strada. 
Seguendo la sua indicazione vide l’edificio di fronte, addobbato peggio del più sfarzoso albero di Natale, che recava un manifesto pubblicitario molto visibile: incontro con Babbo Natale alle 23:00 del 24/12!, citava la scritta più grande. Sotto, accanto a una foto del vecchio vestito di rosso, c’erano istruzioni più dettagliate. In pratica si permetteva ai pargoli di sedersi su Babbo Natale, farsi una foto con lui e dirgli il proprio desiderio così che lo avverasse per la mezzanotte. La solita trovata per riempire il locale, attirare i bambini con la promessa di Babbo Natale per strappare ai genitori delle consumazioni sovrapprezzate. Alzò gli occhi al cielo.
“Vuoi andare da Babbo Natale? Che bambino” commentò.
Naruto arrossì sulle guance. “Non sono un bambino! Anche gli adulti possono avere un desiderio che Babbo Natale può esprimere!”
“Babbo Natale non esiste” lo riprese cinicamente.
“Babbo Natale è come le fate: esiste se ci credi” decretò Naruto con fermezza.
Scosse la testa. “E cosa dovresti chiedere a Babbo Natale?”
Questa volta il ragazzo non gli rispose, distolse lo sguardo lasciandogli solo la vista delle orecchie rosse. 
“Non si dice o non si avvera” borbottò.
Alzò gli occhi al cielo, in quel momento il barman fece scivolare verso di lui il bicchiere di Jegermeister e lo afferrò, portandolo alla bocca. 
“Come mai non sei con i tuoi?” domandò con finta noncuranza, deciso a essere lui a fare la prima mossa su quel punto.
“Oh” considerò Naruto, un po’ incerto e senza guardarlo negli occhi, tutto concentrato sul fondo del suo bicchiere. “I miei sono morti”.
Si bloccò con la sensazione di uno stridere di unghie sui vetri. Cazzo, era un’opzione che non aveva nemmeno considerato. Lo guardò non sapendo cosa dire, sentendosi un’idiota.
“Io…”
“Non serve che tu dica qualcosa”.
“Mi dispiace, scusa. Non lo sapevo” mormorò.
Naruto finì il suo bicchiere. “Eh, non ne abbiamo mai parlato. Non preoccuparti, ‘tebayo” disse casualmente. 
Obito finì a propria volta, in un solo sorso che gli bruciò la gola, poi si voltò verso il barista.
“Un altro giro per entrambi, su di me” offrì.
Naruto non commentò, si limitò a guardarlo dalla testa ai piedi.
“Vieni da un cenone?” chiese alla fine.
Rimase perplesso. “No, in realtà no”.
“Sei vestito elegante” spiegò.
“Sono vestito a caso”.
“Nah, stai bene. Tu ti vesti sempre molto bene” considerò, appoggiando la testa sul bancone. “Sei un figo”.
Obito si chiese distrattamente quanto dovesse aver già bevuto, ma prese il complimento molto lusingato. Non erano molte le persone a chiamarlo così.
“Quindi anche tu niente famiglia a Natale” riprese Naruto, al che sospirò.
“La mia famiglia è una merda, preferisco evitarla” tagliò corto senza tante spiegazioni.
Naruto annuì, come se stesse arrivando da solo alle sue conclusioni. Le due ordinazioni vennero poggiate davanti a loro e Obito afferrò subito la propria.
“Be’, cin-cin” borbottò.
Naruto non ricambiò, afferrò il proprio bicchiere annusandone il contenuto.
“Potremmo fare un gioco”.
Obito inarcò un sopracciglio. “Un gioco? Davvero?”
“Sì, alcolico. Tipo non ho mai…
“Dio, l’ultima volta che ci ho giocato ero al liceo” rise incredulo.
Naruto fece una smorfia. “E dai, io devo aspettare e non mi sembra tu abbia qualcosa da fare” obiettò.
Effettivamente, Obito non aveva mai nulla da fare a Natale; il suo solito piano era andare in quel bar e ubriacarsi da solo come un cane. Guardò il ragazzo accanto a sé, poi il liquido rossastro, quasi sanguigno. 
Ghignò. “Non ho mai fatto un pompino a un uomo dentro il camerino di un negozio di intimo”.
Naruto arrossì fino alla radice dei capelli. “Bastardo” borbottò e prese il suo primo sorso.
 
*
 
Davanti a loro c’era un cimitero di bicchieri vuoti quando il barista si avvicinò un’ultima volta, senza nessun shottino.
“Scusate, ma fra dieci minuti chiudiamo” li informò.
Naruto sussultò così forte che quasi cadde dallo sgabello, Obito fissò l’uomo dall’altra parte faticando a metterlo a fuoco. Aveva bevuto tanto, abbastanza da non poter nascondere il suo essere ubriaco. Ci volle qualche secondo perché le parole penetrassero attraverso la nebbia dell’alcool.
“Oh, va bene… certo” biascicò.
“Che ore sono?” gridò Naruto.
“Dieci alle due” rispose il barista raccogliendo i bicchieri vuoti, poi sorrise: “Buon Natale”.
Naruto non rispose all’augurio, al contrario sbiancò e fece una faccia sconvolta. Scese dallo sgabello — e meglio, cadde dallo sgabello — e senza dire una parola si trascinò fuori dal locale, inciampando fino alla porta. Obito guardò la scena confuso, fece per seguirlo ma poi si ricordò che cosa si doveva fare prima di uscire da un locale a cui si aveva praticamente svuotato la dispensa alcolica. 
Cercò il proprio portafoglio nel cappotto, i gesti goffi e rallentati.
“Io… io… Uh… Pago per e-entrambi” balbettò in difficoltà.
Non provò nemmeno a prendere i contanti, ad ascoltare il numero che gli venne detto, e passò il bancomat — avendo comunque un brutto momento quando gli venne richiesto di digitare il pin, dovette fare due tentativi per la goffaggine delle sue dita. 
“Buon… Buon…” ripeté in difficoltò mentre si metteva il cappotto.
“Natale” venne in aiuto il barista.
“Sì, quella cosa lì” confermò.
Quando uscì sentì a malapena il freddo, anche se sentì le guance bruciare. Si guardò attorno in cerca di Naruto, finché non individuò i suoi capelli biondi e il brutto maglione: era seduto su una panchina dall’altra parte della strada.
Attraversò fino a raggiungerlo e gli mise sulle spalle il cappotto che aveva dimenticato dentro il locale. Il ragazzo era curvo su se stesso, il volto tra le dita mentre guardava il marciapiede.
“Hanno chiuso” mormorò con voce nasale.
Ci mise qualche secondo a capire, all’inizio pensò si riferisse al bar da cui erano appena usciti, poi vide il grande cartellone pubblicitario sull’incontro con Babbo Natale e ricordò il motivo per cui Naruto era in quel bar. Però il ristorante che ospitava l’evento era buio, chiuso, perfino le decorazioni natalizie erano spente. L’evento doveva essere finito già da un po’.
Tornò con gli occhi su Naruto.
“Mi… dispiace” tentò, anche se dal suo punto di vista non gli sembrava una grande perdita.
Egoisticamente, era più felice che fosse rimasto con lui fino a quell’ora piuttosto che vederlo sparire alle undici per partecipare a un evento per bambini. A essere onesti fino in fondo, non voleva ancora lasciarlo andare. Durante il gioco aveva iniziato a fare pensieri davvero poco casti, vedere il ragazzo perdere le sue inibizioni con le guance tutte rosse e gli occhi lucidi gli aveva fatto ricordare quanto fosse bello Naruto sfatto dopo un orgasmo. Voleva portarlo a casa, togliergli quell’orribile maglione e leccare tutto il suo corpo.
Si sedette sulla panchina accanto a lui. “Tanto era una stronzata, sai” disse nel tentativo di consolarlo.
Era la cosa sbagliata da dire. “Non lo era… Io avevo un desiderio da realizzare dattebayo”.
Obito fu distratto dalle sue labbra imbronciate, lo guardò in tralice finché non si riscosse. Più o meno. Allungò le mani verso Naruto e, senza chiedergli il permesso, lo prese ai fianchi e lo fece sedere sulle proprie ginocchia.
“Be’, puoi dire a me il tuo desiderio, farò del mio meglio” ironizzò.
Lo guardò rosso in volto, sempre più imbronciato. “Non prendermi in giro”.
“Non lo sto facendo”.
Naruto si spinse in avanti e nascose il volto contro di lui, sul collo. Obito rabbrividì nel sentire il suo fiato caldo sulla pelle sensibile, nonostante l’alcol in circolo si accorse che il sangue si stava concentrando tutto in basso. 
“Non sei Babbo Natale” obiettò quindi.
“Be’… ogni tanto a letto mi hai chiamato pap…”
Non finì la frase perché Naruto gli diede una testata al mento, facendogli anche un po’ male.
“È successo solo tre volte” farfugliò in imbarazzo. 
Obito si massaggiò il punto leso. “Tre volte è abbastanza per non renderlo una coincidenza” gli fece notare. Allargò il sorriso. “Dai, cosa volevi chiedere a Babbo Natale? Bei voti in matematica?”
Naruto abbassò gli occhi, le orecchie rosse. “Io… volevo chiedergli di passare il 25 con te. Come tuo ragazzo” aggiunse sotto voce.
E Obito pensò di aver frainteso quel bisbiglio e lo guardò finché non si convinse dalla sua espressione di aver capito benissimo. Prese un respiro tremante, cercando qualcosa da dire, ma era stupidamente emozionato. In quel momento odiò essere ubriaco, perché non riusciva a mettere insieme i suoi pensieri, l’euforia lo stava rendendo incoerente.
“Va bene, si può fare” disse poi. 
Naruto allargò gli occhi. “Si può?”
Prese la sua mano, aveva le punta delle dita gelata e le portò alla sua bocca baciando il polpastrello.
“Vuoi essere il mio ragazzo?”
“Io sì!” sbottò Naruto.
Gli posò un bacio sul naso rosso, gelato quanto le sue dita.
“Bene. E poi è il 25 e sei già con me, diciamo che abbiamo risolto tutto il desiderio”.
“Oh…” mormorò. “Quindi sei il mio ragazzo… e domani posso stare con te?” 
Erano domande a cui non doveva rispondere, non ce n’era bisogno; Obito ne era molto consapevole. Si alzò in piedi, facendo il piccolo sforzo di tenerlo tra le proprie braccia.
“Andiamo a casa, ci facciamo una bella cioccolata calda e stiamo un po’ a letto” propose.
Naruto annuì senza rispondere, gli zigomi arrossati e le braccia avvolte attorno al collo per non cadere.
 Quell’anno Obito non odiò il Natale. 
   
 
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