Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Ricorda la storia  |      
Autore: Madame Melerik    01/01/2023    1 recensioni
Izuku ancora non sapeva come aveva fatto a farsi convincere da Rody a imbucarsi a una festa di barbari. Come fosse facile passare inosservati! E quel che era peggio, Rody – il suo sedicente amico – non era interessato solo all'ottima cacciagione e alla birra.
***
«Sei molto forte».  Una voce in lingua barbara giunse alle sue spalle. 
Izuku posò i tronchi a terra e si girò. Conosceva quell'alpha, l’aveva già visto in giro qualche volta, quando andava a vendere le sue erbe al mercato. Reggeva in mano due boccali di birra.
«Tieni», disse a Izuku, porgendogliene uno. «Mi chiamo Katsuki Bakugou. Aspetti qualcuno?».
«Aspettare? Uhm, credo di no. Il mio amico è andato a divertirsi con un alpha...».
«Allora fammi compagnia».

[Autrici: Gala & XShade-Shinra]
[Fantasy!AU – Omegaverse – BakuDeku]
Genere: Commedia, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
You Must Respect Traditions
Izuku ancora non sapeva come aveva fatto a farsi convincere da Rody a imbucarsi a una festa di barbari. Come fosse facile passare inosservati! E quel che era peggio, Rody – il suo sedicente amico – non era interessato solo all'ottima cacciagione e alla birra.
 ***
«Sei molto forte».  Una voce in lingua barbara giunse alle sue spalle. 
Izuku posò i tronchi a terra e si girò. Conosceva quell'alpha, l’aveva già visto in giro qualche volta, quando andava a vendere le sue erbe al mercato. Reggeva in mano due boccali di birra. 
«Tieni», disse a Izuku, porgendogliene uno. «Mi chiamo Katsuki Bakugou. Aspetti qualcuno?».
«Aspettare? Uhm, credo di no. Il mio amico è andato a divertirsi con un alpha...».
«Allora fammi compagnia».
[Fantasy!AU – Omegaverse – BakuDeku]
 
 
• Titolo: You Must respect Traditions
• Autore: Madame Melerik (Gala & XShade-Shinra)
• Fandom: Boku no Hero Academia
• Personaggi:  Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Rody Soul, Pino, Kit (OC), Inko Midoriya, Mitsuki Bakugou
• Pairing: αKatsuki/ΩIzuku (BakuDeku), background: αKit/ΩRody
• Genere: Omegaverse, Commedia 
• Rating: Giallo 
• Avvisi: Fantasy!AU, !linguaggio 
• Capitoli: 1
Wordcount: circa 11k
Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d'altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non ci appartengono (purtroppo...), ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento.
• Note: Pubblichiamo questa oneshot giusto in tempo per farvi i nostri migliori auguri di buon anno nuovo! 
Se già avete letto la nostra fanfiction "Barbarian Heart", forse ricorderete che abbiamo lasciato un elenco di storie per chiedervi quale vi sarebbe piaciuto leggere per prima. Be'... c'è stato un parimerito tra quelle scelte (più voti generali a cui sarebbe andata bene qualsiasi opzione), quindi abbiamo scelto quella su cui ci sentiavamo più inspirate! XD Rispetto all'idea originale, abbiamo deciso di farla a rating SAFE, ma arriveranno altre storie NSFW, non temete! 
Inoltre, in questa storia compare Kit, un nostro Original Character che abbiamo creato apposta per Rody (se non conoscete Rody, sappiate che si tratta del nuovo personaggio che compare nel 3° film di MHA; consigliamo caldamente di recuperarlo!). 
 
Buona lettura a tutti! ^^ 
 

 

You Must Respect Traditions

 

Izuku ancora non sapeva come aveva fatto a farsi convincere da Rody a imbucarsi a una festa di barbari. Come fosse facile passare inosservati! E quel che era peggio, Rody – il suo sedicente amico – non era interessato solo all'ottima cacciagione e alla birra.

«Ma hai visto quanti bei manzi alpha ci sono? Voglio togliermi gli sfizi finché posso!». Rody si guardava intorno spudorato, con gli occhi luminosi e un bel sorriso intrigato in volto. 

Izuku, accanto a lui, aveva come colore prevalente il rosso e stava attaccato al suo amico mentre giravano tra le bancarelle di legno che esponevano prodotti tipici barbarici. «Rody, abbassa la voce!». Lo tirò per una manica del cappotto liso. «Guarda che alcuni parlano la nostra lingua, soprattutto i commercianti!».

«E allora? Non siamo comunque gli unici omega qui con questo scopo!». Rody prese la testa dell'amico e lo fece ruotare di centottanta gradi. «Guarda, è pieno di stranieri e, caso strano, sono tutti omega, c'è giusto qualche accompagnatore...».

Insieme ai vestiti barbari di pelli, spiccavano gli abiti tradizionali delle cittadine vicine. Era una festa molto colorata e profumata.

«Ma hai detto che è una festa di fidanzamento e non sappiamo chi si sposa», mormorò Izuku.

«Sposarsi? Maddai, Izuku! Fidanzarsi è una cosa, sposarsi un'altra!».

«Il fidanzamento è una promessa di matrimonio, Rody», lo pungolò Izuku.

«Che pesantezzaaaa!». L’altro gli spettinò i capelli, ma la differenza fu minima. «Fidanzamento è quando esci con qualcuno stabilmente. Non è che se mi fidanzo con qualcuno poi me lo devo sposare!». Fece una linguaccia e rabbrividì.

Izuku aprì la bocca per ribattere, ma venne messo a tacere dall'amico che gli indicò una delle bancarelle. 

«Prendiamone una anche noi!», disse indicando delle coroncine di fiori che venivano date sia ad alpha che ad omega. Loro, che erano entrambi omega, ne ricevettero due dai fiori bianchi, mentre gli alpha le indossavano con fiori rossi.

Un movimento nel cappuccio del mantello di Rody fece ridacchiare Izuku. «Mi sa che anche Pino vuole una coroncina».

Rody staccò dei fiori di respiro d'angelo dalla propria per poterli infilare nella fascia dell'uccellino, che trillò felice e tornò a spiare il mondo dal cappuccio.

Il clima era piacevole e gioviale. Sembrava quasi una sagra più che una festa di fidanzamento e Izuku stava iniziando a rilassarsi un po', complice il fatto che il cibo e le bevande erano deliziose. Si sentiva molti occhi addosso, ma a quello in quanto omega era abituato, e avere Pino che guardava loro le spalle lo rassicurava.

 

*

 

All’ennesima bancarella per comprare l’ennesimo spuntino, la vecchia signora omega che la gestiva rimase a fare un po’ di conversazione. «E mi raccomando, non perdetevi il ballo di mezzanotte intorno al fuoco».

«Ooh... Mezzanotte? Non è un po' troppo tardi?». Izuku soffiò sullo spiedino di carne di cinghiale e verdure.

La donna però negò divertita. «La vera festa inizia dopo il ballo fino all'alba». 

Quelle parole ebbero l'effetto di elettrizzare ancora di più Rody. Sicuramente avrebbe trovato qualche bell'alpha che lo avrebbe invitato a ballare! Si strinse a Izuku e sorrise. «Non vorrai mollarmi qui sul più bello!».

Rody lo guardò con i suoi grandi occhi preganti, e Izuku seppe di non avere più speranze di sottrarsi ai voleri dell'amico. «E va bene».

«Grazie! Sei un tesoro, Izuku! Beato chi ti piglia!», Rody sorrise di cuore e lo abbracciò stretto, tanto da fargli sollevare i piedi da terra.

Midoriya ridacchiò divertito, vedendo che in molti stavano aiutando a portare la legna al centro della piazza per il falò che avrebbero acceso di lì a poco. «Andiamo ad aiutare», disse all'amico.

«Ma è lavoro di fatica per alpha…». 

Le sue lamentele furono inascoltate perché Izuku lo tirò con sé mentre finiva di mangiare lo spiedino, gettando poi il bastoncino in mezzo alla legna da ardere.

«Possiamo aiutare?», chiese con un sorriso energico a un gruppo di alpha che legava i tronchi insieme per rendere più facile il trasporto.

I tre lo guardarono strano, poi la ragazza dai lunghi capelli neri legati con una coda di cavallo rise. Si rivolse quindi ai suoi simili nella loro lingua natìa: «Che carino! Ha chiesto se vogliamo aiuto!».

Gli altri due risero. L'unico alpha maschio del trio ghignò, mettendo in mostra i denti seghettati, e si passò una mano tra i capelli rossi. «Gli ospiti non dovrebbero aiutare, ma quel soldo di cacio mi piace! È molto virile!».

L'altra alpha poggiò la testa tinta di rosa sulla spalla dell'altro. «Facciamoci aiutare, Momo. Ci sono da intrecciare altre coroncine di fiori».

«Il lavoro pesante non mi spaventa», disse Izuku nella loro lingua, prendendo due fasce di legna con disinvoltura.

L'imbarazzo dei barbari per essere stati capiti lasciò subito il posto allo sbigottimento, davanti alla prova di forza dell'omega straniero, che portò la legna al falò senza fare una piega. 

Rody fece un sorriso compiaciuto, come se stesse facendo lui la fatica al posto di Izuku, e lo seguì. «Bella mossa per farti notare così». Gli diede una gomitatina e si guardò intorno.

«Voglio solo aiutare», borbottò Izuku arrossendo, notando che ora molti più alpha lo stavano guardando.

«Lo so», disse Rody solenne. «Quindi se ti si avvicina qualche bell'alpha mandalo da me! Oppure chiedi se ha un amico da presentarmi e facciamo una cosa a quattro!».

«R-Rody!», balbettò Izuku arrossendo.

«Che c'è? Tu sei così carino, Izuku. Almeno per stare con te, scenderebbero a compromessi per stare anche con me!». Rody si indicò con il pollice e fece un bel sorriso. «E poi non sarebbe così tanto diverso da quando ci aiutiamo durante il calore, no?». Incrociò le braccia dietro la testa e sorrise.

«Tu sei molto carino Rody, non dire stupidaggini!».

L'altro fece spallucce. «Nah, sono troppo alto. E dimentichi che nessuno è mai venuto a farmi la corte? Ho due piccoli dissuasori di alpha a casa...».

«I tuoi fratellini non sono qui però », disse Izuku con un sorrisino.

«Esatto!». Rody alzò i pugni al cielo. «Solo per stanotte libertà! E domattina tornerò a casa a spupazzarmeli di nuovo! Giusto, Pino?». Rody girò il capo verso il proprio cappuccio. «Pino?».

Si guardò intorno preoccupato: Pino stava svolazzando intorno ad un alpha alto, muscoloso ed aitante. Rody arrossì a dismisura. Da quando Pino era così affettuosa con gli estranei?! E perché si era posata sulla spalla si quel barbaro?! «Izuku... Devo recuperare Pino...».

«Non preoccuparti, io continuo a dare una mano», gli sorrise Izuku.

«Accompagnarmi! Se quello lì non mi capisce?».

«Oh, aspetta, arrivo!», mormorò impacciato. Mise giù i tronchi e camminò verso l'alpha, con Rody che scalpitava dietro di lui. «Ehm, scusa! Quell'uccellino è del mio amico».

Pino gorgogliò felice sulla sua spalla e strofinò la testina contro la linea della sua mascella.

«È lei che è venuta da me».  

Rody rimase un attimo a fissare il suo volto. Avevano circa la stessa età, ma il viso del barbaro era segnato da profonde cicatrici sul lato destro. «Cosa dice?», chiese a Midoriya e l'alpha gli sorrise.

«Non era mia intenzione portartela via», disse lui, cambiando la lingua per farsi capire.

Pino sbatté contenta le alucce, restando sulla spalla del barbaro. 

Rody gli offrì un sorriso. «Lo so, nessun problema! Pino è una monella».

«Dici? Mi sembra molto affettuosa», disse l'alpha, facendo un passo in avanti e avvolgendo con il proprio odore Rody che inspirò deliziato. Sapeva di torta e di sempreverde. Lo mise a proprio agio, nonostante l'aspetto minaccioso. 

«Molto, ma una cosa non esclude l'altra. Potrei passare la notte intera a raccontarti tutte le volte che mi ha fatto disperare...».

«Mi piacerebbe molto», disse l'alpha, aggiustandosi la coroncina di fiori rossi sulla testa.

Pino spiccò il volo e fece una capriola in aria.

Rody arrossì e sprofondò le mani nelle tasche del mantello. «Ah, uhm... Allora...». Cercò Izuku con gli occhi.

«Divertiti», gli sorrise l’amico.

Rody gli sorrise grato. «... Allora portami da qualche parte a chiacchierare!», disse all'alpha, lasciando così solo Izuku. 

Questi decise di tornare sui suoi passi per andare a portare la legna al falò ed ignorò tutti gli occhi che sentiva addosso per entrambi i viaggi che fece.

«Sei molto forte».  Una voce in lingua barbara giunse alle sue spalle. 

Izuku posò i tronchi a terra e si girò. Conosceva quell'alpha, l’aveva già visto in giro qualche volta, quando andava a vendere le sue erbe al mercato.

Reggeva in mano due boccali di birra. «Tieni», disse a Izuku, porgendogliene uno.

«Oh, grazie», gli sorrise, asciugandosi un rivolo di sudore da sotto il mento con un braccio. Stava morendo di sete. Prese il boccale e bevve vorace, il pomo d’Adamo che traballava a ogni sorsata.

«Mi chiamo Katsuki Bakugou», si presentò l'alpha, dopo che Izuku ebbe finito di bere.

«Kazui?», ripeté l'omega.

«No, Katsuki». 

«Uhm... È un po' difficile... Kacchan?».

L'alpha arrossì, ma non commentò.

«Io sono Izuku Midoriya».

«Se tu mi chiami Kacchan, io ti chiamerò Deku». Prese una sorsata di birra e si avvicinò d'un passo.

«De-Deku?», balbettò l'omega, perdendosi a guardare il volto di quell'alpha. Era davvero bellissimo. Si era già soffermato a osservarlo quando gli era capitata l'occasione di vederlo nelle sue visite passate a quel villaggio. Adorava la sua postura, quella linea dritta della mascella, il taglio degli occhi – dalle iridi rosso sangue –, e quei bei pettorali con dei piccoli piercing d'osso ai capezzoli… Serrò con uno schiocco la bocca che si era aperta nella sua contemplazione.

«Aspetti qualcuno?», gli chiese l'alpha.

«Aspettare? Uhm, credo di no. Il mio amico è andato a divertirsi con un alpha...».

«Allora fammi compagnia». L'alpha espose il collo per lui, come segno di fiducia, e Izuku arrossì a quel gesto. Quell'alpha sembrava un tipo tosto ed orgoglioso, eppure gli aveva porto il collo in maniera sottomessa per fargli capire che non aveva brutte intenzioni. 

Fece un passo in avanti, per respirare il suo odore. Un piccolo sorriso gli sbocciò sulle labbra. Sapeva di selvaggina e di inchiostro. «Volentieri». Izuku espose a propria volta il collo, dall'altra parte rispetto alla ghiandola omega.

L'alpha si avvicinò ad annusare il suo odore a propria volta, facendo scivolare una mano in quella di Izuku. «Il tuo odore mi fa venire appetito...». Ridacchiò. «Vieni».

Lo portò verso un tavolo ricco di vassoi carichi di cibo – Izuku e Rody avevano saltato quelle parti, preferendo girare per le bancarelle – e lo fece sedere accanto a sé e gli indicò alcuni piatti di carne. «Serviti pure».

Izuku sorrise e fece come detto, sentendo il cuore battere forte per la vicinanza dell'altro. «È una festa molto grande», mormorò tanto per fare conversazione.

«La facciamo una volta ogni cinque anni». Katsuki si avvicinò un po' a lui e passò un braccio intorno alle sue spalle, indicando il cielo stellato. «Vedi?», chiese basso contro il suo orecchio. «Quelle sette stelle sono così solo per stanotte, sono di buon auspicio per i compagni».

«Quindi vi potete sposare solo una volta ogni cinque anni?», chiese sorpreso Izuku.

«Uhn? No...?».

«Oh, allora è solo una data speciale?».

«Esatto. Ci possiamo sposare quando cazzo vogliamo». Katsuki spostò il braccio da Izuku e si mise anche lui a mangiare.

Izuku annuì distrattamente, leccandosi le dita dal sughetto della carne. «Perché è speciale?».

«Te l'ho già detto. Cos'è, il cibo ti distrae?». Katsuki sbuffò e sollevò di nuovo il naso alla volta stellata. «Noi popolo del Bosco di Fuoco festeggiamo in questo giorno perché si dice che sia più facile trovare il proprio compagno stanotte».

«Ho capito, ma perché c'è questa credenza?».

«E io che cazzo ne so... Sono robe da vecchi e non è che ci credessi tanto, in realtà...».

«Ora hai cambiato idea?», chiese sorpreso Izuku.

Le guance del barbaro si tinsero di un leggero rosato – o forse era solo qualche strano gioco di luci dato dal fuoco. «Forse...».

L'omega gli sorrise divertito, dandogli un colpetto con un braccio.

L'alpha mise su il broncio e riprese a mangiare. «Tu sai cucinare?».

«Uhm, sì, me la cavo, tu?», chiese, trovandolo strano quel modo di fare conversazione.

«La carne a questo tavolo l'ho cucinata io. Giudica tu». 

Izuku lo fissò a occhi sbarrati e guance gonfie come uno scoiattolo. Le labbra e le dita ancora sporche del sughetto del pezzo di carne che teneva in mano. «Sul serio?! Sei bravissimo Kacchan!».

Katsuki ghignò compiaciuto. «Sono bravo in ogni cazzo di cosa che faccio, Deku. Non scordarlo».

«Sul serio?», chiese divertito Izuku dalla sicurezza dell'altro.

«Sicurissimo», disse pavoneggiandosi apertamente.

«Anche ballare?». Izuku si pulì mani e bocca su di uno straccio, mentre intorno al falò le prime coppie iniziavano a ballare.

«Dipende dal mio partner». Katsuki copiò il gesto dell'altro.

Izuku bevve in un fiato il suo secondo boccale di birra, prendendo il coraggio dall'alcol. Rody aveva ragione, doveva divertirsi! In più quell'alpha aveva un odore così rassicurante, ed era così bello… «Vogliamo scoprirlo?», propose alzandosi in piedi.

Katsuki guardò la mano che gli veniva porta e si alzò a propria volta. «Con vero piacere».

Mano nella mano si avvicinarono al fuoco dove la musica era più forte.

L'alpha fece per dire qualcosa, ma una omega dai corti capelli neri gli si avvicinò. 

«Bakugou! Stiamo aspettando te... ah...». Solo dopo si accorse che l'amico era in compagnia.

«Sono impegnato, sostituitemi con qualcun altro».

L'omega sorrise maliziosa. «Serve aiuto? Magari tra tre balli?».

«Sai cosa fare», le disse lui, con un lieve cenno del capo, allontanandosi poi con Izuku.

«Una tua amica?», chiese piano l'omega. Aveva sentito qualcosa di strano nel cuore quando quell'altra omega si era avvicinata a Katsuki. Si girò a controllare e la vide che giocherellava con i suoi lunghi lobi deformati da pesanti orecchini e parlava fitto fitto con l'alpha con la coda di cavallo incontrata poco prima. 

Katsuki lo tirò appena per non fargli perdere il passo. «Sì, io e orecchie lunghe suoniamo insieme da anni». Lo portò in un punto intorno al falò non troppo lontano dai propri amici. Gli portò la mano che stringeva alla propria spalla, per poi mettergli la mancina su un fianco. «Pronto?».

«Ah, mh... sì...». Izuku era un po' a disagio. I balli dei barbari non erano un po' più movimentati? 

Un leggero venticello fresco gli mosse il mantello e lui si avvicinò di più all'alpha, in cerca di calore.

Kacchan lo strinse tra le braccia e iniziò a vorticare con Izuku intorno al fuoco, saltando a ritmo dei tamburi, imitato dalle altre coppie.

Dentro il cuore di Izuku c'era un turbinio del tutto simile a quella che c'era nel suo stomaco. Avrebbe dovuto studiare meglio i balli di coppia barbarici prima di fare il gradasso. Si strinse a Kacchan e chiuse gli occhi, sentendo solo il suo profumo, il suo calore e la musica tutta intorno a loro.

«Mi sembri un po' rigido». Katsuki sghignazzò contro il suo orecchio.

«Stiamo girando troppo in fretta», si lamentò l'omega.

Katsuki fulminò i musicisti con lo sguardo e la musica si fece un po' più lenta.

Izuku sospirò, aggrappandosi alle braccia dell'alpha un po' provato.

«Vuoi sederti?», domandò Bakugou.

«Uhm, forse non avrei dovuto girare così dopo due birre e tutto quello che ho mangiato», mormorò, posando la fronte contro una clavicola di Kacchan.

«Siete delicatini voi di fuori...». 

Izuku si sentì sollevare da terra ed essere premuto forte al petto dell'alpha. «K-Kacchan, non c'è bisogno!».

«Non rompere, Deku...». In pochi passi, Izuku fu riportato ai tavolini, dove l'alpha lo mise a sedere. «Vuoi sdraiarti? Posso portarti alla mia capanna, se vuoi...».

«No-non c'è bisogno. Tra poco mi passa…». Izuku si imbarazzò al pensiero di andare nella capanna di un alpha estraneo. Accettò però con piacere il bicchiere d'acqua che gli porse Katsuki, il quale lo lasciò un attimo da solo con uno spiccio "torno subito". 

Mentre centellinava l'acqua, un peso accanto a sé mosse appena la panca. Riconobbe l'odore senza nemmeno girarsi. «Rody?».

L'altro omega era accaldato e rosso in volto e sorrideva come un'idiota. «Aaaallora? Ti ho visto in braccio a un alpha... È davvero un mega fusto!». 

Izuku gli fece un sorriso gentile. «Siamo entrambi soli, ci facciamo compagnia...».

«Sei sempre il solito fortunato», scherzò Rody, passandogli poi un collare di cuoio. «L'ho comprato a una bancarella, nel caso volessi divertirti».

Izuku fissò il collare per un attimo e scosse il capo. «Non mi servirà...».

«Prendilo lo stesso, l'ho comprato apposta per te», glielo lasciò Rody. «Io torno a ballare con Kit».

Izuku se lo rigirò tra le mani e se lo mise in una delle tante tasche che aveva alla cintura. «Tu ne hai già uno, immagino...», mormorò.

Rody gli mostrò il collo. Già lo stava indossando. Era di un'ottima fattura. «Un suo regalo?».

«Io ne stavo prendendo uno come il tuo, ma Kit ha voluto comprarmelo», mormorò arrossendo.

«Mhh...». Izuku non pareva convinto. «Non è che è un alpha aggressivo?».

«Ti stai preoccupando per me?», chiese divertito Rody.

Izuku gli fece un piccolo sorriso. «Sei il mio migliore amico, Rody. È ovvio che mi preoccupo per te».

L'altro omega gli sorrise e gli scompigliò i capelli. «Conosco i tipi aggressivi, lui mi è sembrato premuroso. In più il suo odore... non so, è così giusto per questa notte». Le parole "per questa notte" riverberarono nella testa di Izuku, il quale fece per avvisare l'amico della credenza barbara relativa a quella sera, ma Rody si alzò in piedi di scatto. «Allora, io vado!». Anche Pino spuntò dal suo cappuccio e salutò l'amico. «Mi raccomando, Izuku. Il tuo punto di forza sono quei tuoi bei glutei tondi, quindi via il mantello e punta al lato B!». 

Bastarono quelle parole per resettare tutte le raccomandazioni che Izuku aveva in testa. Proprio in quel momento tornò Kacchan e gli depositò un sacchetto di stoffa tra le mani. Sembrava proprio uno di quelli che vendeva lui.

«Tieni. Per la nausea», disse l'alpha.

Izuku sollevò gli occhi verdi a Rody, ma era già scomparso. Aprì il sacchetto e riconobbe con certezza le proprie erbe. «Queste te le ho vendute io», mormorò,  mettendosi delle foglie in bocca per masticarle.

«Certo, cazzo. Compro solo da te». Bakugou si risedette accanto a lui.

«Mi ricordavo di averti già visto, ma non abbiamo mai parlato molto», mormorò Izuku,  sentendosi già meglio.

L'alpha si sgranchì le braccia. «Già...».

«Un vero peccato », mormorò Izuku.

«Mh... Pensavo di non piacerti».

«Di non piacermi?», chiese sorpreso.

L'altro fece spallucce. «Non so... Eri sempre sulla difensiva».

«Non ero propriamente sulla difensiva», mormorò Izuku arrossendo. Kacchan lo aveva sempre fatto molto imbarazzare.

«Gli altri dicono che sono stato sgarbato con te».

«I tuoi amici?».

Katsuki annuì. «A volte mando loro a fare le commissioni al mio posto».

«Perché sgarbato?», chiese Izuku curioso. Non ricordava un episodio del genere.

«Perché ti ho detto che non capivo perché venivi a vendere le tue erbe fino a qui e che le vendevi a troppo poco per guadagnarci... In realtà era un mio modo per dirti che dovresti farle pagare di più: sono le migliori».

Izuku arrossí a quelle parole: ora gli era tornato alla memoria l'episodio. All'inizio aveva pensato che Katsuki non lo volesse nel suo villaggio, ma poi aveva più o meno capito il senso delle sue parole, dato che l'alpha aveva continuato ad andarle a comprare. 

«Lo faccio per aiutare le persone. Non tutti possono permettersi di comprare le erbe medicinali e quelle che porto qui non sono facili da reperire nei vostri boschi».

Katsuki gli fece una carezza tra i capelli e gli raddrizzò la coroncina di fiori. «Lo so, sei un eroe per molti di noi». Si sfilò poi un fiore rosso dalla propria corona e lo mise dietro l'orecchio di Izuku. «Torniamo a ballare?».

«Sì, ma non giriamo più così forte, ti prego», sorrise Izuku, arrossendo appena al tocco di Kacchan sulla sua guancia. Sollevò il volto ai ballerini in "pista" che ancora volteggiavano. C'era anche Rody, che a ogni piroetta pareva volare. Aveva un bellissimo sorriso in volto, e anche Pino danzava attorno a lui e all'alpha dal volto sfregiato. «Uhn... Kacchan? Quell'alpha...». 

Katsuki seguì con lo sguardo il dito puntato verso i ballerini. «Kit?». C'era una sottile vibrazione di gelosia nella sua voce, nonostante l'alpha fosse già in compagnia. 

«Sì...». A Izuku parve che Rody lo avesse chiamato così. «È con un mio amico... Come si è fatto quelle cicatrici?». 

Tranquillizzato, Bakugou porse una mano a Izuku per farlo alzare. «Ha difeso da un lupo dei mocciosi».

«Oh, è stato coraggioso», mormorò Izuku. Accettò la mano di Bakugou e tornarono vicino al fuoco. 

«Sì, e poi lui adora i cuccioli».

Quelle parole lo intenerirono. Sembrava proprio che Rody avesse avuto un colpo di fortuna. «A te piacciono?», chiese Izuku all'alpha.

«Quelli degli altri no».

«Uhm... vuol dire che hai già dei cuccioli?», chiese perplesso.

«No, vuol dire che adorerei avere dei bambini». Bakugou gli carezzò il dorso della mano con il pollice. «E tu?».

«Mi piacciono molto. Nel mio villaggio aiuto gli orfani insieme a Rody».

Bakugou ghignò. «Se ti piacciono così tanto te li cucinerò!».

Izuku capì che scherzava solo grazie al suo sorriso e ridacchiò, lasciando che Kacchan lo guidasse di nuovo nelle danze, più lente stavolta. Le storie dei barbari che mangiavano bambini e rapivano gli omega erano solo vecchie favolette per bambini.

Vicini e stretti in una danza lenta, Izuku poggiò una guancia sulla spalla di Kacchan, sospirando piano. Quell'alpha aveva proprio un buon odore. Sarebbe rimasto volentieri abbracciato a lui per tutta la notte.

«Deku?», lo chiamò piano l'alpha.

«Mh?». Izuku non sollevò la testa, ma gli fece capire che stava ascoltando.

«Sei molto bello questa sera».

Il rossore sul volto di Izuku fu così prepotente che scaldò la spalla del barbaro.  «Ma... ma io so-sono uguale a sempre! Ho solo la coroncina di fiori in più!».

«Allora vuol dire che sei bello sempre», mormorò piano l'alpha.

Izuku si strinse forte a lui, con il cuore che batteva talmente forte da minacciare di uscirgli dal petto. «Anche tu sei molto bello, Kacchan», riuscì a balbettare in cambio. «E il... il tuo odore mi piace molto...». Ingollò a vuoto, imbarazzato. «Mi... mi è sempre piaciuto... molto...».

L'alpha gli mise una mano sul volto, con delicatezza, facendolo sollevare appena per poter guardare Izuku negli occhi. «Anche il tuo, Deku», soffiò. Lo sentì fremere tra le sue braccia e incespicare appena nonostante la danza lenta. «Hai fretta di andare via, dopo i balli?».

«Dovrò aspettare Rody. Dubito che lui vorrà andare via», mormorò Izuku.

«Rody è il tuo amico?».

Izuku annuì, spostando lo sguardo su di lui, vedendo che si stava baciando con Kit. Pino era sulla sua testa, che gongolava allegra. 

Katsuki seguì lo sguardo di Izuku e ghignò. «Meglio per me», e accarezzò con il pollice l'angolo delle labbra dell'omega. «Posso baciarti, Deku?», soffiò.

Gli occhi dell'omega si allargarono un po' di più e le lentiggini sulle sue guance vennero messe ancora più in risalto dal rossore.

«Se non vuoi non importa», mormorò il ragazzo del popolo del fuoco.

Sulla spalla sinistra di Izuku comparve una piccola versione di Rody con cornini e coda a picca, vestito di rosso. “Eddai, Izuku... lasciati andare e goditi questo bel maschione!”. Sulla spalla destra, invece, gli comparve un altro piccolo Rody, con delle alucce di piume e un'aureola, vestito di bianco. “Cosa?! Davanti a tutti? Con che faccia tornerai qui a vendere erbe?!”. Certo che anche la sua coscienza non stava obiettando sul baciarlo o meno… Una cosa però poteva farla. Si alzò sulle punte e cinse le spalle di Katsuki. Le sue labbra si posarono su una morbida guancia del barbaro. Stava per mormorare delle scuse a Kacchan, che proprio non se la sentiva di farlo sotto gli occhi di tutti, quando una goccia di pioggia gli cadde sul naso.

Il tempo di sollevare lo sguardo che la notte si illuminò di un fulmine e ancor prima del tuono le cateratte dei cieli si aprirono e venne giù un vero e proprio diluvio. Ci fu un fuggi fuggi generale e Katsuki prese Izuku per mano e se lo tirò dietro per portarlo al riparo.

Izuku capì dove lo stava portando solo quando si ritrovò all'asciutto in un posto chiuso che sapeva di legno, fogliame e Katsuki. «È la tua capanna?», chiese piano, mentre l'alpha si muoveva nel buio per accendere una lampada ad olio.

«Sì, almeno non stiamo sotto questa cazzo di acqua! Odio la pioggia!». 

Accesa la luce, le pareti in legno della struttura si illuminarono di aranciato. Era piccola, ma a Izuku parve confortevole. C'erano delle pelli in terra che fungevano da letto, un secchio pieno d'acqua e una bassa scrivania sulla quale c'erano ammucchiati dei vestiti.

Il loro odore, bagnati com'erano, saturò presto l'aria e Izuku si ritrovò a rabbrividire.

«Accendo il camino, così potremo asciugarci. Appendi il mantello, intanto».

Izuku annuì e lo mise vicino alla porta, per evitare di bagnare in giro.

Bakugou prese due pietre di drago nella pila vicino al camino e guardò Izuku di sottecchi per controllare non fosse troppo a disagio; per poco esse non gli caddero dalle mani alla vista dei glutei dell'omega così fasciati nei pantaloni. Doveva giocare bene le sue carte se non voleva farsi sfuggire l'altro. Batté le pietre tra loro e una scintilla accese i rametti secchi nel caminetto davanti al quale era accucciato. Il calore fu subito benvenuto per entrambi e anche Izuku gli si avvicinò, appena tremante. «Aspetta». Katsuki si allungò a prendere un panno pulito dalla scrivania e lo usò per frizionare i capelli verdi dell'altro.

Izuku ridacchiò, solleticato dal gesto di Katsuki. Da quell'angolazione poteva ammirare i pettorali di Bakugou, dai capezzoli inturgiditi dal freddo e dalla pelle scossa da piccoli brividi. Si allungò a prendere un panno a propria volta, passandolo sulla pelle dell'alpha. Si occupò prima del petto, con mano delicata, poi alle spalle larghe e forti. Scese al braccio, coperto da della stoffa arancione. «Dovresti toglierlo...», mormorò piano, vedendolo zuppo.

«Anche tu», disse l'alpha, tirando appena la camicia bagnata di Izuku, il quale tremò appena.

Spogliarsi nella capanna di un barbaro che pochi minuti prima gli aveva chiesto se poteva baciarlo… Rody lo avrebbe preso a calci in culo da lì a Yuuei se non avesse accettato la proposta. In realtà anche lui voleva assecondare l'istinto e concedersi ai tocchi di Kacchan, tanto più che ora non c'era nessuno a guardarli. 

Avrebbe dovuto indossare il collare? Magari poteva andare un po' avanti, senza correre troppo. Dopotutto, non era detto che il suo corpo piacesse al barbaro.

Annuì piano e si portò le dita tremanti di freddo al panciotto verde; lo sbottonò e lo poggiò davanti al camino ad asciugare, mentre anche Katsuki iniziava a spogliarsi. Non che avesse tanta roba addosso...

Izuku guardò fisso le fiamme che ballavano nel camino e si tolse piano anche la camicia. Le lentiggini non erano l'unica cosa che rendeva imperfetta la sua pelle.

«Ti è stato fatto del male?», chiese preoccupato l'alpha, allungando una mano a sfiorare una grande cicatrice sul braccio di Deku.

«È inevitabile quando si viaggia da soli». Izuku sorrise mesto.

«Sono stati degli alpha?».

«Quella lì sì. Fu un grosso alpha». Izuku gli sorrise e stese anche la camicia vicino al fuoco.

«Ti ha fatto male in altro modo?», chiese, sperando di essere delicato.

«Non ne ha avuto il tempo». Afferrò Katsuki per le spalle e gli fece uno sgambetto, facendolo cadere di schiena sul suo giaciglio, con Izuku che lo schiacciava sopra. «Ho imparato a difendermi»

Gli occhi rossi dell'alpha avevano le pupille ridotte a due fessure verticali, ma non dava segno di voler contrattaccare.

Izuku gli fece un altro piccolo sorriso. «Sai, nel mio villaggio nessuno mi ha mai chiesto di baciarmi...».

Katsuki allungò una mano ad accarezzargli le lentiggini sul viso. «Non hai conosciuto alpha degni di questo nome», mormorò l'altro, prima di far scendere la mano al braccio con la grande cicatrice di Izuku. «Non mi importerebbe se qualcun altro ti avesse toccato, Deku, ma sono contento che non ti sia stato fatto ulteriore male»

«In che... In che senso non ti importa?». Izuku tremava appena, un po' per l'emozione, un po' per il freddo. La sua pelle era ancora bagnata e si sollevava ad ogni brivido.

«Non saresti meno perfetto, puro o magnifico, nemmeno con più cicatrici o senza più la tua verginità».

Izuku non aveva mai ricevuto così tanti complimenti in vita propria e i tremori non furono più a causa del freddo. L'apertura omega si strinse attorno al plug che indossava. Ancora cavalcioni di Kacchan sospirò tremulo, chinandosi appena in avanti. «Posso baciarti, Kacchan?». 

«Solo se rimani qui a coccolarci finché non smette di piovere», gli rispose l'altro sulle labbra.

«Ci sto», mormorò Izuku, annullando la distanza tra le loro labbra.

Fu un bacio dolce e morbido, che rimase casto solo il tempo di qualche schiocco umido.

Il sapore delle loro labbra era paradisiaco. Entrambi volevano di più e le lingue si incontrarono a metà strada tra le loro bocche.

Izuku gemette piano, ringraziando mentalmente Rody per avergli lasciato il collare. Aveva come la sensazione che non sarebbero rimasti alle caste coccole.

Il profumo di Katsuki si era fatto più speziato, ma era sempre confortevole, così come le sue mani, che gli massaggiavano i fianchi, senza diventare mai troppo invadenti.

Izuku mugolò in quel bacio e portò le mani al viso e al collo dell'altro, accarezzandolo con venerazione.

Katsuki sospirò roco, capitando con una mano su una delle tante tasche sulla vita di Deku, sentendo qualcosa di duro.

«Hai un pugnale lì dentro », ridacchiò.

«No, quello è a destra...», mugolò Deku. «Mh... Kacchan... quello è un collare per omega...».

Katsuki si fermò nei suoi baci, mettendosi a sedere e facendo scivolare Deku sul proprio bacino. «Indossarlo ti farebbe sentire più al sicuro?», volle sapere.

«... Con te no, Kacchan». I contorni di Izuku erano spennellati dei colori del fuoco che crepitava alle sue spalle, il viso era un po' in ombra, ma il suo sorriso fu uno dei più luminosi. «Non ho mai usato un collare e con te mi sento così al sicuro che non so se voglio usarlo... Tu preferisci che io lo indossi?».

«Il tuo profumo è veramente troppo buono, Deku, e ho paura di poterti mordere... ma dopo le tue parole mi morderei a sangue le labbra piuttosto che farti un torto così grande».

Izuku gli diede un piccolo bacio sulle labbra. «Non voglio che ti faccia male per me, Kacchan».

«Se facciamo l'amore, Deku, sarà per sempre, anche senza il morso». 

Izuku si commosse per quelle parole. Sembrava che Bakugou non gliele avesse dette per metterlo in guardia, ma come per chiedergli implicitamente… 

«Siete proprio un popolo focoso...». Sorrise e si strinse forte a lui. Le loro due erezioni si scontrarono con i pantaloni bagnati ancora a coprirle. «Woo... molto focoso!». Izuku rise, rotolandosi con Kacchan tra le coperte.

 

***

 

La mattina dopo, Izuku si svegliò avvolto da un piacevole calore, rispondendo alle fusa dell'alpha. Era stato tutto perfetto quella notte. I baci, le coccole che poi si erano evoluti in preliminari, tutte le accortezza dell'alpha prima, dopo e durante il loro atto d'amore. Tutto.

Non lo aveva morso – anche se Deku non aveva indossato il collare – preferendo affondare i denti in un cuscino che ora giaceva a pezzi per le coperte, le piume sparse ovunque. 

«Buongiorno, Deku», mugolò Katsuki, schioccandogli un bacio sulla guancia.

L'omega lo abbracciò mollemente, ancora mezzo addormentato, facendo congiungere le loro labbra per un secondo bacio. Le loro fusa si fecero ancora più forti. 

Bakugou scese con la bocca a lasciargli tanti piccoli baci sul collo, dalla parte della ghiandola omega. «È il mio turno di caccia, devo andare. Tu puoi restare ancora a dormire quanto vuoi».

«Uhn, devi andare proprio?», bofonchiò Izuku.

«Sì. È mio dovere. E poi meglio che vada io, piuttosto che vengano i miei amici a ficcare il naso nella mia capanna». Katsuki diede un altro bacio sulla gola di Izuku. «Vuoi trattenerti a pranzo qui da noi?».

«Cucineresti tu?», chiese divertito Izuku.

«Certo». Bakugou gli diede un altro bacio, tra i capelli.

«Allora a più tardi», mormorò morbido, dandogli l'ennesimo bacio.

Bakugou ringhiò eccitato e lo afferrò per le spalle. «Basta o non mi alzo più».

Izuku ridacchiò, stiracchiandosi. Avrebbe atteso con ansia il suo ritorno.

Bakugou si alzò, esponendo alla penombra dell'alba che filtrava dalla tenda il suo corpo tornito e il suo sesso un po' ingrossato tra le gambe.

Izuku si leccò l'angolo della bocca e il barbaro dovette vestirsi il più veloce possibile per non tornare a letto, dandosi solo una sciacquata veloce nel catino d'acqua.

Una volta pronto, si allungò verso Izuku per dargli un veloce bacio sulla guancia, prese la spada e lasciò in tutta fretta la capanna.

Izuku sospirò felice, rigirandosi tra le coperte che avevano il loro profumo. Era così felice! Non vedeva l'ora di riabbracciarsi a Kacchan! Non credeva che si sarebbe sentito così in sintonia con un alpha che conosceva così poco. Sembrava così perfetto per lui.

 

*

 

L'idillio si spezzò mezz'ora più tardi quando sentì bussare a una delle finestre.

«Izuku! Sono Rody, ce ne dobbiamo andare!».

Midoriya alzò di colpo la testa e andò ad aprire l'imposta. «Rody! Che succede?».

L'odore di sesso non fece fare una piega a Rody, tanta era la sua fretta di andarsene. «Dobbiamo tornare indietro. I miei fratellini e tua madre saranno preoccupati».

Izuku fissò i ansia il suo collo, ma il collare era ancora lì, intatto. «È successo qualcosa?».

«Nah, Kit si è rivelato un alpha troppo appiccicoso. Dire “ti amo” a qualcuno appena conosciuto, da pazzi no?».

Izuku sollevò un sopracciglio, ma Rody non gli diede il tempo di ribattere. 

«Ti aspetto al limitare del bosco. Ti prego, spicciati! Parleremo dopo».

Izuku aveva promesso a Kacchan che lo avrebbe aspettato, ma non poteva lasciare solo Rody. Sembrava molto agitato. Tirò fuori da una delle sue tasche carta e una stecca di grafite e scrisse un messaggio per l'alpha. Lo lasciò sulla scrivania e si vestì veloce. Quando fu pronto rubò una delle collanine che Bakugou aveva dimenticato di indossare e se la mise al collo. Coprì tutto con il mantello ormai asciutto e uscì. Una strana tristezza stretta intorno allo stomaco. Con la collanina stretta in pugno arrivò dove iniziavano gli alberi più vicini, nella direzione indicata poco prima da Rody: l'amico stava stretto nelle spalle e Pino piangeva piano tra i suoi capelli. Ora sì che era preoccupato. «Rody?». 

Gli si avvicinò e questi si girò verso di lui con un sorriso smagliante in volto. «Eccoti! Allora andiamo?». Con una mossa fluida, nascose Pino dentro il cappuccio.

Izuku conosceva troppo bene l'amico e si preoccupò ancora di più. «Stai bene? Quell'alpha ti ha fatto male?».

«No, no, no!». Rody agitò le mani davanti a sé. «Kit è stato molto dolce e passionale! Guarda». Allentò il bavero del mantello e mostrò all'altro i segni dei morsi su di esso, così forti che i solchi risultavano molto profondi.

«Non capisco...», mormorò Izuku. 

Rody sospirò. «Non sa che ho due bambini a carico... se li vedesse sono certo che scapperebbe a gambe levate». Prese l’amico a braccetto e lo trascinò in direzione opposta al villaggio barbaro. «E poi diceva cose davvero assurde, tipo "non vedo l'ora di sposarti!". Ma ti pare?!».

Pino si sporse dal cappuccio, guardando con occhi pieni di lacrime il villaggio che si allontanava. Sia lei che Rody sapevano che Kit era un alpha speciale.

Izuku si strinse all'amico. «Rody... Sei sicuro che...».

«Ma piuttosto!». Lo bloccò l'altro con occhi brillanti. «Tu che mi racconti, eh? Hai fatto i fuochi d'artificio con quel bell'alpha?».

Izuku arrossì, ma non riuscì a non sorridere.

«Oh-ohw! Bravissimo!». Rody gli scarmigliò i capelli, anche Pino si riprese un po'. «Sai che ho scoperto una cosa sul tuo alpha?».

«Il… il mio alpha?», balbettò arrossendo Izuku a quell'epiteto.

«Sì! Sai che è il figlio della capovillaggio? L'ho chiesto a Kit! Anche io ero preoccupato per te e mi sono informato!».

«Che cosa?!», esclamò sorpreso Izuku.

«Hai preso il pesce grosso!». Rody gli diede una pacca sulle spalle. Pino, ancora un po' triste, si posò sulla sua spalla e strusciò la testina contro la sua guancia. «Ti ha trattato bene?».

«Sì, è stato tutto perfetto», mormorò Izuku, coccolando Pino. «Anche io mi sono informato su Kit. Kacchan mi ha detto che si è procurato quella cicatrice per difendere dei bambini da un lupo».

L'altro omega schiuse la bocca in una piccola "o" e fissò incerto Izuku. «Davvero? Io... Non glielo'ho chiesto... Mi pareva maleducato...». Pino si nascose triste dietro un'ala.

Izuku sospirò. «Avevi paura di chiederglielo, vero?».

Pino annuì, sospirando triste e Rody sbuffò imbarazzato. «Non volevo ricordargli qualcosa di brutto»

Izuku gli sorrise. «Rody, sei sicuro di non voler provare a frequentare Kit? I nostri villaggi sono vicini...».

«Preferisco troncare tutto subito, prima di rimanerci male dopo», ammise infine Rody. Pino riprese a piangere e a guardare indietro anche se gli alberi nascondevano ormai del tutto la vista del villaggio. «Kit mi ha fatto sentire speciale e... Voglio conservare il suo ricordo in questo modo... Poi io non ho proprio il tempo di una relazione, con i miei due fratellini! Ero venuto solo a farmi una bella scopata con un barbaro perché è risaputo che l’hanno grosso!».

Izuku abbracciò stretto Rody, cercando di consolarlo. «Sono certo che tutto si risolverà per il meglio», mormorò Izuku

«Non ci tornerò più in questo posto...». Anche Rody aveva iniziato a piangere e camminava lontano dal villaggio ancora più spedito, senza far caso alle scarpe che gli si sporcavano di fanghiglia a ogni passo.

 

*

 

Quando arrivarono al loro villaggio, Rody era tornato più pimpante che mai, dovendo incontrare i suoi fratellini. Li aveva lasciati insieme alla mamma di Izuku per quella notte. Pino venne nascosta nel cappuccio perché non si vedesse che aveva ancora gli occhi ludici, mentre Izuku non riusciva di smettere di pensare a Kacchan e al fatto che non era riuscito a salutarlo. Si disse però che sarebbe tornato il prima possibile al villaggio dei barbari.

 

*

 

Rody e i suoi fratellini erano stati invitati da Inko anche a pranzo e ora stavano giocando a disegnare nella loro piccola casetta.

La donna stava cucinando con il supporto di Rody, mentre Izuku aveva finito di apparecchiare e giocherellava con la collanina di fattura barbara, facendo strusciare sulle labbra le sue pietre lisce.

«Izuku?», lo chiamò la madre, alle prese con una zuppa di rape e patate. «C'è qualcosa che vuoi dirmi?».

Lui sussultò, arrossendo. «Di-dirti?». 

«Mi sembri molto contento oggi... È successo qualc–».

In quel momento, qualcuno bussò alla porta.

«Vai ad aprire tu, Izuku caro?».

Midoriya volò alla porta prima che la madre cambiasse idea e continuasse il terzo grado. Sarebbe stato imbarazzante da morire!

Non era raro che i vicini passassero per un saluto, e Izuku aprì il portone senza nemmeno controllare da una finestrella. «Buong–». Il saluto gli morì in gola davanti ai due ospiti inaspettati. Il loro odore raggiunse subito anche gli altri abitanti della casa. «Ka-Kacchan!». La gioia di vedere l'alpha fu così grande che, nonostante la sua espressione truce, Izuku gli saltò con le braccia al collo. Erano passate solo poche ore eppure gli era mancato da morire.

Bakugou lo tenne stretto tra le braccia e gli posò un bacio tra i capelli.

«Cosa fate qui?». Chiese Izuku con un bel sorriso.

«Potrei chiederti la stessa cosa. Cosa cazzo ci fate qui?», chiese Bakugou. 

In quel momento Pino volò come una freccia da Kit, strusciando il beccuccio contro la guancia sfigurata dell'alpha, mentre Rody non sapeva dove nascondersi.

«Chi sono Izuku-chan?», chiesero i fratellini di Rody, incuriositi da quegli stranieri, mentre anche Inko si avvicinava sorpresa.

«Sono amici miei e di Rody...». Izuku si girò verso l'interno della casa. «Giusto, Rody...?». In tempo per vedere l'altro omega che scappava dalla finestra. «Ah! Sta scappando!», disse Izuku, cercando di scendere dalla stretta di Kacchan per inseguirlo.

«Sono qui per le tasse?», domandò allora la sorellina di Rody, con un ditino sul labbro.

Kit fu più veloce di tutti a iniziare la caccia dell'omega, seguendo l'istinto di ogni alpha di rincorrere la propria preda. Fece il giro della casa e corse a perdifiato alle sue calcagna, nonostante questi usasse qualunque ostacolo naturale durante la sua corsa per far rallentare l'altro. 

Pino, intanto, stava bene attaccata alle collanine di Kit e tifava per lui.

Rody aveva già il fiatore e cercava in tutti i modi di tenere a bada le emozioni, ma tutto ciò lo stava eccitando e Kit di sicuro lo stava odorando lungo la scia che lasciava. "Merdamerdamerdamerdamerda!". Aveva i suoi fratellini a cui pensare,  doveva darsi un contegno!

L'ombra di Kit fu su di lui prima che potesse sfuggirgli ancora. L'alpha lo afferrò per una caviglia pur di non lasciarselo scappare, facendo cadere Rody sulla pancia. Il tempo di un sospiro e l'alpha fu su di lui, bloccandolo a terra. Una qualsiasi persona sarebbe svenuta dal terrore a ritrovarsi un alpha barbaro sopra, dopo una corsa per sfuggirgli, ma l'odore di Kit era fermo e rassicurante. Pino trillò, felice che la caccia si fosse compiuta.

Rody guardava l'altro in adorazione, cercando di combattere ogni istinto che gli diceva di farsi possedere lì in mezzo alla strada tra il fango.

«Preso», ghignò l'alpha con le pupille dritte come spilli.

Gli occhi chiari di Rody avevano le pupille dilatate e non poté fare altro che alzare un po' il bacino verso l'altro, in totale sottomissione.

In quel momento giunsero gli scalpiccii e le voci dei suoi fratelli e gli caddero addosso come una secchiata di acqua gelida. «Ki-Kit...».

«Lo sapevo già che hai dei cuccioli, Rody», disse il barbaro con voce gentile. «Avevi il loro profumo addosso, così simile al tuo, ma nessun odore di alpha».

«Lo… Lo sapevi?», soffiò con voce strozzata.

Kit annui e aiutò l'altro a girarsi per guardarlo bene in volto. «Non mi importa se hai dei cuccioli da un altro alpha», mormorò, togliendo alcuni schizzi di fango dal viso di Rody con mano gentile.

Due lacrime rigarono le tempie dell'omega. «Kit...». Non sapeva cosa dire davanti a una dichiarazione del genere. Gli fece un dolce sorriso. «Non sono i miei cuccioli, sono i miei...».

«Fratellone!», giunse la voce preoccupata di Lala.

L'alpha si sollevò dal corpo di Rody, vedendo i bambini, un po' spaventati, correre tra le braccia del fratello, come a volerlo proteggere. Pino, ancora sulla spalla destra dell'alpha, che gli faceva le coccole con la testina contro la guancia dilaniata, li tranquillizzò.

«Non preoccupatevi. Roro, Lala… Kit è...», cominciò Rody, ma l'alpha lo interruppe.

« Il futuro marito. Perché sei scappato Rody? La cerimonia è questa sera!».

Rody trattenne il fiato e scosse il capo. «Co-Cosa? Cerimonia? STASERA?!».

«Certo. È tradizione del popolo del fuoco sposare il proprio compagno se lo si incontra nella notte della promessa e ci si fa l'amore», disse serio Kit. 

I bambini ridacchiarono al rossore del loro fratellone; anche Pino aveva gli occhi enormi ed era rossa come un pomodoro.

Poi una parola si fece strada nella testa di Rody lentamente, tra la confusione. «Hai detto compagni?».

L'alpha annuì e fece una carezzina a Pino. «Lei lo sapeva fin da subito», mormorò dolcemente, dandole un bacino sul capo piumato. Dopotutto era stata lei a trovarlo per prima.

Pino gonfiò il petto, fiera di sé.

Rody non poté più trattenersi e abbracciò di slancio l'alpha al collo. «Mi dispiace, Kit! Avevo paura dei miei sentimenti per te!».

«Lo so», mormorò dolcemente Kit, accarezzandogli i capelli.

«Un momento! Anche Izuku deve sposarsi?!».

«Bakugou è venuto fin qui apposta».

I fratellini di Rody si avvicinarono cauti all'alpha, ancora un po' timorosi, data la sua grande cicatrice.

Rody e Pino avevano la stessa espressione ansiosa, ma non più per Kit. L'omega si girò verso i fratellini e sorrise gentile. «Non abbiate paura, Kit è un bravo alpha».

«Andremo a vivere tutti insieme?», chiese Lala. Si avvicinò con il fratellino e si sedettero vicino ai due.

Rody le sorrise. «Sì, tutti insieme... Anche se dobbiamo ancora parlare dei particolari».

«Mano male. Avevo paura che ci lasciassi per sempre», mormorò  Roro. Mosse un passetto e abbracciò di nuovo il fratello, allungando una manina a quella grande e forte dell'alpha, che gliela strinse con delicatezza.

«Sarete tutti la mia famiglia da adesso in poi».

Lala sorrise e andò direttamente ad abbracciare l'alpha, trovando il suo odore rassicurante.

Kit li avvolse tutti e tre in un caldo abbraccio.

 

Intanto, Izuku, stava presentando Kacchan alla madre. La donna guardava Katsuki con grandi occhi stupiti e spauriti. La somiglianza con Deku era innegabile, così come il suo odore simile. 

«È tua madre», constatò il barbaro.

«Sì, Kacchan. Si chiama Inko, è mia madre». Midoriya sorrise e si girò dalla madre, parlando in linguaggio comune. «Mamma, lui è Kacchan... È il mio fidanzato».

La donna capì solo un ringhio cupo e abbracciò forte il figlio. «Cooosa? Izuku, ma è fantastico! Da quanto vi conoscete?»

Izuku arrossì. «O-Ogni tanto ci siamo visti quando andavo a vendere le erbe nel suo villaggio».

«Perché non lo inviti a pranzo?», chiese allora la donna.

Izuku annuì con convinzione e si girò di nuovo da Bakugou, parlando nella sua lingua. «Vuoi trattenerti a pranzo? Ma, soprattutto, come ci hai trovato? Oh, sono così contento che tu sia qui! Ero così triste per essere andato via, ma Rody aveva fretta...».

Bakugou era davvero sconvolto dal quantitativo di parole che Izuku riusciva a macinare al secondo, con tutto che stava parlando una lingua che non era la sua. Gli mise un dito sulle labbra. «Mangeremo dopo. I preparativi per il matriomonio sono lunghi, dobbiamo sbrigarci a tornare indietro, e viene anche la zietta».

Izuku lo guardò stranito. «Scusa...». Si separò appena da lui. «Non ho capito bene... Sono invitato a un matrimonio e può venire anche la mamma?». Dopotutto la sera prima era una festa per un fidanzamento, no?

«È il nostro matrimonio, Deku, è ovvio che ci dobbiate essere». 

Izuku lo fissò e poi si mise a pensare. Mano al mento e sguardo perso a fissare il vuoto. Le sue labbra macinarono parole ancora più veloce di prima. Proprio un attimo prima che Katsuki perdesse le staffe, Izuku batté il pungo sul palmo aperto della mano. «Kacchan, scusa, temo di non sapere cosa significa "matrimonio" nella tua lingua... o meglio... Sapevo una traduzione sbagliata... Puoi spiegarmela, per favore?».

«Significa che ora tu porti il tuo culo indietro con me, ci sarà una festa fottutamente grande per celebrare la nostra unione, io ti morderò e tu verrai a vivere con me. Pensavo fosse chiaro quando hai acconsentito a stare con me ieri notte».

Izuku batté in fretta la palpebre e il sorriso in volto gli si spezzò. «Come...?».

«È la tradizione! I compagni che si uniscono nella notte promessa si devono sposare subito! Porta male se questa cosa non succede».

Izuku cercò a tastoni una sedia e ci si mise a sedere di peso, non fidandosi delle sue stesse gambe.

«Oi, Deku! Ti senti male?», chiese preoccupato l'alpha, vedendo Izuku sbiancare, mentre anche Inko si affaccendava preoccupata intorno al figlio.

«Io... Io non avevo capito...», mormorò piano. Sollevò gli occhi verso Katsuki.

«Quando ti ho detto che se avessimo fatto l'amore sarebbe stato per sempre intendevo questo! Pensavo lo sapessi visto che eri presente alla festa ieri. Indossavi anche la corona di fiori!». Insomma, secondo Katsuki, Deku aveva fatto tutto quello che ci si aspettava da un omega per far capire che era interessato.

Izuku respirò a fatica. «Kacchan, mi... Mi dispiace... Io non conoscevo questa tradizione... Mi ha trascinato Rody...».

«Un altro genio! Ha lasciato la casa del suo alpha mentre lui ancora dormiva! L'ha fatto piangere!».

«Piangere?», mormorò sorpreso Izuku. Avrebbe pianto anche Kacchan se si fosse tirato indietro? Voleva stare insieme a lui, sapeva che quando l'alpha aveva detto che erano compagni, lo intendeva per davvero, non solo come coppia… Ma il matrimonio?! Si alzò e andò a guardare alla finestra dalla quale Rody era scappato: stava ancora parlando con Kit e c'erano anche i loro fratellini. Sembravano sereni. Avevano parlato anche di quello?

Venne afferrato per un braccio da Bakugou, che necessitava di attenzione. «Non mi ignorare, Deku».

L'omega guardò l'alpha con gli occhi carichi di lacrime.

Quest'ultimo abbassò un po' la testa e portò le mani callose al volto dell'altro con delicatezza. «Deku… L'ultima cosa che vorrei è farti paura. Non piangere».

Izuku tirò su con il naso e annuì piano, lasciando che Kacchan lo abbracciasse. Stretto nel suo odore e calore si rilassò. Anche la sera prima Katsuki era stato brusco e sboccato, ma doveva essere il suo modo di fare: era una persona diretta. «Scusa, Kacchan... Io non avevo capito quanto fosse importante per voi la festa di ieri...», mormorò piano.

«Non posso tornare indietro senza il mio sposo però», mormorò Katsuki tra i capelli di Deku.

Izuku prese un profondo respiro. «Verrò con te, ma prima mangiamo qui tutti insieme».

Fece per allontanarsi, ma l'alpha lo trattenne per una mano. «Posso baciarti, Deku?»

L’omega alzò gli occhi verdi a quelli rosso sangue dell'altro, con una sbirciata vide che la madre era un po' in disparte, preoccupata. «Va tutto bene mamma, dopo ti spiego», mormorò verso di lei con un sorriso. «Ora veniamo tutti a mangiare», ciò detto si voltò verso Kacchan, strusciando appena il naso contro una sua guancia. «Uno piccolo».

«D'accordo». Bakugou girò appena il capo e posò le labbra sulla zigomo dell'omega.

Izuku sospirò intenerito, piegando appena il viso per baciare le labbra piene di Kacchan.

Al contatto con esse, Bakugou lo strinse ancora più forte, affondando poi il volto contro il collo di Izuku dalla parte della ghiandola. Anche lui, come Kit, aveva avuto paura che il suo omega lo avesse piantato. Quando non lo aveva trovato ad attenderlo si era sentito morire. Per fortuna quel breve messaggio gli aveva dato il supporto morale per non spezzarsi come l'altro alpha. Dalla reazione dell'altro omega, riusciva a credere alle parole di Deku che gli aveva lasciato nel biglietto.

«Kacchan?». Lo chiamò piano Izuku. «Ora devo spiegare a mia madre cosa succede, ma... Anche io sono confuso... Mi puoi aiutare?».

«Tutto quello che vuoi, Deku».

C'era una domanda che continuava a rimbombare nella testa e nel cuore di Izuku: Bakugou era il futuro capovillaggio, quindi era ovvio che si sarebbe dovuto trasferire da lui. «Potrò tornare a salutare mia madre, ogni tanto?».

«Ah!?», fece l'alpha, che non capiva il senso della domanda.

«Potrò uscire dal villaggio, ogni tanto?».

«Puoi andare dove cazzo ti pare Deku, basta che mi dici dove vai e poi torni da me».

Quelle parole alleggerirono enormemente il cuore di Izuku. «Sempre! Te lo prometto, Kacchan», soffiò contro il suo orecchio, abbracciandolo ancora.

L'alpha lo strinse di rimando, lasciando poi andare l'omega dalla madre. Cercò Kit con lo sguardo: era ancora lì che parlava con il suo omega e quei marmocchi che forse erano i suoi figli. Ridevano tutti insieme. Forse avevano risolto anche loro. Li vide tornare indietro con Kit che portava i due bambini seduti sulle sue spalle. Si sporse con la testa fuori dalla finestra. «Ohi, comparsa! Allora?».

«Tutto risolto», sorrise felice.

A Bakugou non interessavano i particolari: l'importante era che quell'omega dall'aria da furbetto non lo facesse di nuovo soffrire. Si batté il pugno di piatto sul petto e annuì verso l'amico. «Ora venite dentro! Si mangia qui e poi torniamo al villaggio».

Kit sorrise, e i quattro fecero per entrare in casa Midoriya, ma Inko li fece fermare. «Non penserete di andare a tavola tutti sporchi di fango».

«Inko! Mi sposo!». Rody, in un lampo di gioia, fece per abbracciare la donna, ma l'alpha lo trattenne per il retro della maglia.

«Andiamo a darci una sciacquata al pozzo», disse Kit e Inko sorrise raggiante a capire quello che diceva.

Rody fece per ribattere, ma alla vista di Izuku si nascose un po' dietro il corpo tornito di Kit. Si sentiva in colpa per il casino che aveva combinato. Aveva notato subito i suoi occhi gonfi e rossi.

Pino si alzò in volo dalla testa di Kit e planò davanti a Izuku, prostrandosi ai suoi piedi e guardandolo con grandi occhi lucidi.

«Va tutto bene, Pino, non sono arrabbiato », sorrise Izuku, raccogliendo l'uccellino da terra, per metterselo su di una spalla.

Un po' meno in ansia, Rody si fece avanti verso l'amico. «Izuku... È colpa mia... Non avrei dovuto chiederti di accompagnarmi... E metterti in testa strane idee... Io... Scusami...».

«Non ti preoccupare, Rody». Izuku si avvicinò a lui e gli fece una carezza sul viso, prima di abbracciarlo, incurante di sporcarsi a propria volta i vestiti di fango. «Sei felice?», gli chiese piano all'orecchio.

«Sì...», soffiò l'altro in risposta. «Kit è il mio compagno».

Izuku annuì. «Anche Kacchan è il mio».

Rody trattenne il fiato e cinse forte l'amico, calde lacrime all'odore di fiori gli bagnarono le guance.

Era felice che tutto sembrò essersi risolto per il meglio... o quasi. Prepararsi per la cerimonia con il futuro capovillaggio del popolo del bosco del fuoco non fu semplice per Izuku.

 

*

 

A quanto pareva, per i barbari una lavata al pozzo poche ore prima era assolutamente insufficiente per un matrimonio. Avevano portato Izuku nella capanna della capovillaggio in persona, facendogli trovare una grande tinozza di acqua calda profumata ad aspettarlo.

La donna si poteva descrivere solo in un modo: Katsuki al femminile. Erano due gocce d'acqua. Anche il loro profumo era simile, ma quello di Kacchan non era paragonabile a nessun altro al mondo.

«Benvenuto», gli sorrise la donna raggiante, stringendolo tra le proprie braccia. Membra forti, di chi era cresciuto tra i boschi.

«Gra-Grazie, capovillaggio!». Esclamò imbarazzato Izuku, venendo poi spinto dalla donna verso un paravento. 

«Spogliati ed entra nell'acqua. Ora verranno ad aiutarti a prepararti».

Izuku sorrise. «Va bene!». Si nascose dietro il separè, iniziando a spogliarsi dei propri abiti.

Si vergognava molto che ci fosse una alpha estranea lì, ma di sicuro sarebbe stata un'ottima guardia. 

Una volta nudo, mise un piede nella tinozza. «È gelidaaa!».

Mituski ridacchiò. «Sarebbe stata calda se fossi arrivato in tempo!».

Entrarono in quel momento tre anziane omega, e misero altra acqua – calda – nella tinozza.

Izuku non poté nemmeno lasciarsi andare a un sospiro che venne afferrato e messo in acqua, mentre mani sapienti iniziavano a strofinarlo con forza, e con l'aiuto di una striglia e di pietre pomici.

Stava per dire loro che poteva lavarsi da solo, quando si sentì pungere uno dei lobi.

«Ahio!».

Nonostante l'età, le anziane barbare erano ancora forti e tennero fermo Izuku affinché non si toccasse.

«Meglio forare i lobi finché sei in acqua, così il sangue non sporcherà i vestiti nuziali», disse una delle anziane signore.

«Forare? Perché?». La vera domanda era: "Perché Kacchan non mi ha spiegato meglio le cose!?". Lo aveva semplicemente mollato davanti alla capanna della madre, dicendogli che doveva farsi preparare. Prima del matrimonio gliene avrebbe dette quattro!

Le anziane del villaggio gli misero gli orecchini ignorando le sue lamentele. Una di loro gli passò un plug fatto completamente d'oro. «Indossa questo».

Izuku lo afferrò e non se lo fece ripetere due volte o era certo che quelle nerborute donne lo avrebbero fatto loro stesse.

«Forza ora, fuori dall'acqua, sei pulito», disse una di loro, prendendo un asciugamano per poi porgerlo a Izuku.

Era stato talmente strigliato che non sentiva più la pelle addosso. Si asciugò veloce e si tastò gli orecchini a forma di zanna. Avrebbe voluto uno specchio per poterli vedere. Cercò di tornare alla tinozza d'acqua, ma le vecchiette lo afferrarono di nuovo, maneggiandolo come una bambolina, facendogli indossare della biancheria, prima di metterlo a forza seduto su di uno sgabello.

Armate di pennello, le donnine iniziarono a dipingergli le braccia e le gambe con dei ghirigori neri. A un più attento esame, Izuku notò che erano parole in lingua barbarica e disegni di draghi stilizzati.

«Mi raccomando, attente. Bakugou ha chiesto esplicitamente di non coprirgli troppo le lentiggini», disse una di loro.

«No-non vuole?», balbettò arrossendo.

«Gli piacciono moltissimo!», rispose un'altra delle tre omega, avvicinandosi al viso del ragazzo per truccargli gli occhi. Venne applicato del trucco nero e verde, con qualche nota di arancione.

«Mio figlio è molto fortunato», sorrise commossa la donna alpha, guardando Izuku venir vestito come uno di loro. Aveva dei pantaloni lunghi marroni, degli stivali neri e un giacchetto di pelliccia grigio sulle spalle che gli copriva una fascia monospalla al petto.

Izuku si sentiva un po' a disagio,  ma provò a sorridere lo stesso alla donna. «Mia madre?». Chiese giusto perché l'argomento non vertesse solo su di sé.

«Si è offerta di aiutare a preparare il rinfresco». L'alpha sorrise. «È con mio marito: parla la vostra lingua, quindi non ci saranno problemi!».

Izuku annuì rincuorato, iniziando a sentire il nervosismo.

Si sarebbe sposato con il proprio compagno, ma era accaduto tutto così in fretta che ancora non lo aveva elaborato.

«Bevi questo, ragazzo», disse una delle vecchie, dandogli una coppa colma di liquido ambrato. Aveva odore di malto e spezie, ma non era birra. 

«Cos'è?».

«Un rinvigorente».

Izuku le guardò strane, ma bevve lo stesso. Vedendole sorridere sinistre, però, lo risputò nella ciotola. «Non voglio berlo». Kacchan gli aveva solo detto che ci sarebbe stato il rito nuziale con lo scambio di promesse, ma non gli aveva detto niente del dopo.

«È solo per la prima notte di nozza caro, niente che non abbiate già fatto».

Izuku gliela rese, serio. «Così offendete me e il mio compagno. Non ho bisogno di questa roba».

«È la tradizione, ragazzo. Anche mio figlio ne sta bevendo uno simile». Mitsuki si mise a braccia conserte di fronte a lui. L'espressione accigliata non ammetteva repliche.

Izuku si imbronciò e scolò la ciotola in silenzio. La stava accontentando solo perché dal sapore aveva finito di riconoscere le erbe e i muschi usati: non c'era nulla che gli avrebbe azzerato i ricordi o ridotto a un bozzolo pregante di essere scopato, anche se...

«Bene, puoi andare», disse la donna.

Izuku alzò un dito e tornò in due falcate dietro il paravento dove aveva messo i propri vecchi vestiti. 

Appena ne uscì, Mitsuki gli fece un sorriso nel vedergli addosso la collanina del figlio. «Perfetto», gli sorrise.

Izuku arrossì appena, in tono con i colori del tramonto che si intravedevano dalla tenda della finestra. Uscì fuori dalla capanna, venendo investito dal profumo di fiori e cibo. Gli sembrava un deja-vù ed essere di nuovo alla festa della sera prima anche se tutto era più bello in quel momento.

Da alcune capanne vicino uscirono pian piano altri omega. Uno di loro era Rody che, come vide Izuku, gli si avvicinò sorridente. Gli altri omega indossavano semplici tuniche bianche, però anche il loro corpo era stato tinto.

«Wow, Izuku! Sembri un principe guerriero!».

Lui sorrise. «Spero che Kacchan lo apprezzi quanto te».

«Penso proprio di sì», disse divertito Rody, guardando oltre le sue spalle.

Izuku seguì il suo sguardo e dovette trattenere una risatina all'espressione sbigottita di Katsuki. Il suo sguardo lo fece arrossire, e fu lui stesso a rompere il silenzio. «E-Ehi... come mai già qui?».

«Sono venuto a prenderti, Deku». La sua faccia era paonazza e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Non avrebbe mai immaginato che i loro abiti gli potessero stare così bene! Era sempre più convinto nella sua scelta. Si avvicinò e porse al proprio omega la mano. «Vieni, noi saremo i primi».

Izuku sorrise a Rody, salutandolo, e prese la mano di Katsuki. Camminarono insieme diretti attorno al fuoco, passando per il terreno coperto di ghiaino per non far affondare le calzature degli sposi nel fango. 

«Stai molto bene, Deku». Era sempre un gioco di luci del tramonto o Katsuki era davvero rosso in volto?

«Anche tu, Kacchan».

Il barbaro era vestito nello stile del giorno prima, ma i suoi abiti erano più elaborati e anche la sua pelle era stata coperta con delle scritte dove non aveva tatuaggi. Era stato truccato attorno agli occhi, di nero e arancione.

Ad attenderli ad un arco ricoperto di fiori c'era la madre di Kacchan. Sarebbe stata lei a officiare la cerimonia. I due promessi passarono attraverso gli altri barbari e gli ospiti per quella serata, fino a raggiungerla. «Benvenuti», li accolse Mitsuki, sorridendo loro dolcemente.

Izuku fece un piccolo inchino, come da prassi davanti a un capovillaggio e Bakugou lo imitò con meno enfasi, cercando di trattenersi da alzare gli occhi al cielo.

«Non celebro questa unione solo come capo villaggio, ma anche come madre! Per me questo è un vero e proprio trionfo!». Prese le mani unite dei due ragazzi e le avvolse in un nastro rosso. Diede un cappio a ciascuno e si rivolse al pubblico. «Ora i due dovranno scambiarsi una vergogna e una promessa. Se riterranno che le stelle non abbiano scelto bene il partner potranno sciogliere il nodo e il rito non avverrà».

Vedendo la confusione sul viso di Deku, fu Katsuki il primo a farsi avanti,  sussurrando all'orecchio sinistro dell'altro: «Non ero mai stato con nessun altro prima di te. Ogni volta che venivi al mercato volevo avvicinarmi, ma non ci riuscivo mai in modo decente. Ieri sera, quando ti ho visto alla festa ho pensato davvero che fossi tu il mio destino. Mi sono masturbato molte volte pensandoti, Deku».

Izuku arrossì a quelle parole e capì finalmente cosa intendesse la capovillaggio per vergogna. Sorrise. La mano di Katsuki tremava appena. Sarebbe stato imbarazzante se Izuku avesse sciolto quel fiocco davanti a tutto il villaggio, eppure Katsuki aveva scelto la sincerità. «Mi piace collezionare giocattoli da omega... anche tu sei stato il mio primo alpha Kacchan e ho usato più volte quei giocattoli pensandoti durante i miei calori», gli confessò.

«Ah... Sei un omega pervertito... Mi piace».

Mitsuki sbatté forte i palmi tra loro. «Ne basta uno! Avrete tutta la vita per raccontarvi episodi imbarazzanti!». Molti del pubblico ridacchiarono. «Ora dovete scambiarvi una promessa».

Katsuki mosse il capo e cambiò orecchio al quale avvicinare le labbra: «Voglio renderti felice, Deku», mormorò l'alpha piano.

Il sorriso dolce sulle labbra di Izuku, unito agli occhi commossi, fece chiocciare parecchie persone del pubblico. «Ma era la stessa cosa che volevo prometterti io...».

«Mi sembra equo», gli sorrise Kacchan, senza muoversi. 

«Bene!», esclamò Mitsuki. «Il fiocco è ancora al suo posto. Ora l'omega può mordere il proprio alpha!».

«M-mordere?», squittì Izuku.

Katsuki espose ancora di più il collo per lui.

Izuku si leccò le labbra, ingoiando a vuoto, avvicinandosi di nuovo a Kacchan. Un omega che mordeva un alpha era qualcosa di impensabile nel villaggio di Izuku, eppure Katsuki era perfettamente a proprio agio. 

«Prenditi ciò che ti appartiene, Deku».

L'omega arrossí e posò le labbra sul collo dell'alpha, pronto a morderlo.

Il cuore di Katsuki pulsava veloce e forte.

Izuku chiuse gli occhi e fece affondare i denti nella carne dell'alpha. 

Katsuki gli strinse ancora di più la mano sudata, mentre l'altra lo abbracciava stretto, passando la lingua sul collo di Deku, sopra la ghiandola. Aveva l'acquolina in bocca, ma quel morso era per la prima notte di nozze. Doveva essere forte, dimostrare davanti a tutta la tribù, e soprattutto a Izuku, che sapeva aspettare. Vi depositò sopra un bacio, iniziando a fare le fusa, separandosi poi da Deku quando liberò la bocca dal morso. Si era eccitato alla grande, ma la biancheria costringente nascondeva alla perfezione l'erezione. 

Anche Izuku era nelle sue stesse condizioni, ma il plug aveva fatto un ottimo lavoro.

«Baciatevi e riproducetevi. Che la benedizione del drago sia su di voi!», disse infine Mitsuki, mettendo così fine alla loro cerimonia nuziale.

I due ragazzi sorrisero e si scambiarono un dolce bacio davanti a tutti. Ancora legati dal nastro, Katsuki guidò Deku verso la sua capanna, dove avrebbero consumato il loro amore e il marchio dell'altro su Izuku. Con buone probabilità, grazie alla pozione di fertilità che le vecchie del villaggio avevano fatto bere ai due ragazzi, ci sarebbe presto stato un nuovo erede. Però, prima doveva avvisarlo. «Deku, riguardo la pozione...». 

«Sono un erborista: so a cosa serve. È per facilitare il rapporto e per aumentare la possibilità di fecondare al di fuori del calore, corretto?».

«Ti sta bene?», chiese l'alpha.

Izuku fece spallucce e ghignò. «In realtà l'ho sputata dietro il paravento quando sono andata a riprendere la collanina».

Bakugou ghignò baciando con passione Deku, prima di caricarselo in spalla per entrare dentro quella che sarebbe diventata la loro casa.

 

Fine 

Gala & XShade-Shinra

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Madame Melerik