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Autore: _Layel_    03/01/2023    1 recensioni
Shigaraki Tomura non si aspettava di incontrare il ragazzo perfetto™ la prima volta che metteva piede in un centro commerciale. E sicuramente non si aspettava che il ragazzo perfetto™ ricambiasse.
[Shiganatsu]
Scritto per il Christmas Gift Exchange su Ao3.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Natsuo Todoroki, Shigaraki Tomura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perso (come uno zaino in un centro commerciale)

Una cacofonia di suoni rimbalzava per le alte pareti del centro commerciale e si conficcava nel cervello di Shigaraki Tomura. I bambini piangevano nei passeggini o urlavano correndo dentro e fuori dai negozi; I genitori gli gridavano dietro mentre altri adulti sprovvisti di pesti urlanti si scambiavano parole di disapprovazione; Ma i gruppi di adolescenti erano i peggiori, chiassosi e senza alcuna consapevolezza di chi avevano intorno, si divertivano costantemente. Questo più di tutto gli strideva nel cervello. Quei ragazzi erano così simili a lui d’età, ma solo in questo. Tomura non aveva amici con cui uscire a divertirsi. Che cosa ridicola.

Eppure, eccolo lì, in uno stupido centro commerciale a perdere tempo.

La sua scusa era che questa era la prima volta che metteva piede in un posto simile. Che metteva piede fuori dalla sua stanza in generale. Per Kurogiri questo sarebbe stato un buon campo di allenamento per studiare i suoi futuri bersagli. Tutto ciò che aveva visto per ora erano vetrine colorate e persone felici.

Un gruppo di ragazze gli passò di fianco ridacchiando e Tomura tirò su il cappuccio con uno strattone. Gli prudeva la faccia. Voleva stringere le mani attorno a quei visi felici e vederli ridursi in polvere. Iniziò a grattarsi il collo con entrambe le mani, il prurito stava diventando troppo da sopportare ma Sensei gli aveva proibito di uccidere in pubblico. Doveva aspettare il momento del suo grande debutto. Gli prudevano gli occhi, voleva grattarsi le pupille—

“Ti senti bene?”

Il suo sguardo scattò in alto e le sue mani si fermarono. Un ragazzo alto come un palazzo, dalle spalle larghe e i capelli bianchi lo fissava con preoccupazione. Poco lontano da lui un gruppo di quelli che dovevano essere suoi amici lo aspettavano impazienti.

“Riesci a sentirmi? Ti senti bene?”

“Non ti riguarda.” La risposta uscì come un mezzo rantolo, invece di intimidatoria suonò pietosa. Quanto prudeva.

“Giusto, scusa,” il ragazzo chinò la testa ma non se ne andò. Continuava ad essere preoccupato per lui. Non lo conosceva neanche, perché mai dovrebbe essere preoccupati per Tomura?

“Sei un eroe?” Erano abbastanza vicini che gli sarebbe bastato allungare la mano.

Il ragazzo fece una smorfia, “Sono solo uno studente. Pensavo che— Potresti fare un giro con noi se ti va.”

“No.” Nessuno in questa società satura di eroi alza un dito per aiutare gli altri. E allora perché. “Ti stanno chiamando.”

Il ragazzo lanciò un’occhiata agli amici che si sbracciavano per farsi vedere, “Natsuo, andiamo! Faremo tardi per il film!” Alzò un pollice e sorrise prima di voltarsi verso Tomura per salutare.

“Peccato, magari la prossima volta!”

Mentre l’osservava camminare verso le scale mobili che conducevano al secondo piano Tomura si accorse che la faccia non prudeva più.

+

Due giorni dopo era di nuovo al centro commerciale. Sedeva su una panchina vicino all’entrata principale e mentre giocava a Pokemon teneva d’occhio chi entrava nell’edificio. Passò due ore ad osservare i passanti, dimentico perfino della console, finchè la fame ebbe la meglio.

Il collo gli prudeva da matti mentre navigava il centro commerciale in cerca di un posto che vendesse da mangiare.

Era l’ora di punta e il supermercato brulicava di persone; se non stava per pestare un bambino, una coppia distratta quasi lo investiva col carrello. Strinse i pugni e li ficcò nelle tasche. Uccidere era vietato.

Prese tutto ciò che gli sembrava appetitoso dagli scaffali; Non conosceva la maggior parte dei prodotti, ma ne ricordava alcuni da vecchie pubblicità viste da bambino. Il suo collezionare si interruppe quando si trovò di fronte agli energy drink. Almeno quindici tipi diversi di scintillanti lattine di Monster Energy, allineate con precisione e tutto ciò che Tomura desiderava da quando aveva otto anni.

Ok, magari quella era un'esagerazione, ma era da un botto che voleva assaggiarne una.

I muscoli delle spalle gli ricordarono che aveva le braccia fin troppo piene per altre dieci o dodici lattine. Forse anche due era un azzardo. Dopo aver assicurato che tutti gli snack fossero in equilibrio sul braccio sinistro – e distrutto un pacchetto di patatine – si allungò e scelse due gusti a caso. Le aggiunse alla sua pila di attentati alla salute e cercò l'uscita di quel posto.

Ovviamente le casse erano piene. Attese con pazienza il suo turno, contando quanti di questi NPC avrebbe potuto uccidere prima che arrivassero degli eroi. Il numero era alto e gli prudevano gli occhi; Purtroppo con le mani piene di cose non poteva grattarsi. Quando arrivò il suo turno buttò tutto sul nastro e ignorò l'occhiataccia della commessa.

“Sono 4000¥."

Tomura annuì e infilò le mani nelle tasche della felpa. Non aveva il portafoglio. Provò con le tasche dei pantaloni, niente, di nuovo quelle della felpa, niente. Gli iniziavano a lacrimare gli occhi da tanto che prudevano. Quanto desiderava avere Padre in quel momento. Almeno le persone in fila non avrebbero visto la sua faccia.

La commessa lo guardò annoiata, "Signore, sono 4000—"

"Taci!" Diede un calcio al divisore di plastica; Si piegò su se stesso mentre si grattava furiosamente il collo. Le sue unghie lasciavano strisce rosse sulla pelle martoriata. Li avrebbe uccisi tutti, un solo tocco delle sue mani e quegli sguardi pieni di giudizio avrebbero smesso per sempre di vedere.

Una mano si posò leggera sulla sua spalla. Tomura scattò e gli afferrò il polso con quattro dita, l'indice alzato.

Il ragazzo dai capelli bianchi che aveva incontrato due giorni prima sussultò. Però recuperò velocemente il suo sorriso, "Scusa, non volevo spaventarti. Cosa succede?"

Tomura soppresse la strana sensazione di sollievo, lo guardò male, ma gli lasciò il braccio. "Non ti riguarda."

Il ragazzo annuì tra sé e sé, "Posso darti una mano a imbustarli." Indicò gli snack impilati sulla cassa che venivano progressivamente schiacciati dagli acquisti della persona dopo di lui.

Perché quest'estraneo era tanto gentile con lui? Perché non lo lasciava in pace? Riprese a grattarsi il collo.

"Ah, non—" Il ragazzo allungò una mano ma si trattenne prima di toccargli la manica della felpa. Lanciò un'occhiata alla cassa, su cui brillava in verde la voce saldo incompiuto. Annuì e inizió a frugare nello zaino. Quando tiró fuori il portafoglio Tomura capì cosa voleva fare.

"Non ho bisogno del tuo aiuto." Provò a strappargli il portafoglio dalle mani, ma il ragazzo lo tenne a distanza con una mano spada sulla sua spalla.

"Aiuto? Ma io non ti sto aiutando. Mi sto solo assicurando che tu sia in debito con me." Gli fece un ampio, innocente, sorriso e pagó la spesa.

"Non conta se ti ammazzo."

Il ragazzo rise, "Vero! Dovrò stare attento, eh?" Mise gli articoli nello zaino e si avviò verso l'uscita del supermercato. "Andiamo?"

Forse era una spia di Sensei; Magari voleva assicurarsi che Tomura non stesse infrangendo nessuna delle loro regole. Anche se, "parla con i civili solo se estremamente necessario", era probabilmente già saltata.

Il ragazzo rallentò abbastanza da permettere a Tomura di affiancarsi a lui. "Sai credo mi servirà sapere il tuo nome, non voglio morire per mano di uno sconosciuto." Disse in tono leggero. Era uno scherzo per lui.

"Secondo le statistiche la maggior parte degli omicidi avviene in ambito domestico. C'è buona probabilità che conosca il tuo assassino."

Si sedettero su una panchina vuota e il ragazzo poggió lo zaino ai piedi di Tomura. "Se la situazione degenerasse a tal punto è probabile che non sia io la vittima." Ci rifletté un attimo, "Dovrebbe essere prima del giuramento peró."

Tomura si insospettì, "Fai parte della Yakuza?"

"Che? No!" Il ragazzo rise di nuovo, "Studio medicina."

"E vuoi uccidere un tuo familiare?"

"No, più… assistere a uno sfortunato incidente." Si sfregò la nuca, "Non sto facendo una gran prima impressione, eh?"

Proprio non capiva perché uno dall'aria da bravo ragazzo come questo qui volesse fare una buona prima impressione su qualcuno come Tomura, senza neanche i soldi per comprarsi due snack. L'unica teoria plausibile era quella della spia, ma anche quella era estremamente traballante. Forse se avesse saputo il suo nome avrebbe potuto fare ricerche su di lui. Ma questo significava inventate un nome falso. Che seccatura.

"Puoi chiamarmi Tenko." Non un nome falso, ma sarebbe andato bene comunque. Almeno non lo avrebbe dimenticato.

Il ragazzo rimase interdetto per qualche secondo prima di dargli una pacca sulla spalla, il viso illuminato da un sorriso genuino. Certo che ha dei bei occhi.

… uh?

"Natsuo, piacere!"

Nessun cognome, questo non avrebbe aiutato le sue indagini. "Perché mi segui?"

"Giuro che è stato un caso! Stavo cercando un regalo per mia sorella e ti ho visto e… sì, ecco. Lo sai." Alzò le spalle imbarazzato. "Tu invece stai organizzando una festa?"

"No." Rispose con disgusto, "Perché mai dovrei."

"Non sono così male una volta che conosci le persone giuste." Esitò un attimo prima di continuare, "Una serata romantica con la tua ragazza?"

Come se Tomura avesse tempo per feste, amici o fidanzati.

"Sono per me. Il mio tutore non mi lascia mangiare queste cose di solito." Quando viveva con Sensei doveva seguire una dieta rigida per rafforzare il suo fisico. Da quando era al bar era riuscito a provare cibi che non avevano assolutamente nulla di nutritivo, ma erano estremamente buoni.

"Capisco, neanche mio padre. Meno male che me ne sono andato da casa, eh?" Si strofinò di nuovo il retro del collo, "Quindi uhm… niente fidanzata? O fidanzato." Si affrettò ad aggiungere, "Nessun problema."

"Non mi interessa."

"Oh, neanche a me!" Natsuo lo guardava come se si aspettasse qualcosa, ma Tomura non aveva idea di cosa fosse.

La musica natalizia emessa dagli altoparlanti del centro commerciale si sentiva appena tra il brusio degli altri acquirenti. Eppure tra di loro ciò che più assordava era il silenzio.

"Ti piace la Monster?"

Natsuo si illuminò e disse ridendo."Senza non sarei sopravvissuto alla scorsa sessione."

"È buona?" Iniziò a frugare nello zaino non suo facendo estrema attenzione a cosa le sue dita toccassero ed estrasse una lattina gialla. Dopo averne esaminato ogni centimetro la passò con reverenza a Natsuo.

"Uhm, questo gusto non l'ho mai provato."

"È tua."

"Figurati, non posso accettare—"

"È letteralmente tua. Hai pagato tu."

Natsuo prese la lattina, l'espressione addolcita da un sentimento che Tomura non riusciva ad identificare. "Grazie. So, che può sembrare un po' improvviso ma—"

Venne interrotto dallo squillare del cellulare."Ah, scusa, dovevo vedermi con un mio amico ben… dieci minuti fa." Esitò un momento prima di alzarsi, ma alla fine cedette e rispose alla chiamata. Lo salutò con la mano mentre mormorava scuse al telefono.

Tomura continuò ad osservarlo finché la sua schiena non scomparve tra la folla. Chiamare per un ritardo di soli dieci minuti era da maniaci. Quel suo amico non poteva aspettare un altro po'? Sicuramente non doveva fare nulla di importante.

Scosse la testa per scacciare quei pensieri inutili. Conosceva quel tizio da forse venti minuti complessivi, non è che gli importasse.

Prese lo zaino con dentro la sua spesa e se lo mise in spalla. Un momento. Si bloccò nel centro del corridoio, costringendo le persone a circumnavigarlo come un'isola nel mezzo di un fiume.

Quello non era il suo zaino.

L'idiota se l'era dimenticato. Tomura riprese a grattarsi il collo; Ora avrebbe dovuto trovare un modo per restituirlo.

+

"Kurogiri, come si può essere così stupidi?" Tomura aveva svuotato l'intero contenuto dello zaino grigio sul tavolo e ora frugava nelle varie tasche alla ricerca di qualcosa di utile per restituirlo al legittimo proprietario.

Kurogiri sospiró da dietro al bar, "Il dottor Garaki è un genio nel suo campo."

"Se per genio intendi ossessionato col body horror." Tirò fuori una targhetta da una tasca laterale. "Comunque non parlavo del dottore."

Sulla targhetta erano scritte in penna blu alcune informazioni personali per contattare il proprietario in caso di smarrimento. Forse era lo zaino che usava per andare all'università.

T. Natuso, Medicina e Chirurgia

Edificio E, sc. B, n.267

03 2738497

Ora tutto ciò che gli mancava era un cellulare. Si assicurò che schermi e microfoni fossero spenti prima di chiedere. "Kurogiri, ho bisogno di un telefono."

Il suo tutore smise di lucidare il bicchiere su cui stava lavorando da dieci minuti. A volte gli ricordava un personaggio buggato. "Qual è il motivo di questa decisione?"

"Fai solo quello che ti dico."

"Shigaraki Tomura, come principale protettore è il mio dovere assicurarmi—"

"Un cellulare non mi ucciderà." Passò un dito sull'inchiostro blu. "E a Sensei va bene."

Quanto male poteva fare una piccola bugia bianca.

Kurogiri lo osservò con attenzione per un lungo istante, gli occhi luminosi non lasciavano trapelare nessuna emozione. Come sempre. "D'accordo." Si inchinò brevemente e scomparve in un portale di nebbia viola.

Mentre aspettava Tomura aprì la lattina di Monster che gli era rimasta. Era bianca e argento e profumava vagamente di agrumi. Prese il primo sorso. Il viso si contorse in una smorfia disgustata. Non era dolce. Ispezionò la lattina ed eccolo lì, scritto a chiare lettere, Zero.

Senza zuccheri. Strinse la lattina nel palmo e la tramutò in polvere.

"Ecco a te, Shigaraki Tomura." Kurogiri gli passò una confezione bianca mente guardava con occhio critico il liquido appiccicoso misto a polvere che si spandeva per il tavolo. Senza dire una parola prese uno straccio e si mise a pulire.

Tomura stava ancora fumando di rabbia e dovette prestare estrema attenzione quando tiró il cellulare fuori dalla confezione. Attese con impazienza che si attivasse e passò velocemente tra gli step iniziali.

Riuscì finalmente ad aggiungere il numero di Natsuo in rubrica. Ora doveva solo mandargli un messaggio.

"Per scrivere occorre utilizzare la tastiera."

"Lo so, Kurogiri, grazie tante."

Si grattò il collo e compose il messaggio. Dio, era stato cresciuto per diventare il futuro signore del crimine, poteva mandare un messaggio. Premette invio.

Tu, 20.33: hai dimenticato il tuo stupido zaino

Tomura mise il telefono con lo schermo sul tavolo e attese. Un'eternità dopo l'apparecchio vibrò.

il tizio, 20.46: Tenko!!

il tizio, 20.46: O almeno spero lol

il tizio, 20.46: Me ne sono accorto quasi subito ma quando sono tornato indietro non c'eri

Tu, 20.47: non eri l'unico con delle cose da fare

il tizio, 20.47: Immagino immagino!

Tu, 20.47: com'è andata con il tuo amico

Tomura l'aveva inviato prima di potersi chiedere perché gli interessasse.

il tizio, 20.47: Bene, abbiamo organizzato i pomeriggi di studio per i prossimi due mesi lol

Tu, 20.48: divertente

il tizio, 20.48: Non sai quanto

il tizio, 20.48: Non hai la foto profilo :(

Tu, 20.48: ho il cellulare da poco

il tizio, 20.49: Tipo in gen o è nuovo?

Tu, 20.49: gen

il tizio, 20.49: Ammettilo, il mio è il primo numero che hai registrato ;)

Tu, 20.49: non ne ho altri

Tu, 20.49: quindi sì

Tu, 20.50: congratulazioni

il tizio, 20.51: Quindi sei da solo?

Tu, 20.51: ho le mie mani

il tizio, 20.51: LOL same

Tu, 20.51: davvero ?

il tizio, 20.51: Lo so sembra impossibile, ma sono single

Tu, 20.51: ok

Tu, 20.52: rivuoi il tuo zaino ?

il tizio, 20.53: Certo! Quando posso passare?

Tu, 20.53: è meglio che venga io da te

il tizio, 20.53: Nessun problema! Giovedì pomeriggio sono libero, va bene?

Tu, 20.53: si

il tizio, 20.53: bella poi ti mando l'indirizzo

Tu, 20.54: ok

Posò il telefono mentre il cuore gli batteva all'impazzata; Forse aveva mangiato troppo zucchero. Tra meno di una settimana lo avrebbe rivisto. Ebbe il forte impulso di alzarsi in piedi e urlare.

+

La settimana passò tra partite a League of Legends e messaggi sempre più frequenti con Natsuo.

Kurogiri doveva aver intuito che il cellulare non serviva alcun scopo "malvagio" ma non disse nulla a Sensei o al dottore.

Quando il giorno del loro incontro arrivò Tomura era tanto agitato che vibrava. Prese il treno fino al campus – Kurogiri sapeva già troppo – e incontrò Natsuo alla stazione. Non se lo aspettava, ma almeno non avrebbe dovuto girare tutto il campus per trovare il dormitorio giusto.

Natsuo lo portò in un piccolo e accogliente bar dove rimasero a parlare per quasi tre ore. Tomura gli restituì lo zaino, Natsuo gli fece promettere di tornare anche settimana prossima e Tomura non trovò una buona ragione per rifiutare.

La seconda – terza – volta che si videro fu nella camera di Natsuo. Mise su un film horror, di cui erano entrambi fan, sul portatile e lo guardarono con le schiene appoggiate contro il muro e le gambe a penzoloni dal letto. Nel piccolo spazio era impossibile non toccarsi almeno di sfuggita e Tomura tenne il conto di quante volte le loro ginocchia si sfiorarono. Sette volte. Forse otto, l'ultima è durata veramente un bel po'.

La settimana seguente Tomura propose di giocare a qualcosa insieme, ma Natsuo era completamente incapace, suo padre gli aveva vietato di giocarci o qualcosa di simile, e Tomura non aveva nemmeno un quarto della pazienza necessaria per insegnare a qualcuno. Finirono per chiacchierare sul letto con una delle playlist di Natsuo in sottofondo.

Il giovedì dopo, due giorni prima di Natale, Natsuo gli presentò orgoglioso il portatile con la schermata di LoL aperta. Per poco a Tomura non scappò un sorriso. "Che fai tu mentre gioco?"

Natsuo alzò le spalle, "Posso guardare? Se per te va bene."

Tomura fece un cenno d'assenso e avviò la partita. Il silenzio era interrotto solo dalle sue imprecazioni e commenti a cui Natsuo rispondeva con una risata sommessa.

"Sai è da un po' che ci pensavo e ora che ti vedo giocare è più…" Non finì la frase, il viso serio mentre cercava le parole giuste.

"Cosa?"

"Il modo in cui prendi gli oggetti con una o due dita alzate, c'entra col tuo quirk?"

Era ovvio che prima o poi gliel'avrebbe chiesto. Avrebbe potuto mentire, ma una parte molto forte di lui si ribellava all'idea di mentire a Natsuo.

"Sì." Uccise un'altra mezza cartuccia, "Se tocco qualcosa con tutte e cinque le dita quello diventa polvere." Se solo allungassi la mano ora moriresti.

Il pensiero lo sconvolse tanto che perse la partita.

Natsuo gli diede una pacca rassicurante sulla spalla, "Dev'essere una vera seccatura. Quanti rotoli di carta igienica hai distrutto per sbaglio?" Chiese con un sorrisetto.

Tomura gli diede una gomitata, ma sorrise. Era da tanto che non sorrideva. "Coglione."

"Faccio del mio meglio."

Scosse la testa e riprese a giocare. Dopo due minuti di insistenti sguardi carichi di aspettativa sospirò. "Te lo chiedo così la smetti."

"Non ho detto niente!"

"Certo. Qual è il tuo quirk?"

Natsuo si avvicinò e gli sussurrò all'orecchio, "Non ne ho uno."

La vicinanza aveva mandato il cervello di Tomura in sovraccarico e per un istante non registrò le parole. "Uhm?"

"Non è un gran problema per me, non sento che mi manchi qualcosa o cazzate simili. Al mio vecchio invece importava parecchio."

Era la prima volta che Tomura sentiva tanta amarezza e rabbia nella sua voce. Stava per rivelare che conosceva qualcuno in grado di dargli un quirk, ma quella era una soglia che non avrebbero mai dovuto varcare.

"Tuo padre è uno stronzo."

Natsuo sospirò, "A volte mi chiedo se penseresti la stessa cosa una volta saputo chi è."

"Mettimi alla prova." Tomura non poteva pensare a un nome che gli avrebbe fatto cambiare idea. Ok, magari uno, ma sperava vivamente che quello non fosse il padre di Natsuo. Certo che entrambi avevano i capelli bianchi…

"Endeavor." Lo disse come se la parola avesse un brutto sapore.

Tomura si sarebbe messo a ridere, "Un grande stronzo."

"È l'eroe numero due."

"Appunto." Dopo un istante il suo cervello connetté i puntini, "È lui il tizio che volevi uccidere?"

"Non ucc—"

"Assistere a uno sfortunato incidente, sí."

Natsuo si sfregò il retro del collo, era imbarazzato, "È stata una battuta di cattivo gusto."

"Questo 'sfortunato incidente' si può organizzare."

"Hey," gli diede un pugno sulla spalla, "Prima di organizzare l'omicidio di mio padre almeno offrimi la cena."

Il cervello di Tomura andò in cortocircuito. Di nuovo. In cinque minuti. Aprì la bocca per rispondere e poi la richiuse.

"A proposito," continuò Natsuo ignaro della momentanea impossibilità di Tomura di parlare, "Ti va di uscire per Natale? I miei amici escono con i loro partner e non ho voglia di passarlo con mio padre."

Tomura riuscì solo ad annuire.

"Perfetto!" Nastuo gli sorrise raggiante, "Non preoccuparti di niente, organizzo io!"

Quando Tomura tornó al bar passò l'intera notte a cercare su Google quali fossero dei regali normali da fare ad un amico, e ad ignorare la brutta sensazione che gli dava la parola amico.

+

il tizio, 10.17: Posizione

il tizio, 10.17: Alle 16! Ricorda il portafoglio ;)

Tu, 10.17: idea tua soldi tuoi

il tizio, 10.17: Severo ma giusto

Tomura era in anticipo di mezz'ora. Si strinse nel cappotto, cercando di guadagnare quanto più calore possibile in quel freddo pomeriggio di dicembre. L'arcade era ancora chiuso, apriva appunto alle quattro del pomeriggio, e le vetrine erano buie. Tomura non era mai stato in un posto simile e non vedeva l'ora di battere Natsuo ad ogni gioco nella sala.

"Sei in anticipo."

Si voltò per trovarsi faccia a faccia con un Natsuo mezzo sepolto nella sua giacca. Aveva le guance e il naso arrossati dal freddo e sorrideva emozionato. A Tomura si contorse lo stomaco. "Anche tu."

"Giusto. Uhm, per ora non è aperto, ti va se prendiamo qualcosa da bere prima?"

In quel momento Tomura non avrebbe rifiutato un posto al caldo neanche se Sensei gli avesse ordinato di farlo, perciò annuì deciso. Camminarono in silenzio e la borsa natalizia che si portava dietro sembrava pesare una tonnellata.

Dopo che ebbero ordinato, un tè caldo per Natsuo e cioccolata calda con panna per Tomura, Tomura praticamente gli lanciò il regalo.

Realizzazione comparve sul volto di Natsuo, "Ma io non ti ho preso niente!"

"Te l'ho già detto, le partite le paghi tu. Ora aprilo, su." Più tempo passava e più Tomura temeva che non gli sarebbe piaciuto.

"D'accordo, d'accordo." Aprì la borsa con cura – Tomura si era fatto aiutare da Kurogiri per l'acquisto – e ne tirò fuori una sciarpa bianca rifinita in blu e giallo con un logo all'estremità. Un grande sorriso gli apparve in viso. "Orix Buffalo! È la mia squadra preferita!"

"Me l'hai detto solo un milione di volte." Tomura si strinse nelle spalle, "Ti piace?"

Natsuo si avvolse nella sciarpa, anche se faceva piuttosto caldo al bar, e continuando a sorridere rispose, "No."

Tomura gli diede un calcio sotto il tavolo, "Scommetto che farai peggio."

"Scommessa accettata." Si strinsero la mano e Natsuo ebbe quell'adorabile sorriso per tutto il tempo in cui furono al bar.

Scomparve quando perse per la terza volta di seguito a Air Hockey. "La prossima volta facciamo un'escursione in montagna."

Tomura segnò di nuovo, "Se sei disposto a portarmi fino in cima, certo."

Tomura non ricordava l'ultima volta che si era divertito tanto. Giocarono almeno una volta ad ogni videogioco nell'Arcade e Natsuo vinse solo a basket. Quando uscirono era ormai buio e l'aria era ancora più fredda del pomeriggio.

"Quindi chi ha vinto?" Natsuo lo stava guardando con una strana espressione.

"C-che?" Gli tremavano i denti dal freddo. "Direi io, ti ho stracciato."

"Ma no, la scommessa. Sai, chi aveva fatto peggio."

"Beh, io di nuovo. Erano due livelli troppo diversi."

Natsuo finse di pensare, "Credo di avere un modo per renderci pari." La sua voce tremava appena. Si avvicinò, la condensa dei loro fiati si mescolava nell'aria.

"Non ho altri regali." Il cuore gli batteva tanto forte che forse anche Natsuo poteva sentirlo.

Natsuo sorrise appena e lo sguardo gli cadde sulle sue labbra. Tomura trattenne il respiro, non capiva bene cosa stesse succedendo, ma una parte di lui sperava. Sperava che tutto questo non fosse una strana illusione.

Natsuo gli posò le mani coperte dei guanti ai lati del viso, si chinò appena e lo baciò. Fu veloce e leggero, uno sfiorarsi di labbra. Gli occhi di Tomura si inumidirono.

"Hey," Natsuo gli strinse il viso, preoccupato, "Scusa, pensavo che anche tu—"

Tomura lo baciò di nuovo. Tenne le mani ben lontane dal corpo dell'altro e si sciolse nel suo abbraccio. "Solo tante emozioni tutte insieme."

Una mano gli accarezzò i capelli, "Sì, capisco." Gli diede un bacio sulla fronte quando Tomura lo guardò. Era veramente troppo alto. "Ti va se ci fermiamo da me? Non è lontano."

Tomura si accigliò, ma non lasciò l'abbraccio. Il calore di un altro corpo contro il suo gli dava troppo conforto perché potesse lasciarlo. "Non voglio fare sesso con te."

Gli occhi di Natsuo diventarono comicamente grandi, "Ok!" Si strofinò il collo con una mano, "Ok! Non— C'è qualcosa che mi sono perso?"

"Nei film di solito è quello che succede, dopo l'invito all'appartamento."

"Ah! No! Non era quello che intendevo." Natsuo gli diede un altro bacio in fronte. Tomura doveva ammettere che gli piaceva molto. "È che se vuoi calmarti un po' prima di prendere il treno puoi venire da me."

Tomura lo baciò. Poteva farlo, no? "Grazie. Ma non credo vorrò mai fare sesso. Con nessuno."

Natsuo inclinò il capo di lato e aspettò che continuasse. Tomura non sapeva bene come spiegare, ma sembrava una cosa abbastanza importante da dire. Alzò le spalle, "Fa schifo."

"Sei asessuale?"

"Che?"

Nastuo gli scompigliò i capelli e lo prese per mano. Come se niente fosse. Fu quasi più emozionante del bacio. Quasi.

"Possiamo parlarne un'altra volta, quando non si congela." Si avviò in direzione della stazione, sorriso ben nascosto nella nuova sciarpa. "Comunque per me non c'è problema. Mi piaci così come sei."

Tomura ricambiò il sorriso e gli strinse la mano con quattro dita.

+

I mesi successivi furono i più belli nella vita di Tomura. Passava ogni momento libero, non molti ora che aveva iniziato a lavorare al piano per entrare alla UA, con Natsuo. Quando erano insieme sembrava che ogni problema o difficoltà si facesse minuscola. Tomura se lo sarebbe dovuto portare dietro quando avrebbe dovuto uccidere All Might.

Stavano principalmente nella stanza di Nastuo, ma a volte si incontravano in città e passavano il pomeriggio facendo qualche attività divertente.

Appuntamenti.

Ristoranti, parchi divertimento, troppe escursioni in montagna, partite di baseball… A Tomura non importava dove fossero o cosa stessero facendo, poter stringere la mano di Natsuo tra le sue era sufficiente per rendere tutto perfetto.

Natsuo non chiedeva mai troppo della sua famiglia, così come Tomura evitava di parlare della sua, ma stava pian piano iniziando a insospettirsi. Cosa sospettasse Tomura non ne era certo, visto che "successore del più pericoloso criminale al mondo" era poco plausibile, ma sicuramente qualcosa aveva indovinato. Però non chiese mai e Tomura non si sentiva pronto a rischiare.

Una volta completato il suo obiettivo, uccidere All Might e Endeavor, si sarebbe rivelato a Natsuo, portando le spoglie di suo padre come offerta di pace. Fino ad allora lui era un ragazzo che veniva da una famiglia difficile e che lavorava nel bar di suo zio.

Dopo tre mesi arrivò il giorno che aspettava da tutta la vita. Avrebbe ucciso All Might e distrutto quell'indolente società satura di eroi. Solo che, non fu quello che accadde. Si beccò tre proiettili, il suo Nomu venne sparato in orbita e fu costretto a scappare come un coniglio.

Cosa aveva sbagliato.

Da quel momento le opportunità per vedere Natsuo si fecero sempre più rare, specialmente perché i notiziari iniziavano a mormorare il suo nome. Per ora non c'erano foto, ma presto sarebbero comparse anche quelle. Avrebbe dovuto dirglielo.

Ma arrivò quel borioso di Stain a rubargli la scena e doveva occuparsi di quella seccatura prima. Il suo attacco a Hosu con i Nomu fu un discreto successo, ma tutti continuavano a parlare di quello Stain.

"Non capiscono cosa ci trovino in quel villain da due soldi." Stava per distruggere il telefono dalla rabbia.

"Beh, ha un po' ragione no? La società è piena di falsi eroi."

Anche lui. Gli riattaccò in faccia e lanciò il cellulare dall'altra parte del bancone.

"Chi era?" Dabi, una delle nuove reclute presentategli da Giran, raccolse il cellulare e se lo rigirò tra le mani.

"Ridammelo."

Da quanto l'Unione aveva espanso il numero di membri c'era sempre qualcuno che si intrometteva nei suoi affari. Se sorrideva mentre messaggiava Toga gli saltava addosso domandando se quella fosse la sua ragazza e se avesse già deciso come ucciderla. Dabi era più da commenti sarcastici e sguardi sospettosi, specialmente da quando gli aveva sentito dire il nome di Natsuo.

"Perché hai uno dei figli di Endeavor come salvaschermo?"

"Fatti i cazzi tuoi."

Dabi osservò lo schermo per un lungo istante, l'espressione leggermente disgustata, per poi lanciargli il telefono. "Dovresti stargli alla larga."

"Fatti. I. Cazzi. Tuoi." Se Kurogiri non fosse stato presente, sempre vigile quando Dabi e Tomura interagivano, avrebbe provato ad ammazzarlo. Si limitò a riprendere il cellulare e guardarlo male tra le dita di Padre.

"Non capisco cosa ci trovi in uno come te." Disse Dabi mentre usciva dal bar.

Tomura si limitò ad alzare gli occhi al cielo. Natsuo non sapeva tutto su di lui; Avrebbe dovuto rivelarglielo prima del prossimo attacco.

+

A: todoroki.natsuo7@utokyo.jp Da: fire4fire737@miarr.com

(nessun oggetto)

Shigaraki Tomura, il corrente capo dell'Unione dei Villains. Consiglio di mantenere le distanze.

[IMG_2636.jpg] [News Article.pdf]

+

Tomura venne svegliato da un vibrare incessante alle cinque del mattino. Prese il telefono e socchiuse gli occhi a causa della forte luce. Il nome sul schermo era estremamente familiare. "Natsuo?"

"Questo sei tu?"

"Cosa?" Si sedette sul letto e si strofinò gli occhi.

"Shigaraki Tomura. Sei tu, vero?" Il suo tono di voce era stanco, ma racchiudeva una leggera nota di speranza.

Iniziò a grattarsi il collo. "Natsuo, ma cosa stai dicendo?"

"Guarda i messaggi."

Tomura mise in vivavoce e lesse i tredici messaggi che gli aveva inviato. La foto che qualche ente televisiva doveva aver trasmesso, vari articoli che parlava dei crimini che aveva commesso con prove fotografiche. I messaggi che chiedevano se fosse uno scherzo, se quello fosse davvero lui, e che infine si rassegnavano all'evidenza dei fatti.

"Sono io."

"Tenko, o come ti chiami…"

"Tenko va bene." Il collo gli prudeva da matti, ma aveva smesso di grattarsi.

"Non credo che potremo continuare a vederci."

"Lo so." Fissava il muro, immobile, a stento respirava.

"Dovrò cancellare il tuo numero."

"Lo so."

"Ti chiedo… ti chiedo se puoi farlo anche tu."

"Sì."

"Sai," la voce di Natsuo era tanto bassa che anche con il volume al massimo era difficile da sentire, "Non è da molto che ci conosciamo, ma credo di amarti."

Anch'io, anch'io, anch'io. Gli prudeva ogni centimetro del viso, scendeva dal petto e gli infettava le braccia, un prurito tanto profondo da volersi strappare la pelle.

"Solo che non… hai ucciso delle persone Tenko. Non posso. Mi dispiace."

"Lo so."

"Quindi… arrivederci?"

"Addio, Natsuo." Chiuse la chiamata. Cancello il numero. Distrusse il cellulare. Sentì un leggero sollievo sul viso e si accorse che stava piangendo.

Aveva perso l'unica persona che aveva mai amato. Era questo il prezzo da pagare per costruire il mondo che sognava?

Era disposto a pagarlo?

+

Note: Era da un sacco che volevo scrivere una shiganatsu e finalmente ce l'ho fatta! Quanto amo questi idioti.

   
 
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