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Autore: Love_Anime    04/01/2023    1 recensioni
[SasuSaku]
Sakura e Sasuke si conoscono da anni, ma ne è passato solo uno da quando lui è tornato al Villaggio della Foglia.
Questa è una one shot scritta con il cuore, di quelle che ti vengono in mente improvvisamente, e di cui devi scrivere subito per non perdere l'ispirazione. Non ho nessuna pretesa, se non quella di donare un po' di serenità a questi due ragazzi, che ne hanno davvero passate troppe.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Certezze
(o come il Destino abbia già previsto il futuro per noi)

Dedicata a Sasuke, che alla fine è tornato a casa.
Dedicata a Sakura, che non lo ha mai lasciato solo
.

È strano da dire, o anche solo da pensare, ma nell’incertezza della vita di Sakura, Sasuke era sempre stato una sorta di certezza. O meglio, lo era sempre stato il suo amore per lui.
Per dieci, interminabili anni, Sakura aveva vissuto con la pesante e vivida certezza di essere innamorata di Sasuke Uchiha.
E, per gli stessi dieci, interminabili anni, Sasuke aveva vissuto con la pesante e petulante certezza di avere una Sakura alle calcagna che non lo avrebbe lasciato in pace facilmente.

Entrambi, con una consapevolezza diversa, erano rassicurati dalla presenza dell’altro nella propria vita.

Certo, Sasuke non lo avrebbe di certo ammesso volontariamente, ma Sakura era diventata un punto di riferimento fondamentale, assieme a quell’idiota di Naruto, che ormai aveva preso a definire, inconsciamente, il suo migliore amico.
La guerra era finita, le minacce erano sparite, l’odio che tanto aveva provato si era tramutato in malinconica nostalgia, interamente rivolta a Itachi, quel fratello maggiore che l’aveva inaspettatamente amato più di chiunque altro.
Sasuke pensava che non ci fosse più spazio per niente in lui, invece, tornando al villaggio, aveva riscoperto la mancanza dei suoi amici, del suo maestro, della sua casa. Ma, più di tutto, aveva riscoperto un luogo segreto della sua anima, in cui aveva tenuto relegato, in tutti questi anni, l’affetto per la bambina dai capelli rosa che ormai s’era fatta donna.
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Quella mattina d’estate, in cui la brezza leggera carica di serenità attraversava il villaggio, Sakura stava bene.
Ormai era quasi un anno che Sasuke era stabile a Konoha, senza un braccio, ma con un po’ più d’amore intorno.
Non avevano mai parlato davvero dei loro sentimenti, un po’ per imbarazzo, un po’ per tacito accordo. Tuttavia, era chiaro a tutti che i due ragazzi si stavano frequentando.

Sakura, ogni mattina, si svegliava e, diretta verso casa di Sasuke, gli portava il pranzo per la giornata.
Sasuke, ogni sera, passava dall’ospedale in cui lavorava Sakura e l’aspettava, per poter poi accompagnarla a casa.
Spesso passeggiavano insieme, mani che si sfiorano, occhi che si parlano. Ma loro stavano zitti, camminavano soltanto.

Entrambi, ormai, avevano capito (chi più e chi meno, ovviamente) l’amore reciproco che li legava, ma ancora avevano timore ad esprimerlo.
Tuttavia, quella mattina Sakura aveva un unico pensiero in testa: parlare con lui, ma parlare davvero.
Per questo motivo la sera prima si era diretta da Kakashi, ormai Hokage da qualche tempo, per chiedergli, timidamente, un piccolo favore: un giorno di ferie per il capo degli ANBU, Sasuke.
Kakashi non aveva fatto molte domande, in fondo che gli costava? Il ragazzo aveva lavorato sodo per porre rimedio agli errori del passato, un piccolo premio poteva anche lasciarglielo.
Così, Sakura si era ritrovata, con le farfalle nello stomaco, ad organizzare una piccola sorpresa per l’uomo dei suoi sogni.
«Oddio Sakura, ma che ti prende? Vino e tovaglia a quadretti? Vuoi davvero portare Sasuke in mezzo ad un prato e fare un picnic?» Ino la osservava sbalordita, trattenendo a stento una risata.
«Insomma, che c’è di male? So che Sasuke è un tipo piuttosto strano, ma ormai ci frequentiamo da un po’, e credo che gli farà piacere trascorrere un po’ di tempo insieme!» Nonostante la sicurezza delle sue parole, un tremolio di incertezza nella voce di Sakura la tradì.
«Sakura, Sakura, credo che ci sarà da divertirsi. Questa sera mi devi assolutamente chiamare e raccontare tutto, intesi?»
«Augurami solo buona fortuna, Ino. Credo di averne bisogno per riuscire ad affrontarlo quando uscirà di casa convinto di andare al lavoro. Non oso immaginare la sua faccia quando mi vedrà arrivare con un cesto da picnic tra le mani.»

Sakura aveva preparato proprio tutto: tovaglia, vino, pomodori ripieni e anche i dolcetti. Sperava con tutto il cuore che Sasuke l’avrebbe seguita senza fare troppe storie. L’avrebbe portato in una piccola radura accanto al villaggio, dove era solita andare da bambina, ed aveva già immaginato loro due seduti all’ombra della Grande Quercia, magari con le gambe penzoloni nel grazioso laghetto accanto.
Incamminandosi verso la casa dell’Uchiha, a Sakura tremavano le gambe per quello che avrebbe voluto dirgli, per i sentimenti che voleva rivelargli, e per i baci che non vedeva l’ora di posare sulle sue labbra. Ed eccola qui, proprio davanti a lei, la porta di casa di Sasuke.
Bussò.
La porta si aprì, Sasuke sapeva che era Sakura, dopotutto ogni mattina lo passava a salutare, portandogli il pranzo.
«Ciao Sakura»
«Sas’ke-kun! Oggi ho una sorpresa per te!»
«
Pomodori?» Sasuke pensò subito al suo piatto preferito.
«Uhm, beh, sì, anche. Insomma, i pomodori te li ho preparati, ma non era questo ciò che intendevo.»
«
Sakura, non posso stare tutto il giorno a tirare ad indovinare. Cosa c’è?»
Sakura si irritò non poco. Voleva solo fare una cosa carina per lui e tutto ciò che si ritrovava davanti era il solito Sasuke scontroso?
«Sas’ke-kun! Non trattarmi con quell’aria da superiore. Oggi farai una cosa che non credo tu abbia mai fatto. Ti lascerai portare in un posto senza fare storie. E non interrompermi! Dunque, ho già parlato con Kakashi e non c’è nessun problema con il lavoro. Oggi starai con me.»
A Sasuke per poco non venne un colpo. Da quando Sakura aveva preso tutta questa confidenza? A volte se la immaginava ancora come la stressante ragazzina che non lo lasciava mai in pace. Ultimamente, invece, si sorprendeva a pensare a lei come una donna attraente. Oggi se la ritrovava davanti con una faccetta irritata e con un ridicolo cestino da picnic tra le mani. Chissà cosa aveva in mente.
«Cosa stai dicendo?»
«Mmh, hai capito bene. Oggi verrai con me. Picnic alla Grande Quercia!»
Se Sasuke avesse avuto ancora in bocca i biscotti della colazione che aveva appena finito di mangiare, sicuramente gli sarebbero andati di traverso. Picnic? Lui e Sakura in un posto isolato? Proprio ora che aveva iniziato a vedere Sakura con un occhio diverso?
«Sas’ke-kun, non fare quella faccia. Ho pensato che è da molto che non ti riposi, sei sempre a lavorare. In più, questa è la mia settimana di ferie dall’ospedale. Ho pensato che avremmo potuto trascorrere una giornata insieme, tutto qui…»
Sasuke sorprese sé stesso, quando, invece di borbottare qualche frase incomprensibile e chiuderle la porta in faccia, si trovò a stento a trattenere un sorriso divertito dinnanzi al viso imbronciato della rosa. Quella ragazza aveva coraggio, se era davvero intenzionata a trascorrere un’intera giornata con lui seduti su una ridicola tovaglietta a quadri.
«Va bene, Sakura. Andiamo.»
Sakura rimase interdetta per qualche secondo. Di certo non si aspettava di convincerlo così facilmente. Troppo semplice! Però, pensò lei, meglio per me.

Si incamminarono. Erano buffi da vedere insieme: Sasuke, che avrebbe dovuto seguire la ragazza, si trovava almeno un paio di passi avanti a lei. Sakura, invece, si trovò a borbottare da sola, su perché mai quel ragazzo dovesse sempre essere così strano.
Sasuke, d’un tratto si voltò verso di lei, con un ghigno stampato sulla faccia, continuando a camminare. Probabilmente l’aveva sentita maledirlo.
«Hai detto qualcosa, fronte spaziosa?»
Il viso di Sakura si tinse di un rosso acceso. Fronte spaziosa? Ma come gli era venuto in mente? Nessuno la chiamava così da anni.
«Ma come ti salta in mente! Se non avessi voluto venire con me, sarebbe bastato dirlo, invece di sfottermi. Mi sembrava che ultimamente avessimo superato l’età delle prese in giro.»
Al che Sasuke fece una cosa strana. Si fermò di colpo, sentendo subito dopo il corpo di Sakura contro la sua schiena. Si girò e abbasso lo sguardo, fino ad incontrare gli immensi occhi verdi di lei.
«Tsk, ma sta’ un po’ zitta.»
Sakura, sempre imbarazzata, stava per rispondergli per le rime, quando sentì il braccio dello strambo Uchiha attorno alle sue spalle.
Camminarono così, e nessuno parlò più, finché non raggiunsero la radura. Sakura non sapeva cosa dire, o cosa fare. Quindi si staccò dallo pseudo-abbraccio del ragazzo e corse a preparare il pic-nic sotto la Grande Quercia.

Sasuke, dal canto suo, sembrava tranquillo. In realtà, era da un po’ che pensava a Sakura come un po’ più di una semplice amica d’infanzia. Da qualche mese, ormai, si era accorto del suo viso, che aveva perso le guance paffute di un tempo, lasciando spazio a lineamenti delicati. Si era accorto delle gambe lunghe e del seno più formoso. Da un po’ aveva anche notato la bellezza di quegli occhi, così verdi, così dolci.
Sasuke era perfettamente a conoscenza dei sentimenti che la ragazza aveva per lui ed ora si era reso conto delle emozioni che lei gli aveva sempre fatto provare, mutate nel tempo. Fastidio, nostalgia, affetto. E ora, era amore forse, quello che provava?
Perciò gli venne naturale, con lei, sedersi su quella ridicola tovaglia a quadri a bere vino, riparati dal sole cocente di luglio.

«Sas’ke-kun, io… Ti ho voluto portare qui per un motivo.» Sakura osservava l’oggetto del suo amore con un timore quasi reverenziale, non sapeva come interpretare il gesto di prima, quel braccio attorno alle sue spalle l’aveva sorpresa non poco. Prese coraggio, in fondo non era più una ragazzina. «Ormai è un anno che sei tornato a casa, qui a Konoha, e so benissimo che sai quello che provo per te. Ti ho aspettato per molto tempo, Sas’ke-kun. E ora ci vediamo ogni giorno. Cosa sono per te?»
Sakura parlò tutto d’un fiato, senza guardarlo negli occhi, si rendeva conto di aver espresso il suo amore in modo del tutto edulcorato, un po’ da bambina. Con un pizzico di audacia, però, si costrinse nuovamente ad alzare lo sguardo verso Sasuke, che era rimasto in silenzio per qualche minuto.
Incrociando i suoi occhi, il ragazzo parlò.
«Sakura, non ti avevo detto di startene un po’ zitta?»

E la baciò.

Inaspettato, fu quello che pensarono entrambi, in un primo momento.
Ma certo, pensarono poi. Sakura e Sasuke. Sasuke e Sakura. Il destino era stato scritto per loro. La distanza che li aveva separati, in un certo senso li aveva uniti.
Il pensiero di Sakura che attraversava villaggi e foreste per lui era stato una certezza, nel corso di tutti questi anni. Sakura c’era sempre stata.
E il pensiero di Sasuke, del bambino che era stato, delle avventure che avevano condiviso, era sempre stato una certezza per lei.

Era chiaro come il sole, per il destino, che presto si sarebbero ritrovati. Ed eccoli qui, l’una appoggiata all’altro, mentre si perdono reciprocamente guardandosi negli occhi, che tanto hanno da dirsi.
Sakura, quella mattina, era partita da casa con un desiderio: parlare con Sasuke, ma parlare davvero, con le parole.
E nemmeno questa volta finirono per usarle, le parole.
Parlarono in un altro modo, un modo nuovo per entrambi, fatto di amore, di sguardi e di baci, sotto il sole cocente di luglio che si rifletteva nel laghetto di fronte, creando giochi di luce mozzafiato, uno spettacolo solo per loro.

 
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Ciao a tutti! Da un po’ mi ronzava in testa un’idea su una SasuSaku un po’ carina e, beh, questo è ciò che ne è uscito! Se avete consigli, critiche o altro, scrivetemi! Mi farebbe super piacere sentire il vostro parere!
   
 
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