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Autore: Wenclair    15/01/2023    1 recensioni
Salve a tutti, sono appena iscritta e non ho mai scritto nulla prima, ma ci tenevo a pubblicare questa storia, perciò siate buoni :)
Mi sono basata ovviamente sulla nuova serie Netflix di Mercoledì e mi sono chiesta :
E se tra Mercoledì e Enid si sviluppasse qualcosa di più di un'amicizia?
I personaggi saranno più o meno tutti quelli della prima stagione, e ci sarà un nuovo anno da affrontare alla Nevermore. Spero vi piaccia.
Genere: Horror, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Enid, Mercoledì
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno alla Nevermore.

 

La limousine dall’aspetto funebre percorreva il viale ciottoloso, dandole gradevoli scossoni alla schiena. Mercoledì poggiò la testa sul sedile di pelle, guardando Lurch intento a guidare con la sua solita espressione assente. Intanto il fratello Pugsley, accanto a lei, era chino su una cesta ricolma di muffin intento a divorarli famelico.

“Fai più rumore di un branco di maiali” le disse col suo solito tono lapidario.

Lui si limitò a sorriderle, mostrando pezzi di muffin tra i denti e riprese a mangiare.

“Mia piccola nuvoletta di pioggia” poteva vedere il volto sorridente e brioso di Gomez riflesso sullo specchietto retrovisore “sei pronta per un altro anno alla Nevermore?”.

Lei guardò fuori dal finestrino, osservando gli alberi che scorrevano lentamente. Le tornarono in mente tutte le scene vissute in quel breve seppur intenso periodo. L’arrivo alla Nevermore, gli omicidi, e i volti dei suoi compagni con cui aveva condiviso quella strana avvventura. Rivedeva Tyler trasformarsi in Hyde, ricordava la propria morte, anche se per non più di qualche secondo. Le passarono davanti agli occhi i volti di Xavier, intento a dipingere le proprie tele. Bianca con cui si era scontrata nella prima prova di scherma. Eugene, quello strano ragazzino che aveva salvato dai bulli. Mentre vagava nei ricordi improvvisamente vide come emergere dalla nebbia una figura minuta correre verso di lei. Con un maglioncino rosa nauseante e una testolina di capelli biondi. Ricordò che non fece nemmeno in tempo a spostarsi che le sue braccia esili la circondarono in una morsa, irritandola non poco. Vide quella testolina bionda e quegli occhi azzurri. 

Enid…perchè mi torna sempre in mente quella creatura così fastidiosa e irritante?

Certo le aveva salvato la vita, anche se era morta già una volta pochi minuti prima, eppure c’era qualcosa in lei che la infastidiva. La sua voce acuta e il suo tono sempre entusiasta per qualsiasi sciocchezza, ma ancora di più la irritava la propria reazione a quell’abbraccio. Fu come se il suo corpo si fosse mosso da solo, e le sue braccia la strinsero con forza, mentre il suo viso si poggiava nell’incavo della spalla della lupa mannara. Quel fastidioso odore di vaniglia e altre dolci amenità che le provocavano l’effetto di un gas lacrimogeno, ma in senso spiacevole.

“Piccola vipera…?” fu la voce di Morticia a destarla dai suoi pensieri.

Si scosse “Un altro anno alla Nevermore…” ripetè fra sè “ho combattuto con un mostro pluriomicida e sono anche stata uccisa. Magari anche quest’anno mi divertirò”.

Lo sguardo andò oltre le spalle di Lurch mentre vedeva i cancelli di ferro della Nevermore spalancarsi all’avvicinarsi della limousine.

 

Enid si svegliò all’ennesimo scossone provocato dal terreno, la macchina era decisamente scomoda. Sentiva la voce della madre come un continuo irritante rumore di fondo mentre suo padre guidava con la solita espressione impassibile.

“Enid tesoro, mi raccomando quest’anno non cacciarti nei guai” le raccomandava col suo solito tono insistente, e cominciò di nuovo con mille raccomandazioni.

Lo sguardo di Enid era perso nel vuoto mentre ripensava all’estate appena trascorsa. La storia avuta con Ajax era durata poco, non sapeva nemmeno spiegarsi perché. Era un ragazzo dolce e affettuoso eppure sentiva che nonostante tutto le mancava qualcosa. Si erano lasciati ma era comunque rimasto un ottimo rapporto di amicizia. Non riusciva a spiegarsi cosa le mancasse, certo le mancavano i suoi compagni della Nevermore, eppure c’era qualcosa che più di tutto le metteva un senso di disagio. Un profondo vuoto allo stomaco, come una fame che non riusciva a placare.

“E mi raccomando, non farti coinvolgere di nuovo in quelle assurde avventure da quella tua compagna di stanza….come di chiama..”

Mercoledì.

I contatti con lei durante l’estate erano stati rari, forse per via del fatto che non fosse così propensa all’uso di social o della tecnologia in generale. In cuor suo sperava si sarebbero riviste, magari anche un solo pomeriggio, ma le sue aspettative furono deluse.

Non potevi aspettarti miracoli, Enid. Ritieniti onorata che ti consideri sua amica…più o meno.

Scacciò quei pensieri quando l’auto oltrepassò i cancelli della Nevermore.

 

Scese guardandosi intorno, frotte di ragazzi e ragazze che portavano le proprie valigie aiutati dai rispettivi genitori. Lurch scese e aprì il portabagagli, scaricando un paio di enormi valigie, compresa quella che conteneva il suo adorato violoncello.

“Ci siamo mio piccolo corvo” Morticia le si avvicinò col suo passo composto, mentre Gomez le teneva la mano, camminando quasi come se fosse un passo di tango.

Mercoledì li guardò entrambi.

Non sono mai stati lontani da quando si sono conosciuti, se non per qualche ora al massimo.

“Mi chiedo cosa succederà quest’anno” Mercoledì volse lo sguardo verso l’imponente edificio della Nevermore “magari morirò di nuovo”.

“So che l’idea è a dir poco eccitante piccola vipera, ma questa volta cerca di restare in vita” le rispose Morticia.

“Mio amore, la nostra nuvoletta di tempesta è qui per fare le sue esperienze” le rispose Gomez baciando la mano della moglie e continuando come al solito lungo il suo braccio affusolato.

Mercoledì li guardò con la solita espressione inorridita “Siete disgustosi, e non in senso buono” si volse verso il maggiordomo “andiamo Lurch, abbiamo delle valigie da portare”.

Lurch rispose con il suo solito verso gutturale caricando l’enorme quantità di bagagli sulle spalle. 

Il rumore di un polpastrello che batteva sul cofano della limousine la fece voltare “No Mano, non mi sono dimenticata di te, non fare l’offeso come al solito”.

Si fece passare da Lurc il proprio zaino e Mano ci saltò dentro agilmente, poi si volse e si avviò verso l’edificio scortata da quello strano gruppo di personaggi che era la sua famiglia.

 

Enid ormai non ascoltava nemmeno più le continue e incessanti chiacchiere e raccomandazioni della madre. Le sistemava fastidiosamente la divisa e i capelli mentre parlava di quanto la sua trasformazione l’anno precedente l’avesse resa felice.

Ora che ci pensava in effetti Enid si era trasformata solo quella volta, forse il suo potere doveva ancora svilupparsi al meglio. Suo padre le aveva spiegato che le forti emozioni aiutavano a sviluppare e controllare la forma da licantropo, bisognava solo avere pazienza. 

“Tuo cugino francis ha due anni meno di te e riesce già a controllare la sua trasformazione” le ricordava la madre con la sua solita delicatezza. tipica di un elefante che entra in una cristalleria.

Una voce alle sue spalle la fece sussultare “Ehi…”.

La giovane si voltò “Ajax…ciao” balbettò vedendo il giovane gorgone.

Si scambiarono un sorriso, misto tra imbarazzo e felicità di rivedersi “Ti vedo bene” disse lui grattandosi la testa “non ci vediamo da…”.

Lei annuì “Già…da quella volta” disse ricordando la sera in cui decise di lasciarlo.

Fu tutto sommato una serata tranquilla, passeggiarono e chiacchierarono tutta la notte. Inizialmente per lui fu un duro colpo, più che altro perché non se lo aspettava, tuttavia capì i sentimenti della ragazza.

Ci fu tra i due qualche minuto di imbarazzo, entrambi cercarono di buttare qualche parola per riempire quel buco nero di silenzio tipico di due ex che si rivedono dopo poco tempo. Tuttavia la situazione durò poco e i due, insieme alla famiglia di lei, si incamminarono verso chiacchierando verso l’edificio della Nevermore.

 

“Ma guarda chi è tornato” il giovane dai capelli lunghi si incamminò verso di lei sorridendo “la stella della Nevermore”

Mercoledì lo fissò col suo sguardo serio “L’unica cosa bella delle stelle è che prima o poi esplodono, Xavier”.

Lui la guardò amichevolmente, l’avrebbe abbracciata ma…beh la conosceva abbastanza bene “Sono felice di rivederti qui”.

Lei si limitò a un movimento di sopracciglio, ma a Xavier bastò a interpretarlo come un saluto caloroso.

“Allora, com’è andata l’estate?” proseguì lui.

Mercoledì alzò le spalle “Soliti passatempi dovresti saperlo, torturare mio fratello sta diventando noioso” si volse verso Xavier come se lo stesse studiando “magari con una nuova cavia potrei trarre più soddisfazione”.

Abituato al suo strano e macabro senso dell’umorismo Xavier rise “Magari prima ci prendiamo un caffè e poi pensi a come torturarmi, ok?”.

Xavier era quello con cui era rimasta più in contatto, tramite quel fastidioso aggeggio che lui le aveva regalato. Nonostante odiasse la tecnologia imparò abbastanza rapidamente a usarlo trovandolo, tutto sommato abbastanza utile. L’estate era trascorsa come al solito, lei che torturava Pugsley, gli allenamenti di scherma con padre, i racconti dei propri incubi con madre.

Incubi…da quanto tempo non ho una visione?

Ora che ci pensava in effetti non le capitò più di avere incubi o visioni dalla fine dell’anno scolastico. Doveva ancora imparare a controllare il proprio potere.

Mentre era immersa nei suoi pensieri Xavier le raccontava di come avesse ripreso la propria relazione con Bianca, informazioni non richieste di cui lui le aveva già parlato per messaggio.

Proprio la sirena si parò davanti ai due “Non faccio in tempo a tornare che già cerchi di rubarmi il ragazzo” disse guardando Mercoledì con aria di sfida.

“Non perdi mai occasione per essere ridicola?” rispose prontamente la giovane Addams.

Bianca ghignò “Ti aspetto domani all’allenamento, cerca di non scappare con la coda fra le gambe” ormai questi scambi di battute, un po’ simili a delle stoccate, erano abitudine tra le due. 

Xavier si avvicinò alla sirena e la bacio dolcemente, provocando un moto di disgusto in Mercoledì “Per favore, già devo subire i miei genitori” li guardò mentre, a qualche metro di distanza da loro erano impegnati nelle loro solite nauseanti smancerie.

I due ragazzi risero e proseguirono lungo la strada, mentre un’entusiasta Eugene li raggiungeva trafelato “Ragazzi! Ehi aspettatemi!” disse raggiugendoli di corsa. Si piegò appoggiando le mani alle ginocchia per prendere fiato.

“Eugene, il tuo entusiasmo è sempre così eccessivo” commentò Mercoledì mentre lo guardava ripredere fiato.

“Anche io…sono felice di rivedervi ragazzi” disse il ragazzo occhialuto rimettendosi in piedi.

Nello stesso momento un altro gruppetto di strani ragazzi si imbatté in loro.

“Ehi ragazzi” disse Ajax “finalmente riuniti eh?”.

Li raggiunse anche una ragazza con un paio di occhiali da sole “Bene…vedo che siamo al completo” disse con un sorriso.

“Yoko!” squittì Enid abbracciandola, le due ragazze avevano un buon rapporto, cominciato in quel periodo in cui lei e Mercoledì avevano avuto quel breve litigio.

Tutti i ragazzi si salutarono amichevolmente tra di loro, scambiandosi battute e raccontandosi qualcosa del loro periodo estivo. Poi lei la vide.

Mercoledì si trovò di fronte la giovane lupa mannara “Enid, ti si vedrebbe lontano un miglio con quel maglione arcobaleno”.

Enid sentì improvvisamente un calore nel petto e il suo viso si allargò con un sorriso ebete.

“Bene, almeno vedo che in una cosa sei migliorata e non mi inondi di chiacchiere…” ma Mercoledì non riuscì a finire la frase che subito Enid la interruppe con un abbraccio.

“Mi sei mancata” le disse.

L’altra si limitò a un rapido movimento di sopracciglia “Deve essere stata un’estate piuttosto noiosa, allora” replicò lei secca, ancora stretta in quella morsa irritante.

Enid la liberò da quella presa infernale “Sei sempre così…” la guardò negli occhi, non sapeva perché ma sentiva il suo cuore accelerare di colpo.

“Psicopatica, sì lo so che sei sempre in vena di complimenti per me” la interruppe l’altra, per evitare la sua solita ondata di parole senza senso. Aveva una parlantina così invadente.

Enid alzò gli occhi al cielo ma era troppo felice di rivederla “Ci siamo sentite poco durante l’estate…ho così tante cose da raccontarti”.

“E io ho così poca voglia di ascoltarle” rispose lapidaria lei, ma fu trascinata dall’altra che la prese sottobraccio inondandola di un fiume di chiacchiere. Le raccontò delle vacanze con i suoi parenti, e della fine della storia con Ajax. Mercoledì ovviamente si perse dopo la prima frase, disinteressata a quelle inutili chiacchiere.

Possibile che abbia sempre così tanto da parlare del nulla?

La guardava ridere, gesticolare con quelle lunghe unghie colorate, scuotere quella testolina bionda e guardare quegli occhi azzurri. Era forse la prima volta che li notava per davvero, riflettevano la poca luce del sole in quella giornata uggiosa, ma sembrava di guardare il mare.

Scosse la testa liberandosi da quegli inutili pensieri “Quindi non stai più con quel fattone?” disse indicando Ajax, che chiacchierava con gli altri, con un cenno del capo.

Lei scosse la testa “No, ci siamo lasciati però siamo in buoni rapporti comunque e..”

“Come vuoi, non mi interessa la questione” la bloccò nuovamente Mercoledì “mi hai già riempito le orecchie di chiacchiere, pensò che me le laverò con l’acido”.

Enid rise di gusto, ormai era abituata alle sue risposte “Allora…saremo compagne di stanza anche questanno…vero?”.

Mercoledì trasse un sospiro “Sei la persona più irritante e fastidiosa che io conosca” la guardò e poi alzò gli occhi al cielo “ma l’idea di dover ricominciare a socializzare con un’altra compagna di stanza mi fa inorridire”.

L’altra sorrise "Lo prendo come un sì” rispose. Nonostante il carattere freddo e distaccato di Mercoledì fosse totalmente opposto al suo, le due avevano legato in maniera molto profonda. Eppure durante l’estate i loro contatti erano stati molto limitati, ma ora che l’aveva rivista sentiva quel senso di vuoto come un lontano ricordo.

“Ehi voi due” Xavier si avvicinò “più tardi andiamo in città a prenderci un caffè, venite con noi?”.

“Preferirei pugnalarmi ripetutamente…” ma Enid questa volta la bloccò.

“Sì certo volentieri” disse sorridendo e saltellando entusiasta “dai non puoi rifiutarti dopo tutto quello che abbiamo passato insieme” disse volgendosi verso un’esasperata Mercoledì, che sbuffò per tutta risposta.

“Preferivo mille volte la compagnia di Crackstone” disse roteando gli occhi.

Gli altri si guardarono rassegnati, era il suo modo per dire sì, ormai lo sapevano bene.

Il pomeriggio trascorse nel solito viavai di bagagli e famiglie, mentre tutti si preoccupavano di mettere le stanze a posto. 

 

Mercoledì sistemò la macchina da scrivere sulla scrivania e vi mise accanto una bella pila di fogli bianchi.

“Perché ti sei fatta sentire così poco?” la voce della compagna di stanza la fece voltare.

Enid le dava le spalle mentre sistemava i suoi innumerevoli, decisamente troppi, abiti multicolore in cui abbondava quell’insopportabile rosa shocking.

“Insomma…mi aspettavo qualcosa di più che una manciata di messaggi” riprese Enid.

“Odio quell’apparecchio infernale” replicò secca lei voltandosi e mettendosi a sedere “l’ho tenuto perché non volevo farmi assillare da Xavier, altrimenti lo avrei già fatto esplodere”.

L’altra sbuffò seccata “Io…lascia perdere, preferisco non litigare il primo giorno del nuovo anno”.

Ma che diavolo le prende? Si interrogò Mercoledì voltandosi nuovamente verso di lei. Bah non mi interessa. E prese a battere a macchina.

“Senti, io vado con gli altri a prendere quel caffè, che fai vieni anche tu?” disse Enid voltandosi verso di lei.

L’altra si limitò a un cenno negativo col capo continuando a scrivere.

Seccata Enid si limitò ad uscire dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle e stringendo i pugni irritata.

Possibile che sia sempre rimasta così…fredda? Dopo tutto quello che abbiamo passato, dio quanto la odio.

 

Era riuscita a scrivere a malapena una frase, poi era rimasta con le mani su quei freddi tasti ma non si muoveva. Sbuffando prese il foglio nella macchina da scrivere e lo accartocciò lanciandolo, mentre Mano provvidenzialmente si adoperava per raccoglierlo e lanciarlo nel cestino. L’appendice si arrampicò sulla scrivania e si fermò accanto a lei battendo l’indice.

“Si può sapere che vuoi?” lo fulminò Mercoledì seccata.

Battendo freneticamente le dita col suo linguaggio, Mano la rimproverò per il suo comportamento. Le disse che non doveva trattare così le persone che le volevano bene, spronandola a raggiungerli.

“Ti sembra che mi interessi la cosa?” lo interruppe “Ho solo voglia di scrivere il mio romanzo, lasciami in pace”.

Il romanzo già. Durante l’estate non era riuscita a scriverne mezza parola, non riuscì mai a concentrarsi come durante il periodo alla Nevermore. Le mancava proprio l’ispirazione, quella scintilla che nel periodo di scuola l’aveva spinta a dedicare almeno un’ora al giorno. Forse era il brivido vissuto in quei giorni, il mistero o forse…

“Al diavolo” disse alzandosi e rivolgendosi verso Mano “andiamo a quello stupido caffè”.

 

Al tavolo tutti ridevano e scherzavano scambiandosi aneddoti e raccontandosi di vacanze e di tutto quello che avevano passato durante l’estate.

Enid continuava a girare da qualche minuto la paletta nel suo cappuccino, carico di una quantità di zucchero quasi letale.

Siamo state in camera e a malapena si è degnata di parlarmi.

“Enid..ci sei?” la scosse la voce di Yoko.

Si destò dai propri pensieri “Eh? S…si scusami”.

“Allora, tua madre ti assilla ancora con la storia della trasformazione?” la riprese Eugene sistemandosi gli occhiali.

Lei annuì “Ovviamente, ma ormai ci sto facendo l’abitudine”.

“Mercoledì non verrà, vero?” disse bruscamente Xavier, visibilmente deluso.

Enid si limitò a fare spallucce “Lo sai, non è cambiata poi così tanto” tornò a fissare la schiuma del suo cappuccino “credo fosse solo l’emozione di quel periodo così burrascoso dell’anno scorso”.

Bianca incrociò le braccia “Cosa vi aspettavate? Lei è fatta così, spero solo che non ci trascini verso la morte anche quest’anno perchè penso di averne più che a sufficienza”.

Xavier fece per riprenderla ma non le vennero le parole giuste per farlo, e forse in fondo Bianca aveva ragione.

“Magari ha solo bisogno di un po’ di tempo per riadattarsi alla Nevermore” commentò bonariamente Eugene.

Bianca sbottò in una risata sarcastica e Xavier stavolta le diede una gomitata “Non capisco per quale motivo tutti le state intorno, è sempre scostante e fredda”.

Furono interrotti dal campanello della porta del locale che risuonò tra il vociare della gente.

Enid sentì un profumo familiare nelle narici.

Crisantemo, more selvatiche e ortiche.

Si voltò e vide una figura minuta, con due trecce di capelli corvini e occhi neri come il carbone fare capolino dall’ingresso e dirigersi sbuffando verso di loro.

Senza che se ne rendesse conto il sorrido della licantropa si allargo e sentì le guance arrossarsi “Sei arrivata” le disse.

Mercoledì guardò quel gruppo di strani ragazzi che la osservavano sorpresi, evidentemente nessuno si aspettava il suo arrivo.

Prese una sedia e si sedette “Che avete da guardare? Non volevate che venissi qui per questo stupido caffè?” disse come per togliersi quei fastidiosi sguardi di dosso.

 

“E così c’è un nuovo preside?” domandò Yoko.

Eugene annuì “Sì, anche se credo si tratti di una sostituzione temporanea”.

Mercoledì alzò lo sguardo verso il ronzatore “Si sa qualcosa in proposito?”.

“Beh, le mie madri lo conoscono” proseguì Eugene “pare che sia un…normale” disse tentennando sull’ultima parola.

Bianca sbuffò sarcastica “Un normale a dirigere una scuola di reietti? Che assurdità”.

“Magari è una persona a posto” rispose il ragazzo “insomma, dicono che sia un esperto e conosca bene noi…”.

“Come la Tornhill?” lo interruppe Mercoledì con tono freddo “Che sciocchezze, mi costa ammetterlo ma per una volta mi trovo d’accordo con te” disse indicando Bianca con lo sguardo, che ghignò compiaciuta.

“Non ci resta che conoscerlo e scoprirlo” ribatté Xavier, cercando di tenere un tono ottimista.

“Riderei se solo la cosa mi fosse possibile" lo freddò prontamente Mercoledì “abbiamo visto tutti come ci trattano i normali”.

“Pare che sia anche esperto di occulto” continuò Eugene e aggiunse con tono entusiasta “ci pensate? Un normale che potrebbe conoscere persino la magia…”.

“Appunto, mi torna in mente la Tornhill con…” Mercoledì si bloccò, le costava tanto forse troppo pronunciare quel nome “comunque lo terrò d’occhio”.

“Sì fai come vuoi” disse Bianca “basta che ci lasci fuori da…beh qualsiasi cosa tu ti metta in testa di fare”.

Enid guardava Mercoledì, la guardava sorseggiare la sua tazza di disgustoso caffè nero e amaro. Poi i loro sguardi si incontrarono per una frazione di secondo, quegli occhi neri come il carbone la fecero sussultare. Lei reagì distogliendo immediatamente lo sguardo.

“E tu Enid, che ne pensi?” le domandò Yoko “Sei stranamente silenziosa oggi”.

In effetti da quando si erano seduti aveva spiccicato ben poche parole, e la cosa per una logorroica come lei era davvero inusuale.

“Io ecco” rispose lei schiarendosi la voce “non saprei…forse sono d’accordo con Eugene”.

Mercoledì alzò gli occhi al cielo senza risponderle “non dovremmo essere così prevenuti come loro” proseguì la ragazza.

“Ecco grazie” la sostenne Eugene “visto? Dobbiamo fare capire ai normali che possiamo ancora fidarci di loro”.

“Però” riprese Xavier “anche Mercoledì ha ragione. Sarebbe meglio tenere gli occhi aperti”.

Mercoledì fissò la sua tazza di caffè scuro “Magari si rivelerà interessante questo ritorno alla Nevermore”.



 
   
 
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