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Autore: musa07    18/01/2023    3 recensioni
[Kuroo][Time!Skip]
"- Vai in un bar e rimorchia qualcuno. -
- Yaku, sei… serio? - quell’ultima parola Tetsurou la trovò dopo aver fatto un rapido check tra le diverse opzioni[...]
- Sì ovviamente. Mi fai venir l’ansia a guardarti in queste condizioni. - affondò il coltello nella piaga Yaku, rimanendo seduto sullo sgabellino nella zona relax del settimo piano, continuando a sorseggiare il suo the che, nonostante fosse delle macchinette, tutto sommato era di buona qualità e non brodaglia non meglio precisata.
- “In queste condizioni” quali esattamente? - rise Tetsurou[...]
- Miserevoli, Kuroo. - rispose Morisuke, mettendoci il carico da novanta, dopo avergli lanciato una eloquente occhiata, che lo aveva scandagliato dall’alto in basso.
- Mi-miserevoli? - scoppiò a ridere, incredulo[...]
- E andare in un bar a rimorchiare qualcuno, secondo te dovrebbe aiutarmi a non avere più delle condizioni miserevoli? -
- Certo, è la panacea di tutti i mali. È una questione di chimica, Tetsurou. E mi sembra che tu la chimica la conoscessi molto bene. Devi fare fondo, Tetsu. -[...]"
Ovvero: i consigli non richiesti degli amici
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Morisuke Yaku, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seconda storia con il prompt
Vai in un bar e rimorchia qualcuno!”
(La prima è questa:
Se non ora, quando?)

 

 

Chi soffre è una preda di tutti

 

- Vai in un bar e rimorchia qualcuno. -

- Yaku, sei… serio? - quell’ultima parola Tetsurou la trovò dopo aver fatto un rapido check tra le diverse opzioni.
Era lì con il suo bicchiere di caffè tra le dita, bicchiere che fermò a mezz’aria, guardando incuriosito l’amico, che era andato a recuperarlo al lavoro. 
Essendo ancora periodo di vacanze, l’azienda era pressoché deserta e quindi Kuroo non aveva avuto problemi a farlo salire, dato che Yaku era arrivato prima del previsto per il loro appuntamento. Sarebbero andati a cena fuori, approfittando del fatto che il libero si trovasse a Tokyo per qualche giorno.

- Sì ovviamente. Mi fai venir l’ansia a guardarti in queste condizioni. - affondò il coltello nella piaga Yaku, rimanendo seduto sullo sgabellino nella zona relax del settimo piano, continuando a sorseggiare il suo the che, nonostante fosse delle macchinette, tutto sommato era di buona qualità e non brodaglia non meglio precisata.
- “In queste condizioni” quali esattamente? - rise Tetsurou, allargando le braccia, cercando di attirare nuovamente l’attenzione dell’amico il quale, invece, era indubbiamente più interessato a guardare l’enorme cartellone pubblicitario tridimensionale dello stabile di fronte.
Ai tempi del Liceo, soprattutto del primo anno, Yaku gliene aveva dette di tutti i colori ma non lo aveva mai... commiserato in quel modo. Sì, commiserato era proprio la parola giusta, ciò che leggeva negli occhi dell’amico.
Attese quindi, Tetsurou, pazientemente. Incrociando ora le braccia al petto dopo aver inserito la cravatta nel piccolo taschino della camicia immacolata.
- Miserevoli, Kuroo. - rispose Morisuke, mettendoci il carico da novanta, dopo avergli lanciato una eloquente occhiata, che lo aveva scandagliato dall’alto in basso.
- Mi-miserevoli? - scoppiò a ridere, incredulo.

Ok, non se la stava passando benissimo in quell’ultimo periodo era vero ma di solito lui era sempre stato bravo a dissimulare e, sopratutto, a non farsi sgamare dagli altri. Ed ora era bastato che Morisuke, che non lo vedeva da mesi, lo mettesse di fronte alla spietata verità. Che era semplicemente una… 
- Sì, miserevoli. - pensò di specificare nuovamente il libero, roteando il bicchiere per smuovere i rimasugli sul fondo prima di finirlo con una lunga sorsata che lo lasciò pienamente soddisfatto. E attese.
Si studiarono a vicenda, con Kuroo che si era appoggiato al muro, braccia conserte. Si sfidavano a vedere chi tra i due avrebbe ceduto per primo e spezzato il silenzio. Erano entrambi due ossi duri, testardi e in quel momento non c’era, come ai tempi del Liceo a far da paciere, Kai. 
Tetsurou si passò una mano tra i capelli, un paio di volte, rendendoli un casino ancora più di quello che già erano, segno che durante le ore precedenti avesse compiuto quel gesto più volte. Lentamente portò lo sguardo verso fuori, catturato dallo stesso cartellone in 3D che aveva attirato Yaku fino a qualche istante prima. 

- Scusa, Kenma non si prende cura di te? Non si accorge che… che non stai bene? - si informò Morisuke, prendendola alla larga per capire se le condizioni miserevoli di Kuroo erano dovute da ciò che sospettava. Evitò, per non si sa quale magnanimità, di dire “che sei una merda”
E Tetsurou scoppiò a ridere di gusto.
- Kenma? - rise di nuovo – Accorgersi di ciò che lo circonda? Ma non si accorgerebbe neppure se un giorno mi dovessi presentare da lui con tre gambe al posto di due. -
- Hummm… mi sai che hai ragione. - dovette convenire Yaku, per poi aggiungere – Lo sai che lo stai viziando troppo? Come hai sempre fatto, del resto. Dovresti non presentarti a casa sua per due o tre giorni, giusto per farlo preoccupare per te un attimo. -
- Yaku, non si ricorderebbe neanche di mangiare, figurarsi accorgersi che non mi sono presentato a casa sua per qualche giorno. -  rispose l’ovvio Kuroo.
- Che ingrato. Dovresti lasciarlo morir di fame, tu sei sempre stato troppo buono con lui. -
- E tu, invece, da quando sei peggio di una zitella inacidita? Ah no, scusa: lo sei sempre stato. - rise
- Ah-ha. Intanto di sicuro scopo più di te. -
- Non si direbbe guarda, acido quanto sei. - lo piccò, allargando le labbra nel suo solito ghignetto ma, al contempo, la sua mente, i suoi pensieri avevano preso a galoppare velocemente.
Aveva tanto bisogno, tanta voglia, che qualcuno si prendesse cura di lui. Che per una volta tanto, fosse lui quello da coccolare. Fin da bambino si era assunto quel ruolo di salvatore dell’Umanità. Dietro al suo sorriso, sornione sì ma sempre sincero, che non voleva mai far pesare niente a nessuno si racchiudeva a volte una profonda tristezza, un profondo bisogno di poter esser lui, per una volta tanto, quello che si appoggiava a qualcun altro. Di non essere lui la colonna portante. E Yaku in quel momento gli stava offrendo quella opportunità. Certo in modo a dir poco brutale e spartano, non come intendeva lui, ma se non altro gli stava (in qualche modo. Credeva…) offrendo una spalla.

- E andare in un bar a rimorchiare qualcuno, secondo te dovrebbe aiutarmi a non avere più delle condizioni miserevoli? - 
- Certo, è la panacea di tutti i mali. È una questione di chimica, Tetsurou. E mi sembra che tu la chimica la conoscessi molto bene. Devi fare fondo, Tetsu. -
- Fare… fondo? - perché si stava sentendo suo nonno praticamente di fronte a quei modi di dire di Morisuke.
Il quale, infatti, sollevò gli occhi al cielo palesemente spazientito.
- Sì, prima ti svuoti abbondantemente le palle, poi da qui puoi anche pensare di trovarti una persona per costruirci un rapporto serio. Ma se non fai fondo non puoi aver la mente totalmente libera. -
Tetsurou era palesemente sconcertato. A modo suo il ragionamento di Yaku non faceva una piega, peccato solo che lui non volesse fare fondo. Non ne era capace. Ci aveva provato anche un paio di volte ma la considerava una cosa così miserevole. Il senso di vuoto che lo aveva pervaso quando il lui o il lei della situa se n’era andato ad atto concluso lo aveva lasciato con un amaro in bocca che aveva impiegato giorno per farlo sparire. E il motivo era semplice: perché in quelle persone aveva cercato chi non poteva avere. La persona della quale era innamorato da anni. Patetico, ne era perfettamente consapevole. 
E anche vigliacco, dato che era sempre scappato in qualche modo dall’affrontare con l’oggetto delle sue attenzioni quella verità, quei suoi sentimenti. E molto semplicemente perché aveva paura. Di un rifiuto. Che però, tale paura, gli aveva impedito in quegli anni di andare avanti nella sua vita. Miserevole… aveva proprio ragione Yaku. Ma ora era arrivato ad un punto in cui questi suoi sentimenti, invece che farlo fiorire, gli stavano prosciugando linfa vitale. Perché si accontentava dell’amicizia. E si odiava per questa sua pusillanimità. Per questo suo accontentarsi di ciò che riusciva a raccogliere dall’amicizia di Bokuto.

- Yaku lo sai benissimo che io non sono in grado di portarmi a casa una persona appena conosciuta e farci del sesso insieme. - quasi arrossì, Kuroo.
- Che spreco. - sospirò mestamente Morisuke mentre scuoteva il capo in segno di enorme biasimo – Io non capisco dove ho sbagliato con te… - continuò ad infierire, serissimo, mentre Tetsurou accettava la filippica dell’amico con il solito ghignetto stampato in faccia.
- Ok, riformuliamo – Yaku saltò giù dallo sgabello e si piantò davanti all’altro a gambe larghe – Vai in un bar e conosci qualcuno, così alla seconda, terza volta, può anche sfogarti per bene carnalmente parlando. -
A nulla valse la protesta di Kuroo, elargita con un sonoro sospiro, che fece accendere ancora di più in Morisuke la faccia di biasimo.
- Tu hai la materia prima ma non sai proprio come sfruttarla. Ok, andiamo. -
- Dove? - andò in panico Tetsurou. 
- Al bar! A rimorchiare. - quasi urlò, Morisuke, mentre si infilava il giaccone e lanciava a Kuroo il suo.
- No senti, guarda… conoscendomi forse per me è più semplice se gli scrivo un messaggio per vederci e dirgli ciò che provo per lui. -
L’inarcamento del sopracciglio sinistro di Yaku fu più che eloquente.
- Kuroo non l’hai fatto per tutti questi anni, cosa ti spinge a farlo proprio ora? - domandò sospettoso. Non si fidava. Pensava che fosse una mossa, neanche così tanto astuta, per farlo desistere dal suo proposito.
- Perché se uno dei miei più cari amici, dopo mesi che non mi vede, mi dice che ho un aspetto miserevole, vuol dire che sono messo proprio male. - rise ma lentamente il sorriso gli abbandonò le labbra. Era vero: era messo proprio male. E stava così male per quei suoi sentimenti nascosti che era arrivato al punto in cui confessare al suo miglior amico, al suo Bro, i suoi sentimenti gli avrebbe di sicuro procurato meno dolore. Almeno si sarebbe tolto il pensiero. Sentirsi magari rifiutare l’avrebbe levato da quel limbo che era peggio di doversi mettere l’anima in pace e riprendere il tasto “play” della sua vita. Perché stare così (così male), così in sospeso, era come stare in uno di quei sogni dai quali non riesci a svegliarti e che si ripetono all’infinito.
Fu questo quello che disse a Yaku. Fu questo quello che ammise ad alta voce per la prima volta. E ne venne travolto dalla disarmante semplicità.

Yaku lo studiò attentamente. Tetsurou poteva raccontarla agli altri, anche a se stesso magari, ma non a lui. E quello che Morisuke vide in quegli occhi era la sincerità.
Lanciò il proprio bicchierino di carta dopo averlo accartocciato con una perfetta parabola verso il cestino della raccolta differenziata.
- Sì, ma al bar andiamo lo stesso. - proruppe mentre si infilava nuovamente il giaccone, pronto a sfidare il vento gelido e sferzante che gli aspettava fuori.
- Ok. Ma non a rimorchiare. -
- Che noioso che sei. E voglio leggere il messaggio che gli scriverai prima di inviarglielo.
- Sei proprio un piccolo despota, lo sai? - rise Kuroo, sentendosi indubbiamente più sollevato, come se si fosse tolto un enorme peso ma opsone, aveva proprio usato le parole sbagliate.
- Piccolo…? - digrignò tra i denti Morisuke, con chiaro intento omicida negli occhi.


Fine… ? (forse...)

 

   
 
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