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Autore: susiguci    20/01/2023    6 recensioni
Dal testo:
[...Era sdraiato sulla schiena su un vecchio tavolo malandato che oscillava pericolosamente ad ogni movimento. Aveva la testa che pendeva all'infuori di esso.
Sopra di lui Artù incombeva, meravigliosamente, baciandolo su collo, petto e spalle, anche perché in quel momento il principe non riusciva a raggiungere la bocca di Merlino.
Per farlo avrebbe rischiato di fare cadere entrambi...]
[...la camicia del principe era stata aperta, slegando i lacci incrociati sul petto il più possibile, mentre a Merlino la camicia era stata strappata deliberatamente da quel barbaro di Artù. Se non fosse stata la cosa più eccitante che qualcuno gli avesse fatto fino a quel momento, forse Merlino si sarebbe infuriato con lui...]
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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POV: Merlino

Parole: 4078



 

Is it better to break the friendzone or stay friends?











 



Merlino buttò la testa all'indietro ancora di più chiudendo gli occhi. Non aveva mai provato un'emozione così forte. Si sentiva come se fosse schiacciato da un grosso peso e contemporaneamente gli sembrava di essere sollevato in aria come se levitasse per magia. Aprì un occhio. No, per fortuna non stava volando: la sua magia si stava comportando bene e continuava a rimanere indifferente allo scombussolamento interiore del ragazzo.

Era sdraiato sulla schiena su un vecchio tavolo malandato che oscillava pericolosamente ad ogni movimento. Aveva la testa che pendeva all'infuori di esso. Sopra di lui Artù incombeva, meravigliosamente, baciandolo su collo, petto e spalle, anche perché in quel momento il principe non riusciva a raggiungere la bocca di Merlino. Per farlo avrebbe rischiato di fare cadere entrambi.

Non era quindi Artù il peso che sentiva addosso perché il giovane reale rimaneva sollevato a quattro zampe, su di lui. Probabilmente era il senso di colpa, l'idea del peccato, la paura per ciò che stava succedendo, l'unico peso che lo opprimeva.

Non poteva non pensare però, a quanto tutto sembrasse così giusto al suo corpo, desideroso di quello dell'altro da tanto tempo.
Il respiro di entrambi era accelerato.

Erano vestiti. Giusto un po' spiegazzati e slacciati sul torace. O meglio, la camicia del principe era stata aperta, slegando i lacci incrociati sul petto il più possibile, mentre a Merlino la camicia era stata strappata deliberatamente da quel barbaro di Artù. Se non fosse stata la cosa più eccitante che qualcuno gli avesse fatto fino a quel momento, forse Merlino si sarebbe infuriato con lui.

Questo perché c'era stato un momento di frenesia, poi Artù era salito 'in cattedra' e aveva rallentato. Merlino era convinto che si stesse divertendo un mondo a vederlo così sottomesso e supplicante. Non che supplicasse a parole: aveva ancora un briciolo di dignità per quello. Ma temeva che il suo atteggiamento così arrendevole fosse chiaro all'altro.


Merlino, ormai sedotto fino al midollo, cercava a stento di mantenere un minimo di lucidità: era combattuto tra il lasciarsi andare o ritirarsi prima che fosse troppo tardi. Se fosse andato avanti in quella che sapeva essere una pazzia, non sarebbe potuto più tornare indietro. E il problema non era tanto per lui, quanto per il principe, al quale piacevano le donne, almeno fino a cinque minuti prima. Gli venne il dubbio che qualcuno avesse drogato Artù o che un goblin dispettoso si fosse impadronito del corpo del futuro re. Forse erano tutte scuse per giustificare il suo padrone. E lui che giustificazione aveva? Solo una. Era perdutamente innamorato di Artù, dalla seconda volta che l'aveva incontrato. Sì, perché il primo giorno, il giovane reale si era comportato da bullo presuntuoso e arrogante sia nei suoi confronti che in quelli di un altro giovane servitore e Merlino l'aveva odiato.


Com'erano arrivati a quel momento?


Poco prima Merlino era stato svegliato da un Artù furioso. "Ecco cosa fai invece di pulire! Dormi! È così che fai ciò ti chiedo? Dovevi solo pulire la scuderia…"

Merlino era ancora poco lucido e si era ritrovato con della cacca di cavallo attaccata a un lato del volto. 

"Almeno guarda dove metti la faccia, se decidi di dormire nelle scuderie."

Artù inzuppò uno straccio in un secchio di acqua e glielo lanciò sul viso, bagnandolo un po' dappertutto.

Il servitore tolse il grosso degli escrementi con lo straccio, facendo la stessa espressione disgustata che leggeva in volto ad Artù, poi si chinò sul secchio e si lavò la faccia accuratamente, asciugandosi il viso con il foulard, che si era appena tolto dal collo. Poi guardò il principe.

"Credo che qualcuno mi abbia fatto un incantesimo… "

Artù rise con profondo sarcasmo. "Vuoi sapere chi è che ti ha fatto un incantesimo? Il vino della taverna. È da ieri che sei sparito e so bene che sei stato là"

Merlino sentì montargli dentro una gran rabbia. Era uscito per sventare  con la magia una congiura ai danni del regno di Camelot.

"Siete fuori strada, mio signore. Io non sono mai andato alla taverna, se non con voi. Vi siete fissato con questa storia e non so perché…"

"Gaius!"

"Gaius se l'è inventato sul momento, forse per coprirmi. E ve l'avrà detto due volte al massimo "

"E perché doveva coprirti?" strinse gli occhi il principe.

Merlino ebbe un momento di incertezza.

"Non lo so. Avrà pensato anche lui che preferissi fare qualcos'altro, trascurando i miei doveri. Anche se non era così!"

"Magari ha pensato che ti stessi intrattenendo con qualche ragazza… ad esempio in un fienile o in una scuderia come questa… Perché non dirmelo allora?" disse Artù sorridendo e Merlino non capì se fosse un sorriso sincero o per prenderlo in giro. Il sovrano continuò "In fondo io non credo che tu vada alla taverna solo per bere…"

"Cosa intendete?"

"Credo sia normale, anzi giusto che ti guardi intorno! Quanti anni hai? Ventidue, ventitré? Un uomo deve trovare l'occasione di sfogarsi un po'!"

Merlino strabuzzò gli occhi. Artù non gli aveva mai parlato in questo modo.

"Però avresti potuto invitarmi! Sarebbe piaciuto anche a me, incontrare qualche bella fanciulla!"

"Le popolane non fanno per voi. Poi...non vi bastano tutte quelle che avete avuto in questi anni?"

"Di cosa stai parlando?"

"Sto parlando delle nobildonne di Camelot, che visitano il vostro letto. E anche delle loro figlie. Pensate non mi sia accorto di niente? Sapeste a quante signore ho indicato la vostra camera! E per la cronaca, lo sanno tutti. Anche Gwen. Per questo si è licenziata e non fa più la serva per vostra sorella."

Artù si fece pensieroso.

"Sono un uomo anch'io Merlino. E sono un principe!"

"Quindi a voi è permesso molto più che agli altri?" disse Merlino con voce tremante di gelosia.

"Ognuno fa ciò che può con ciò che ha!"

"Beh, io no!" disse alzando la testa.

"Come mai? Non sei poi così brutto!"

Merlino sospirò. "Non è quello che voglio!"

"E cosa vuoi? Dimmelo!"

Merlino fece un passo indietro e distolse lo sguardo da Artù. Era una buona domanda. 'Cosa voglio io?' Non osava ancora pensarlo, ma lo sapeva bene.

"Voglio fare bene il mio lavoro per voi, ma sembra che non sia mai sufficiente!"

"Non sto parlando di lavoro. Parlo di amore!"

"Non ho tempo! Mi interessano più altre cose, ormai!"

"Possibile? Mi sa che Gaius sia più moderno di te!"

"Scusate, Artù, ma sono fatti privati!"

"Credevo che io e te fossimo amici!"

"Certo, lo siamo, … nella misura in cui un servo può essere amico di un principe e viceversa!"

Artù si sentì offeso. "Dio, Merlino! Io non l'ho mai intesa così. Ho sempre creduto che la nostra amicizia trascendesse tutto il resto."

"Capisco, ma comprenderete che …

"È colpa tua" gridò Artù. "Mandi segnali contrastanti in ogni cosa, e crei fraintendimenti, dubbi e problemi. Poi ti chiedi come mai ti considero un enigma!"

"Avrei da fare, adesso, Artù. Devo pulire la stalla…" disse Merlino guardandosi intorno.

"Ormai… lascia stare per oggi! E poi ne hai già pulita metà con la tua faccia. Guarda che ho capito che è una scusa per evitare l'argomento!"

Merlino lo guardò come se al principe fosse spuntato un corno in fronte.

"E va bene! Ho un segreto, anzi due! Ma sono segreti e voglio che rimangano tali!"

"Se ti ordinassi di rivelarmeli?" fece Artù imperioso.

"Lo fareste?"

"Io posso fare quello che voglio!"

"Non ve li direi lo stesso… sono cose solo mie!"

"E se ti dicessi che anch'io custodisco un segreto nel mio cuore?"

"Buon per voi!"

"Non vorresti saperlo?"

"No"

"E perché?"

"Non posso assolutamente rispondere a questa domanda. Vi arrabbiereste con me!"

"Pretendo la tua sincerità!"

Merlino inspirò a fondo. "Non voglio sapere il vostro segreto semplicemente perché non esiste. È un trucco per sapere i fatti miei! Voi non avete nessun segreto!"

"Come osi?" alzò il tono Artù.

"Sapevo che sareste andato in escandescenze."

"Per forza. Non capisci niente! Io ce l'ho un segreto e anche bello grosso! Se solo tu sapessi qual è rimarresti di sasso!"

"E comunque non m'interessa!"

"È partito tutto dalle nobildonne che hanno frequentato il mio talamo… come hai detto tu!"

 

Merlino sentì lo stomaco contrarsi dolorosamente. Gli avrebbe volentieri fatto cadere una trave del tetto sulla testa, con l'aiuto della magia, ma sarebbe stato come scrivere la parola fine alla sua vita.

"Non erano all'altezza delle vostre aspettative?" chiese Merlino acido.

"Sì … No!"

"Siete molto chiaro!" disse il servitore con una smorfia della bocca.

"Se ho cambiato donna così spesso in effetti è perché non sono riuscito a trovare ciò che volevo…"

"Non mi stupisco. Siete incontentabile! Il mio consiglio è di provarle tutte. Prima o poi incontrerete la vostra metà" e nel dire questo il servo si piantò le unghie nei palmi delle mani, per il nervoso.

"Lo dici ma non lo pensi…"

Merlino non ribatté. Rischiava di dire più di quanto aveva già fatto.

 

"Si può sapere cos'hai contro Cedric?"

"Lui è … un manipolatore, un ruffiano, un leccapiedi. Vuole il mio posto e sta facendo di tutto per mettermi in cattiva luce ai vostri occhi. Ma voi non ve ne accorgete neppure. Non fidatevi di lui, maestà!"

"Sei geloso di lui?" 

"No, non lo sono. Perché dovrei?"

"Perché lui è tutto ciò che tu non sei. Rispettoso, ossequioso, onorato di servirmi… mentre tu…" 

"Mentre io?" Ripeté Merlino sempre più amareggiato.

"Tu sei irriguardoso, irriverente, irritante… e impedito"

"Ma è questo il motivo per cui vi piaccio … nel senso che, sì, non sono molto bravo come servo, lo so, ma io sono quello di cui avete bisogno per stare bene. Perché vi sentite a vostro agio con me. Perché con me potete smettere i panni del principe perfetto e comportarvi come un ragazzo qualunque. Perché avete fiducia in me e sapete che darei la mia vita per voi. E il modo informale con cui vi tratto mi è sempre venuto naturale: non c'è mai stata alcuna macchinazione da parte mia!"

Artù si mise a ridere. 

Merlino lo guardò e disse: "E poi io sono più bello!"

"E questo cosa c'entra?"

"Un valletto reale deve avere una bella presenza, per non fare sfigurare Vostra maestá."

"Non sei mica la mia regina… non è necessario, credo!"

"E va bene! Era tanto per dire!" sbuffò sorridendo il servo.

"Io non ho mai detto di volerti sostituire con Cedric…"

"Ma è quello che sembra a me!"

"Allora hai torto, come sempre"

"Bene! Dimostratemelo, allora! Mandatelo via!"

"Non potreste lavorare tutte e due per me?"

Merlino stava per impazzire. "No! Perché lui con le sue moine, vi servirebbe i pasti, vi seguirebbe durante il bagno e la vestizione. Farebbe quindi solo i compiti più gradevoli. Mentre a me toccherebbe lavare i panni e pulire le scuderie. Vi incrocerei a malapena. E non lo sopporterei…"

"Lo farò mandare via!"

"Sul serio?" Merlino era incredulo e felice. E si avvicinò ad Artù.

"Sul serio!" rispose il principe. 

Merlino quasi corse verso il padrone appoggiandosi con le mani alle sue spalle e fece qualche saltello, urlando di gioia. Al che Artù lo imitò e saltellò insieme al servo con grida di gioia.

Merlino indietreggiò con il sorriso più grande sul viso un po' arrossato.

"E … quando lo farete?"

"Appena lo incontro. Licenziato in tronco per personale in esubero!"

 

Merlino allungò di nuovo le braccia verso di lui, ma si fermò a mezz'aria, per poi riportare le braccia lungo i fianchi con aria contrita. 

"Che stai facendo?" chiese l'altro.

"Nulla, maestà. Dimenticavo che non gradite gli abbracci!"

"Da dove ti viene quest'idea? Mi piacciono gli abbracci!"

"Non i miei, di certo! Vi ricordate di quella volta in cui per sbaglio ho creduto che voleste abbracciarmi e voi mi allontanaste scandalizzato?"

Artù scoppiò a ridere, tanto da non riuscire a parlare.

 

Quando si riprese sorrise. "Diciamo così: per metà era uno scherzo, per l'altra metà invece … penso ci fosse un po' di imbarazzo."

"Imbarazzo, voi? Però quella volta, non vi siete vergognato, quando mi avete issato in spalla, come un sacco di fagioli, nonostante vi chiedessi di mettermi giù!"

"Che avrei dovuto fare? Lasciarti lì nel bosco, solo e ferito, in balia dei sassoni? E per quanto riguarda gli abbracci, ricorderai quella volta in cui ti ho avvolto con vero affetto, dopo giorni che nessuno ti ritrovava più?

Eri completamente ricoperto di fango…"

 

Merlino non ricordava niente. Morgana gli aveva messo uno schifoso 'fomorroh' sotto pelle alla base della nuca, per avere il controllo della sua mente e fargli uccidere Artù. Gaius e Gwen glielo avevano raccontato: erano stati loro a impedirgli che lo uccidesse. Oltre al fatto di essere una frana come assassino.

Artù continuò: "Sembrava che ti fossi rotolato nel fango come un porcellino, ma ero talmente sollevato che ti ho abbracciato, senza nemmeno farci caso. Quando ritornammo, tutti ti salutarono con pacche sulle spalle o prendendoti il viso tra le mani, facendo attenzione a non sporcarsi altro, oltre alle mani. Poi hanno visto l'impronta di fango sulla mia armatura, e sul mio viso e hanno fatto due più due ..."

"E la cosa naturalmente vi scocciò."

"No, affatto. La trovai anzi molto divertente, forse perché ero felice. Ma è solo per dirti a che punto era arrivato pur di abbracciarti."

"Purtroppo non ricordo. Forse ero ancora scioccato."

"Ma se avevi un sorriso gigante quando ti vidi? In pratica si vedeva solo quello!"

"Mi dispiace ma, per quanto mi riguarda … non ricordo abbracci da parte vostra… "

Artù si fermò un attimo, poi in due passi lo raggiunse e lo cinse con le braccia stringendolo forte. Merlino non se l'aspettava e provò a sgusciare sotto le braccia di Artù. Era molto più che a disagio.

Artù però non lo lasciò scappare e lo strinse ancora più forte.

"Maestá…io…non" lottò sempre più debolmente Merlino, fino a fermarsi. Poi avvinto da quel moto di affetto, si arrese appoggiando leggermente le mani sulla schiena di Artù e rimasero così per qualche secondo.

 

"Ora sei soddisfatto?" gli chiese Artù sorridente.

"Sì! È molto bello abbracciare un tronco!" disse Merlino con ironia.

Artù stava per offendersi ma capì e si guardò: indossava l'armatura. "Mi aiuteresti a toglierla?"

"Qui? Ora?" domandò Merlino con gli occhi aperti per lo stupore. Aveva solo fatto una battuta…

"Esatto!"

Merlino capì le intenzioni del re e si sentì molto a disagio. Maledizione alla sua lingua lunga.

"Come farò a riportarla al castello, dopo? Pesa troppo!" Era una scusa. Un tentativo di fare desistere Artù dal suo proposito.

"Ti aiuterò io. Non temere!"

Merlino si portò sul retro del principe e cominciò con calma ad aprire tutte le parti dell'armatura, mentre Artù cominciava a togliere le parti davanti, quelle che riusciva da solo. 

Infine si tolse anche la casacca che indossava sotto l'armatura e buttò tutto in un mucchio sulla paglia. 

"Ora va molto meglio" disse Arthur. "Oggi è un caldo…"

Merlin cominciò a raccogliere i pezzi dell'armatura da terra.

"Scusa, ma cosa stai facendo?" chiese il re. "Perché pensi che me la sia tolta?"

Merlin non lo guardava, mentre piegava con cura la casacca del re senza dire niente. "Non vieni a prendere l'abbraccio dal tuo, ora uomo e non più tronco?"

Fu un momento difficile per Merlino ma capì che non si sarebbe salvato.

Scosse la testa sorridendo e andò velocemente ad abbracciare Artù che aveva già le braccia aperte per accoglierlo. 

Artù lo strinse in un forte abbracciò virile, come quelli che riservava talvolta ai cavalieri. Merlino ricambiò l'abbraccio in modo simile. Quando il servo fece per staccarsi, Artù non si mosse e Merlino si sentì improvvisamente in trappola e fragile come non mai. 'È stato un bellissimo abbraccio. Perché vuoi rovinarlo?' disse al principe, nella sua testa.

Artù però lo sorprese ancora una volta, smise di trattenerlo e gli accarezzò la schiena con carezze lente e dolci. E scie di brividi percorsero tutto il corpo di Merlino. Ma qualcosa andò storto. Nella sua mente ebbe un ricordo di Artù che issava Mordred in alto con le braccia, tenendolo per le gambe, mentre lo portava in trionfo. Merlino non si era mai fidato di quel ragazzo, anche se quando questi era ancora un bambino, si era fatto impietosire dalla sua sorte. Ma oltre a non fidarsi era geloso di lui, come mai era successo in vita sua. 

Sgusciò velocemente fuori dalle mani di Artù. "Che succede?" chiese il principe contrariato. "Perché fai così, adesso?"

"Non ho fatto niente. È stato un abbraccio molto bello, Arthur, ma stava diventando… troppo intimo…" disse il valletto, stupendo persino per se stesso per tanto ardire.

"E... è sbagliato?"

"Perdonatemi ma, sì, il troppo stroppia, come sempre. Almeno per me. So che voi siete abituato con … gli altri. Ma per me è più che sufficiente, grazie!"

"Di quali 'altri' parli?"

"I vostri cavalieri, ad esempio: Gwaine, Percival,... Mordred…"

Un'illuminazione colse Artù che sorridendo si avvicinò al servo.

"Credevo fossi geloso delle ragazze e di Cedric anche se per motivi diversi...ma non di Mordred…"

"Io non sono geloso, Artù. Sono solo protettivo nei vostri riguardi. È solo che con il 'traffico' che avete sotto le lenzuola la gente parla…"

"Non sei mai stato uno che bada a ciò che dice la gente… e comunque non so cosa avrebbero da dire… ho mesi di arretrati in quel senso!" confessò Artù.

"Davvero? E perché?"

"Come ti ho detto sono un po' stufo … e vorrei capire una cosa…"

"Come ad esempio, quanto potete resistere senza impazzire?" ridacchiò Merlino. 

"Ridi pure ma non è facile. Non so come tu faccia a resistere senza mai fare niente!"

"Niente di eroico, mio signore. Voi come fate?"

Artù arrossì, ma riuscì a rispondere. “Come te, credo...”

"E quanti sarebbero esattamente tutti questi mesi di astinenza?"

"Due e mezzo!"

"Beh, consolatevi. Io da almeno nove mesi!"

"Cosa?"

"Dalla festa di mezza estate!"

Artù tacque. Arricciò le sopracciglia e lo guardò come se fosse la prima volta che lo vedesse. Aveva un'aria così delusa.

Merlino deglutì. Cosa aveva detto di così compromettente?

"Credevo che tu fossi più… più…" incespicò Artù.

"Più?"

"Lasciamo stare! Ti aiuto a portare via l'armatura…"

"Eh, no! Un attimo Artù. Stavate per dirmi una cosa e voglio sapere cosa!"

"Niente di importante. Sono io che mi ero fatto delle idee sbagliate su di te! Va tutto bene e adesso andiamo. Comincio ad avere fame!"

"Credevate che io fossi più … puro? L'onesto e leale Merlino che rimane casto per fare felice il suo reale. Ma ad un principe non deve importare della vita amorosa del suo servo. Come un servo non mette mai bocca in quella del suo principe."

"Per fortuna che non ci metti bocca! Mi hai giudicato superficiale, egoista e perverso. Non l'hai detto ma, é come mi hai fatto sentire!"

"Allora siamo pari. Perché è così che il vostro non detto ha fatto sentire anche me."

"Non mi hai mai confidato nulla…" mormorò Artù.

"Lo farò adesso. Ero ubriaco fradicio e ricordo poco di quella sera. Non ne vado fiero per questo non volevo dirlo!"

"Con chi? La conosco?"

"Non lo so" mentì.

"Come si chiamava?"

"Non lo so!"

Merlin non lo sapeva davvero. Sapeva solo che si trattava di uno degli amici di Artù. Uno di quei falsi amici che lo spalleggiavano. Uno di quelli che ridevano quando rideva Artù e si lamentavano quando lo faceva Artù. Uno di quelli che aveva notato proprio quel giorno in cui era giunto a Camelot, quando Artù bullizzava il giovane servo!

 

La sera della festa, mentre Artù flirtava a destra e a manca con più fanciulle, l'amico di Artù gli aveva offerto da bere tante volte, lo aveva fatto divertire, l'aveva corteggiato con un certo stile. Ed era gentile, tanto che Merlino suo malgrado si era sentito lusingato. Quel ragazzo fisicamente gli piaceva. Alto, robusto, con i ricci corti castani e una faccia da schiaffi, che gli si sarebbe potuto schiacciare sopra una noce. Quando lo invitò per una passeggiata accettò. Poi lo spinse in un fienile, lo baciò, lo buttò a terra sormontandolo e … successe. Quel ragazzo l'aveva sedotto, ma non certo violentato. Lì per lì Merlino aveva desiderato che accadesse. Ma il giorno dopo provò ribrezzo per sé stesso. Però era tardi ormai.


"Non lo so! Sai rispondere solo così" urlò Artù.

Merlino sussultò, distogliendosi da quei pensieri.

"Non ci credo per niente che tu non sappia il suo nome!"

"È la verità!"

Artù gli bloccò i polsi con le mani.

"Sei un bugiardo!"

"Lasciatemi!"

"No! Non finché non me lo dici"

"Non vi piacerà. Per favore!"

"È lo stesso!"

"Dovrete mandarmi via… non voglio!"

"Mettimi alla prova Merlin!"

"È un vostro amico. Quello che vi faceva da secondo. Quello che mi offrí da bere la sera della festa e stava seduto vicino a me"

 

Artú lasciò Merlino. E indietreggiò. Sembrava stravolto. Cercava di capire. Merlino con Herbert? Merlino? Non si era mai occupato dei sentimenti di Merlino prima di quel giorno. Herbert? Lo stesso che faceva scommesse con gli altri su chi avrebbe conquistato più donne?

Non se n'era mai accorto.

 

"Herbert. Ora sai il suo nome, se t'interessa!"

"Mi sono pentito di quella sera!"

"E perché? Non ti piacciono gli uomini?"

"Sì, ma non mi piacciono i rapporti mordi e fuggi. Li trovo squallidi e tristi"

"Non l'hai più cercato?"

"No, ma nemmeno lui!”

Merlino diventò ancora più serio. "Mi manderete via?"

"No, almeno che sia tu a volerlo."

"Io vorrei restare… Non dite a nessuno di Herbert. È chiaro che lui tenti di tenerlo nascosto"

"Non glielo dirò! Ma… con le ragazze, invece?"

"Solo qualche bacio sulla labbra!"

"E non ti piaceva?"

"Mi piaceva molto. Penso che i piccoli baci sulle labbra siano teneri e dolci, da chiunque provengano!"

Artù alzò le sopracciglia stupito.

 

"Vi ho deluso? Potete ammetterlo…"

"Deluso da te? Un po' ma solo perché non me l'hai detto. Anche se forse avrei dovuto capirlo da solo!"

"Speravo che non l'avreste mai scoperto, ma oggi con voi non sono riuscito a non dirvelo. Mi dispiace, ma per me è stato liberatorio. Mi sembra già di respirare meglio!"

Si sorrisero.

"Questo era uno dei tuoi segreti?" domandò il principe.

"Sì!"

Artù fece alcuni passi verso Merlino.

"Cosa posso fare per te? Vorrei tanto sapere anche l'altro. Non credi sia il giorno giusto? Non sarà più sorprendente di questo!"

"Oh, sì! Molto più scioccante!"

"Sono curioso da morire! Sono disposto a fare di tutto purché tu me lo dica. Potremmo fare uno patto"

"Che tipo di patto?"

"Dovresti dirlo tu, ma un'idea ce l'avrei…"

Artù fece due passi avanti e Merlino ne fece due indietro fino a raggiungere il muro sporco alle sue spalle. Studiò il viso del principe. 

Merlino credeva di avere capito, ma semplicemente non era possibile. 

 

Si sbagliava.

 

Artù si avvicinò lento ma inesorabile.

"Che intendete fare?"

"Qualche piccolo e tenero bacio. Hai detto che li gradisci!"

 

Non si sbagliava allora!

 

"Ma voi non preferite le ragazze?"

"Hai detto tu che i baci sulle labbra sono piacevoli da ricevere da chiunque e quindi saranno così anche da dare!"

"Fermatevi! Non vi dirò comunque il mio segreto… non sono ancora pronto per dirvelo."

"Peccato. Ma voglio venirti incontro. Me ne hai già detto uno, molto importante per giunta. Quindi se vuoi ti dirò il mio!"

Merlin lo guardò senza parlare.

"Lo prendo per un sì!"

Ormai il viso del re era a pochi centimetri da quello del suo servitore.

"Ho smesso di vedere donne per capire se una persona si sarebbe fatta avanti con me. Chi?”

“Mordred?”

“No”

“Io?”

“Bravo! Perché fai finta di non aver capito niente, allora!”

“Se mi prendete in giro, giuro che mi vendicherò!”

Artù andò a dare i suoi baci ma si ritrovò anche a riceverne tanti dal servo. Continuarono a baciarsi e si abbracciarono. I baci di Artù divennero più profondi e Merlino si arrampicò con le gambe attorno al corpo del principe…


E quindi Merlino si era ritrovato lì su quel tavolo traballante, tra il piacere e la paura.

"Così non riesco a baciarti." Sentì Artù tirarlo per le braccia verso di sé in modo da farlo tornare con la testa sul tavolo. E ricominciarono a baciarsi e ad accarezzarsi.

Merlino si sentì perduto, ma era ciò che voleva!

Il corpo e il cuore di Merlino fecero pace e trovarono un’intesa, fondendosi insieme, come si fondevano il desiderio e i sentimenti, che uniti formavano l’amore. La mente non si unì agli altri due. Aveva ancora grossi dubbi. Doveva rimanere lucida. Aveva il compito di proteggere Merlino, soprattutto se dopo avesse avuto bisogno di lei. Ma in quel momento chiuse gli occhi e finse di addormentarsi.



 

 














 

Ciao. Oneshot very light, che avevo nel cassetto da tanto. Siccome sono indietro con la mia long, ho pensato di pubblicarla.

L'intento non è riuscito. E cioé quello di passare da una grande amicizia tra i due, all'amore, in modo credibile. Senza uscire dal seminato, senza che diventi OoC rispetto alla serie, senza svilire quell'amicizia così profonda. Non credo sia possibile. Non penso di aver letto mai nessuna storia che ci sia riuscita, senza farmi avvertire quel pungolo sgradevole della forzatura. Neanche questa. La sfida é lanciata😄Un abbraccio!!!

 

 

   
 
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