Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: PerseoeAndromeda    24/01/2023    2 recensioni
Anche un piccolo incidente può trasformarsi in una scusa per ridere insieme e pregustare passatempi più intimi.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Cye Mouri, Ryo Sanada
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Fanfic scritta per il writober indetto da Fanwriter.it.
Lista: Pumpink
Prompt: 28. Strappo
Titolo: Piccole emozioni
Fandom: Yoroiden Samurai Troopers
Personaggi: Ryo Sanada, Shin Mouri
Rating: Giallo per qualche riferimento sessuale leggero
Genere: Fluff, romantico, slice of life
 
 
PICCOLE EMOZIONI
 

Il sole era alto nel cielo e i suoi raggi caldissimi giocavano con i riflessi del mare, abbagliando gli occhi e la mente.
Tuttavia, non era solo il sole ad abbagliare Ryo.
C’era qualcos’altro, in quel momento, tra i flutti, qualcun altro che, a tratti, si materializzava come un’apparizione nella pioggia d’oro di acqua e sole.
Per Ryo non esisteva nient’altro e nessun altro nonostante, qua e là, la spiaggia di Hagi fosse punteggiata di sporadiche persone che cercavano un po’ di fresco nell’acqua in quella torrida giornata estiva.
I piedi del guerriero del fuoco erano immersi fino alle caviglie e affondavano nella sabbia morbida di Kikugahama Beach.
Shin era molto più avanti, scompariva e tornava su, permettendo al nakama di contemplarlo in tutto il suo splendore di creatura di mare, la pelle dalla delicata abbronzatura, liscia e resa lucida da tutte quelle goccioline che Ryo invidiava in una maniera insopportabile.
Avrebbe voluto raggiungerlo, ma c’era qualcosa che lo tratteneva: temeva di spezzare l’incantesimo che si era materializzato davanti ai suoi occhi rapiti.
Ma quando, dopo l’ennesimo tuffo, Shin riemerse e agitò il braccio verso l’alto chiamando il suo nome, non resistette.
Spiccò una breve corsetta, quindi si tuffò e, una bracciata dopo l’altra, si trovò accanto a lui, gli balzò addosso e allacciò i loro corpi in una lotta giocosa tra le onde.
Le risate di Shin erano musica e quando Shin era felice, anche Ryo lo era: il buon umore di Shin era contagioso, aveva in sé tutta la bellezza di quel mare che gli apparteneva, Ryo era grato quando Shin era allegro, tutto l’universo appariva più felice.
All’improvviso, tra le risate, risuonò una nota stonata, un’esclamazione di dolore e Shin si aggrappò a lui con maggior forza, a cercare un appiglio.
Ryo lo abbracciò, lo spavento lo colse ancor prima di capire cosa fosse accaduto.
“Cosa c’è?!”.
Shin fece leva con le mani sulle sue spalle, per tentare di sollevarsi, ma non ebbe successo e ottenne solo di ricadere addosso a Ryo che, barcollando per tenersi in equilibrio nell’acqua, accolse tutto il suo peso.
“Uno strappo” fu la risposta sofferente del guerriero dell’acqua.
“Vieni, torniamo a riva”.
Ryo gli mise un braccio intorno alla vita, per aiutarlo a uscire dall’acqua ma, come Shin tentò di muovere il primo passo, i suoi bei lineamenti si deformarono in una smorfia di dolore:
“È in un brutto posto, maledizione!”.
Ryo arricciò il naso, rifletté per un istante, poi colse del tutto di sorpresa Shin sollevandolo tra le braccia:
“Reggiti a me”.
“Ryo… ce la faccio da solo… pian piano…”.
“Vorrà dire che così saremo più veloci”.
Shin sapeva che era inutile insistere e, dopo qualche istante, venne depositato sulla sabbia, con una delicatezza e una cura come se Ryo stesse maneggiando, più che un giovane guerriero, una delle ceramiche che quel guerriero plasmava con le sue abili dita.
Nonostante le attenzioni del nakama ogni movimento strappava, irrimediabilmente, moti di sofferenza: si portò le mani all’altezza dell’inguine, il punto da cui si diramavano le fitte.
“Fa vedere” lo invitò Ryo, infilando con dolcezza le mani tra le sue.
“È proprio qui” indicò Shin, nel punto in cui la coscia e il pube si incontravano.
Ryo si trovò a deglutire suo malgrado: sapeva che non era il momento di pensare a certe cose, ma quando le sue dita sfiorarono quel punto, facendosi strada sotto i pantaloncini da bagno al di sotto dei quali incontrò solo la pelle nuda, dovette respirare a fondo.
“Qu-qui?” mormorò con voce incerta, mentre le sue dita sfiorarono un po’ della morbida peluria del pube e frammenti di pelle che di solito toccava per altri motivi.
Quando sollevò lo sguardo verso il nakama, trovò il suo viso in fiamme, i denti affondati nel labbro inferiore e l’evidente lotta tra il dolore fisico e qualcos’altro.
“Fa… molto male, Shin-chan?”.
“Sì… cioè no… cioè…”.
Ryo deglutì ancora: era adorabile in una maniera che gli faceva girare la testa e, quando era imbarazzato, quel suo essere adorabile superava i livelli di guardia.
Anche Ryo era imbarazzato, soprattutto perché, quando riportò l’attenzione verso il basso, laddove avrebbe dovuto prendersi cura dell’infortunio di Shin, notò che sotto quei pantaloncini, che lasciavano poco all’immaginazione, stava accadendo qualcosa.
“Scusa” pigolò Shin, rintanando la testa tra le spalle.
Ryo si portò una mano alla fronte, a scostare un ciuffo ribelle, fingendo un’aria distratta, senza troppo successo:
“Non devi scusarti…”.
Anche perché lui non era certo in condizioni migliori.
Non potevano farci nulla, non resistevano l’uno all’altro ed entrambi erano ricettivi e sensibili a determinati stimoli se si trattava di uno dei nakama: le dita di Ryo avevano appena sfiorato Shin in quel punto pericoloso e, dolore o non dolore, il suo fisico aveva avuto una reazione immediata.
Shin si mosse un poco e tanto bastò per strappargli un urletto.
Ryo gli fu subito addosso.
“Stai fermo, pesciolino, adesso mettiamo un po’ di ghiaccio e…”.
“Ryo, però…”.
“Sì?”.
“Forse è meglio se… se andiamo dentro a… a curarmi. Che ne dici?”.
Il guerriero del fuoco stropicciò le labbra: se non fosse stato dispiaciuto per l’incidente occorso a Shin sarebbe scoppiato a ridere e, anche così, non era facile trattenersi.
“Mi sa che hai ragione”.
Lo raccolse di nuovo tra le braccia ed entrambi si sforzarono di ignorare quello che i loro corpi comunicavano.
“Cerca di resistere…” borbottò Ryo caricandoselo in spalla, impossibilitato a non notare, contro la sua schiena, ciò che accadeva tra le gambe di Shin.
“Al dolore?”.
“Non proprio… quando saremo arrivati lasciati curare, dopo potremo fare quello che vorremo”.
Lo disse con tono così serio che seguì un attimo di silenzio.
Poi, dapprima una lieve risatina, infine uno scoppio di ilarità della vocina deliziosa di Shin e anche Ryo non resse più: le loro risate li accompagnarono finché varcarono la soglia di casa.
 
 
 
 
   
 
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