Genere:
romantico
Tipo:
one shot
Personaggi:
Rintaro Suna, Osamu Miya
Coppia:
yaoi
Rating:
PG-13, verde
Avvertimenti:
fluff
PoV: terza persona
Spoiler:
sì, nella quarta stagione
Disclaimers:
i personaggi non sono miei, ma di Haruichi
Furudate. I personaggi e
gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Era oggi?
Quel pomeriggio
inoltrato era freddo e ventoso, il coach li radunò e salirono tutti sul pullman
in un rassegnato silenzio.
Erano tutti stanchi,
ma soprattutto abbattuti. Nessuno di loro credeva che sarebbero stati eliminati
così presto e che di conseguenza sarebbero tornati a casa così in fretta.
I due gemelli Miya si
sedettero al solito posto: Atsumu vicino al finestrino e Osamu nel posto del
corridoio. Il moro prese un respiro profondo guardando il resto della squadra
sistemarsi sui sedili dopo aver riposto gli zaini nelle cappelliere, vide Suna
prendere posto nel sedile opposto al suo, anche lui come tutti loro, aveva uno
sguardo cupo e avvilito. Osamu chiuse gli occhi tanto valeva dormire: il
viaggio di ritorno era parecchio lungo e la stanchezza della partita gli era
crollata pesantemente addosso e non aveva vogli di rimuginare sulla partita.
Si sistemò meglio sul
sedile corrugando la fronte, però era da quella mattina aveva qualcosa in testa
di importante ma non riusciva a ricordare e più ci pensava e più la sensazione
di aver dimenticato qualcosa di importante gli serrava la mente. Cercò di
concentrarsi sul proprio respiro era inutile, non riusciva ad afferrare quel pensiero
e la cosa lo infastidiva parecchio.
Suo fratello, a quanto
pareva, non aveva intenzione di lasciarlo in pace, continuò a chiamarlo finché
non gli rivolse la sua attenzione, perché voleva a tutti i costi analizzare gli
errori che avevano fatto in partita.
“Non ne ho voglia
adesso, Tsumu” sbuffò stanco “Lo faremo con gli altri
alla riunione in palestra” borbottò sistemandosi meglio sul sedile, il mezzo
era partito e l’autista aveva spento le luci di cortesia facendoli piombare nella
penombra.
“Ho fatto sicuramente
meno errori di te” attaccò l’altro non dandosi per vinto
“Ma non dire
cazzate…” sbottò con un ghigno.
“Le mie alzate erano
perfette” aggiunse risentito, era indubbio che avessero fatto delle belle
giocate, avevano tirato fuori un paio di azioni azzardate, ma efficaci, ma Osamu
non aveva voglia di dare soddisfazioni al gemello.
“Ma piantala la
perfezione è un’altra cosa” rimbrottò, Atsumu gli si poggiò contro continuando
a lagnarsi, così Osamu gli passò la mano intorno alla spalle accarezzandogli
piano i capelli e la base della nuca; era un modo tutto suo per dirgli che
comunque era stato bravo e che non era solo colpa sua se avevano perso, sapeva
che se lo ignorava e non gli dava appigli si sarebbe quietato e zittito ed
infatti dopo un po’ il silenzio calò sull’autobus.
Osamu non poté fare a
meno di volgere il capo, fermandosi ad osservare Suna che fissava il paesaggio
scuro fuori dal finestrino, aveva un’aria davvero infelice e stanca.
Solitamente passava il tempo a guardare video o scrivere sui social, ma non quel
giorno. Era un segnale negativo pure quello.
Osamu sospiro l’ennesima
volta.
“La smetti di sospirare”
brontolò il fratello inarcando un sopracciglio
“La smetti di rompere
le palle” lo apostrofò duramente.
Atsumu si sistemò
meglio posandogli la testa sulla spalla “Perché non glielo dici, così ti togli
il pensiero” bisbigliò direttamente nel suo orecchio, come risposta ottenere l’ennesimo
sospiro profondo.
L’Inarizaki
era tra le favorite, tutti loro credano di restarci più a lungo ai nazionali, Osamu
aveva anche un altro obbiettivo oltre che vincere le competizioni, trascorrere
più tempo a stretto contatto con Rintaro e magari
finalmente confessagli quello che provava per lui, ma i suoi piani erano stati
stravolti e lui doveva riorganizzare il suo intento.
Erano in viaggio da
un po’ e il quieto dondolare del veicolo, il tepore e il buio aveva fatto
assopire tutti quanti. Atsumu aveva condiviso gli auricolari con lui e stavano
ascoltando un po’ di musica e nel farlo si era appisolato e aveva lasciato
cadere il telefono in grembo al gemello. Osamu lo prese e prima di metterlo nel
portaoggetti fu catturato da un particolare: la data.
“Cazzo” sibilò a
denti stretti ecco cos’era che si era dimenticato, che tutti loro si erano scordati
troppo presi dalla partita imminente prima e dalla schiacciante sconfitta dopo,
era proprio oggi, beh fino a mezzanotte era ancora in tempo.
“Che c’è?” si lamentò
Atsumu sollevandosi e sfregandosi un occhio con la mano.
“Guarda” sussurrò
indicando la data.
L’alzatore scrollò le
spalle senza capire… “Venticinque gennaio?”
Osamu fece cenno con
la testa verso il loro compagno di squadra dall’altro lato del corridoio
Atsumu spalancò gli
occhi consapevole aprì la bocca per parlare, ma il fratello gli posò la mano
sulla bocca scuotendo il capo, portandosi l’indice dell’altra mano alle labbra.
Osamu si alzò e si
sedette nel posto vuoto accanto a Suna e quando questi aprì gli occhi chiese: “Posso
sedermi?”
“Certo” rispose
sbadigliando.
“Hai giocato bene
oggi” iniziò lo schiacciatore non sapendo come rompere il ghiaccio.
“Non abbastanza a quanto
pare” borbottò l’altro scrollando le spalle.
Il silenzio calò nuovamente
tra loro, il pulmino fece una curva un po’ lunga e Suna finì contro Osamu
poggiando la testa sulla spalla del compagno di squadra.
“Scusa…”
“Fa nulla sta pure”
sussurrò Osamu il cuore aveva preso a battergli impazzito nel petto.
Rintaro si rilassò sospirando piano era davvero stanco ma non
riusciva ad addormentarsi, troppo triste per l’inaspettata sconfitta; era
convinto che avrebbe trascorso la serata festeggiando la vittoria e il suo
compleanno.
Sbuffò infastidito
nessuno dei suoi compagni di squadra gli aveva fatto gli auguri. Nessuno. Prima
perché troppo eccitati per la partita e dopo troppo amareggiati e tristi.
Nemmeno Osamu se ne
era ricordato e questo lo infastidiva parecchio, si rendeva conto che era
sciocco e puerile ma non poteva farci niente. Però ora si era seduto accanto a
lui e sentiva uno strano rimescolio nello stomaco. Osamu rimase immobile per
lunghi momenti, il silenzio del pullman era assoluto, si avvertiva solo il
rumore costante del veicolo, ogni tanto il suono di notifica di qualche cellulare
dimenticato in tasca, non sapeva cosa dire o cosa fare, chiuse gli occhi
beandosi del profumo dei capelli di Suna, posati contro la sua guancia, senza rendersene
quasi conto coprì con la propria mano quella di Rintaro
abbandonata sul sedile tra loro.
Sentì il compagno di
squadra irrigidirsi e Osamu si diede mentalmente dello stupido, ma prima di
poter allontanare la mano, Suna girò la sua e intrecciò le loro dita.
Sollevando la testa osservando per un lungo momento le loro mani unite, quindi
spostò i suoi occhi chiari in quelli di Osamu, che posò la fronte sulla sua.
“Buon compleanno, Rin” sussurrò ed era troppo buio, ma Osamu poteva dire che
gli occhi di Suna si erano spalancati.
“Grazie” sussurrò
“Credevo te ne fossi dimenticato” mormorò facendosi indietro, ma Osamu gli posò
la mano sulla guancia tiepida, catturato dal movimento delle sue labbra.
“Sì, lo ammetto, me
ne ero dimenticato, troppo preso dalla partita”
Vide lo sguardo di Rintaro tremolare “Come posso farmi perdonare?” mormorò piano
lo schiacciatore.
“Non lo so” rispose,
erano così vicini che i loro respiri si mescolavano.
Forse fu una buca
nell’asfalto, o si mossero insieme, ma le loro labbra collimarono in un lieve
bacio.
La guancia di Suna sotto
il suo palmo si era fatta bollente, avrebbe tanto voluto che ci fosse un po’
più luce per poterlo vedere.
Fronte contro fronte,
con gli occhi chiusi, ascoltavano i loro respiri.
“Questo è un bel modo
di farsi perdonare” mormorò Rintaro le sue labbra fioravano
quelle di Osamu che vi posò ancora le proprie.
“Era tanto che volevo
farlo” confessò, lo sentì sorridere. “Non me lo dimenticherò più, te lo
prometto”
Atsumu fissava la
schiena del fratello, sorridendo dolcemente era proprio contento per quei due. Finalmente
il suo gemello si era deciso.
“Ragazzi siete
svegli!” esclamò Atsumu e la sua voce nel silenzio del pullman si sentì forte e
chiara.
Osamu e Rintaro si allontanarono di scatto e lo schiacciatore
scagliò un’occhiataccia al gemello che sorrideva beffardo.
Il richiamo del
numero sette aveva destato il resto della squadra che aveva risposto un
laconico sì.
“Pronti allora… tanti
auguri a te…” intonò Atsumu seguito ben presto dal resto della squadra.
Osamu teneva ancora la
mano di Rintaro che gliela strinse forte, quindi si
volse verso il gemello che agitò il cellulare davanti a sé, aveva messaggiato
con il resto del gruppo per fare gli auguri tutti insieme a Suna, doveva
ammetterlo suo fratello riusciva sempre a fare qualcosa di buono per lui
Quando la canzone si
estinse, tutti applaudirono e a turno fecero gli auguri a Rintaro.
“Scusaci Suna, avremmo
dovuto farteli questa mattina” si scusò Kita a nome di tutti.
“Non importa, lo capisco
e grazie a tutti” disse Suna con un sorriso era visibilmente commosso “Fate
schifo a cantare, comunque”
“Ehi siamo il club di
pallavolo, non quello di canto!!!” sbottò Aran ridendo trascinando con sé tutti
i suoi compagni.
Nel giro di poco la
quiete e il silenzio tornò nel pullman, Suna osservava il viso quieto di Osamu
accostato al suo, gli stringeva ancora la mano. Si sporse un po’ Atsumu ronfava
a bocca aperta contro il finestrino.
I gemelli Miya lo
stupivano sempre, tornò ad accostarsi a Osamu che riaprì gli occhi, ma li
richiuse subito quando la bocca di Suna si posò nuovamente sulla sua, lo
schiacciatore schiuse le labbra e timidamente Rintaro
le superò con la lingua cercando e giocando con la sua, rendendo il bacio più
profondo, lasciandoli entrambi senza fiato.
Si fecero indietro
ricordandosi dove si trovavano, Osamu lo spinse contro il finestrino e gli posò
la testa sul petto, chiudendo gli occhi stanco, facendosi cullare dal battito
del cuore di Rintaro, il quale prese ad accarezzargli
pigro i capelli, chiudendo gli occhi a sua volta e sulle sue labbra si disegnò
un sorrido felice.
Era con i suoi amici
e compagni di squadra, aveva appena baciato il ragazzo che gli piaceva da un
sacco di tempo non poteva desiderare niente di meglio per quel compleanno.
Schioccò la lingua ricordandosi che avevano perso contro il Karasuno, se
avessero vinto sarebbe stato meglio, ma a quanto pareva doveva accontentarsi e
lo avrebbe fatto e con quei pensieri e con il corpo di Samu
contro il suo si addormentò.
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Note dell’autrice
Eccomi qui con una storiella per il
compleanno di Suna, una shottina senza pretese.
Grazie a chi è giunto fino a qui e ha
voglia di dire la sua.
A presto
Bombay