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Autore: Nao Yoshikawa    31/01/2023    8 recensioni
Doveva essere un semplice appuntamento per San Valentino. Ma quando mai le cose per Yor e Loid sono state semplice?
Loid le porse il mazzo di orchidee, conscio di quanto si fosse messo a rischio. Farsi conoscere voleva dire farlo completamente, rivelarle tutto, della sua storia, del suo lavoro, mettere a repentaglio anche la fiducia e il rapporto che stavano costruendo. E la stessa cosa pensò Yor. Erano così difficili, i sentimenti. Eppure Yor non riuscì a dire no.
«Anche a me piacerebbe, Loid» singhiozzò, commossa.
«Non volevo farti piangere» disse lui sorridendo. Pensò che gli sarebbe piaciuto asciugare quella lacrima con un dito. E poi baciare la sua guancia umida. Ma cosa gli stava succedendo? Da quando era diventato uno sciocco sentimentale?

Questa storia partecipa alla Valentine's Day Challenge indetta dal forum Siate Curiosi Sempre
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loid Forger/Twilight, Yor Briar/Thorn Princess
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Conoscimi

Yor Forger – nata Briar – alle volte faticava a non ascoltare le chiacchiere delle sue colleghe. Era bello e dolceamaro sentirle parlare della propria vita amorosa e familiare. Solo in un secondo momento la donna ritornava in sé, ricordandosi che dopotutto sia il suo matrimonio che la sua famiglia fossero solo di facciata. C’erano momenti in cui era inevitabile dimenticarsene, specie quando si avvicinavano ricorrenze come San Valentino. La festa di tutti gli innamorati, il giorno in cui si scambiavano regali, fiori, cioccolatini e promesse. Sicario o meno, Yor rimaneva una donna dal cuore dolce e dall’animo romantico. Non le sarebbe dispiaciuto festeggiare in qualche modo, ma non aveva il coraggio di rivelarlo a Loid. Lui avrebbe potuto pensare che lei fosse emotivamente coinvolta, quando la prima regola era non farsi coinvolgere.
E Yor non si sarebbe fatta coinvolgere, a costo di farsi violenza. Ma rimaneva un’ardua impresa camminare per le strade e vedere negozi e pasticcerie che esponevano merci e cibi per l’occorrenza: dalle bellissime rose, al cioccolato pregiato, ai morbidi peluche. Non le sarebbe dispiaciuto ricevere un mazzo di fiori, lo trovava un gesto galante e dolce. Ma nessun uomo le aveva mai fatto un dono del genere (eccezion fatta per Yuri).
Quando Yor era tornata a casa, aveva trovata Anya accoccolata accanto a Bond a guardare i cartoni in TV. E trovò ovviamente Loid, sempre elegante e cortese come solo lui sapeva essere. Oh, ma quando aveva iniziato a guardarlo in quel modo e ad arrossire? Sperava sempre che lui non se ne accorgesse. Ma ora più che mai era difficile fingere. Forse era un pensiero sciocco per una donna adulta, ma anche lei voleva vivere una serata da sogno, fosse anche solo per finta. Se la finzione era tutto ciò a cui poteva ambire… si sarebbe accontentata.
Ma non riusciva nemmeno a spiaccicare una parola!
«Yor, ti senti bene? Hai il viso tutto rosso, non è che ti è salita la febbre?» le domandò Loid.
Yor avrebbe preferito morire piuttosto che rivelare ciò a cui stava pensando. Ma era davvero così assurdo che una coppia sposata volesse festeggiare San Valentino? Loid avrebbe capito.
«Ho solo preso un po’ di freddo, sto bene!» esclamò, agitandosi più del dovuto. «È stata una giornata molto lunga a lavoro. Però abbiamo chiacchierato un sacco. Molte mie colleghe domani saranno impegnate con i loro fidanzati e mariti.»
Cercò di essere più naturale possibile, mentre si toglieva la sciarpa e il cappotto. Modificò la realtà, non gli avrebbe detto che in realtà lei aveva più ascoltato che chiacchierato (perché dopotutto non è che ci fosse molto da raccontare).
«Ah, giusto. Domani è San Valentino» si rese conto Loid.
Anya, ad un tratto incuriosita, si fece attenta. I pensieri dei suoi genitori erano forti e chiari.
Me n’ero quasi dimenticato. Forse dovrei organizzare qualcosa con lei? Sarebbe sospetto se non facessimo qualcosa insieme, e la gente in questo condominio parla già troppo!
 
Oh, come gli faccio capire che vorrei tanto passare una serata con lui senza che pensi che sono pazza d’amore? Non è certo così!
 
La bambina alzò gli occhi al cielo. Possibile che gli adulti rendessero tutto così complicato? I suoi genitori poi erano proprio bravi in questo.
«E-eh, già» disse Yor, in tono più acuto del solito. Calò un certo imbarazzo tra i due. Loid era sempre bravo a prendere la situazione in mano. Ma chissà perché, se si trattava di Yor, diventava sempre un po’ imbranato.
«Oh, insomma» borbottò Anya, annoiata. «Mamma vuole che papà la inviti per un appuntamento super specialissimo!»
Come al solito, loro figlia sembrava essere capace di leggere loro nel pensiero.
E di metterli in imbarazzo.
«N-non è così! Cioè… sì, anche» balbettò Yor. «Ma non deve essere per forza. So che sei molto impegnato e poi è solo una festa e…»
«In realtà stavo per chiederti di uscire. Per un… appuntamento.»
Sei un bugiardo, Loid. Non sapevi nemmeno come mettere due parole in fila, fino a poco fa.
Yor si sentì accaldata. Per una coppia sposata un’uscita insieme non avrebbe dovuto essere niente di che, ma per lei, per loro rappresentava un’occasione più unica che rara.
«E io accetto!» esclamò con enfasi. Già se la vedeva, la sua serata perfetta. Romanticismo, fiori e… chissà, forse una dichiarazione d’amore?
Non illuderti, Yor. Sei un sicario, non una ragazzina! Se lui però mi guarda in quel modo, diventa difficile anche solo pensare.
Anya si mise a ridere.
«Mamma e papà fanno pucci pucci.»
Per l’appunto. Anya era sempre bravissima a metterli in imbarazzo.
 
 
Yor ci aveva impiegato un’ora per scegliere che vestito indossare. Nonostante avessero organizzato il tutto all’ultimo minuto, Loid era riuscito a trovare posto in un ristorante elegante e tranquillo, vicino casa loro. Per l’occasione Yor si era truccata e aveva acconciato i capelli ed era stata a lungo indecisa se indossare un abito rosso scollato (e se risultassi troppo volgare?) o uno nero aderente (e se anche così risultassi volgare?). Aveva perfino chiesto ad Anya, la quale aveva scelto quello rosso.
«Ti sta bene! A pa’ girerà la testa, se ti vesti così» ridacchiò lei.
«… Anya, penso tu sia un po’ troppo giovane per dire certe cose.»
Ma alla fine si era fidata del suo giudizio e, doveva ammetterlo anche a costo di apparire presuntuosa, ma in quel vestito rosso ci stava benissimo. Chissà se Loid le aveva regalato dei fiori quello stesso colore?
Per ultimo indossò gli orecchini e poi raggiunse suo marito, che l’aspettava in salotto.
Loid non era uno che si sorprendeva con facilità, ma quando vide sua moglie in quel vestito rosso, per qualche istante gli mancò l’aria. Non si era mai soffermato a osservare Yor in quel modo. Era raggiante, ma anche molto sensuale (e non sapeva di esserlo).
«A-ah, pa’ è arrossito!» gridò Anya indicandolo.
«Non è affatto vero» borbottò Loid, effettivamente arrossendo. «Stai… benissimo, Yor.»
Stai benissimo non bastava. Lei era bellissima. Sua moglie sorrise.
«Ti ringrazio! Anche tu stai molto bene. Allora Anya, fai la brava con Franky, noi non faremo tardi.»
Anya fece spallucce. Quei due avevano davvero bisogno di passare del tempo da soli come una coppia!
 
Loid non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, il che non era un bene. Aveva accettato di festeggiare San Valentino con lei perché gli sembrava la scelta più sensata. Erano sposati, dopotutto. Ma ora si sentiva fin troppo coinvolto da lei. Dove lo teneva nascosto Yor quel fascino?
Si sedettero in macchina. L’atmosfera era strana. Non sgradevole, piuttosto calda. Adesso che si trovavano in uno spazio ristretto, si rendeva conto che Yor aveva un buonissimo profumo. Era nuovo, non gliel’aveva mai sentito addosso. E poi Loid starnutì.
«Ops. Stai bene?» chiese Yor. «Ti sei raffreddato?»
«Eh? No, sto bene. Però mi pizzica il naso.»
E un altro starnuto. E un altro ancora. Ma quelli non erano certo starnuti da raffreddore, sembravano più quelli di una reazione allergica. Loid lo capì subito, ma evitò di dirlo per non offenderla. Ma anche Yor intuì subito quale potesse essere il problema.
«Non dirmi che è il mio profumo! Oh, no. Mi dispiace tanto… lo avevo comprato per l’occasione. Guarda, adesso salirò su a casa e cercherò di coprirlo.»
«No.»
Loid si era mosso in automatico. Con la mano le stava stringendo il braccio in una morsa delicata, ma anche un po’ possessiva. Yor lo osservò con curiosità, forse aspettativa.
«Voglio dire… non è necessario. Basterà tenere il finestrino abbassato, mi passerà» la rassicurò. Yor si acquietò sul sedile. Un inizio un po’ goffo, doveva ammetterlo. Ma la serata era ancora lunga…
 
Il ristorante che Loid aveva prenotato era davvero elegante, tranquillo e sofisticato. Yor temeva di fare brutte figure, la sola idea le pesava più del solito. Era già andata in bagno più vote per ritoccarsi il trucco, ci teneva ad essere carina. Dopo il terzo ritocco però si era detto che poteva essere abbastanza. Così se ne torno al tavolo, dove suo marito l’aspettava. Loid, dal canto suo, non aveva smesso di starnutire. Avvertiva un certo formicolio al naso, oltre che al bruciore agli occhi. Una vita senza reazioni allergiche, ed ecco che gli capitava proprio nella serata meno indicata. Forse un antistaminico lo avrebbe aiutato, ma non ne aveva a portata di mano…
Mentre pensava ad una soluzione, Yor tornò dal bagno, accomodandosi.
«Loid, hai già ordinato? Ci sono dei piatti che sembrano deliziosi.»
Loid rimase zitto. Yor si era ritoccata il trucco, ma aveva esagerato con il fondotinta: adesso sembrava che avesse una maschera sul viso. Un effetto sgradito che non ebbe però il coraggio di farle notare.
«Umh… non ho ancora ordinato niente. Etciù»
Non guardarla in modo insistente o strano. Non è il caso di rendere la situazione imbarazzante. Diamine, possibile che una serata fuori sia così complicata?
«Oh, Loid. Forse saremmo dovuti passare da una farmacia. E se soffocassi? Oh, no! Non me lo potrei mai perdonare!» si agitò Yor.
Loid però, tranquillo e controllato come sempre, si limitò a versare del vino nei calici.
«Non soffocherò di certo, stai tranquilla. Piuttosto, proporrei un brindisi a questa serata.»
Rasserenata, Yor brindò e poi bevve volentieri. Era consapevole di non reggere l’alcol, ma quel vino era così buono e corposo che ne bevve un secondo bicchiere. Quando poi Loid si voltò per chiederle qualcosa, si accorse che sua moglie aveva il viso arrossato e gli occhi lucidi.
«… Ti prego, non dirmi che sei ubriaca» sussurrò, rassegnato.
«Ubriaca? N-no! Mi sento solo un po’ brilla. Mi sembrava un peccato non bere quel vino così pregiato. Però, ora che ci penso, vorrei ordinare un dolce.»
«Un dolce? Ma devono ancora portarci il secondo. Yor…»
Loid fu costretto a zittirsi. Eccoli di nuovo, gli occhi che bruciavano. E in più, era arrivata anche la tosse. Intanto Yor aveva chiamato il cameriere e non aveva potuto fare a meno di notare come quest’ultimo la guardasse in modo strano. E si offese.
«P-perché mi guarda così? Non è molto cortese. Loid, difendimi.»
«Mi dispiace, ma… sono un po’ occupato adesso…» a non morire, avrebbe voluto aggiungere. Forse alla fine avrebbe davvero rischiato di soffocare.
Fu allora che Yor, osservando il suo riflesso nel cucchiaio, si rese conto dell’orribile mascherone di fondotinta sul suo viso. E cacciò fuori un urlo per l’imbarazzo, mentre Loid, ancora seduto, era in preda ad una tosse convulsa.
 
«Non posso credere che siamo stati cacciati. Che onta…»
Le urla di Yor e la sua aria morente avevano attirato gli sguardi infastiditi degli altri commensali. Ragion per cui il direttore li aveva cortesemente invitati ad andarsene. Yor si strofinò un occhio. Adesso almeno aveva il viso pulito. Ma la testa le girava ancora e si sentiva stordita dall’alcol.
«Loid, senti… ci hanno cacciato per colpa mia?» domandò Yor dispiaciuta.
«Non importa» sospirò lui. «Forse era un posto un po’ troppo elegante. Possiamo andare da un’altra parte, al chiuso, visto che fa freddo.»
Il gelo era pungente, strano che non avesse ancora nevicato. Yor annuì, rassegnata. Aveva oramai fallito nel suo proposito di non combinare guai. S’incamminò accanto a lui, quando sentì uno spiacevole crack e per poco non cadde: uno dei suoi tacchi si era spezzato.
«Oh! M-ma… le mie scarpe» piagnucolò. «Ma possibile che succedano tutte a me? Sono un disastro.»
Loid si inginocchiò. Era più ben disposto, visto che l’aria fresca stava giovando alla sua allergia. Le sfiorò la caviglia e prese il tacco rotto.
«Credo si possa aggiustare. Ma una cosa è certa: in queste condizioni non puoi camminare.»
Yor era arrossita nel vederlo inginocchiarsi e nel sentirlo sfiorarla così.
«M-ma l’auto dista un po’ da qui» balbettò. Loid non stava forse pensando di…?
«Col tuo permesso, Yor.»
Non posso credere di star facendo una cosa tanto imbarazzante, ma non vedo molta scelta.
La prese tra le braccia e la sollevò. Yor sentì il cuore balzarle fuori dal petto.
«A-aspetta, non è necessario! Posso camminare! E… e poi… non voglio che ti stanchi!»
Quello di certo non lo aveva messo in conto. Ma doveva ammettere che era piacevole stargli così vicino.
«In realtà sei leggera come una piuma» ammise Loid.
Non capitava spesso che lui e Yor si ritrovassero così vicini. Sulla carta potevano anche risultare sposati, ma in realtà era rarissimo anche solo sfiorarsi. A che sarebbe servito farsi coinvolgere? Non era questo ciò che una spia doveva fare.
La condusse in silenzio in auto e Yor quasi si dispiacque quando arrivarono. Se fosse stata un po’ più brilla, di sicuro l’avrebbe baciato. E invece, perché doveva essere ancora così lucida?
«Beh. Cosa potremmo fare?» domandò Loid. Era stato un ingenuo a non pensare ad un piano B, ma non aveva previsto che la serata prendesse quella piega. E una spia di solito analizzava tutti i possibili scenari. Era la presenza di Yor a renderlo così meno presente a sé stesso. Quella sera poi lo aveva inebriato del tutto.
«… A me andrebbe bene anche solo stare qui con te a chiacchierare» sussurrò Yor. Lo sguardo basso e di nuovo quell’inconsapevole fascino. Loid ebbe l’impressione che l’auto si fosse ristretta tutt’ad un tratto. Per quanto gli costasse ammetterlo, rimaneva pur sempre un essere umano.
«Va bene. Mi spiace, forse non era quello che avevi in mente.»
«Non devi scusarti!» esclamò Yor. «Io con te ci sto bene, davvero!»
Lo guardò negli occhi, la mano poggiata sul seno scoperto. Una vocina nella sua testa le diceva buttati, ma il solo pensarci le provocava atroci capogiri. Ora che ci faceva caso, girava tutto per davvero. Non si era nemmeno accorta che Loid era arrossito (e non era solo per l’irritazione attorno al naso che gli era rimasta dopo l’attacco di allergia).
«Io… non so che cosa dire… grazie e…» anche io con te ci sto bene. Forse anche troppo.
Yor aveva immaginato tante volte quanto dovesse essere bello baciarlo, era uno dei suoi segreti. Voleva spegnere il cervello, chiudere gli occhi e avvicinare le labbra alle sue. E lo fece, ma poi una sgradevole sensazione di acidità allo stomaco la fece desistere. E si chinò, rimettendo gran parte della cena e schivando per poco Loid. Quest’ultimo rimase immobile qualche istante prima di realizzare quanto successo.
 
Peggio di così non poteva andare, pensò Yor. Aveva raggiunto l’apoteosi, quella sera. A cosa serviva avere un bel vestito se poi si era goffe come un elefante in una cristalleria? Adesso che aveva rimesso, si sentiva un po’ meglio. Ma era anche più lucida e questo peggiorava le cose.
«… Sono davvero mortificata» sussurrò Yor, con lo sguardo chino. Loid aveva davvero una pazienza invidiabile, ma non avrebbe avuto comunque modo di prendersela con lei. Piuttosto, avevano rischiato di baciarsi.
«Non… importa. Dopo un’attenta pulizia, l’auto tornerà come nuova» disse, gentile come sempre. Yor allora iniziò a singhiozzare.
«Loid, tu sei troppo buono. Ma perché non riesci ad arrabbiarti con me anche quando sono un totale disastro? Io volevo solo un romantico appuntamento di San Valentino. Pensavo sarebbe stato carino. Oh, immaginavo di ricevere dei fiori… nessuno me ne ha mai regalati, eccetto Yuri. N-non che io avessi pretese!»
Loid allora non poté impedirsi di arrossire. Avrebbe voluto regalare dei fiori a Yor, ma non aveva idea di quali potessero piacerle.
«È che io non so quali sono i tuoi fiori preferiti» sussurrò mestamente. Si rese conto che di Yor poi non conosceva molto. Anche se si trattava di informazioni banali e assolutamente non utili, gli sarebbe piaciuto conoscerle.
«Le… orchidee» sussurrò Yor, lusingata. In effetti non ne avevano mai parlato, trovò carino il fatto che si fosse posto il problema. Poi calò il silenzio. Aveva iniziato a nevicare, alcuni lampioni illuminavano fiocamente le loro figure immobili. Ora sì che l’atmosfera era romantica e piacevole. Non era ciò a cui nessuno dei due avrebbero dovuto mirare, eppure non potevano non pensare a quanto giusto quel momento fosse.
«Amh, Loid. Ascolta, io… avrei fatto qualcosa per te.»
Era tradizione che le ragazze preparassero della cioccolata a San Valentino, da regalare ai ragazzi di cui erano innamorate. Una tradizione in voga più che altro tra le studentesse, non di certo tra le donne sposate. E lei non era nemmeno brava in cucina. Ma si era fatta aiutare, aveva letto anche un sacco di libri di ricette. Si era impegnata, per cui ci teneva. Loid si sorprese quando vide tra le sue mani un pacchettino colorato. Dalla consistenza e dall’odore che sentiva, doveva trattarsi di cioccolato. Anche lui sapeva che le pietanze che Yor preparava spesso erano potenzialmente mortali, ma in quel momento non gli importò.
«L’hai… fatto per me?»
Lei annuì.
«Penso che le cose che facciamo con le nostre mani abbiano un significato speciale. Ma devo ammetterlo, non so se il risultato è buono…»
E dunque eccolo lì, l’abile Twilight, che si ritrovava in imbarazzo e lusingato nemmeno fosse stato un ragazzino. Ed era bastato un gesto così semplice. No. Era bastato un semplice gesto di Yor. In barba ai suoi timori scartò la cioccolata e ne assaggiò un pezzo, perché una spia addestrata doveva essere capace di affrontare tutto.
«… Loid?» sussurrò Yor.
Il cioccolato aveva un sapore un po’ strano, ma tutto sommato non era terribile. E poi Yor l’aveva preparato per lui appositamente. Aveva davvero un significato speciale.
«Grazie. È… buono…»
La donna sorrise, ora con gli occhi che brillavano. Allora forse non era un totale disastro in tutto. Si era perfino lasciata alle spalle il bacio mancato. E ora si soffermava invece sulla neve, sul cielo con le sue nuvole scure. Era stata così presa da altro, che si era quasi persa la bellezza di quel momento.
«Wow. La neve mi è sempre piaciuta, non trovi anche tu che sia bella?»
Loid però guardava lei. La stava osservando, nel modo in cui ogni persona meritava di essere guardata. Fino in fondo. Yor era legalmente sua moglie, e vivevano insieme. Eppure quanto poteva dire di conoscerla?
Una spia non poteva permettersi pazzie. Ma forse un’eccezione non avrebbe fatto crollare il mondo.
«Yor, puoi aspettarmi qui un attimo? Farò in fretta. Puoi… tenere la mia giacca per scaldarti, se vuoi. Ma sarò qui prima che tu te ne accorga.»
Yor non fece domande. Loid aveva parlato in modo così intenso da farla rimanere senza parole. Prese la sua giacca e la indossò. Aveva il suo odore, odore di casa. E allora attese e quel breve tempo da sola le servì per rimettere a posto i pensieri. Non era più indifferente a lui da molto tempo. Forse non lo era mai stata. E forse c’era anche la possibilità che Loid fosse almeno un po’ coinvolto?
Avrebbe dovuto chiederglielo con il rischio di rovinare tutto? O doveva lasciare tutto in sospeso e godere dell’incanto di quell’unica notte?
Le mani le erano diventate appena un po’ fredde quando Loid tornò che teneva in mano qualcosa. Lo sentì ansimare, come se avesse corso: tra le mani teneva un mazzo di fiori, il più bello che Yor avesse mai visto.
«Loid?»
«Perdonami. Ho avuto una mancanza nei tuoi confronti. Ma non è stato per disinteresse. La verità è che ci terrei a conoscere ogni cosa di te. E a farmi conoscere» Loid le porse il mazzo di orchidee, conscio di quanto si fosse messo a rischio. Farsi conoscere voleva dire farlo completamente, rivelarle tutto, della sua storia, del suo lavoro, mettere a repentaglio anche la fiducia e il rapporto che stavano costruendo. E la stessa cosa pensò Yor. Erano così difficili, i sentimenti. Eppure Yor non riuscì a dire no.
«Anche a me piacerebbe, Loid» singhiozzò, commossa.
«Non volevo farti piangere» disse lui sorridendo. Pensò che gli sarebbe piaciuto asciugare quella lacrima con un dito. E poi baciare la sua guancia umida. Ma cosa gli stava succedendo? Da quando era diventato uno sciocco sentimentale?
«Sono lacrime di gioia. Anche se così il trucco si è rovinato. Che disastro che sono» singhiozzò Yor, accennando ad un sorriso. Era stato un po’ tutto un mezzo disastro, tra allergia, sbronza, un tacco rotto e un piccolo incidente in auto, ma alla fine si erano ritrovati sotto i soffici fiocchi di neve, sotto un cielo che ora appariva meno oscuro. Solo due come loro potevano vivere una serata del genere e trovarne la perfezione. Yor annusò le orchidee e poi guardò Loid negli occhi. Le sembrava commosso anche lui dall’espressione che aveva sul viso.
«Oh, Loid. Piangi anche tu?»
«Amh… no. In realtà… ho urgente bisogno di andare al bagno» ammise, con un certo imbarazzo. Il cioccolato di Yor aveva iniziato a fare effetto, come c’era d’aspettarsi.
 
 
«Maaa, paaa!»
Anya andò loro incontro con le braccia spalancate. Yor la salutò calorosamente, Loid in modo più sbrigativo, come chi ha molta fretta.
«Ehi, non hai affatto una bella cera» commentò Franky divertito. «Ma che avete combinato?»
«Lascia stare» rispose Loid, sofferente. Poi andò a chiudersi in bagno. Yor si dava tanto dell’imbranata, ma non è che lui fosse tanto meglio. Che razza di figura aveva fatto!
Non sapeva però di quanto Yor si sentisse al settimo cielo. Con tutti gli imprevisti, quella era stata una serata perfetta, dove si era sentita più vicina che mai all’uomo che era suo marito. Respirò il profumo delle orchidee e poi si rivolse ad Anya.
«Mi aiuti a trovare un vaso per questi fiori?»
Anya acconsentì. E trovò davvero splendido che la sua mamma avesse un’aria così felice e allegra.




Nota dell'autrice
Il prompt che ho scelto per la storia è "Una serie si sfortunati eventi che porteranno (forse) alla serata perfetta". Un mega grazie al forum Siate curiosi sempre per l'iniziativa, altrimenti starei ancora in pieno blocco dello scrittore. Spy x family è diventata una delle opere che seguo con più piacere, oltre a farmi fare grandi risate la trovo anche una storia adorabile. La famiglia Forger è adorabile, per non parlare della ship tra Yor e Loid, che io spero diventi canon a tutti gli effetti. Perché sì, perché non può essere altrimenti. E come poteva essere il loro appuntamento se non un mezzo disastro?  Non mi dispiacerebbe scrivere qualcos'altro, anche qualcosa di più drammatico, genere che è più nelle mie corde. Anche se Spy x family è sempre un'iniezione di fluff e risate!

Nao
   
 
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