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Autore: Voglioungufo    06/02/2023    0 recensioni
Obinaru | Omegaverse | Post-699
Dei fiocchi di neve sono caduti sulle sue ciglia lunghe, folte. Sono lì, piccole composizioni geometriche di ghiaccio, sui suoi occhi eleganti e magnetici.
Questa storia partecipa alla Obito week 2023.
Genere: Fluff, Omegaverse, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Naruto Uzumaki, Obito Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Questa storia partecipa alla Obito week 2023.
 
Prompt: Intimacy + mokuton + childhood.
Pairing: Uchiha Obito / Uzumaki Naruto.
Verse: Canonverse, post 699.
Tag:  Alpha/Beta/Omega dynamic, fluff, comfort, Alpha!Naruto, Omega!Obito, cuddles.
Avvertimenti: //. 
Note: una settimana dedicata al mio personaggio preferito? Ovviamente partecipo xD 
Questa è una storia breve principalmente fluff, di quello che caria i denti, ispirata da questo post che ho visto su tumblr, che recita: “Imagine it's snowing outside and the snow got onto Obito's eyelashes making him look like the most pretty man”. Che dire è proprio vero e ho pensato a Naruto che simpa su questa cosa. E poi ho usato il prompt “intimacy” della bingo card per scrivere il resto, accorpando “mokuton” e “childhood”. Spero sia venuta una cosa carina, per quanto abbia zero pretese se non quelle di riempirvi di zucchero xD
Un bacio e buona settimana di Obito, il nostro baby boy mass murder daddy preferito!
Hatta

 
 
 
 
Cold, cozy nights
Warm blankets 
& hot chocolate.
 
 
 
Anche in inverno, raramente fa freddo a Konoha; la temperatura non scende mai sotto lo zero ed è possibile contare sulla punta delle dita le volte in cui ha nevicato. Ma c’erano stati inverni dove per giorni non si era visto il sole, il ghiaccio aveva bloccato il fiume Naka e la neve coperto ogni tetto di bianco.
Una di quelle volte successe mentre Naruto era ancora all’Accademia e arrancava da solo con lo stipendio mensile offerto dal Terzo Hokage. Aveva amato vedere la neve la sera, restando stupefatto a osservare quei fiocchi bianchi che cadevano sul suo mondo come zucchero a velo. Si era addormentato alla finestra, sognando un mondo soffice e bianco. 
La mattina dopo, la magia era finita. 
Aveva dovuto fare i conti che i suoi vestiti troppo leggeri, troppo corti — che lasciavano le caviglie scoperte — e si bagnavano all’istante, con i guanti bucati e i sandali estivi. Il freddo era entrato nelle ossa, nei polmoni, al punto da farlo tremare e avere un raffreddore. A scuola dei bambini infilarono la neve nella sua borsa, bagnando e rovinando i suoi pochi quaderni, sciogliendo i suoi miseri appunti. Il freddo non lo abbandonò neanche a casa, il suo riscaldamento non era abbastanza potente, e lo aspettava una brutta notizia: l’acqua si era ghiacciata per la bassa temperatura e la pressione aveva rotto le tubature. 
Quel freddo anomalo e la neve durarono solo pochi giorni, ma a Naruto parvero eterni abbandonato com’era nel suo squallido e umido appartamento, senza calore e senza nessuno. 
Da allora non ha più nevicato a Konoha, fino a oggi.
Fin dalla fine dell’autunno è stato previsto un inverno più rigido del solito, ma nessuno si aspettava di rivedere quei fantasmi bianchi svolazzare giù dal cielo. Quando succede, quando il primo fiocco cattura per primo l’attenzione di qualcuno, tutte le teste si sollevano verso l’alto e ogni cosa si ferma per fissare quei piccoli fiocchi danzare contro il buio della sera.
Come la prima volta, Naruto è ancora stupefatto; ma il suo sguardo resta sollevato solo per appena qualche secondo. Subito dopo si volta di lato e la neve sembra improvvisamente meno bella in confronto a lui.
Obito sta sorridendo appena, in quel modo accennato che fa quando non se ne accorge nemmeno, in quella dimostrazione di genuina felicità che ha paura di usare, quella piccola felicità quando vedi che nel mondo c’era ancora qualcosa di piccolo in grado di emozionarti. Naruto ha spiato quei sorrisi, li ha collezionati, considerando ognuno di essi una sua vittoria personale.
Obito è così bello. Ma stranamente non è per quel piccolo sorriso. Non è nemmeno per i capelli bianchi e vestiti chiari, che lo fanno a sua volta sembrare un essere fatto di neve; o per il rossore che il freddo ha fatto scivolare sugli zigomi, le labbra gonfie e screpolate per il freddo, le cicatrici. No, è che…
Dei fiocchi di neve sono caduti sulle sue ciglia lunghe, folte. Sono lì, piccole composizioni geometriche di ghiaccio, sui suoi occhi eleganti e magnetici.  
Obito è così bello.
Naruto non si rende nemmeno conto di aver iniziato a fare le fusa, la sua natura Alpha romba deliziata dalla visione del suo Omega. Si spinge verso di lui, alzandosi appena sulle punte — ormai è riuscito a raggiungerlo in altezza, anche se manca ancora un centimetro — e strofina la faccia sulla sua gola, superando la patetica barriera del largo colletto Uchiha. Inspira il suo odore caldo, che sa da legna bruciata e pigne, come se fosse un camino; odora come una casa calda e confortevole.
La reazione di Obito è immediata, alza una mano ad avvolgerlo attorno a sé, le dita che si intrecciando ai capelli corti. Poggia un bacio sulla fronte di Naruto, che inizia a fare le fusa ancora più forte.
“Hai freddo? Andiamo a casa” suggerisce Obito.
Naruto non risponde, ma lascia che intrecci le loro mani insieme e riprendono la loro strada verso casa, con la neve che diventa sempre più fitta e si posa leggera sulle sue spalle, tra i capelli.
Sulle ciglia di Obito.
Quando arrivano all’appartamento che da un anno hanno iniziato a rendere loro, la neve scende così fitta che è appena possibile vedere i contorni delle strade, delle case, delle altre persone. Lasciano i cappotti bagnati appesi ad asciugare, Obito va al salotto ad accendere il fuoco del camino, mentre Naruto si dirige in cucina. Mette via la spesa che hanno fatto e inizia a preparare una cioccolata calda. Entrambi hanno bisogno di scaldarsi con qualcosa di dolce dopo quella lunga giornata fuori, al freddo.
Naruto mette la panna su entrambe le cioccolate, aggiunge una dose extra di zucchero in quella di Obito e prepara una bella composizione di biscotti natalizi — presi in saldo proprio quel giorno — per intingerli. 
Quando torna in salotto il calore lo colpisce al viso, si accorge che Obito non si è limitato ad accendere il caminetto, ma ha sistemato anche il nest davanti a esso, sul tappeto. Ha srotolato il futon rotondo, lo ha circondato di cuscini a semicerchio come una muraglia, usando il mokuton come sostegno alla costruzione. I due più grandi e soffici li ha messi come schienale, ha poi ricoperto tutta la costruzione con coperte di lana morbide e foderate, con dei vecchi peluche e abiti che non indossano più. Sembra comodo e confortante come sempre. Naruto corre ad accoccolarsi vicino a Obito, attento a non rovesciare il loro vassoio. Obito allunga una delle coperte — è quella di Naruto con le rane stilizzate — su di loro e poi Naruto appoggia il vassoio sopra.
“Ma manca ancora molto al tuo heat” osserva.
“Fa freddo” è la semplice risposta all’implicita domanda.
In fondo non serve altro, basta poco per avere una scusa per stare più vicini nel nest, nel simbolo della loro casa. Naruto guarda le fiamme scoppiettare nel camino e respira lo stesso odore attorno a sé, che copre appena quello dolce della cioccolata calda. Obito lo avvolge con le braccia e quell’odore si intensifica, il calore sembra aumentare fino a sciogliergli il cuore nel petto. Ricomincia a fare il fusa, vibrando di pura felicità e Obito ridacchia, lo stringe più forte.
Dalla finestra si vede la neve sempre più fitta, più feroce. 
“Adesso sembra dei popcorn” considera Naruto ad alta voce.
Obito guarda fuori un po’ incerto, prende un sorso di cioccolata che gli lascia dei baffi di panna. Poi replica:
“Una volta quand’ero bambino ha nevicato così”.
Naruto si volta a guardarlo. “È successo anche quando avevo otto anni!”
Ma Obito sembra perso lontano nei ricordi, al punto da non aver nemmeno sentito la sua risposta entusiasta.
“Ha nevicato così tanto e all’improvviso che il giorno dopo chiusero l’Accademia, era crollato un pezzo di tetto. Invece di andare a scuola, la mia classe decise di trovarsi al parco per una battaglia di palle di neve, ero invitato anch’io. Ma durante la strada mi imbattei in così tante persone che si erano trovati con la casa bloccata per la neve, in difficoltà… mi sono fermato ad aiutare. E quando sono arrivato al parco, era quasi sera e tutti erano già andati via. Tornai a casa e scoprii che la neve aveva fatto danni anche a casa mia: non andava il riscaldamento. Passai tutta la notte gelando”.
Naruto si volta a guardarlo mentre racconta. È sempre felice quando gli racconta un pezzo del suo passato, quando riesce a ricollegare i fili del bambino che era stato con il sé di ora, guarendo dal trauma che gli aveva fatto tranciare quei fili di memoria. Ma questa volta sente soprattutto una fitta di empatia, conosce bene la sensazione di passare la notte in una stanza fredda.
Lo guarda intensamente e anche se non c’è più la neve, le sue ciglia bianche sono comunque di una bellezza che toglie il fato. 
“Anche a me la neve fece danni” mormora e non aggiunge altro, perché sa che Obito può capire tutto il resto proprio come lui ha capito tutto il resto. Lascia che quella piccola malinconia alleggi tra loro solo qualche secondo, poi sorride come se con quel sorrise volesse scacciare le nuvole piene di neve, illuminare il cielo. “Ehi, se continua a nevicare così domani sarà tutto bianco! Potremmo fare una battaglia di palle di neve, ‘tebayo!”
“Mh…” commenta Obito mentre le sue dita si arrampicano sulle spalle di Naruto, si aggrappano al suo maglione per tenerlo più vicino. “Vuoi giocare come i bambini?” lo stuzzica.
Naruto non risponde alla provocazione. “Potremmo invitare Sakura-chan, Sasuke e gli altri. Sono sicuro che Konohamaru non debba vedersi con la squadra”.
“No, non Sasuke” geme Obito e alla sua occhiata confusa lo guarda eloquente. “Siete troppo competitivi. Rischiate di trasformarlo nella Quinta Guerra Ninja”.
“Be’, almeno questa volta ti avrò da subito dalla mia parte” replica molto seriamente, per poi scoppiare a ridere davanti alla sua faccia un po’ offesa. “Scusa, cattivo gusto… Be’, se invitiamo anche Iruka-sensei sono sicuro che saprà tenere le cose sotto controllo”.
“Iruka non è un po’ troppo vecchio per le palle di neve?”
“È più giovane di te”.
C’è un momento di silenzio in cui la faccia di Obito muta dalla realizzazione all’orrore, che fa scoppiare ancora una volta Naruto a ridere. La sua reazione ilare fa arrossire Obito, il rozzo sugli zigomi risalta brillante contro il bianco dei capelli.
“Allora, direi che sono un po’ troppo vecchio per le palle di neve” borbotta offeso e imbarazzato, lasciando la presa su Naruto.
“No, no! Non ho detto questo! Non lo sei”. L’Alpha si spiaccica contro il corpo più grande, cercando di riguadagnare la sua benevolenza con coccole, strofinamenti sul collo e fusa. “Hai fatto tutto da solo” aggiunge però facendogli la linguaccia.
Sa che Obito non può resistergli, infatti non si stupisce di tornare stretto tra le sue braccia subito dopo, questa volta stesi sulle coperte e arrotolati tra loro come gatti, con il nest che li circonda protettivo e caldo. 
“Sei un ruffiano” mormora Obito pesante, come se potesse crollare addormentato da un momento all’altro. 
Naruto guarda la luce che le fiamme del camino disegnano sul suo volto, il modo in cui fanno brillare con sfumature cremisi le sue iridi onice. Strofina i loro nasi insieme.
“Parlando di questo… Manca pochissimo al tuo compleanno, ‘bayo”. Attende un cenno di riconoscimento. “C’è qualcosa che vorresti fare?”
Obito ci mette un po’ a rispondere, poi aumenta la stretta.
“Così va bene” dice soffocato, forse un po’ incoerente con la domanda. “Così è… perfetto”.
Quasi si perde il suono di perfetto, echeggia tra loro come lo scoppiettio di un ciocco nel camino. Perfetto è una parola che fino a quel momento Obito aveva riservato solo per il sogno dello Tsukiyomi; è la prima volta che Naruto sente il suo Omega usarla. E lo ha fatto per qualcosa di così banale come lo stare davanti al fuoco, in un nest con il proprio mate.
È questo che è perfetto? 
Obito si è addormentato all’istante, come se pronunciare quella parola abbia preso il suo ultimo sforzo. Naruto lo guarda respirare silenzioso dalle labbra socchiuse, il petto che si alza-abbassa in un ritmo costante, l’espressione stesa e le ciglia bianche che accarezzano gli zigomi. 
Forse ha ragione, è proprio questo che è perfetto.
Naruto si raggomitola contro di lui, poggia la testa sulla sua spalla e preme il naso contro il collo. È caldo, profumato come la casa più accogliente, soprattutto vivo.
Il sonno lo raggiunge mentre fuori fa freddo e nevica, l’odore del cioccolato resta nell’aria, il camino scoppietta e loro si avvolgono sotto le coperte.
 
 
 
 
 
 
   
 
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