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Autore: Notte_Arcana    08/02/2023    0 recensioni
• “A che pensi?”
Kacchan inarca un sopracciglio e punta gli occhi prima verso il dito ancora premutogli contro la guancia, poi sul suo viso tranquillo ma curioso. Uno scintillio strano ha preso a brillargli negli occhi.
• “Al momento in cui sei diventato così svergognato da prendere l’iniziativa per fare una cosa del genere.”
Le gote di Izuku cominciano a prendere un leggero colorito porpora che divampa pesantemente su naso e orecchie appena la mente corre ad un ricordo un po’ sfocato, risalente al mese prima. Vergognandosi si stende di schiena col cuore che batte improvvisamente più forte in petto.
• “Che fossi un piccolo depravato mi è stato chiaro fin dai tempi della U.A., ma non pensavo che celassi questo tipo di fantasie.” continua a sogghignare Kacchan nel voltarsi di lato, verso di lui, puntellando il gomito sul cuscino e abbandonando una guancia sul palmo della mano.
Izuku si concede di guardarlo di sottecchi. Ha riflettuto diverse volte su quel ricordo un po’ vago – almeno per certi aspetti – che si è artigliato dentro di sé come un parassita che alla minima occasione attira la propria attenzione.
• “Beh… è una cosa che ho scoperto recentemente.” ammette assottigliando le labbra.
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccoli fasci di luce solare filtrano dalle tende impedendo al nuovo giorno di riversarsi violentemente nella camera. Colpiscono dispettosamente svariati punti della stessa tirando fuori dall’oscurità le sagome parziali di alcuni mobili, come un cassettone e due comodini ai lati di un letto matrimoniale.
Un leggero venticello porta con sé i rumori della città fin dentro la camera, lì dove il regno del silenzio viene incrinato da suoni soffiati e sottili. E’ ordinata, la camera, e ad eccezione dei vestiti abbandonati per terra e delle lenzuola accartocciate ad un angolo del letto, riverse per metà oltre il materasso, niente lascia intendere la passione che la sera prima si è riversata con ardore sulla pelle della figura dormiente abbandonata sul letto e su quella che, con attento silenzio, è scivolata più giù, dietro la prima.
Alcuni raggi accendono chiazze luminose sulla vigorosa schiena di Katsuki, steso prono con un braccio sotto al cuscino e l’altro a ricadere lungo il bordo del materasso, bagnandogli le linee delineate dei muscoli e delle cicatrici con baci che gli accendono al contempo parte dei capelli.
Il suo respiro regolare si rompe per qualche timido verso legato ai movimenti delle dita di Izuku, che solleva la testa scarmigliata e rivolge al compagno uno sguardo a metà tra l’innamorato ed il soddisfatto. Un sorrisino furbo gli increspa le labbra ogni qual volta uno di quei deboli lamenti si trasforma in un suono più basso, simile più ad un gemito che ad un semplice lamento dato dal sonno che pian piano allenta la presa sulla mente di Katsuki.
E’ da un mese che la tentazione di svegliarlo tramite un metodo poco convenzionale, di allungare le mani sulle sue membra ancora intorpidite dalle spire del sonno gli ronza nella testa stuzzicandolo nei momenti meno appropriati. Ma fra loro è Kacchan quello mattutino – a dir poco – perciò, fin ora, non ha mai potuto metterla in pratica.
Le volte in cui si desta per primo, senza doversi preparare per correre in agenzia, sono estremamente rare, e come se non bastasse Katsuki tende ad alzarsi all’alba a prescindere dai turni che ha o dal periodo di riposo che ogni tanto chiede in concomitanza col suo, per stare insieme.
Se però è vero che la fortuna arride agli audaci, lo è altrettanto che la giusta occasione cade fra le braccia di coloro che sanno attendere pazientemente, e ieri sera è successo proprio questo; si dà il caso che alcuni loro amici li avessero invitati ad uscire con loro, fra questi gli immancabili Eijirou e Mina che li costrinsero a fare baldoria fino a notte fonda. Katsuki sbraitò, minacciò di farli esplodere se non l’avessero lasciato tornare a casa e, purtroppo per lui, i due si fecero una bella risata e lo misero a tacere ficcandogli in bocca un waffle davvero grande.
Giunti a casa il ragazzo si era gettato sotto la doccia alla velocità della luce ed in seguito sul loro letto con un sospiro basso e un ringhio mal trattenuto bloccato in gola. Izuku rise in quell’occasione; il caratteraccio del compagno era migliorato negli anni, ma Kacchan restava sempre Kacchan e certe cose non sarebbero mai potute cambiare. – Perlomeno i loro amici hanno oramai compreso appieno come prenderlo e dunque affinato il loro intuito nel leggere felicità dietro le sue uscite brusche e serenità in quelle finte facce da orso.
Quando lo raggiunse sul letto pensò che di lì a poco sarebbero crollati dal sonno. Invece, una coccola aveva tirato l’altra, e alla fine si erano rotolati fra le lenzuola senza il minimo accenno a quella fantomatica stanchezza che fino a poco prima intrappolava Katsuki, poco abituato a fare certi orari.
In quel momento Izuku aveva realizzato che con un po’ di fortuna il momento opportuno che tanto attendeva sarebbe arrivato la mattina seguente. E così è stato.
Si mette quanto più comodo riesce cercando di non infastidire l’altro, ignaro di tutto. Scansa le dita dall’orifizio e stringe la presa sul gluteo destro per allargarlo come sta facendo con l’altro, quindi si cala a vezzeggiare l’entrata dal compagno con la lingua bagnata. Kacchan emette un lamento a quel contatto e si muove appena. Fa per chiudere l’unica gamba che non tiene stesa, bensì piegata, ma Izuku glielo impedisce con ancora quel sorrisino divertito in viso.
Ricorda i primi approcci difficoltosi risalenti al periodo dove nella loro coppia i ruoli erano ancora ben saldi e poco inclini a variare, il modo in cui Katsuki si allontanava dalle sue mani che azzardavano una stimolazione per la prima volta e gli sguardi inquieti durante certi rapporti orali, quelli dove provava a fargli le stesse cose che, a parti invertite, Kacchan faceva a lui.
Convincerlo a lasciarsi andare completamente sotto questo punto di vista è stato davvero difficoltoso. Questo perché Katsuki, all’epoca, possedeva ancora qualche problema fallato d’orgoglio, uno di quelli che fomentavano il suo storico rigetto nell’affidarsi a qualcuno indipendentemente da chi egli fosse e dal contesto.
Ci hanno impiegato mesi interi per arrivare dove sono adesso; tante discussioni sono nate e anche diversi litigi chiusi sempre col mutismo odioso di Katsuki, che lo ignorava sfrontatamente per giorni interi facendo l’offeso come se avesse ancora quindici anni. Fino a quando, una sera, una di quelle in cui Izuku aveva preferito non calcare la mano e lasciarlo stare, non era stato Katsuki stesso a chiedergli molto impacciatamente di ricominciare e tentare di fare quel passo assieme.
E solo diverse settimane dopo il miracolo, Izuku ottenne la possibilità di dare un volto a colui che miracolosamente fece comprendere a Katsuki che fare il passivo, almeno ogni tanto, non lo rendeva di certo meno forte di quello che era, e se per questo neppure per forza in balia degli altri.
Non vuole mentire. Ha provato diverse volte alcune fitte di gelosia verso Kirishima ed il suo rapporto speciale con Katsuki, ma in altrettante occasioni si è anche ritrovato a pensare – col cuore pesante – che senza una figura come Eijirou al suo fianco, Kacchan sarebbe stato perso e probabilmente lontano da lui.
Alla fine Izuku non ha potuto fare altro che rallegrarsi della vicinanza di quei due, perché consapevole della sua funzionalità e positività per tutti, lui compreso. Al contempo, però, è stato anche inevitabile restarne ferito in minima parte, specie vista la rapidità con la quale quel ragazzo è riuscito a sostituirlo nella vita di Katsuki.
Ma da allora il tempo li ha fatti crescere e maturare, ha messo in chiaro i loro rispettivi rapporti e spazzato via ogni tipo di timore dall’animo sempre un poco insicuro di Izuku.
Ormai non nutre più fastidito per quell’amicizia stretta, l’ha accettata totalmente. Perché inaspettatamente da Katsuki, lui, ha ricevuto un altro tipo di legame, uno che li ha resi molto più vicini di quello che avrebbe mai immaginato, e francamente lo preferisce di gran lunga a quello del migliore amico. 
Un altro mugugno si leva da Kacchan, la sua presa sul cuscino si intensifica mentre i suoi muscoli si stringono attorno la falange del dito che Izuku è tornato ad usare. Anche se lo ha lubrificato preferisce restare fermo fin tanto che l’altro non si rilassa, così da evitare di fargli male. Gli regala una carezza con l’altra mano prima di lasciare una scia di baci gentili all’altezza della fascia toraco-lombare, posta poco al di sopra del sedere, ne segue un sospiro lieve e finalmente l’anello di carne che stritola la punta del proprio dito si allenta docilmente, permettendogli di penetrare più affondo.
Kacchan geme quando le dita diventano due e prendono a muoversi lentamente in lui. Izuku è lieto di riscontrare quanto quei tratti irrigiditi abbiano assunto un’espressione che ha poco a che vedere col fastidio. Una palpebra si solleva rivelando un’iride cremisi poco dopo il lieve morso che il giovane gli imprime su una natica tonica.
  • “Mmh… ‘Zuku.” mugugna Katsuki con voce particolarmente arrochita dal sonno.
Guardandolo sollevare la testa come meglio può, con un occhio ancora chiuso, un sorriso affettuoso si apre sul viso dolce di Izuku.
  • “Giorno, Kacchan. Dormito bene?” chiede forse un po’ sornione, il braccio fermo.
Il compagno emette un debole grugnito e si strofina un occhio. Sembra impiegarci secoli a capire che si trova dietro di lui, sdraiato beatamente fra le sue chiappe, e quando lo realizza, Izuku lo sente agitarsi.
  • “Che cazzo stai facen–ah!”
E’ inevitabile, Kacchan si inarca in avanti e digrigna i denti all’affondo scoccatogli a bruciapelo e geme un’imprecazione quando ad esso ne susseguono degli altri. Lo sente contrarre i muscoli nel tentativo di fermarlo e allontanarsi, ma Izuku reagisce prontamente e lo blocca con l’altro braccio, premendo con forza un palmo sulla sua schiena così da strappargli la possibilità di sollevarsi e scappare via.
L’ha immaginata una reazione del genere – con pure due detonazioni in faccia – e quindi si è preparato a tutto.
Ad un certo punto lo sente boccheggiare mentre si spalma sul materasso scosso da un forte brivido ed ansima il meno che riesce.
Tipico di Kacchan, soppesa con un sorrisino.
Così come è tipica l’occhiataccia che il ragazzo gli indirizza oltre una spalla quando, divenuti entrambi consci che non si sarebbe più ribellato, Izuku diminuisce la velocità degli affondi fino a tirare fuori le dita.
  • “Ti ha dato di volta il cervello?!” sbraita Katsuki e lui ride sinceramente divertito per l’improvviso cambio di rotta della sua irritazione.
Anche se Kacchan è a un nonnulla dallo sgozzarlo, Izuku pensa seriamente che l’avere una banderuola come compagno di vita renda i loro cambi di ruolo ancor più divertenti di quello che sono. 
  • “Un attimo di pazienza.” dice facendogli segno di restare fermo.
Lo sente borbottare qualcosa di sommesso, una probabile frase poco entusiasta all’idea di assecondarlo nei suoi testuali “istinti da depravato” e sul viso di Izuku non può non nascere un altro sorriso. Agguanta quindi il flacone del lubrificante recuperato precedentemente dal primo cassetto del comodino e ne prende una quantità discretamente abbondante con la quale provvede a lubrificare meglio l’entrata del compagno, il quale ha un piccolo brivido al contatto con esso, e in seguito la propria erezione.
Dio solo sa come ha fatto a non toccarsi di striscio fino a questo momento, e pensa di meritare seriamente un riconoscimento anche se ormai ha raggiunto la soglia di non ritorno e gli è chiaro di doversi appagare subito, prima d’implodere.
Allora con sguardo scuro di desiderio si allunga sopra la schiena dell’altro alla ricerca delle sue labbra che si fanno trovare sempre aggressivamente pronte ad unirsi alle proprie. Diamine se morde forte, Kacchan, e lui è costretto a strizzare gli occhi sotto quella pressione che dopo poco si trasforma sempre in un bacio ardente e bisognoso allo tempo stesso. Del resto l’irruenza di Kacchan non si attenua mai; può essere stordito dal sonno, dalla fatica o dall’alcol, ma la sua impetuosità trova comunque un modo per manifestarsi e fargli vedere le stelle.
Sia in positivo che in negativo.
  • “Vado.” soffia d’un tratto sulla sua bocca umida.
Dunque si solleva e si rifà indietro per allinearsi al meglio che può con lui.
Uno sbuffo di sottile impazienza si insinua fra i loro respiri, eccitandolo, e Katsuki deve percepirlo incombere in tutta la sua fame perché inizia a smussare l’irrequietezza sistemando meglio il cuscino a cui è rimasto abbracciato per tutto il tempo, un broncio fintamente infastidito in viso.
  • “Vedi di restare dentro, stavolta.” brontola poggiandoci sopra una guancia, poco prima di diventare una sola cosa con Izuku.
 
 
 
 
  • “Ti sei guadagnato una caterva di botte dopo avermi svegliato soltanto per appagare i tuoi pruriti mattutini, nerd.”
Con sorpresa Izuku solleva la testa rimasta poggiata nell’incavo del collo di Katsuki e gli rivolge uno sguardo parzialmente colpevole.
  • “Scusami. Non ho resistito.”
Lui mantiene quel suo broncio da finto infastidito che Izuku trovava segretamente molto, molto, ma davvero molto adorabile, gli occhi rossi rivolti al soffitto della loro camera e una mano ad accarezzare discretamente il suo fianco.
Dopo aver fatto l’amore Katsuki è solito ammansirsi per una manciata di minuti variabili, tempo durante il quale non parla, se non a versi, e si limita a stringerlo a sé. Eppure stavolta sembra più sovrappensiero che altro.
Per mezzo secondo Izuku viene preso dal timore d’averlo seriamente infastidito con la propria sfacciataggine, perché del resto, anche se non lo fa quasi mai, quando Kacchan si concede di dormire fino a tardi pretende d’esser lasciato in pace. Poi però quella spiacevole sensazione di errore lo lascia stare quando rammenta che il tumultuoso Katsuki Bakugou non è affatto il tipo che lascia correre, specie se indignato per qualcosa, dunque si rasserena e gli preme un indice contro la guancia per attirare la sua attenzione.
  • “A che pensi?”
Kacchan inarca un sopracciglio e punta gli occhi prima verso il dito ancora premutogli contro la guancia, poi sul suo viso tranquillo ma curioso. Uno scintillio strano ha preso a brillargli negli occhi.
  • “Al momento in cui sei diventato così svergognato da prendere l’iniziativa per fare una cosa del genere.”
Le gote di Izuku cominciano a prendere un leggero colorito porpora che divampa pesantemente su naso e orecchie appena la mente corre ad un ricordo un po’ sfocato, risalente al mese prima. Vergognandosi si stende di schiena col cuore che batte improvvisamente più forte in petto.
  • “Che fossi un piccolo depravato mi è stato chiaro fin dai tempi della U.A., ma non pensavo che celassi questo tipo di fantasie.” continua a sogghignare Kacchan nel voltarsi di lato, verso di lui, puntellando il gomito sul cuscino e abbandonando una guancia sul palmo della mano.
Izuku si concede di guardarlo di sottecchi. Ha riflettuto diverse volte su quel ricordo un po’ vago – almeno per certi aspetti – che si è artigliato dentro di sé come un parassita che alla minima occasione attira la propria attenzione.
  • “Beh… è una cosa che ho scoperto recentemente.” ammette assottigliando le labbra.
Sente la gola seccarsi.
Avrebbe voluto parlargliene prima, ma qualcosa lo ha sempre trattenuto dal farlo. Una chiamata urgente, una visita di un amico, e automaticamente ha cominciato ad interpretare ciò come un segno del destino, un incitamento a stare zitto, tuttavia non è riuscito a schiacciare in un angolo della propria mente il ricordo da cui scaturisce tutto.
Sa che, per rispetto verso Katsuki, deve vuotare il sacco nonostante la paura di subire lo scoppio di una sua probabile reazione negativa. Ciò che è giusto è giusto, e adesso che Katsuki lo guarda in attesa, con quell’espressione un po’ canzonatoria e un po’ incuriosita, Izuku comprende di non poter più far finta di niente.
Non dopo lo sviluppo di quella smania smisurata.
  • “Ricordi… il tempo passato al resort sull’isola Ishigaki?”
Gli conviene tastare prima il terreno e poi sganciare la bomba.
Vorrebbe tanto dirglielo nella maniera più delicata ed inoffensiva possibile, ma conviene da solo che tale utopia è, per l’appunto, solo un sogno irrealizzabile. Kacchan sbuffa l’accenno di un sorriso.
  • “Come scordare il matrimonio di Pikachu e Orecchie. Ho schiumato come un porco.”
  • “In effetti faceva davvero caldo quel weekend. Persino l’acqua della piscina era diventata calda.”
  • “Un incubo…” borbotta Katsuki tornando supino. “L’Idiota è perfino riuscito a battere tutti i suoi record d’idiozia…”
A quelle parole sprezzanti gli dà una gomitata leggera a cui lui risponde grugnendo l’accenno di una risatina. Gli occhi rossi si chiudono e sulle sue labbra perennemente imbronciate compare un piccolo sorriso che tradisce il suo disprezzo apparente.
La sua lingua schiocca contro i denti prima che un braccio arrivi a coprirgli le palpebre.
  • “Bevvi davvero troppo, quel dì.”
Izuku gli regala uno sguardo attento; è il momento.
  • “Sì, ehm… a proposito di questo... ricordi quello che è successo dopo che ti ho portato in camera?”
  • “No.”
Lo sospettava che da un certo punto in poi Kacchan non ricordasse niente. Denki lo aveva fatto ubbriacare davvero di brutto sostenendo che quello fosse il suo giorno e che, in quanto sposo, nessuno degli invitati poteva sottrarsi a ciò che chiedeva.
Neppure Izuku stesso ricorda granché bene cosa successe in serata, perché esattamente come Kacchan, anche lui ed altri amici vennero “costretti” a bere gli shottini distribuiti a turno da Kirishima, Sero ed Ashido su volere di Kaminari. Ma a differenza di Kacchan, lui non era stato preso di mira da Denki.
  • “Non ricordi proprio nulla?”
  • “No, ‘Zuku, altrimenti lo avrei detto. Non credi? – uno sbuffo seccato lascia le labbra di Kacchan, il materasso si muove sotto il movimento nervoso di una delle sue gambe nude. – Presumo d’essermi addormentato come un coglione.” grugnisce poco entusiasta.
Passano un paio di minuti ininterrotti in cui tutto quello che Izuku sente corrisponde a; rumori di macchine, qualche cancello nelle vicinanze che viene aperto, altri rumori di macchine, l’abbaio di un cane in lontananza e l’assordante battito agitato del suo cuore. E’ soprattutto quest’ultimo a riempirgli le orecchie tanto da tamburellargli direttamente lì dentro, e rendergli difficile lo stare calmo.
Poi succede. Kacchan si solleva lentamente sui gomiti, pianta i suoi rubini incandescenti su di lui con espressione sospettosa e pone domanda sul motivo per cui ha tirato fuori il matrimonio di Denki e Kyoka, ponendo particolare accento sul perché lo stia pressando nel chiedergli cosa ricorda.
Izuku va’ a fuoco, se per la portata di quell’occhiata già mezza incazzata o per la vergogna verso sé stesso non lo sa neppure lui.
  • “Non ti ho parlato prima di questa fantasia perché sapevo che sarebbero sbucati fuori i fatti di quella sera.” mormora timoroso.
  • “Quali fatti, Deku?”
Cavolo, non è mai un buon segno quando Kacchan lo appella col suo nome da eroe, quello col quale lo apostrofava anni addietro, quando lo mal sopportava.
La tempesta è in procinto d’esplodere.
  • “Io… – lo guarda di nuovo colpevole, una luce di pura vergogna negli occhi. Si dice che non si torna più indietro, poi si butta col la morte nel cuore. – Ti portai in stanza perché altrimenti lo avremmo fatto di fronte a tutti, solo che… ecco…”
  • “Continua, cazzo, lo sai quanto mi fai innervosire quando blocchi le frasi a metà!” ringhia Kacchan e lui si inumidisce le labbra giusto per posticipare il più possibile il momento.
  • “Eri troppo ubriaco per stare sopra, così abbiamo invertito i ruoli.”
Dire che il compagno lo trucida sul posto è riduttivo e non rende per nulla l’entità di quell’occhiataccia infernale; le labbra di Kacchan si arricciano in un ringhio furioso che lo fa assomigliare ad un lupo feroce, ed Izuku deglutisce intimorito.
  • “Stai insinuando che io abbia fatto cilecca?!” sbraita, ruggisce quasi in tutta la sua platealità esagerata.
  • “E-eri ubriaco fradicio! I-insomma… sono cose che possono capitare, in questi casi.”
  • “Vuoi scherzare MerDeku?!”
Izuku solleva gli occhi verdi al soffitto all’ennesimo appellativo offensivo.
  • “Ascolta, vuoi continuare a dare di matto per una cosa fisiologica come questa oppure ascoltare il proseguo dei fatti?” 
  • “Fisiologica un cazzo! Il mio pisello funziona sempre alla perfezione!”
  • “Beh, non quella sera. Te lo garantisco.”
In sette anni di relazione sono state poche le volte in cui Izuku ha temuto che l’altro lo lasciasse in tronco, e sente che questa rientra a pieno diritto tra quelle, sebbene non riesca a metterla in reale paragone con le stesse.
  • “Guarda che neppure io ero al massimo della forma!” si sbriga ad aggiungere, sollevando le mani.
Per qualche motivo spera di calmarlo con così poco.
Ma Kacchan rimane a fulminarlo per un bel po’, e quando si ridistende con la schiena sul materasso chiaro, le braccia conserte, borbotta uno scontrosissimo “non fatico a crederlo” che miracolosamente non intacca la sua autostima. E’ conscio di quanto ne sta risentendo il suo orgoglio da semi-dio sceso in Terra, e sa pure quanto Kacchan diventi tremendo in questi casi.
  • “Con queste premesse, immagino sia una fortuna che io non ricordi nulla.”
Lo sguardo di scherno che Izuku si vede rivolgere lo fa sentire ancor più in colpa. Perché se ci riflette bene, è contento di ciò che ha fatto.
  • “Pensa che performance grandiosa devi aver avuto…”
  • “In verità, nonostante non fossimo troppo al top, ricordo chiaramente che ti stesse piacendo.” risponde sincero, ma l’altro storce il naso e gli dice di sparare meno stronzate.
Stanno ancora una volta in silenzio, a digerire i fatti fantasma di una serata così tanto confusa da risultare ambigua persino nei ricordi di persone rette e ligie come Tenya e Momo, gli unici ad aver bevuto relativamente poco quel giorno.
Il brontolio basso che rompe la tranquillità costringe le sopracciglia sottili di Izuku ad aggrottarsi interrogativamente.
  • “Cosa? Non ho afferrato.” gli comunica, e Kacchan si irrita come pizzicato dalla punta di un tizzone ardente.
  • “E sturati quelle orecchie, cazzo! Ti ho chiesto cosa è successo dopo!”
Sotto i suoi ringhi frustrati ed indispettiti, Izuku comincia a vacillare. Forse conviene fermarsi lì. Katsuki è già parecchio irritato e aggiungere carne al fuoco non sembra raccomandabile. Sì, deve fare così.
  • “Niente, poi… non saprei, anche i miei ricordi sono parecchio confusi sul seguito.”
  • “Cazzate, tu ricordi perfettamente tutto quello che è successo!”
Assottiglia le labbra in una linea piatta mentre Katsuki continua a sbraitare di non prenderlo in giro e di vuotare il sacco una volta per tutte, sempre più furioso di non conoscere qualcosa che lo riguarda da molto, molto vicino. Izuku è costretto a rifletterci di nuovo su, e con titubanza palpabile soppesa seriamente l’idea d’attivare One For All e scappare via dalla camera ad una velocità stratosferica, ma alla fine sospira rassegnato al proprio destino.
  • “D’accordo, te lo dico. Ma tu devi promettermi di non dare in escandescenze.”
Katsuki assottiglia lo sguardo poco incline a fare come richiestogli e solo quando Izuku gli sottolinea che senza quel giuramento non avrebbe detto A, il ragazzo lo accontenta nonostante la palese controvoglia.
Allora si prende un breve attimo per scegliere le parole giuste, si accorge proprio lì di star leggermente sudando e che un senso di fastidiosa incertezza si sta facendo largo in lui. Kacchan se ne sarebbe andato?
  • “Abbiamo iniziato a fare sesso e poco dopo io ti ho domandato una cosa, solo che tu non mi hai risposto, così ti ho chiamato e…”
  • “E?”
  • “… E ho scoperto il perché; ti eri addormentato.”
Lentamente lo vede chiudere gli occhi ed inspirare forte tramite il naso, la bocca che si storce prima in un ringhio muto e successivamente in un’espressione poco sorpresa.
  • “Fantastico! – esclama sardonico – davvero, manca solo che tu mi dica d’avermi vomitato addosso e siamo a cavallo.”
Izuku si solleva a dargli un bacio a fior di labbra. Vederlo così scoraggiato per una cosa del genere, che per quanto imbarazzare è anche naturale se si esagera nel bere, lo rattrista molto. E’ Kaminari ad averlo costretto a tracannare bicchieri, shottini e mezza bottiglia di Dio solo sa cosa, e tutti, nessuno escluso, quella sera concordarono sull’effettiva presenza di quella piccola, piccolissima, scintilla di sadismo in fondo lo sguardo di uno dei ragazzi più buoni ed innocui che avessero mai conosciuto.
  • “Praticamente oltre ad essermisi afflosciato, sono pure morto prima che potessimo concludere. Grande.” continua a borbottare Kacchan mentre due dita gli massaggiano il ponte del naso.
Izuku abbozza un sorriso di circostanza.
  • “Vedila così; è grazie a questa esperienza se hai potuto avere questo bel risveglio.”
  • “Sì, imma –
Il giovane! si blocca di colpo, esattamente come lui.
Lo ha detto seriamente?! Cazzo!
Diventa rosso di vergogna, viola appena quelle iridi cariche di fiamme tornano ad immergersi nei propri occhi. Comincia a sentirsi in trappola, ed il bello è che sta facendo tutto da solo.
  • “In che senso grazie a quella esperienza?”
Katsuki ha scandito ogni singola parola a denti stretti, segno che sta per arrabbiarsi davvero.
  • “Uh, beh… ehm, io-cioè...”
Balbetta come tutte le volte in cui si sente fortemente a disagio, o fottuto. La faccia stralunata che assume d’un tratto Kacchan spazza definitivamente via le poche briciole di calma che gli rimangono in corpo.
  • “Cristo, hai allungato su di me quelle tue manacce da pervertito anche se sapevi dormissi?!” esplode facendolo sobbalzare violentemente.
  • “No! Io non lo sapev- cioè, me ne sono accorto dopo che stessi dormendo…”
  • “E non hai pensato che fosse il caso di darti un freno?!”
La testa riccia di Izuku s’incassa nelle spalle, lo sguardo basso rivolto all’armadio di fronte al letto. Sì, forse ci ha pensato, per mezzo secondo, il punto è che – almeno da quello che ricorda – l’idea di avere un Kacchan totalmente indifeso sotto il suo totale controllo gli ha fatto girare la testa fino a svitargliela dal collo.
L’occasione di poter prendere le redini in mano lo aveva ghermito di colpo, senza lasciargli alcuno scampo e, complice l’alcol in circolo, se ne era fregato di cazzatine morali che implicavano prima il parlare di certe cose col partner e poi metterle in pratica forti del suo consenso.
Soppesa d’essere semplicemente esploso, Izuku. E questo perché nella loro relazione Katsuki è al comando praticamente su tutto. Faccende domestiche, preparazione dei vari pasti, spesa, sesso. Tutto.
E gli va bene in realtà, lungi da lui lamentarsi d’essere, in un certo senso, “il passivo” della relazione, ma non può negare che certe volte, quando gli chiede – lotta arduamente – per ottenere il suo permesso di lasciargli fare l’attivo, cosa che da aspettativa dovrebbe permettergli di dominarlo, si ritrova con questo dannato bisogno inappagato bloccato infondo lo stomaco che certe volte non gli permette nemmeno di godersi appieno la pelle ardente dell’altro.
  • “… Credo non mi andasse.” ammette sintetico, in un soffio carico di sensi di colpa che cominciano a perdere di significato dopo quanto realizzato.
Accanto a lui, Katsuki ricomincia ad agitarsi e sbraitare.
  • “Porca puttana! Hai… cazzo, hai praticamente abusato di me!” lo accusa sconvolto.
  • “Kacchan! – lo riprende perentorio, scattando a sedere come una molla – certo che non ho abusato di te! Cosa vai a pensare! Ti ricordo che eri sveglio fino all’attimo prima!”
  • “Esatto. “L’attimo prima!”.”
  • “E dai, ascolta, – allunga una mano ma l’altro la scansa via fulminandolo malamente. – Non voglio giustificarmi o cose simili, ma ci tengo a sottolinearti che nonostante tu fossi rivolto verso di me, io ci ho comunque messo un po’ a capire che non eri più cosciente. Credi davvero che avrei fatto una cosa simile se fossi stato in grado di ragionare lucidamente?”
Katsuki non risponde ed Izuku decide di lasciargli altro tempo per razionalizzare il tutto, giusto per sicurezza.
I ricordi di quella dannata sera sono sfocati, a tratti confusi, i fatti capitati nella loro camera, le carezze brusche, i baci infuocati e i loro corpi che si strusciano l’uno contro l’altro in cerca di sollievo sono, buffamente, i ricordi più nitidi che ha mantenuto.
Quelli precedenti ci sono ma a frammenti; durante la serata Kacchan gli era saltato addosso nei pressi del buffet e, completamente sbronzo, aveva cominciato a biascicare frasi e parole che lui, a sua volta parecchio alticcio, non aveva granché capito. Ricorda poi di averlo dovuto sorreggere per evitare finisse nella grande piscina dietro di loro, di aver provato a fermarlo dall’aprirgli la cintura dei pantaloni del completo elegante comprato appositamente per il matrimonio dei loro amici, e successivamente di aver assaltato la sua bocca di punto in bianco, in un cortocircuito razionale arrivato con la stessa rapidità di una freccia.
Qualcuno di altrettanto ubriaco doveva averli scorti e gridato loro di andare in stanza, perché rammentava d’aver annuito in risposta e trascinatosi dietro Kacchan in barba ai precedenti tentativi di restare lucido e controllato. E poco dopo s’era ritrovato di nuovo il corpo di Katsuki premuto addosso, nell’intimità accogliente di una stanza del resort che non era neppure loro.
Volge il capo riccioluto verso Kacchan, il quale è ancora imbronciato e chiuso nel suo silenzio ostinato.
Quantomeno è rimasto sdraiato vicino a me…
Il che, per qualcuno come Katsuki, non è scontato.
Istintivamente si muove per toccarlo, tuttavia si ricorda della reazione di pocanzi e si costringe a restare fermo temendo di peggiorare la situazione.
  • “Kacchan…”
Pigola quel nomignolo che sa d’infanzia comune inserendoci dentro una supplica accorata a rivolgergli la parola, uno sguardo, un gesto, qualunque cosa purché non sia il silenzio, come se ne dipendesse la sua dignità.
Non va molto bene, e un sospiro scontento sfugge al controllo delle labbra mentre si gira su di un fianco con in viso un’espressione vagamente ansiosa.
  • “Kacchan, dì qualcosa. Non startene zitto.” decide di comunicarglielo a voce, il bisogno che ha di ricevere una risposta.
E finalmente un’occhiata ammonitrice giunge a fargli arricciare le labbra in una smorfia rammaricata, eppure già più tranquilla.
  • “Sei arrabbiato con me?” chiede timoroso.
Immusonito, Katsuki rimane a fissarlo senza accennare a dire o fare alcunché, una mano sul ventre e l’altra lungo un fianco mentre il suono di pneumatici vicini entra nella loro camera ed interrompe l’assenza di suoni che comprime un po’ troppo Izuku.
Poi un debole suono, un sospiro, gli arriva alle orecchie con la stessa dolcezza di una carezza. La testa bionda e scapigliata di Katsuki si muove debolmente e il suo grugno s’attenua in un’inaspettata espressione conciliante. O quasi.
  • “No. – esala portando un braccio sotto il capo mentre gli occhi dell’altro ragazzo prendono a scintillare. – Eravamo entrambi annebbiati dai fumi dell’alcol, infondo...”
Quella è la semplice e pura verità, chiara e limpida come un fiume di montagna, eppure Izuku continua a sentirsi in colpa per quanto successo, o meglio per aver goduto – e di star ancora godendo avidamente – per quell’esperienza tanto desiderata. Da una parte sente d’essersi approfittato del suo compagno nonostante fosse stato proprio quest’ultimo ad approcciarlo in quel senso, dall’altra, e questa parte occupa molto più spazio della prima, è contento di aver sperimentato quello che brama quando si dibatte per possederlo.
Katsuki torna a guardarlo proprio in quel momento ed Izuku arrossisce abbassando gli occhi scuri di pudicizia.
  • “Non so se m’inquieta di più il fatto che tu abbia sviluppato un fetish simile, o sapere che hai passato un mese intero a fantasticare su un me incosciente.” commenta con un mezzo sorriso. “Avresti dovuto parlarmene prima.”
Izuku batte varie volte gli occhi, convinto d’essersi appena immaginato una frase così improvvisamente priva d’ostile contrarietà. Allora guarda il ragazzo, scorge quel sorrisino e rettifica; gli sta andando di nuovo in cortocircuito il cervello.
  • “A-ah… beh, se avessi saputo che la tua reazione sarebbe stata questa lo avrei fatto di-direttamente il giorno dopo.” risponde ridacchiando per smorzare la tensione accumulata. “Io credevo… credevo avresti dato davvero di matto.”
Cosa che ha effettivamente fatto per diversi minuti.
  • “Umpf.”
Tituba qualche ulteriore secondo, Izuku, prima di trovare il coraggio di chiedergli se è tutto apposto. A guardarlo, Kacchan sembra tornato calmo e rilassato come prima di quella rivelazione e questo, normalmente, gli basta ed avanza per ritrovare la serenità. Se c’è però una cosa che ha interiorizzato a mo’ di trauma, è che con lui quello che può sembrare chiaro, persino palese, spesso non lo è.
Stavolta vuole la conferma diretta. Giusto per evitare fraintendimenti e fare sogni sereni senza doversi preoccupare che il proprio compagno provi a spaccargli la testa nel cuore della notte come il peggior psicopatico esistente.
L’assenso mugugnato burberamente arriva più veloce del previsto. Kacchan gli sta dando la schiena quando aggiunge a modo suo che approva “quel fetish da maniaco.” Gli occhi per poco non gli escono dalle orbite al permesso di sperimentare assieme ancora esperienze simili, in futuro. I raggi di luce che illuminano la stanza si fanno più spessi quando il giovane si getta addosso al compagno abbracciandolo con ritrovata felicità, nonché sollievo. Soprattutto sollievo.
Credeva che sarebbe scattato un litigio grosso, la mente diceva persino che si sarebbero lasciati, quando invece Katsuki ha reagito in quel modo solo per – probabilmente – salvare le apparenze da duro orso burbero che tanto ama mantenere di fronte ai media, fan, amici e, in maniera estremamente più ridotta, Izuku stesso.
Katsuki si agita nel tentativo di liberarsi dalla sua presa, sbraita che vuole procurarsi comunque delle mutande di ferro prima possibile, oltre a sottolineargli molto malamente quanto è disturbante il quantitativo d’euforia provato per una cosa del genere.
Combatte ancora un po’, proprio per il discorso di pocanzi, e dopo si lascia vincere dall’affetto verso di lui e gli resta attaccato, molto attaccato, con una delle sue espressioni imbronciate che Izuku ama tanto.
Restano a letto a coccolarsi ancora un po’ come sono soliti fare le volte in cui si ritrovano senza il lavoro ad incombere su di loro come una terza presenza che toglie tempo e aggiunge pensieri ad entrambi, a volte persino ansie. L’incanto si rompe all’improvviso, quando Katsuki scioglie l’abbraccio sotto le proprie proteste e scivola seduto sul bordo del letto, una mano in un cassetto alla ricerca dell’intimo pulito da indossare dopo la sua consueta doccia mattutina.
Izuku si lamenta ancora, chiede di rimandare a più tardi visto che hanno tutta la giornata per loro, ma inaspettatamente Katsuki lo corregge rivelandogli di dover uscire per una commissione. Nel suo tono c’è una punta d’aggressività che lo mette subito in all’erta.
  • “Cosa devi fare?” domanda sollevandosi su di un gomito, lo sguardo a perdersi sulla sua figura atletica fino al momento in cui un verso poco rassicurante si leva cupamente da lui.
  • “Pestare a sangue quell’idiota di Kaminari. Mi sembra ovvio, ‘Zuku. Questa è tutta colpa sua.”  







Angolo Autrice; 

Allora, ALLORA... 
Non so bene come descrivere questo parto del mio cervello. Un giorno mi sono svegliata e la prima cosa che mi è balenata in testa, prima ancora di sbadigliare, è stata scrivere una cosa simile - e già qui ci sono dei problemi - su Katsuki ed Izuku che sono, a mani basse, la coppia che più adoro "nell'universo delle coppie".
Tra l'altro questa one-shot era pronta pure da parecchio, titubavo solo sul postarla. 
Poi mi sono rotta le palle di tutto questo titubare, ed ho postato nonostante i dubbi dati dal mio tallone d'Achille di cui scriverò tra un attimo.

Era da parecchio che volevo cimentarmi nello scrivere qualcosa al tempo presente - impostazione che non uso MAI - ed ho voluto fare un esperimento; ho problemi coi tempi passati a prescindere dalla lingua che parlo, coreano escluso, quindi la conclusione è; questa è la prima ed anche ultima storia che imposto in questo modo XD. 

Spero non abbiate vomitato sulla tastiera nel riscontrare questo "piccolo" problema di cui ho scritto sopra. Anzi, siete invitati ad illuminarmi sulla vastità delle coniugazioni verbali italiane al passato XD (Aiuto, che incubo!) 
Che poi non so nemmeno se i tag messi siano giusti o meno, boh, sta one-shot mi ha totalmente stunnata.
Direi proprio che le storie con l'impostazione al presente non fanno per me! (Ma dovevo provare per sapere, no?)


Ps. Ringrazio chiunque leggerà questo mio piccolo abor-parto! 





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