Erano giorni che Chishiya stazionava in prossimità del distributore di bibite sperando di vederla: Kuina andava lì regolarmente per prendere una lattina di aranciata e questa cosa, ricordando l'unico e ultimo dono che le aveva fatto, lo faceva sorridere. Certo, non un sorriso aperto, non era quel tipo di persona lui e mai lo sarebbe stato; ma la cosa - egoisticamente - gli regalava una gioia intima, quasi selvaggia.
Lui ricordava, come gli era venuto in mente di toccare quelle carte? Com'era accaduto? E perché proprio il Jolly lo aveva rigettato nella disperazione di ciò che tutti loro avevano vissuto?
Un colpo di vento, era stato quello e - ironicamente, pensò - è sempre per una folata più violenta che riaffiorano le cose più scomode.
Si era sentito un pazzo sull'orlo dell'abisso quando, in un fulmineo scatto, tutte le immagini di Borderland gli avevano ferito lo sguardo; con la stessa lucida pazzia aveva preso per vero ciò che ricordava, d'altronde si era svegliato dal coma come fosse incompleto e adesso - seppur con fatica - si ritrovava ad ammettere quanto tutto avesse senso.
La promessa fatta a sé stesso di essere migliore, di provare a dare un senso alla sua vita, si faceva labile e pericolante. In una mano stringeva una moneta da immettere nella macchinetta e nell'altra la carta del Jolly: voleva davvero che Kuina portasse questo fardello con lui? E perché proprio lei?
A quest'ultimo interrogativo, Chishiya, sapeva dare una risposta: perché lei era la sola - nonostante lui l'avesse usata per sopravvivere e non le avesse mai raccontato nulla di sé - a cui fosse mai importato di lui, l'unica persona che potesse chiamare "amica". Che parola strana e inusuale questa, ad agitargli i pensieri.
Kuina si era preoccupata per lui quando Chishiya non aveva fatto altro che pensare a sé stesso; gli aveva parlato del percorso di transizione e del motivo per il quale voleva rientrare nel loro mondo. E lui? Lui se ne era approfittato, aveva sfruttato la sua forza fisica per sopravvivere e la sua empatia per raggirare altri. L'unico dono che le aveva concesso a Borderland era stato quella bomba al cherosene costruita con una lattina, aranciata per lei e lime per lui: braccialetti dell'amicizia stravaganti, gli sovvenne mentre ancora sorrideva tra sé.
Dopo aver ricordato tutto, cercarla tra i corridoi dell'ospedale – che ne era certo, ospitava entrambi - era stato quasi naturale.
La verità nuda e cruda non era che questa: Shuntarō Chishiya era un codardo e avrebbe dato qualsiasi cosa per non dover affrontare sé stesso e una nuova vita da solo, non dopo aver sperimentato il rassicurante tepore dell'amicizia.
Quando Kuina lo oltrepassò per dedicare la sua attenzione alle bibite in esposizione, un pizzico fastidioso gli si diffuse per tutta la gola mentre la mano sinistra già scattava a nascondere il Jolly nella tasca posteriore dei pantaloni.
Perché non ti ricordi di me?
Avrebbe voluto domandarle e ancora: potremmo essere amici anche qui? Mi guarderesti come facevi allora anche adesso? Ma soprattutto, è giusto costringerti a soffrire come sto facendo io?
Sono sempre stato uno stronzo, uno di quelli che disprezza la debolezza umana e l'emotività. Mi hanno spezzato i passi quando avrei voluto e, forse, potuto essere altro. Ho calpestato l’ego altrui e oltraggiato sentimenti non miei per non sentirmi offeso dalla mia stessa miseria umana, già, dopotutto sono umano anche io. Non posso farti questo, non a te.
La risposta alla domanda che più gli premeva le tempie la ebbe fissando i grandi occhi della ragazza, intenti a chiedergli qualcosa di banale: una moneta per quella cavolo di aranciata.
Stornò lo sguardo sopraffatto da tanta trasparenza, Chishiya, e le si avvicinò dando alla bocca del macchinario la sua moneta per poi allontanarsi.
Non voleva neanche sfiorarla, temeva l'avrebbe macchiata.
- Ehi, aspetta, ti devo dei soldi! - esclamò la ragazza al suo indirizzo.
Chishiya si voltò appena, offrendo alla vista di lei solo un quarto del suo viso e del caratteristico sorriso enigmatico.
- È un mio regalo, in caso di bisogno. - e si dileguò agitando in aria la mano, le spalle e tutto il resto volti finalmente verso ciò che aveva avuto il coraggio di essere: una persona migliore, per sé, per lei e per l'amicizia che - adesso riusciva ad ammetterlo - li aveva uniti.
 

Angolo autrice: lo so, questa è una cosa davvero piccina e insignificante ma sono settimane che ci pensavo e ci ripensavo. Dopo aver visto e amato la serie TV non ho potuto non gettarmi anche nella lettura del manga ma una cosa continuava a non andarmi post visione: il fatto che dopo tutto il percorso di cambiamento intrapreso da Chishiya – mio personaggio del cuore sin dalla prima stagione – non abbiano mostrato un effettivo slancio verso Kuina (altro personaggio del mio cuore), dopo che lei si è preoccupata per lui sino alla fine. Naturalmente mi sono ricollegata al finale della serie per questo momento e ho immaginato che toccando quella carta lì si possano riavere i ricordi (per l’aranciata sì, ho riguardato quell’episodio lì), spero davvero possa non risultare un azzardo. Il mio è stato un piccolo esperimento e spero non sia dispiaciuto a nessuno, grazie di cuore sin da ora a chiunque legga e/o decida di dirmi la propria.
A.