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Autore: sasdavvero    16/02/2023    0 recensioni
Il ragazzo si voltò verso lo specchio.
Il suo volto era come sempre.
Come sempre.
Spesso, quando si guardava allo specchio, si vedeva con delle enormi occhiaie, solo per poi realizzare che era l’effetto della luce.
In quel momento, si sentiva stanco così.
Come se avesse dovuto avere delle enormi occhiaie sotto gli occhi.
Eppure non c’erano.
Non si vedevano.
Non si vedeva mai.

[DabiHawks Chainsaw Man AU (senza indicazioni su CSM però) - Avvertimento per tentato suicidio e autolesionismo]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Dabi, Hawks, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Cuore in gola.

Cuore a mille.

Sudava.

Vado a fare un bagno, urlò ai suoi genitori, i quali risposero con qualcosa che al ragazzo non importava.

Si chiuse a chiave nel bagno.

Il loro bagno, l’unico bagno della casa, era davvero enorme, aveva un lavandino con un lungo piano dove appoggiare i saponi, una doccia molto grande, due armadi con asciugamani e cose varie, un WC, un bidet, lavatrice, asciugatrice, scaffali per i detersivi, armadietto per le scope.

Una vasca.

Una grande vasca, grande abbastanza per il ragazzo, grande perché uno dei suoi papà spesso si era lamentato di non starci, in quella vecchia, e allora avevano comprato una vasca più grande.

Il ragazzo si voltò verso lo specchio.

Il suo volto era come sempre.

Come sempre.

Spesso, quando si guardava allo specchio, si vedeva con delle enormi occhiaie, solo per poi realizzare che era l’effetto della luce.

In quel momento, si sentiva stanco così.

Come se avesse dovuto avere delle enormi occhiaie sotto gli occhi.

Eppure non c’erano.

Non si vedevano.

Non si vedeva mai.

Sospirò.

Fumiho era stanco.

Molto stanco.

Così stanco da avere troppa energia per le cose peggiori, diciamo.

Per pensare alle cose peggiori.

Cuore in gola.

Cuore a mille.

Sudava.

Aprì l’acqua della vasca, calda, calda, la voleva bollente, e iniziò a svestirsi.

Prese una piccola scatolina dalla tasca della felpa e la appoggiò al lavandino.

Gli tremava la mano.

Si tolse la felpa viola e la piegò, la appoggiò di fianco alla scatolina.

Si tolse le scarpe con calma, tolse le calze, tolse i pantaloni.

Rimase coi boxer e basta.

Si guardava allo specchio.

Cuore in gola.

Cuore a mille.

Sudava.

L’acqua continuava a scorrere, riempiva la vasca, riempiva la vasca.

Fumiho prese la scatolina.

La aprì.

Cuore in gola.

Cuore a mille.

Sudava.

Prese una cosa che c’era dentro, l’unica cosa.

Non era così stupido da metterle tutte insieme.

Un piccolo oggettino di metallo, piccolo, sottile.

Tagliente.

Quasi non lo sentiva, tra le sue dita.

Cuore in gola.

Cuore a mille.

Sudava.

Chiuse l’acqua.

Immerse la punta del piede.

Bruciava.

Sobbalzò.

Cuore in gola.

Cuore a mille.

Sudava.

Immerse il piede.

La gamba.

Entrò in vasca.

Bruciava.

Cuore in gola.

Cuore in testa.

Cuore a mille.

Palpita.

Salta.

Trema.

Cuore.

Cuore.

Cuore.

Sobbalza e sobbalza Fumiho, trema, trema, ha freddo alle spalle non immerse nell’acqua.

Cuore nelle orecchie, sente solo quello.

E un lontano fischio che sembra farsi più forte.

Cuore in gola in testa a mille palpita salta trema sobbalza più forte più forte più forte.

Mentre tutto è offuscato e tutto è bianco.

Bianco.

Bianco.

Fumiho trema dall’ansia.

Trema dalla frenesia.

Trema

Trema

Trema

Scatto

Uno scatto

Uno scatto e il rosso lo invade

Non ha sentito niente

Niente

Brucia

Brucia ma non ha sentito niente

E il rosso inizia a spargersi

Si sparge

Si sparge

Sporca l’acqua limpida

E lo scatto arriva ancora

Ancora

Ancora

E preme e affonda

Taglia taglia taglia

A fondo

Deve essere più a fondo

Deve essere più a fondo

O non andrà bene

O sarai deluso dopo

A fondo

A fondo

A fondo

Ovunque

Non è importante

Non è importante

Vuoi morire ma non è importante

Non è importante

Basta essere coperti di squarci rossi

E andrà bene

Bene

Bene

Una scossa

Fumiho! Apri!

Un’altra scossa.

Non ci riesco.

Un mormorio.

Non ci riesco.

Un singhiozzo.

Non ci riesco.

Un pianto.

Una scossa.

Scosse ovunque.

Mentre con un calcio Toya buttava giù la porta e lo raggiungeva.

Fumiho piangeva mentre suo padre gli strappava la lametta dalle mani, mani rosse, rosse, e lo sentiva imprecare lontano, lontano, mentre lo aiutava ad alzarsi e a uscire.

Sentì altre mani su di lui, un qualcosa di morbido dove bruciava.

Keigo.

Anche lui era qui.

Anche lui.

E Fumiho piangeva un po’ di più.

Un po’ di più.

Mentre Keigo stringeva l’asciugamano per far fermare il sangue, Toya lo teneva stretto e Fumiho piangeva, piangeva, perché non ne riusciva mai a fare una giusta, perché anche questa volta era una delusione.

Anche questa volta.

No, Fumiho, no, mormorò Keigo, il ragazzo si rese conto che anche lui aveva le lacrime agli occhi.

Non è delusione, mai delusione, okay? Mai. Non—non è— mi dispiace, Fumiho, mi dispiace che non ti fidi abbastanza da parlare con noi, ma non è delusione, lo abbracciava anche lui, adesso, e il ragazzo pianse sulla sua spalla finchè non finì le lacrime.

Il resto fu in silenzio.

In silenzio Toya lo fece sedere su una sedia e gli medicò le ferite.

Servono dei punti, disse Keigo.

So farli, i punti, rispose Toya.

Il pronto soccorso—

No.

Toya. Sembrava arrabbiato, ora. Non si discute, serve un vero aiuto, non delle suture con un filo a caso e un po’ di whisky sopra.

Toya non era convinto.

Fumiho sentiva il suo sguardo su di lui.

Domani, disse infine, domani mattina, okay? Per stasera andrà bene così.

Keigo non sembrava contento, ma non disse niente mentre Toya medicava il braccio di Fumiho, mentre lui lo fasciava e Fumiho fissava quello che faceva con uno sguardo vuoto, vuoto, vuoto.

Fumiho fissava e tornò in sé quando Keigo entrò in bagno, a quanto pare era uscito, con dei vestiti puliti.

Un pigiama, calze, una felpa.

Keigo lo aiutò a vestirsi, Toya uscì dalla stanza, dicendo “Metto su qualcosa per cena.”

E Fumiho era stanco.

Stanco.

Stanco.

Guardò di sfuggita il piano del lavandino e la scatolina non c’era più.

Era stanco.

Stanco.

Stanco.

Okay, siamo a posto qui, ‘Miho, va bene se stiamo in salotto assieme? O vuoi stare in camera, o vuoi sdraiarti? esitò, dimmi tu.

Va bene in salotto, rispose, voce bassa, sguardo a terra.

Keigo annuì, e insieme stettero sul divano a guardare qualcosa di non importante, finché Toya non annunciò che la cena era pronta.

Una cena semplice.

Tempura.

Fumiho mangiava, con calma, lento, come al solito, aveva fame, si rese conto solo in quel momento di avere fame, mentre sentiva lo sguardo dei suoi genitori su di lui.

Il braccio gli bruciava sempre di più.

Faceva fatica a muoverlo.

Ma andava bene così.

Mangiarono in silenzio.

Come va? chiese Toya una volta finito.

Fumiho alzò le spalle. Tutto okay.

Nessuno era convinto della risposta.

Sono stanco, disse, senza offrire spiegazioni.

È normale, Fumiho—

Perché dite che è normale? chiese, un poco più di voce. Cosa c'è di normale in...

I due si scambiarono uno sguardo.

Non è normale, disse Toya, ma lo sappiamo, okay? Sappiamo com’è, e sappiamo che le cose si sistemano, serve un po’ di tempo, certo, ma si sistemano.

Sono stanco, Fumiho abbassò lo sguardo, occhi che bruciano. Sono stanco e non so perché.

Nessuno disse nulla.

Voglio morire, disse, ma non so— non so perché, non lo so, non lo so, non— non ci capisco nulla.

Lacrime calde bagnavano le sue guance mentre sentiva entrambi loro avvicinarsi, sentiva la mano fredda di Toya sulla spalla e le braccia calde di Keigo che lo stringevano e pianse.

Pianse.

Pianse.

Finché il mal di testa non divenne troppo forte.

Stasera dormi con noi, okay? Che ti piaccia no, ci fa stare un po’ più tranquilli, gli disse Keigo.

Fumiho non obiettò.

Non gli importava.

Forse voleva stare con loro.

Non lo sapeva.

Non lo capiva.

Okay, vado a prenderti un moment, che piangere fa venire mal di testa, arrivo. Toya si alzò e si diresse dall’altro lato della casa.

Keigo ancora lo stringeva.

Mi dispiace, sussurrò.

Dovrei essere io a dirlo, rispose il ragazzo.

Fa niente, a me dispiace, Fumiho, mi dispiace. Gli diede un bacio sui capelli. Lo sai, io e tuo padre ti vogliamo bene, okay? E puoi parlare con noi, di qualsiasi cosa, non ti manderemmo via, okay? Lo sai?

Faccio fatica a saperlo, a volte, confessò, e Keigo cercò di sorridergli di nuovo.

Ecco qua, arrivò Toya con un bicchiere d’acqua e il moment.

Aveva anche un’altra cosa.

Fumiho bevve la medicina.

Toya, intanto, sembrava stesse esaminando ciò che aveva portato.

Era un maglione.

Un maglione a righe blu, azzurre e grigie, alternate ma sfumate, sembrava vecchio, ma era ancora in ottime condizioni.

Fumiho vide Keigo spalancare gli occhi.

Sai cos’è questo? chiese Toya.

Un maglione? era quasi una domanda.

Un maglione con una bella storia dietro, disse, sedendosi al tavolo e mostrando il maglione a suo figlio.

Il ragazzo lo sfiorò con un dito.

Era morbido.

Era davvero morbido.

Sembrava anche molto caldo.

Sai, parlò, questo maglione me l’ha regalato tuo padre. Eravamo appena arrivati qui, andavamo da un motel all’altro perché non riuscivamo ad affittare un posto dove stare, e nessuno dei due sapeva abbastanza italiano da poter parlare e capire gli agenti immobiliari. Avevo… venticinque, ventisei anni, mi sembra, e col fatto che eravamo scappati e tutto quello che era successo, era come se tutto mi stesse ritornando addosso e non so. Era davvero un periodo di merda, uno dei peggiori, e non lo dico con leggerezza. Una sera, la sera dopo, diciamo, un brutto episodio, era inverno, Keigo tornò al motel, lui poteva lavorare, aveva trovato qualcosa, io avevo ancora una faccia troppo messa male perché qualcuno mi volesse come dipendente, e ancora troppe poche forze per mantenere un’illusione come ora, lui tornò con una busta e mi disse ‘è un regalo per te, spero ti piaccia’, e io vidi questo maglione e pensai ‘okay, è un maglione’ e Keigo mi disse ‘quando stai male indossalo, e saprò che avrai più bisogno di me’, all’epoca lui era talmente indaffarato che quasi non ci vedevamo, usciva al mattino presto e tornava quasi col coprifuoco del motel, e io quando mi ha detto questa cosa sono rimasto perplesso.

Si fermò un attimo, pensando a cosa dire. L’ho tenuto su per un mese intero, non ininterrottamente, cioè lo lavavamo, ma ogni sera Keigo tornava un po’ prima e stavamo sul letto, a non far niente, assieme. Dopo due settimane sono riuscito a dirgli qualcosa, perché ero stanco di tenermi tutto per me, e Keigo mi ascoltava, ogni giorno, e ogni giorno tornava un po’ prima e mi aiutava a imparare la lingua abbastanza da poter dire due cose in più. In pratica era l’unica cosa che facevo, anche se non riuscivo a farla se lui non mi spronava. Due anni dopo ho visto la mia terapista per la prima volta, la vedo ancora adesso, qualche volta, non tanto spesso come prima, e ho iniziato a lavorare su tutto. Ancora adesso, quando sto di merda, metto questo maglione e stiamo sul letto e a volte parliamo, a volte no, ma è un po’ quello il punto, no? Io non sono mai stato uno che parla, sai? Mi sembra che nemmeno tu sia il tipo, ma io non sono troppo in grado di esprimermi, in quello che provo, adesso va meglio, dopo quarantotto anni di vita, ma il maglione era per quello, perché Keigo sapeva che non riuscivo a chiedere aiuto a parole, e ha trovato un altro modo.

Fumiho ascoltò senza dire niente.

Una bella storia.

Puoi averlo tu, disse Toya porgendoglielo, e Fumiho sgranò gli occhi.

Ma—ma tutta ‘sta storia e— cioè… è importante per te, no? Perché dovresti…?

Perché anche tu sei importante per me, Fumiho, e perché magari può servire anche a te, come è servito a me e come a volte anche serve a Keigo.

E Fumiho aveva di nuovo le lacrime agli occhi.

Perché…? Perché non siete arrabbiati? Perché siete sempre così…

Non finì la frase.

Io sono arrabbiato, disse Keigo, e il cuore di Fumiho fece un balzo.

Sono arrabbiato con me stesso, perché non ho notato niente prima, ma non con te, mai con te, non per una cosa del genere. Lo sai, l’ho già detto, mi dispiace, Fumiho, mi dispiace che sia successa una cosa così e che non sei riuscito a parlarne prima, ma non succede niente, okay? Si fanno passi indietro come si fanno passi avanti, e non fa niente se i passi avanti non si riescono a fare da subito, con calma, bisogna abituarsi.

Sospirò. È difficile riuscire a parlare di argomenti del genere, ma non dobbiamo per forza parlarne, soprattutto se a volte nemmeno tu capisci i tuoi pensieri. Hai il maglione, usalo, se riesci, e uno di noi o entrambi noi saremo qui, almeno non sarai da solo in momenti del genere.

E Fumiho si sentiva…

Non lo sapeva.

Non lo capiva.

Non lo capiva mai.

Aveva paura di deluderli ancora, aveva paura di non riuscire a fare nemmeno questo.

Sapeva che non avrebbe voluto fare nemmeno questo, non quando l'impulso è troppo forte ed è l'unica cosa importante.

L'unica cosa che vuole fare.

Non sapeva se avrebbe voluto usare il maglione, non lo sapeva, non lo sapeva.

Aveva paura.

Paura di chiedere aiuto.

Quindi non disse niente mentre ancora, per l’ennesima volta, le lacrime scorrevano dai suoi occhi, e, per l’ennesima volta, i suoi genitori lo avvolgevano in un abbraccio.

Vuoi metterlo? chiese Toya.

Fumiho non lo sapeva.

Annuì.

E lo aiutarono ad indossarlo.

Era morbido.

Era caldo.

Era una bella sensazione.

Andarono a dormire poco dopo.

Fumiho si sdraiò al centro del materasso, con il suo cuscino sotto la testa e un cuscino sotto il braccio ferito, suo padre, Toya, stava alla sua sinistra, e suo papà Keigo, stava alla sua destra.

E alla fine si addormentò, come sempre, come sempre.

Come sempre.

__________

NOTA: storia di febbraio 2022, link alla serie completa su Ao3 e ora, Story Time:

la mia psichiatra ha letto questa storia e ha detto, in modo molto convinto, che avrebbe potuto vincere (read: avrebbe sicuramente vinto) il concorso di scrittura del CPS, ma io, deficiente, mi sono dimenticato del concorso e non ho mandato nulla e a quanto pare anche una persona della giuria a cui l'ha fatto leggere ha detto la stessa cosa figa oh / sarà per l'anno prossimo (magari) (spoiler, non hanno più rifatto il concorso per ora lol)

   
 
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