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Autore: thespoonriver    19/02/2023    1 recensioni
Itachi e Sasuke Uchiha si trasferiscono nella città di Napoli dopo la separazione dei loro genitori.
[NaruSasu]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Note: Questa storia sarà composta al massimo da due/tre capitoli l'avevo pensata come una one shot poi mi sono dilungata giusto un po' di più. L'idea mi è nata leggendo e guardando "La vita bugiarda degli adulti" di Elena Ferrante. Forse maggiormente conversando con un mio amico su come reagirebbero i personaggi di Naruto in un contesto italiano. Konoha esiste anche nel mio universo è un paesino molto piccolo del Giappone da cui provengono i nostri protagonisti. Non sono del tutto convinta del risultato, spero che a qualcuno possa piacere l'idea. Ah, giusto... la storia è rigorosamente una NaruSasu.

Moltiplicazioni

Itachi era sveglio dalle prime ore dell'alba. Aveva rifatto il letto, cautamente senza svegliare il fratellino minore. Era il suo primo giorno di scuola, meritava un ulteriore riposo. Viveva in quella città caotica, ma calorosa, da poche settimane. Ne apprezzava la cultura unica, il clima mite, l'odore del caffè. Aveva sempre vissuto nelle braccia protettive di un paesino poco industrializzato come Konoha in Giappone, eppure quella realtà metropolitana lo distraeva dai recenti avvenimenti famigliari tumultuosi e di estrema sofferenza per il fratello minore. Lui e suo fratello, la madre Mikoto e un uomo d'affari italiano Andrea Collocati, vivevano in un bellissimo appartamento arioso nel prestigioso quartiere napoletano del Vomero di Arenella. L'enorme appartamento, compensava per la loro madre una vita casalinga nella piccola regione del Villaggio della Foglia. Entrò nella cucina, preparò un caffè seguendo metodicamente il procedimento che aveva appreso e aspettò che il piccolo Sasuke si svegliasse. Tanto piccolo, Sasuke non lo era, avrebbe frequentato il quarto anno del liceo Eugenio Montale. Non era preoccupato, di certo, per la bravura dell'amato piuttosto per le relazioni sociali esacerbate che ne sarebbero conseguite. Avvertì uno sbadiglio e un ticchettio di ciabatte: Sasuke era sveglio. "Buongiorno, nii-san" sbadigliò nuovamente. Stropicciò gli occhi e si sedette su una sedia, attorno al tavolo. "Buongiorno, otouto. Hai dormito bene?" Chiese, graziandolo con un bel sorriso. Itachi afferrò la moka e versò del caffè per entrambi. "Faccio fatica ad abituarmi al letto, lo trovo scomodo e troppo infagottato. Ma sono riuscito a prendere sonno prima del previsto stanotte", commentò. "Stamattina inizia il tuo primo giorno di liceo" sorrise calorosamente e gli si sedette accanto. "Non vedo l'ora" sbottò sarcastico. Non amava particolarmente cambiare scuola. A Konoha era l'allievo più bravo e superava tutte le materie con ottimi voti. Non era bravo quanto Itachi, eppure riusciva lo stesso a eccellere. "Pranziamo insieme?" Domandò Sasuke. Detestava i rapporti sociali, solo la vicinanza dell'amato fratello lo rendevano felice. Se fosse stato per lui, avrebbe passato la sua intera vita accanto a Itachi. Anche senza fiatare, solo a contemplarlo. Era il suo orgoglio più grande. "I corsi terminano tardi, non ce la farei a venire. Sarà per un'altra volta, otouto". Sasuke Uchiha emise una lieve smorfia, adirato per le differenze che si interponevano tra lui e Itachi. Fu costretto ad accettare quella separazione e ad andarsi a preparare per il suo primo giorno. Anche il modo di abbigliarsi era diverso, gli anni ottanta a Napoli non erano paragonabili a quelli giapponesi. Fugaku gli aveva chiesto di meditare attentamente se valeva la pena spostarsi da lì e andare a vivere con la madre. Non che fosse convinto del contrario, preferì solo seguire Itachi come un'ombra. Aprì l'armadio e cacciò fuori una felpa di almeno tre taglie in più, rigorosamente blu notte. Scelse dei cargo della colorazione off-white e un paio di Vans nere: uno dei modelli più ambiti in quel periodo. Indossò tutto, aggiustò i capelli e prese l'enorme zaino pieno di libri, recandosi nel posto in cui avrebbe finalmente preso l'autobus per la scuola. La tabella arruginita, accanto alla panchina, suggeriva che la linea 07 sarebbe arrivata di lì a poco. Quando mai, la puntualità non era una virtù di quella città. Sbuffò, andando avanti e indietro, arrivo poi con uno scoppiettio e del fumo che evidenziavano la necessità di manutenzione. Salì esibendo un pezzo di carta chiamato 'abbonamento', si sedette al secondo sediolino. Due ragazze lo guardarono stupefatte, una di loro aveva dei capelli rosa rosa pallido. Le ignorò, tirando fuori un vecchio Walkman Sony con gli ultimi successi dei Dire Straits.

Il viaggio non fu molto lungo. L'autobus varcò il cancello di un enorme edificio, isolato rispetto alla realtà metropolitana poi si fermò di getto e aprì le porte. C'era una calca di studenti piena di animosità; motorini adagiati ai lati dell'entrata e gente che parlava un dialetto ancora troppo incomprensibile per lui. Varcò l'ingresso e tirò fuori il  depliant che aveva ricevuto dopo l'iscrizione: lui apparteneva alla sezione 4B; una sezione sperimentale riservata alle menti brillanti del Montale. Attese le otto e un quarto, poi entrò in aula. Si sedette all'ultimo banco per sicurezza, attendendo il completamento dell'aula. Un ragazzo dai capelli lunghi, un po' metallaro, gli si avvicinò presentandosi. "Uè, tu devi essere quello nuovo" allungò la mano. Sasuke la strinse distrattamente." Mi chiamo Shikamaru, questo è il mio amico Kiba" proseguì. "Sasuke Uchiha" scandì distrattamente. "Piacere, Kiba" disse Kiba. Sasuke notò che i ragazzi non erano ancora seduti, tranne lui. Notò sul casio che l'orario di inizio  era passato da un pezzo. Nessuno era seduto in cattedra a fare lezione. Rimase in silenzio con il mento trattenuto dalle mani, sul banco. Improvvisamente comparve un uomo dai capelli argentati con una ventiquattro ore in mano che si scusò per il ritardo, "aveva soccorso un'anziana signora al semaforo". L'uomo era slanciato, con un sorriso suadente, il volto nascosto però, in un lupetto nero. Indossava un blazer maschile grigio chiaro e aveva un'aura intrigante e misteriosa. La scusa era sempre la stessa, commentò in napoletano Kiba. Kakashi Hatake, così si chiamava l'uomo in questione, oltre ad essere un inguaribile bibliofilo era anche un ritardatario senza speranze. L'informazione gli fu rivelata da Kiba stesso. Mentre osservava l'atteggiamento del docente, notò degli sguardi curiosi provenire dal banco laterale di un ragazzo dai capelli decolorati. Uno strano tizio, un po' emaciato dal volto buffo. "Tu devi essere Sasuke Uchiha, lo studente giapponese" esordì Kakashi Hatake. Sasuke annuì e si alzò in piedi. "Buongiorno Hatake-sensei, io sono Uchiha Sasuke" fece un leggero inchino nipponico. Gli altri risero, trovandolo strano. "Benvenuto, signor Uchiha. Ragazzi, questo è Sasuke Uchiha, il nuovo studente di questa classe. Si trova nel nostro corso perché ha svolto un brillante test d'ingresso. Questa sezione, la b, è una delle più ambite, Sasuke. I figli dei migliori professionisti della città vorrebbero accedervi ma non a tutti a concesso questo privilegio. Dovresti ritenerti molto fortunato ad aver già superato un'ardua prova. Non so se lo hanno già fatto i tuoi compagni ti presento i componenti di questa classe: Shikamaru Nara, Kiba, Sakura Haruno, Ino Yamamaka, Hinata Hyuuga, Suigetsu, Juugo, Karin e... ma dove è finito? È di nuovo in ritardo?" Guardò nella direzione di Sasuke, ma non c'era. Nello stesso momento, qualcuno entrò nell'aula. Un soggetto ridicolo, pensò Sasuke. Tuttavia si presentava come un ragazzo atletico, abbronzato, biondo e con gli occhi azzurri. I tratti somatici erano quasi tipicamente americani un po' rozzi, in senso buono. Di primo achito gli sembrò uno di quei  bellocci da romanzi rosa, nel senso migliore possibile. Mozzava il fiato solo a guardarlo. Aveva un fisico scultoreo, impresso nel marmo. L'abbigliamento lasciava molto a desiderare: indossava una camicia arancione con dei fiori hawuaiani, era sì il mese di Settembre, però non si qualificava per decenza come indumento da usare a scuola. Dei jeans consumati e un paio di AF1 della Nike estremamente malridotte e sporche. Prese posto accanto a Sasuke che storse subito il naso, con disapprovazione. Oh, oh... era capitato proprio nel posto giusto: accanto a chiappe d'oro. "Ciao! Io mi chiamo Naruto Uzumaki. Sono contento che tu ti sia seduto accanto a me di solito sono sempre solo" affermò sorridendo. Da vicino era persino più bello. Lo guardò in cagnesco, aveva l'aria da imbecille ecco perché nessuno si sedeva mai accanto a lui. "Tu come ti chiami?" Domandò Naruto. "Sasuke Uchiha" replicò gelido. "Sas'ke, è un piacere conoscerti!" "Sa-su-ke, non Sas'ke" replicò infastidito. Come osava quel tizio modificare la pronuncia del suo nome? Averlo accanto lo rese consapevole di alcune  verità: la prima era la bellezza di quel giovane da ogni angolazione, la seconda era l'impossibilità dell'esistenza di occhi così cristallini e simili al mare. Non aveva mai visto nulla del genere in una persona. "Oh, capisco. Non ti arrabbiare, dattebayo!" Ma come parlava quel tizio e perché si trovava in un'aula avanzata? Non mostrava molta padronanza con le regole e lo studio. Era arrivato in quel liceo da meno di mezz'ora e già desiderava scomparire il prima possibile. "È un vero piacere." Sasuke non rispose. Naruto sbatté lo zaino sul banco e cacciò fuori un quadernino ridicolamente piccolo e pieno di pieghe in alto. Non male come primo giorno. Il moro, dal canto suo, aveva suddiviso i quaderni per colore e materia.

Il professor Kakashi, docente di letteratura italiana, iniziò a spiegare la lezione odierna. Prese un gessetto dauna scatolina e iniziò a scrivere alcune parole sulla lavagna. Alessandro Manzoni, citava il nome scritto. Kakashi iniziò a girare tra i banchi e disse: "Bene, l'anno scorso ci siamo lasciati con Alessandro Manzoni. Qualcuno di voi potrebbe fare un riassunto a Sasuke?" Chiese concentrato il professore. Tutti alzarono il braccio per rispondere al quesito del docente solo Naruto si fermò. La lezione proseguì con estrema lentezza per Uzumaki, in realtà Sasuke non aveva alcuna necessità riassuntiva. Conosceva perfettamente il programma di quell'anno. Quando suonò la campanella,  il moro si allontanò dall'aula. Suigetsu gli si avvicinò seguito da Karin. "Sasuke?" Lo chiamo Suigetsu andandogli incontro. "Che vuoi?" Sbottò il moro. "Io sono Suigetsu, lei è la mia amica Karin. Volevamo presentarci." Sasuke li osservò con attenzione. Sembravano, effettivamente, meno sbruffoni di Naruto. Gli rivolse un sorriso di circostanza. "Piacere", proseguì. "Avrete intuito che sono Sasuke". "Allora, come ti trovi a Napoli? Parli l'italiano molto bene è impressionante se consideriamo che non abbiamo un ceppo linguistico comune". Osservò Karin passandogli accanto. "Mi sono preparato a lungo, prima di venire qui". "Non ho mai visto uno studente giapponese da queste parti, in effetti. Come mai ti sei trasferito?" Domandò Suigetsu. "Affari miei" liquidò quel discorso con una semplice battuta. Karin e Suigetsu capirono di non dover forzare la cosa. Certamente, quei tre provavano simpatia vicendevolmente.

Sasuke terminò tutte le lezioni in programma. Uscì nell'atrio e iniziò ad aspettare l'autobus. Alcuni motorini iniziarono a sfrecciare verso l'uscita, fin quando qualcuno si fermò e tolse il casco. Uno strano motorino bianco con delle sfumature blu, parecchio malandato. Il guidatore si girò verso di lui e lo osservò. Naruto, ancora lui. "Hey Sas'ke vuoi un passaggio?" "Che cosa ti fa pensare che io desideri salire su quel coso" Lo indicò con disprezzo. Al solo pensiero di stare così vicino a Naruto, trasalì arrossendo un poco. "Dai, il mezzo non è messo poi così male" portò una mano all'indietro sulla sella e la scosse per invitarlo a salire. "L'autobus non passerà mai, sali". Sasuke guardò lo spazio circostante, decidendo di salire. Appoggiò entrambe le gambe sui pedalini. E lasciò cadere ai lati le braccia. Ma quando Naruto provò ad accelerare per partire, facendo risalire i piedi, il moro gli sbatté contro con violenza e fu costretto a stringerlo sui fianchi. "Dove abiti, Sas'ke?'' gli chiese accelerando di rado, facendo lo slalom tra le macchine. "A Posillipo" ribatté cauto. Dal portamento, i lineamenti e la delicatezza quasi femminea, nonché l'autocontrollo Naruto aveva intuito l'appartenenza di Sasuke a una classe agiata. Non aveva mai visto né un ragazzo né una ragazza così bella in vita sua. "Tieniti forte" bisbigliò, accelerando definitivamente. Il moro si ritrovò a osservare la città da un'altra prospettiva su quel motorino che lui chiamava mezzo. Ora era anche in grado di stabilirne il fascino e il successo fra le generazioni più giovani. Il biondo lo portò in diversi vicoletti, caratteristici di Napoli. Rimase entusiasta, quella città aveva un effetto magico nelle ore di punta. Quando riconobbe finalmente il suo quartiere abbozzò un sorriso e indicò il palazzo. "Fermati lì in fondo per favore. Non puoi proseguire  con il motorino,  dovrò andare a piedi." lo intimò Uchiha. Naruto fece inversione e si fermò sulla linea d'aria del palazzo accanto ad un marciapiede. Sasuke scese dal motorino e gli si mise di fronte. "Allora siamo arrivati" esclamò raggiante Naruto. L'altro annuí. "Ti ringrazio per il passaggio" disse con semplicità. "Se vuoi passo a prenderti domani mattina, non vivo molto lontano da qui". Era una bugia, Naruto non si sarebbe mai potuto permettere un posto come quello. Viveva in un appartamento caloroso e accogliente con il Preside del Montale, l'uomo che lo aveva adottato, il professor Jiraiya Sannin. Nemmeno un uomo come lui poteva permettersi Posillipo. "Non siamo amici" chiarì tempestivamente Sasuke. Desiderava ardentemente superare la bravura di Itachi e non voleva affezionarsi in alcun modo a quel posto. Alla maggiore età, sarebbe rientrato a Konoha. "Ma come sei scontroso, se non siamo amici lo diventeremo, promesso" il biondo emise una risatina isterica di imbarazzo. "Sei un po' troppo sicuro di te, Uzumaki". "Non sbaglio mai. Io e te andremo molto d'accordo." "Cosa te lo fa pensare, sentiamo?" "L'ho capito quando ti ho visto. Non so perché. Sono una persona di parola, appena ho posato i miei occhi suoi tuoi ho capito che diventeremo amici." "Non avrei dovuto accettare il passaggio, se avessi saputo che in realtà sei una seccatura." lo redarguì infastidito, andando nella direzione opposta. "Vedrai, Sas'ke, saremo amici. Puoi scommetterci dattebayo!" Urlò Uzumaki. Sasuke scosse la testa annoiato andando in direzione del suo palazzo. Quel ragazzino impetuoso sarebbe diventato la sua rovina. Naruto girò nella posizione opposta e accelerò, contento di quella giornata. Il Montale, almeno per quest'anno, avrebbe riservato delle emozioni niente male. Il nuovo arrivato era il suo nuovo obiettivo.

Sasuke Uchiha aveva deciso di uscire prima quella mattina, evitando una risposta negativa da parte di Itachi. Non lo avrebbe accompagnato e non si sarebbero visti. Da quando avevano comprato il cordless non faceva altro che parlare per ore intere con un tipo di nome Shisui che gli dava sui nervi. Decise di prendere una boccata d'aria e di fermarsi a guardare la bellezza del mare. L'autobus lo avrebbe preso a una fermata più avanti. Passeggiando per il luogo collinare, rimase incantato dalla classe e l'eleganza di quella città priva di spazio e tempo. Quando arrivò alla fermata, attese il suo autobus. Il viaggio fu scomodo come al solito, non meno caotico del giorno precedente. Entrò nel plesso scolastico avvilito. Aveva compreso di non essere molto emozionato di essere in classe con quella gente, come se non bastasse il decolorato lo osservava in modo sospetto. "Fumi Sasuke?" Gli aveva rivolto la parola appena incrociato lungo il vialetto. "Chiaramente no" rispose secco. "Perdonalo, fa sempre così. Io sono Juugo, non ci siamo presentati ieri." La noncuranza di quella presentazione lo rese ancora più scocciato quella mattina. "Io fumo", si intromise un altro. Era Naruto, appena arrivato con lo zaino mezzo aperto in spalla. Sasuke roteò gli occhi. "Uzumaki, non sai comprartele le sigarette?" "Me la offri tu?" "Dai, Suigetsu, offrigli la sigaretta" lo rimbeccò Juugo. Suigetsu gli porse il pacchetto e Uzumaki ne sfilo una. La prese tra le mani e guardò nella tasca dell'Invicta arancione, estraendo un accendino bic con la rotellina quasi spaccata. Portò la sigaretta alle labbra, inumidendola- facendo sussultare Sasuke per quel gesto quasi sexy. Con la mano piegata la protesse per non spegnere la fiamma, poi boccheggiò e tirò. "Sei silenzioso oggi?" Domandò Naruto a Uchiha. "Tu parli eccessivamente" gracchiò sedendosi sul muretto. "Ben detto!" Esclamò Suigetsu. "Ed è anche un gran scroccone sto qui." "Come mai non fumi?" Naruto ignorò l'altro. "Perché dovrei? Non amo particolarmente i denti gialli e la puzza." "Sei un perfettino", constatò. "Sono uno che spende il suo denaro in modi molto più proficui e utilitari. Non amo particolarmente questa roba". Ribadì seccato. "Come mai dal Giappone sei venuto a Napoli?" Domandò Juugo. Per qualche strana ragione, fra il club degli sciroccati, Juugo sembrava quello più sensato nelle domande. "Mia madre vive qui" replicò soltanto. Karin raggiunse il gruppetto che si era creato e li interruppe, portando con sé i due, Juugo e Suigetsu, per una questione urgente. Lasciando lì Naruto e Sasuke. "Perché tua madre vive qui? Se posso..." "I miei si sono lasciati. Mio padre vive in Giappone, mia madre qui". "Capisco,deve essere difficile. I miei non li ho mai conosciuti, sono morti in un incidente " confessò Naruto, abbassando la testa. "Mi dispiace, con chi vivi?" "Jiraiya" "Il preside Sannin?" Chiese Sasuke incuriosito. "Sì, era un caro amico di mio padre. È un uomo solo così ha deciso di prendermi con sé." "Okay." Seguì un breve minuto di silenzio. "Da quanto sei qui?" Naruto tirò nuovamente la sigaretta. "Un paio di settimane" rispose Sasuke. "E ti piace qui?" Sasuke scosse la testa. "Per niente." "Ti abituerai, comprendo la difficoltà, abbiamo due culture completamente diverse ma, in un certo senso, Napoli è la città di chiunque. Non farai troppa fatica ad abituarti." Uchiha avrebbe voluto dire che la cultura era l'ultimo dei problemi. Sua madre Mikoto e il compagno erano il vero problema; Itachi e la sua riluttanza nei suoi riguardi. "Ora si è fatto tardi," replicò osservando il Casio. Il biondino annuì e lo seguì in aula.

Dopo la fine delle lezioni, Sasuke fu seguito dal gruppo di Suigetsu: I taka. Non era diventato parte di quella strana combriccola eppure stava iniziando ad apprezzarli. Arrivarono in palestra: un luogo piuttosto grossolano e dall'edilizia incompleta. Naruto correva in direzione di un altro ragazzo con il pallone tra i piedi. "Uzumaki è un ottimo attaccante" rivelò Karin, "se non fosse un coglione patentato sarebbe anche carino" proseguì in direzione di Sasuke. La divisa scolastica lo rendeva ancora più bello, con gli addominali flessi evidenziati dalla stoffa umidiccia e bagnata. Sasuke si ritrovò ad ammirarlo. L'avversario di Naruto ruotò su sé stesso e prese possesso della palla, seguito dall'inversione del biondo che gli tolse nuovamente il possesso della palla. Calciò, andando a segno con un brillante gol. Le ragazze applaudirono, soprattutto Hinata. Sasuke non era molto sportivo, non aveva ereditato il talento di Fugaku e di Itachi. Si limitava a fare qualche esercizio basico per mantenersi in forma. La sua magrezza non era per niente tonificata dall'attività fisica. "Chi è il suo avversario?" il moro si appoggiò alla cattedra mezza malandata e iniziò a parlottare con Karin. "Intendi quello con i capelli rossi?" "Sì." "Quel tipo si chiama Sasori è del quinto anno." " E quelli laggiù?" Indicò il fondo della palestra. "L'unica ragazza è Konan, sta con con l'altro rosso Nagato, il biondino è Deidara." Il moro annuì comprensivo. "Sono del quinto tutti?" "Così pare." Un tipo in tuta iniziò a fischiare balzando da un lato a un altro. Aveva i capelli portati in un caschetto molto corto, le sopracciglia folte. "Quello è l'insegnante di educazione fisica... Mister Gai" concluse la rossa. "Ma se non mi va di giocare a calcio come faccio a passare la materia?" "Beh a nessuno di noi piace il calcio potresti sempre inventare di avere il ciclo perenne" rise Suigetsu dal lato opposto. "Aha, divertente" ribatté Juugo. "Sono serio, come farò? I crediti per me sono di cruciale importanza." Non riuscì neppure a terminare quella formulazione, Gai lo invitò a entrare in campo in qualità di portiere per l'esercitazione dei rigori. Sasuke non poté evitare l'invito e fu costretto a mettersi in posizione. Il tiratore, Sasori, lo osservava cauta. Uchiha non era in grado di giocare a quel gioco, si sarebbe limitato a sopravvivere. Sasori calciò la palla e Sasuke riuscì, quasi per un miracolo a prenderla la prima volta. La seconda volta un sordido gol. La terza, Sasuke finì con il volto schiacciato in due dalla palla. Il colpo fu tale da portarlo a terra sanguinante. Uzumaki accorse subito sul posto, accertandosi di eventuali ferite. "Sas'ke? Sas'ke?" Lo scosse, cercando di rianimarlo sembrava svenuto. "Na...Naruto! Ho perso l'equilibrio" disse con la voce impastata. Tocco la fronte e si sollevò con l'ausilio del biondino. Del sangue denso sgorgava dal naso, lo fermarono con dei fazzoletti. "Stai bene?" Domandò preoccupato Naruto. "Niente di grave" bisbigliò. "Dobbiamo andare in infermeria, il sangue non si arresta." Naruto lo caricò su un lato e cercò di trattenerlo a sé, evitando di farlo camminare troppo. Sasori si scusò dell'accaduto, il moro non gli rispose. Non lo incolpava di nulla. La sua incompetenza fisica non era colpa di nessuno. Quando arrivarono in infermeria, presero un blocchetto di ghiaccio e Naruto glielo adagiò sotto il naso. Sasuke si sedette sulla branda, con le gambe penzolanti, quasi attorno ai fianchi del biondino. Si guardarono intensamente, sbalorditi per quella chimica incauta percepibile a diverse miglia di distanza.

Dopo alcune lezioni, lo squillante suono della campanella rese il cortile più affollato. Sasuke scelse un posto posto al sole per leggere un buon libro. Mentre cacciava il testo dallo zaino, afferrò il bento preparatogli da Itachi; lo maledisse per non averlo consumato con lui. Era costretto ad adattarsi in quel posto senza il supporto emotivo che solo il suo fratellone sapeva dargli. Appoggiò il libro al lato, sul muretto, rannicchiò le ginocchia al mento e afferrò la scatolina del pranzo: riso in bianco e pomodori rossi di diverse varietà. Adagiò le bacchette nel riso e iniziò a mangiare. La luce del sole filtrava nei suoi occhi, costringendolo quasi a socchiuderli. "Salutarista" sbottò una voce che si accasciò accanto a lui. "Ancora tu? Ma sei uno stalker per caso?" Esclamo Sasuke infastidito. Il biondo aveva in mano un panino vergognosamente grande e pieno di schifezze. "Ringrazi in questo modo le persone che ti soccorrono?" Rise, dandogli una pacca sulla spalla. Sasuke lo osservò sottecchi e s'imbronciò, l'altro rispose con una linguaccia. "Mi sono solo distratto," constatò. Naruto annuì raggiante, addentò con un morso il panino e chiuse gli occhi beatamente per quel sapore divino. "Come fai a mangiare questa roba?" Domandò disgustato Sasuke. Per sua fortuna, Itachi aveva le mani d'oro sapeva preparare il ramen, il pesce e tante altre prelibatezze. Tradizioni che si sposavano bene con il mare. "Non mangiare i panini è sacrilego. Non esiste cibo di asporto più buono. Non so come farei a sopravvivere." Inoltre, Naruto viveva in condizioni precarie. Jiraiya era spesso fuori per lavoro e non sapeva cucinare molto bene. "Ne vuoi un pezzo?"

"Condividi il tuo cibo?" "Certo, un panino si fa a metà con una persona a cui vuoi bene"il moro inclinò la testa in direzione del biondino. Lui rispose con un'altra smorfia. "Vuoi assaggiare o no" "Io..." Naruto spezzò un pezzo del suo panino e lo porse a Sasuke. "Grazie" bisbigliò, assaggiando con un morso. "Buonissimo." Constatò. "Visto?" "Già." "Prepari tu il pranzo?" Uchiha scosse il capo. "No, solitamente mio fratello Itachi prepara il bento per entrambi." "Hai un fratello?" "È mio fratello maggiore. Studia scienze politiche e governative, vorrebbe diventare un politico da grande. È straordinariamente brillante." "E tu lo adori, da come ne parli" "Sì, molto spesso desiderei scomparire è solo grazie a lui se riesco sempre a farcela." Confessò adorante. "Tu sei sempre stato solo?" Naruto ad un certo punto si incupì dispiaciuto. Annuì, reclinando il collo. "Non ho conosciuto i miei genitori, hanno avuto un incidente d'auto quando ero molto piccolo. Mio padre è stato il sindaco di Napoli e so che era molto apprezzato. Ha studiato Lettere e filosofia, percorso che vorrei intraprendere. Vorrei anche diventare il Presidente del Consiglio." "Il presidente del Consiglio italiano? Tu?" Risero entrambi amaramente. "Sto scherzando" In realtà mi piace molto la letteratura. A questo proposito: cosa stai leggendo?" Indicò il libro abbandonato al lato destro di Sasuke. "Mah," sbuffò lui "un semplicissimo Il pensiero debole di Giovanni Vattimo." "Non credo di averlo letto" osservò Naruto, afferrando il libro. "È abbastanza interessante e contestualizzato nell'epoca in cui viviamo." Avrebbero continuato la conversazione all'infinito se non fosse arrivato il momento di andare in aula per la prossima lezione.

Durante le lezione del professor Iruka, Sasuke si accertò di prendere tutti gli appunti necessari per memorizzare la lezione in corso. Naruto mordicchiò la matita assorto nei suoi pensieri, guardando sottecchi il moro. Lo trovava affascinante, arcigno nelle pose qualche volta, ma i capelli gli ricadevano sul volto rendendolo delicato e pallido in contrasto con il nero pece degli occhi e i capelli ebano. Inavvertitamente in un movimento brusco strusciarono le loro ginocchia, facendo scorrere in entrambi un brivido di stupore. Naruto arrossì vistosamente. Era stato fidanzato con Konan per due anni anche se era più grande avevano molte cose in comune, poi lei aveva scelto Nagato. Non si era mai chiesto chi gli piacesse. Non aveva relegato se stesso in schemi di genere, doveva semplicemente ammettere di essere profondamente attratto da Sasuke Uchiha.

Al termine delle lezioni, Sasuke riprese l'autobus per rientrare a casa. Non trovò Itachi, probabilmente ancora impegnato con i corsi universitari. Decise di disfare lo zaino, con le materie di quel giorno, aprì la finestra lasciando filtrare la luce e avvertì la presenza del mare sotto di sé: quel profumo meraviglioso di sale, l'aria aperta e sentì di respirare a pieni polmoni. Si adagiò per un po' sul letto fin quando non si risvegliò pensando di dover riprendere a studiare. Aprì il libro di storia e tra la lettura di un paragrafo e un'altra, comprese di essere incuriosito dalla figura di Naruto Uzumaki. Non era un tipo loquace come lui, simpatico, ma fra tutte le persone conosciute provava delle sensazioni particolari. Non come Suigetsu o Juugo, loro erano solo divertenti e gentili. L'Uzumaki aveva qualcosa di trasversale e mistico che rendevano Sasuke agitato in sua presenza. Le fattezze fisiche, il sorriso magnetico, la caparbietà. Non aveva avuto l'opportunità neppure di fare termini di paragone, l'importanza primaria nella vita di Sasuke era scandita da un ligio impegno per costruire un avvenire florido. Le ragazze o i ragazzi non lo avevano interessato fino a quel momento. "Sasuke?!" Itachi aprì la porta e si inginocchiò sul letto accanto a lui. "Fratellone" biascicò il più piccolo con la bocca ancora impastata. "Ti andrebbe di fare un giro?" Sasuke annuì euforico.

   
 
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