Questa storia ha partecipato al Writober 2021.
Prompt: Gridare (pumpINK)
Non sembra avere molto senso. In realtà è una sorta di prologo alla long che sto scrivendo. Adoro Trilla e ho voluto farle incontrare Ben. Hanno davvero molto in comune.
DOVE TUTTO È PLUMBEO
Della sua vita Trilla Suduri ricordava soprattutto il dolore del suo ultimo istante. Un barlume di luce e poi una fitta bruciante che le aveva spaccato il cuore in due, un’ombra nera e una lama rossa. Il respiro metallico del suo potente carnefice.
Non aveva avuto la forza di gridare allora e non aveva la forza di gridare adesso.
Della sua morte Trilla Suduri ricordava solo la sensazione di freddo e terrore che l’aveva accolta al posto dell’agognato oblio.
Nessuna liberazione. Nessun frammento di pace. E neppure allora era riuscita a gridare.
Aveva semplicemente vagato. All’inizio si era chiesta se quel luogo desolato e tetro, quegli stracci che portava addosso e quell’odore di ruggine e muffa non fossero altro che una proiezione della sua anima. Poi, man mano che il tempo passava (Ore? Giorni? Secoli?) Aveva compreso che era tutto fin troppo reale. E che non era sola. C’erano altri come lei. Anime smarrite. Anime macchiate. Anime senza speranza. Ed era giusto così. Aveva continuato a trascinarsi, a vacillare, a sentire la follia montarle dentro. Per ore. Giorni. O secoli.
Fino a quando non aveva percepito qualcosa. Un’anima ferita. Un’anima splendente. Non era lì per lei, ma l’avrebbe trovata.
Un frammento di luce?
Era azzurro, limpido e forte. Trilla l’avrebbe trovato e protetto. E l’avrebbe trasformato in speranza.
Aveva sentito un ululato alzarsi verso il cielo tetro e compatto. Il lamento di una belva ferita con il cuore di un uomo. Un uomo ancora vivo, nonostante fosse morto.
È possibile?
No, non aveva alcun senso, neppure in quella dimensione malata e astrusa. Eppure sapeva che era così. Che lui era diverso da chiunque altro.
E Trilla aveva sussurrato “Aiutami”.