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Autore: Quella Della Pasta    02/03/2023    0 recensioni
Hardison acconsente al bungee jumping dalla mongolfiera. Ma Parker non gli ha detto dei carboni ardenti che li aspettano al di sotto, perché rovinargli la sorpresa?
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Partecipa al COW-T #13 col prompt (seconda settimana): Missione 2 (al fuoco!) - 04. Carboni ardenti
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Hardison, Parker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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(titolo e citazione da Set fire to the rain, di Adele.)


 

And the games you'd play

You would always win, always win…

 

È una pessima idea, Parker.

Viola tutte le norme di sicurezza esistenti ed immaginarie, Parker.

Lo faccio solo se mi fai avvisare in anticipo l’obitorio, Elliot e pure mia nonna, Parker.

No, no, sempre e solo dei fastidiosissimi e noiosissimi no. Ecco cosa Parker avrebbe avuto in cambio dal tenersi appresso quel coniglio spaventato – e geniale, va bene, e divertente, anche, ma pur sempre maledettamente spaventato dalle cose più stupide – di Alec Hardison. Elliot non gliel’aveva forse detto? E il suo istinto, di cui lei si fidava sin dalla tenera e spericolata età di cinque anni, non gliel’aveva forse ripetuto, sin dal primo momento in cui lei, chissà come e chissà perché – era bastata una tazza di cereali e un al provare le imbracature nuove che Sophie e Nathan ti hanno regalato al vostro primo Natale insieme, gli ricorda puntualmente la vocina antipatica della sua coscienza, quella che ha preso ad avere a fasi alterne la cadenza strascicata di Archie e quella rilassata della sua ultima psicologa, quella che ha convinto tutti a rimetterla in libertà – insomma, sin da quel momento di debolezza che le ha fatto abbassare – ma di poco, eh – la guardia nei confronti di quello smanettone di computer allergico agli acari, all’avventura e a tutte le cose veramente divertenti della vita?

Anche se le partite del sabato sera a quel multiplayer di Mission Impossible, be’, Parker non può negare che non abbiano un certo fascino. Non sarà come buttarsi da una mongolfiera su una distesa di carboni ardenti, ma quasi. Non ci si avvicina neanche lontanamente, ma quando piove – e quando Nathan e Sophie le dicono di no, categoricamente di no – sono un buon sostituto all’ennesimo furtarello nei sotterranei di un museo. O di una banca, o qualunque altro posto in cui ci sia qualcosa di valore e dove non piovesse persino nei condotti dell’aria mai rimessi a nuovo.

E quindi, che bungee jumping sia. Da una mongolfiera. Con un solo elastico in due. E con una bella distesa di carboni ardenti di sotto, pronti a sbruciacchiare loro capelli, dita e imbracature se solo avessero calcolato male l’angolo del salto. Era l’ultimo grido in fatto di sport estremi, era divertente! Perché diavolo Hardison non lo capiva?!

«Dài, è facile», borbotta Parker, sistemando le ultime cinghie delle sue bretelle con uno scatto meccanico, senza nemmeno guardare dove sta mettendo le mani. È abituata a farlo da così tanto tempo che potrebbe anche prepararsi ad occhi chiusi. Al contrario di quelli di – uhm, il suo fidanzato?

Naaah.

Il suo Nathan?

Ugh, no, raccapricciante. E poi lei non sa portare i tacchi vertiginosi e gli abitini striminziti da cocktail party cui Sophie è stramaledettamente abituata.

Il suo Hardison?

Meglio. Molto meglio. Parker si sente più rilassata, a quell’idea. Come se avesse poggiato i piedi nudi su quei poveri, piccoli pezzetti di carbone arsi a più di settanta gradi che si trovano poco di sotto di loro. Appena mille metri di altezza. Il minimo, davvero. E Parker si sente bruciare le suole delle scarpe, e la voce dell’istinto che le urla a pieni polmoni di scappare, scappare lontano, o si brucerà e nessun cavo d’emergenza la verrà a tirare fuori da lì, solo quando è circondata, be’, dal normale. Una passeggiatina su una lastra di vetro sospesa a seimila metri d’altezza o, appunto, quei carboni incandescenti le pareva un’alternativa assolutamente più tranquilla. Più…maneggiabile. Alla sua portata. Ma un appuntamento in un ristorantino mondano, con tanto di messimpiega, ombretto, mascara e sorriso forzato? Oh, no. No, non era niente che lei potesse affrontare. Meglio una camminata ustionante, decisamente.

«Facile, facile», continua a starnazzare Hardison nel frattempo, guardando a occhi spalancati il paesaggio sotto di loro, con tutto che ha le vertigini (e Parker sola sa quante ore ha passato ad aiutarlo a sconfiggerle), «per te è sempre così facile! Non pensi a noi poveri smanettoni che con le altezze non ci andiamo proprio d’accordo, eh?!».

«Okay, allora…» Cos’è, che le dice ogni tanto Sophie? Altri livelli. Trova altri livelli di comunicazione, Parker. Le persone sono come casseforti, ognuna ha la sua serratura, eccetera. «…pensa che sia un mainframe. E tu il bot che sta per esservi spedito dentro. Insomma…è la stessa cosa, no?», gli domanda, avvicinandosi a lui con un sorriso bonario, il più sereno che ha imparato a fare – pensa che sia un furto, Parker. Devi rubare la sua paura – e che lo distragga mentre lei gli applica l’imbracatura addosso. «Pensa ai tuoi poveri virus, spediti a tutta velocità in computer che neanche conoscono. Devono fare un salto enorme, per arrivarci. E noi…be’, più o meno stiamo per fare lo stesso. Okay?»

Hardison annuisce, rigido come un manganello di guardia carceraria. E non va bene, analizza Parker, lucida per tamponare quella dannata preoccupazione che ha appena sviluppato e che non la fa ragionare. Muscoli rigidi uguale strappi uguale distorsioni uguale pericolo che si spezzi il collo. Deve farlo rilassare. Deve. In qualche modo…

«Allora, pensa che giù di sotto non ti sta aspettando una pira di carboni ardenti pronti a farti arrosto, ma uno squadrone di agenti dell’Interpol armati di pistola e distintivo, va bene?»

«Non va bene affatto!!»

E Parker sbuffa, ascoltando le ennesime tiritere isteriche che Hardison le sta piantando. Almeno, quelli dell’Interpol non ti ustionano se li tocchi, cosa diavolo voleva di più?

   
 
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