I. Sayonara

Il temporale ci ha messo quarantadue minuti a scoppiare.

Tu sai l’orario esatto perché è da questo pomeriggio che non fai altro che mandare occhiate all’orologio, non quello della sala comune che va indietro di due minuti (e che ignora tutti i tentativi di Fuuka di rimetterlo nel corretto flusso temporale), ma quello che hai al polso, con le lancette che spaccano in due ogni secondo che passa senza il suo ritorno.

Non sei l’unico con il tick, questa sera. Tutti sono coinvolti in questa rotazione d’occhi orologio-finestra-porta scandita dal tick-tock di un tempo in ritardo.

“La linea se ne è proprio andata!” senti dire da Yukari e poi il tap tap tap delle sue dita che battono furiose i tasti del cellulare.

Il rumore riesce ad entrarti nel cervello anche se sei nella parte opposta della stanza, lì nel tuo angolo personale, e si somma al coro di cronch cronch delle patatine di Junpei.

“Non dovresti mangiare quelle schifezze” ti viene da dire, ma ti mordi la lingua all’ultimo, perché non è affare tuo, quello scemo è combinato peggio di Akihiko, tra snack e shake proteici non sapresti neanche da dove iniziare per raddrizzarli.

Però Yukari sembra leggerti nel pensiero quando dice “Ugh, Junpei, perché devi mangiare in quel modo?!”.

“Eh?! Non sto facendo niente!” si raddrizza lui. Miriadi di bricioline cadono sulla poltrona.

“Ma se ti posso sentire masticare da qui!”

“Mi sto solo impegnando” risponde e punta con molta enfasi il dito sul pacchetto di patatine, dove l’illustrazione di un super sentai rosso fa a cazzotti col colore verde della plastica

“Non lo sai che dopodomani c’è l’ultima estrazione?”.

I ricordi di infanzia ti inondano il cervello tutti assieme. Ti rivedi assieme ad Akihiko e Miki da bambini nel cortile dell’orfanotrofio a ritagliare maschere da fogli di carta, ad immaginare di essere quegli eroi in tutina scelti per salvare il pianeta. Akihiko voleva sempre essere quello rosso ed ora vorresti lanciargli un’occhiata, fargli capire che ricordi ancora per vedere sul suo volto l’imbarazzo dell’intesa.

Però poi pensi: anche Ken fantasticava su cose del genere, prima che tu gli strappassi di mano la sua infanzia?

E’ un pensiero che ti fa vacillare per la sua repentina brutalità e ti chiedi il perché; ti è stato vicino mese dopo mese, un chiodo fisso di rimorso e colpa e rabbia che ha continuato a girare e ad entrare sempre più giù, sempre più giù, un avvitamento continuo senza sfogo ma che ti trova ora impreparato, con la guardia abbassata.

Il temporale fa sbattere le persiane e ringhiare Koromaru, la pioggia si getta violenta contro il vetro delle finestre, Yukari e Junpei vanno avanti col loro battibecco mentre dalla televisione la voce allarmata di un meteorologo elenca i danni accaduti negli ultimi quarantadue minuti e tu stai lì, al centro del tuo personale uragano, e ti senti come l’orologio della sale comune, due minuti indietro nel tempo.

La porta di ingresso si apre; la figura di Kotone fa capolino nella sala comune lasciandosi alle spalle pioggia e vento.

“Sono tornata!” saluta tutti con un sorriso, ma il suo viso è pallido come un lenzuolo, trema visibilmente nei vestiti bagnati e sgocciolanti.

“Dove sei stata?” chiede Akihiko, come tutte le sere, e anche se senti bene la preoccupazione nel suo tono di voce quella domanda è una formula che segnala la ripresa di un copione serale che tutti conoscono, e l’ansia nella stanza sparisce.

Il chiodo nel tuo petto smette di girare. Il vuoto attorno a te viene riempito  dall’allegro chiacchiericcio di sempre e tu inconsciamente ti sporgi un po’ di più verso quel centro pulsante di vita.

“Non dovresti mangiare quelle schifezze” dici a Junpei. Ti sforzi di non far uscire fuori il tono bacchettone che usava spesso Mitsuru o, peggio, quello che usavi con Aki  quando lo beccavi a rimpinzarsi di patate dolci, e non sei sicuro di esserci riuscito perché Junpei si gira verso di te con l’espressione stupita e colpevole come un bambino e ti dice “Senpai, ti ci metti anche tu?!”.

Nella sala comune scoppia una risata a questa sua esternazione e ora tu non ti stai più sporgendo verso di loro, sei lì nel centro tutto d’un tratto ed è un cambiamento così repentino che ti fa girare una testa, ma poi alzi lo sguardo e Kotone è lì che si strizza i capelli ancora nell’atrio, e ti guarda e ti sorride e tu lì nel centro ritrovi quei due minuti che ti sei perso nel passato.

Note:

(1)Crossposting!

(2)L'odissea delle patatine di Junpei è ispirata al SL di Ken in cui nota che spesso compra le caramelle gommose per potergli dare la sorpresa che c'è dentro

(3)Non so se Akihiko dice ad ogni dolce che gli dai che è il suo preferito, ma io ho beccato quella reazione con le chips dolci e mi ha fatto ridere per il contrasto con la sua passione per il fitness quindi ora per me sono i suoi snack proibiti preferiti <3