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Autore: Ella1412    06/03/2023    1 recensioni
«Senti un po’ Fronte Spaziosa, come farai ora che partirai in viaggio con Sasuke?»
Sakura alzò gli occhi verdi sull’amica bionda, poggiata al muro vicino allo specchio. Le aveva chiesto di accompagnarla per comprare le ultime cose prima dell’imminente viaggio. Erano già passate a comprare dei recipienti per i medicinali di emergenza, dei sandali e due tute nuove per il viaggio. In quel momento erano alla ricerca del “mantello perfetto”, dato che quello scuro della rosa – secondo il parere non richiesto della Yamanaka – non andava affatto bene perché c’era già una persona cupa nella coppia e non era di certo la sua amica dalla fronte ampia.
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Nonostante fossero distanti l’uno dall’altra percepivano il chakra reciprocamente e in qualche modo ne erano confortati. Sakura, immersa nel fiume, si sentiva tranquilla e ottimista nei confronti di quel rapporto atipico; Sasuke invece si stava rendendo conto di aver perso molto più di quello che avrebbe mai potuto immaginare anche solo una settimana prima. Non conosceva molti aneddoti, né delle date particolari di ciò che accadeva nel villaggio, in più non sapeva quasi niente di quella ninja dai capelli rosa che lo stava accompagnando.
Hope you like it!
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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CAPITOLO 3
 




Sasuke si svegliò da solo nel futon. Si guardò intorno e vide di essere vicino alla finestra. La stanza era vuota ma dal bagno si sentiva la stessa melodia che canticchiava Sakura qualche giorno prima, poi la vide uscire e sorridergli.
«Se ti piace così tanto questo angolo di letto la prossima volta lascio dormire te alla mia sinistra.» gli disse ridacchiando.
Sasuke si strofinò i capelli e sbuffò, non sapeva se rimproverarla per averlo preso in giro o passarci sopra. D’altronde quella mattina si sentiva a casa, non era come le altre volte al campo. Era riuscito a riposare dopo tanto tempo e Sakura, in qualche modo, gli trasmetteva serenità.
«Ieri ho visto qualche negozietto sulla via dell’ostello, che ne dici se oggi ci dedichiamo a fare i turisti?» chiese la rosa una volta arrivata al tavolino nell’altra stanza.
Sasuke annuì, a lui non importava il posto.
 
***
 
«Benvenuti.» ad accoglierli nel locale era una donna sulla quarantina, leggermente in carne e con i capelli castani raccolti in una crocchia disordinata.
«Un tavolo per due, per favore.» chiese Sakura con gentilezza. Presero posto e ordinarono da mangiare.
«Sasuke – kun, non puoi mangiare sempre pomodori e onigiri. – il ninja la guardò accigliato – Scusi signora, vorremmo della carne, grazie!»
Sbuffò all’ordinazione fatta dalla rosa, non era un bambino e poteva benissimo scegliere da solo cosa mangiare.
Fece per parlare ma per la prima volta lo sguardo di Sakura gli stava intimando di non farlo, lo aveva visto quando prima si era comprato due pomodorini dal fruttivendolo.
Sbuffò e spostò lo sguardo fuori la finestra.
«Scusatemi…» disse una voce femminile richiamando la loro attenzione.
«Mh?» Sakura si girò verso di lei sorridente.
«Ecco, ho notato gli stemmi sulle vostre schiene. Lei è la ninja medico Haruno Sakura?»
«Oh sì, sono io. Come posso aiutarti?» rispose cortese.
«Non ho bisogno di niente, solo una foto!»
La ragazza era bionda con gli occhi verdi, non sembrava avere più di dodici anni.
«Certo, nessun problema!» Sakura si alzò dal tavolo per mettersi in posa dietro di lei. Una volta scattata, Sakura fu trattenuta debolmente e si mise ad ascoltare cosa avesse ancora da dirle la ragazzina.
«I miei genitori mi hanno detto che il suo accompagnatore è un nukenin. Per favore Sakura – san, stia attenta co lui.»
 
Sakura sbiancò, strinse i pugni e si rimise seduta al tavolo proprio di fianco al moro che si era irriggidito al discorso. Era certa che Sasuke avesse sentito tutto, quella ragazza non si era preoccupata di abbassare la voce.
«Non c’è da preoccuparsi, io amo quest’uomo e ha già espiato ogni sua colpa. – con la mano sinistra si toccò il cuore e la destra corse a toccare la coscia di Sasuke – È stato giudicato innocente e ora si sta impegnando ad aiutare i villaggi più bisognosi di aiuto nonostante sia un valido – se non eccellente – contributo anche tra i ninja di Konoha. Di che altre prove avete bisogno per accettarlo come un ninja valido e fedele al volere della Foglia?»
Nel locale calò il silenzio. La giovane, evidentemente in imbarazzo, si scusò e tornò al suo tavolo.
La mano poggiata sulla coscia di Sasuke si strinse leggermente, lui si era girato a guardarla ma lei fissava il tavolo avanti a sé. Sapere cosa doveva affrontare il moro ogni volta che attraversasse un villaggio l’aveva momentaneamente privata della sua solita allegria.
 
***
 
Dopo il pranzo Sakura volle fare ritorno nella stanza. Sasuke non aveva fatto storie e l’aveva assecondata.
«Come fai a sopportarlo?» chiese con voce bassa.
Sasuke non rispose, aspettò che continuasse e che si sfogasse. L’incontro al locale doveva averla scossa più del dovuto.
«Abitudine.» rispose dopo il lungo silenzio di Sakura.
La vide tremare ed era certo che non fosse per il freddo. Le sua guance erano arrossate, così come il suo naso piccolo. Le labbra erano strette in una morsa per evitare alle lacrime di uscire da quegli smeraldi che aveva, però erano già lucidi e prossimi al pianto.
«Beh, se è questo il trattamento non passeremo più per nessun villaggio.» disse risoluta, gli occhi verdi erano decisi e non ammettevano repliche.
«Più andiamo a nord e più ce ne sarà bisogno. Non è un problema passare per i villaggi.» rispose lui con tono calmo. Per Sasuke era davvero così, non si poteva imporre ai villaggi di dimenticare il suo passato nonostante tutto l’impegno per cambiare in meglio e per rendersi utile. Lo sapeva e andava bene così, infondo lui non aveva nessuna famiglia a cui dar conto e stare da solo rendeva quel presente meno pesante.
«Per te potrà pure non essere un problema ma non per me. Questa gente ha una visione ridotta e non sta accettando il presente e-»
«Ho già detto che non è un problema.» la voce di Sasuke era dura, non ammetteva repliche.
Gli occhi di Sakura, già lucidi, iniziarono a piangere.
Sasuke non sapeva ancora come gestire questa situazione…
 
 
***
 
Sakura non aveva parlato molto per il resto del pomeriggio, dopo il pianto era uscita fuori dalla finestra e aveva urlato il suo “shannaro” per sfogarsi. Poi era tornata in camera per sciacquarsi il viso e per rilassarsi aveva preso un libro di medicina che aveva con sé e aveva iniziato a leggere uno dei capitoli che a Sasuke sembrava tra i più difficili dell’indice.
«Come ci organizziamo per la cena?» chiese Sakura chiudendo il libro. Alla fine lo aveva letto quasi tutto e il cielo stava imbrunendo.
«Possiamo andare a cena nel ristorante al piano di sotto.» rispose Sasuke mentre lucidava la sua katana.
La rosa alzò lo sguardo sul compagno di viaggio che la stava già studiando, non arrossì perché era ancora scossa dal fatto successo a pranzo, però comunque vedere come lui le stesse dietro e cercasse a modo suo di aiutarla la fece sentire in colpa.
«Va bene, mi preparo.»
Si chiuse in bagno per prepararsi un minimo, lasciando Sasuke nel silenzio. Vederla indispettita, in qualche modo, lo turbava. Però le voci su di lui sarebbero sempre girate e non sarebbero mai state positive. Era un po’ come una maledizione per lui, prima aveva perso la famiglia, poi il fratello che credeva un pazzo traditore – che si è nella realtà rivelato il vero eroe dell’intera storia – e infine tutto il suo essere un ottimo ninja veniva messo costantemente in discussione dalle sue azioni fatte nel suo periodo buio. Sakura era quel raggio di sole che, Sasuke non sa bene come o perché, è riuscita a guidare la mano di Naruto, quell’unico amico che sarebbe riuscito a riportarlo sulla retta via.
Inoltre lo amava.
Anche su questo Sasuke era molto scettico non perché non credesse nel suo sentimento, però era un ex nukenin e spesso l’amore è confuso con la compassione, lui non ne aveva per nulla bisogno. Si compativa abbastanza già da solo.
Spesso si chiedeva che senso avesse per lui continuare a vivere, a fare del bene per redimersi, a prodigarsi per difendere quel villaggio che aveva portato alla morte del suo clan, della sua famiglia e di tutti i suoi sogni. Strinse la katana, quei pensieri gli facevano visita quasi ogni notte, ogni volta che per sbaglio sentiva i genitori nei vari villaggi mettere in guardia da lui i proprio bambini.
Se avesse avuto lui dei bambini li avrebbe messi in guardia da qualcuno con il suo stesso trascorso? A conti fatti, agli occhi di un genitore tutti i suoi moventi non sono scusabili, né tantomeno giustificabili. Per un genitore cresciuto in un contesto come quello della Foglia – ma anche un qualsiasi altro contesto dove il genitore vuole il meglio per il proprio bambino – i tipi come lui sono i reietti, quelli da tenere lontani.
Forse è per questo, pensa Sasuke, che Naruto lo ha preso così tanto a cuore. Lui si vedeva simile all’Uchiha. Non che in realtà ci fossero molte differenze, per un motivo o per un altro entrambi in quella società non se la spassavano granché. Però forse avrebbe preferito portare lui Kurama dentro di sé, se fosse stato possibile uno scambio di vite probabilmente non ci avrebbe pensato due volte. Avrebbe dato tutto per riavere con sé almeno suo fratello e la sua famiglia. Era anche vero che l’eroe biondo aveva perso i genitori il giorno della sua nascita, o almeno così dicevano i vecchi del villaggio.
 
 
«Sasuke?» chiese Sakura.
Quando era arrivata avanti a lui?
«Tutto bene?» la vide avvicinare lentamente una mano sul suo volto, forse era ancora scosso dai pensieri che lo avevano completamente estraniato dalla realtà e si scosse per evitare di farsi toccare.
«Mh.»
«Sasuke, – Sakura abbassò la mano per poi stringerla attorno all’unico polso del moro per usare l’altra per toccargli uno zigomo e asciugarglielo – Non puoi non rispondermi se quando torno in camera ti trovo in lacrime e con lo sguardo perso nel vuoto.» la voce della rosa, generalmente molto dolce e apprensiva sia a lavoro sia con lui, era diventata dura, il ninja quasi stentava a credere che quella frase fosse uscita dalle labbra carnose della rosa.
Forse boccheggiò, non sapeva nemmeno lui come si fosse ritrovato in quella situazione ma i capelli rosati gli solleticavano il mento e il naso, improvvisamente era stretto da due braccia esili che gli impedivano qualsiasi movimento. Eppure non era soffocante come aveva sempre pensato, le lacrime continuavano a uscire – dannate – dagli occhi diversi e il corpo minuto di Sakura iniziò a singhiozzare debolmente.
«Vederti così mi fa male.» era un sussurro, una frase sospesa e detta a mezza bocca che gli arrivò dritta al cervello scatenando così i singhiozzi anche in lui.
Non aveva mai pianto in pubblico da dopo lo sterminio del suo clan, credeva che non potesse nemmeno più provare emozioni più forti di quando ha portato a termine la vita di Itachi, la persona che più amava e che più lo amava.
Quella testolina rosa, testarda come – se non più di lui –, lo stava cambiando semplicemente standogli accanto. Se non fosse stato in quella stanza con lei non avrebbe mai fatto viaggiare la sua fantasia fino a pensare addirittura a un suo figlio, preoccupandosi delle sue compagnie e della spirale di odio che lo investirebbe solo per il suo cognome.
Sasuke alzò la mano per circondare la vita della rosa e stringerla a sé, affondò il volto in quei capelli profumati e si lasciò andare a un pianto liberatorio.
 
 
 
***
 
«Grazie per la cena.» Sakura e Sasuke si erano fatti portare la cena in camera, il moro non aveva più parlato e la rosa non voleva forzarlo. Sapeva che quell’episodio sarebbe stato un taboo finché lei non avesse forzato la mano ma costringerlo a parlare dopo poco tempo dal suo sfogo le sembrava un piano che faceva acqua sotto ogni punto di vista.
Avevano poi messo a posto ed entrambi si erano messi di nuovo vicino al tavolino, uno a lucidare la katana con la schiena poggiata al muro e l’altra a scrivere.
In qualche modo – non sapeva come, né cosa le desse quella sensazione – Sasuke le sembrava leggermente più presente dopo quel momento molto intimo. Continuava a non parlare ma era più gentile con i gesti, non si scostava dopo dieci secondi se lei lo toccava – li aveva contato dopo i contatti per dargli le ciotole con il pasto e la colazione – o non la guardava stranito se diceva qualcosa fuori posto.
Gli occhi di Sakura si potevano anche soffermare più tempo in quelli bicolore del moro senza che uno dei due distogliesse lo sguardo. Non avevano mai potuto sperimentarlo prima, però entrambi parlavano molto con gli sguardi. I messaggi della rosa erano spesso chiari, quasi cristallini. Gli occhi del moro, invece, parlavano una lingua che Sakura faceva fatica a capire.
Però in quel momento – dove erano uno di fronte all’altra con le proprie cose in mano –  la rosa poggiò la testa sulla spalla del moro. Gli sguardi ancora intrecciati, lei era leggermente tesa a causa della mossa atipica, lui stinse i denti.
«Ti do fastidio?»
Lui non rispose, quindi Sakura si accigliò e si spinse ancora più vicino a lui, poggiando anche una spalla sul torace del compagno.
«Ti do fastidio?» chiese di nuovo, sussurrando; Sasuke rilassò la mascella.
Lui non rispose di nuovo ma spostò il braccio sano a sorreggerle la schiena. La katana era poggiata sulle sue gambe con la pezza dimenticata a terra.
«No.» rispose fissando quel paio d’occhi pieni di speranza e forza che subito dopo la sua sillaba sorrisero.
«Bene. Allora resto così.» disse lei abbassando lo sguardo e portandosi il diario sulle gambe. Sentiva il petto esploderle per l’emozione, aveva letto negli occhi di Sasuke e non aveva visto nessuna emozione negativa che li aveva animati quel pomeriggio. Sembrava che le tenebre che gli avvolgevano il cuore si stessero molto lentamente dissipando.
«Mh.» gemette lui poggiando la guancia sulla testolina rosa e chiudendo gli occhi.
Comunicare con quella ninja medico era davvero estenuante, anche se non lo disturbava come quello stupido villaggio.







Angolino Ella
Beh, che dire. 
Questo capitolo è stato un vero e proprio parto.
Ho provato a seguire i pensieri dei personaggi, una volta passato lo blocco dello scrittore in realtà le vicende sono successe da sole. La mia parte preferita è la fine dei pensieri di Sasuke - quello scemo adorabile - che neanche si accorge di star piangendo e trova in Sakura una roccia a cui aggrapparsi.
Grazie a tutti voi che avete recensito (scusate se spesso non rispondo, ho una mente molto bacata lol), messo la storia tra i preferiti e anche solo a voi che avete letto. Spero che vi piaccia leggere di questi duo scemini tanto quanto piaccia a me scriverci!
Grazie, grazie e ancora grazie!
Allora niente, ci sentiamo al prossimo capitolo <3

Gabriella

 
  
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