Spesso il suo sonno era confuso, alterato dagli incubi che le ferite della battaglia di Camlann avevano lasciato nel suo spirito.
Riviveva gli attimi terribili in cui aveva ritrovato Arthur privo di sensi, disteso tra i cadaveri, il battito del suo cuore così debole da potersi interrompere da un momento all'altro; o il momento in cui Excalibur aveva trapassato il costato di Morgana, e la strega, ormai ombra della bellissima sorella del Re, aveva esalato il suo ultimo respiro.
Allora, rinunciando a riaddormentarsi, si alzava nel cuore della notte per rifugiarsi tra i bastioni del castello, dove l'aria era più tersa e frizzante, a un passo dalle sue nuove stanze. Arthur, irremovibile, aveva spostato l'alloggio dello stregone in una zona a lui più consona, ignorando le sue proteste.
Sorrise al ricordo, mentre lasciava che il vento leggero gli accarezzasse il viso."Ora sei un membro della famiglia reale. Non ammetto repliche. Per una buona volta, fa’ solo quello che ti dico".
La verità era che, più di ogni altra cosa, gli mancava dormire accanto ad Arthur.
Nei primi giorni di Avalon, quando il Re stava ancora combattendo per la propria vita, si era disperatamente imposto di non addormentarsi, in estenuanti dormiveglia scanditi dal respiro appena percettibile del sovrano.
Quando, finalmente, la magia aveva definitivamente scacciato il frammento della spada di Mordred e Arthur era tornato cosciente, il Re aveva preteso che si sdraiasse al suo fianco ogni notte, incalzandolo con tutte le domande che non aveva potuto fargli in dieci lunghi anni, desideroso di sapere e di cancellare ogni riserva dal suo cuore.
Alla fine si addormentava stringendo il polso di Merlin, e lo stregone spesso crollava sul suo petto, per la stanchezza e la paura che potesse ancora perderlo.
La mattina li coglieva nella stessa posizione e quei tocchi, che un tempo non si sarebbero mai concessi, erano diventati necessari quanto l'aria che respiravano. A volte Merlin gli accarezzava i capelli dorati mentre lo guardava dormire, stupendosi ancora, a distanza di anni, di quanto sembrassero seta; sapeva che Arthur aveva fatto lo stesso quelle volte che Merlin si era addormentato per primo, perché la magia lo aveva riconosciuto, sentiva tutto di Arthur.
Gli mancava tremendamente il suo odore nelle ore notturne, il calore del suo corpo appoggiato al proprio. Durante il giorno nulla poteva tenerli separati: se un tempo erano stati uniti, adesso erano una cosa sola.
Non sopportavano più lo stare lontani e la stessa magia di Merlin aveva aumentato le sue pretese, reclamando a gran voce la sua appartenenza al Sovrano, attirandolo come una calamita nascosta. Ma di notte, Merlin doveva necessariamente farsi da parte e lasciare Arthur a sua moglie: Gwen aveva accettato con comprensione l'evoluzione ancora più intima del loro rapporto e Merlin non poteva pretendere oltre, anche se la magia scalpitava, rivendicando ciò che era suo fin dalla notte dei tempi...
Sospirò, pensando che fosse passato troppo poco tempo, che ogni cosa fosse così intensa, potente.
Arthur era un Re. Non avrebbe mai potuto averlo tutto per sé.
Questo lui lo aveva sempre saputo.
"Merlin".
La voce calda di Arthur lo fece trasalire: era alle sue spalle, un dolce sorriso sul bel viso, stanco ma sereno.
fece, con un tono leggermente allarmato."Cosa ci fai sveglio? Stai bene?"
"Potrei chiederti lo stesso".
Merlin strinse le spalle.
"Mmm, io... non riuscivo a dormire, tutto qui".
"Anche io. Ti succede spesso, vero?"
Lo stregone annuì. Si guardarono a lungo, in silenzio, e Merlin seppe che entrambi sentivano la stessa mancanza, il laccio del loro legame che si tendeva in attesa che si avvicinassero.
"Cosa posso fare per aiutarti?".
La domanda era rivolta a Merlin ma anche a se stesso.
Arthur adesso era accanto a lui, gli aveva preso il polso stringendolo dolcemente, come aveva fatto per tante notti.
fece in un soffio, togliendogli una ciocca di capelli biondi dalla fronte ,con la mano libera.“Resta con me. Resta con me e basta”
"Sempre. Sempre e per sempre".