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Autore: Bombay    19/03/2023    4 recensioni
Dal testo: - Quando avevano detto ai loro genitori la loro intenzione di adottare, suo padre lo aveva abbracciato e gli aveva detto: “Keiji, sono fiero di tutte le scelte che hai compiuto nella vita e dell’uomo che sei diventato, non è facile crescere un figlio, il lavoro di genitore è il più difficile e meraviglioso al mondo. -
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Genere: romantico

Tipo: one shot

Personaggi: Keiji Akaashi, Kotaro Bokuto

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life, tematiche delicate (adozione)

PoV: terza persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Note: seguito di “Futuro

 

 

Da papà a papà

 

Fece scattare la serratura della porta di entrata dell’appartamento.

L’interno era buio e silenzioso, si avvertiva ancora il profumo della cena consumata da qualche ora. 

Accese la luce del ripiano, sistemò la piccola spesa che aveva fatto e sorride nel vedere il suo posto apparecchiato con cura.

Chiuse il frigo tirando fuori gli indumenti sportivi sudati, li portò in bagno sentendo la lavatrice macinare la centrifuga, mise la roba sporca nel cesto.

La casa era quieta e buia raggiunse in punta di piedi la cameretta che era stata, fino a pochi mesi prima, lo studio di Akaashi.

Si fermò sulla soglia e come gli capitava da due mesi a quella parte si intenerì nel vedere il suo compagno, no suo marito, in piedi che ondeggiava piano. Una dolce ninna appena sussurrata a fior di labbra, tra le braccia una bambina che dormiva quieta con la testolina poggiata sulla sua spalla.

 

La loro bambina.

 

Era stata un percorso lungo e difficile, osteggiato da molti, ma che li aveva se possibile ancora più di prima.

Per prima cosa avevano dovuto sposarsi, ne avevano parlato qualche volta, ma stavano insieme da tanti anni e convivevano da altrettanti. Stavano bene così non sentivano il bisogno di ufficializzare qualcosa che per loro andava oltre ad una unione formale, ma tant’è e quindi lo avevano fatto con due testimoni all’ufficio preposto con quattro firme in croce. Senza troppa pubblicità che di occhi addosso ne avevano già abbastanza.

Kotaro che, sotto sotto, era un inguaribile romantico aveva preso delle semplici fedi d’oro bianco e si era comunque emozionato nel mettergliela al dito di un altrettanto emozionato Keiji.

 

La festa gliela avevano organizzata i compagni di squadra perché confidarsi con Hinata e Atsumu aveva sempre risvolti inaspettati. E così si erano ritrovati invitati al ristorante Onigiri Miya con i loro amici, familiari e compagni di squadra vecchi e nuovi.

 

Bokuto si accostò ad Akaashi guardando il piccolo miracolo che teneva tra le braccia l’altro uomo.

Una volta di più si chiedeva come si potesse abbandonare una creatura così piccola ed indifesa. Ma la cattiveria e i pregiudizi del mondo erano tanti e li avevano sperimentati sulla loro pelle quando avevano iniziato l’iter di adozione.

Akaashi aveva versato fiumi di lacrime attaccato direttamente dalla gente e trasversalmente dai media e dai social.

Eppure, ce l’avevano fatta.

 

Akaashi depositò la piccola nel lettino continuando a guardarla insieme a Bokuto.

I suoi occhi azzurri erano resi ancora più scuri dalla poca luce, ma poteva vedere quanto amasse quella creatura che era entrata nella loro vita.

Bokuto si era sentito strano per qualche giorno, tanti cambiamenti aveva portato in casa loro, gli sembrava quasi che Akaashi fosse diventato più distante, catalizzato completamente dalla nuova arrivata, ma si era reso conto che era stato solo uno stupido l’amore che provava per quella bambina era completamente diverso da quello che provava per Keiji e che l’altro provava per lui. Non meno profondo ed intenso. Dovevano solo stabilizzarsi in quella nuova avventura.

 

“Buona festa del papà” mormorò baciandogli la guancia.

Akaashi si voltò con un sorriso “Da papà a papà” proseguì.

Gli occhi di Keiji si inumidirono e brillarono “È quello che mi ha scritto mio padre” sussurrò commosso abbracciandolo tornando a guardare la bambina.

Quando avevano detto ai loro genitori la loro intenzione di adottare, suo padre lo aveva abbracciato e lui gli aveva bisbigliato tra le lacrime “Avevi ragione, crescendo le priorità cambiano e mi dispiace papà, questo è l’unico modo che ho per darti un nipote”

“Oh Keiji, sono fiero di tutte le scelte che hai compiuto nella vita e dell’uomo che sei diventato, non curarti di quello che vogliono gli altri, se avete deciso di compiere questo passo è perché vi sentite pronti, noi ci saremo, non è facile crescere un figlio, il lavoro di genitore è il più difficile e meraviglioso al mondo, ma tu e Kotaro, siete persone meravigliose e non può che nascerne del bene” gli aveva detto e sia lui che Bokuto si erano commossi fino alle lacrime.

 

“A volte non mi sembra ancora vero” sussurrò, Kotaro lo strinse, ci avevano impiegato un sacco di tempo, avevano dovuto produrre una infinità di documenti, erano stati sul punto di rinunciare perché avevano il mondo contro, ma ce l’avevano fatta.

“Sei riuscito a lavorare?” domandò uscendo e socchiudendo la porta della cameretta andando verso la loro stanza sa letto.

Keiji annuì con un sorriso stanco mentre Kotaro gli baciava le labbra dolcemente, Akaashi sollevò le braccia e lo schiacciatore gli sfilò la maglia, lo sospinse sul letto.

L’arrivo della bimba nella loro vita aveva scombinato i loro equilibri e nonostante avessero letto libri e ascoltato consigli avere una bambina di sei mesi in casa era tutto diverso dalla teoria.

“Abbiamo bisogno di aiuto” aveva ammesso Keiji e le loro famiglie gli erano andate in soccorso ed avevano imparato un po’ alla volta ed avevano ritrovato un equilibrio nuovo. Non più due ma tre e quel bilanciamento oscillava un po’ di qua e un po’ di là ma tornava sempre in asse alla fine.

Akaashi sospirò quando le labbra di Bokuto scesero sul suo collo mentre le sue mani lo accarezzavano.

Quando le dita Kotaro raggiunsero l’elastico dei pantaloni di Akaashi, un pianto giunse dalla stanza accanto.

Si guardarono negli occhi per un brevissimo istante.

“Vado io” scattò lo schiacciatore scendendo dal letto, raggiungendo in pochi passi l’altra stanza.

“Eccomi” mormorò piano “Hai perso il ciuccio tesoro” mormorò ridandoglielo.

La bimba chiuse gli occhi e poco dopo riprese sonno.

 

Tornò in camera “Ha solo perso il ciuccio” lo informò appoggiandosi allo stipite della porta con un dolce sorriso sulle labbra nel vedere Keiji profondamente addormentato.

Lo copri e gli baciò la fronte tornando in cucina a sistemare le ultime cosa lasciate in sospeso, da quando avevano iniziato a convivere avevano sempre collaborato, anche se Bokuto doveva ammetterlo, Akaashi era sempre stato più ordinato di lui. Ora che avevano compiuto un altro grande passo la collaborazione tra loro era fondamentale e l’intesa non era mai mancata.

 

Lo raggiunse, sotto le coperte, dopo aver sbrigato le ultime faccende e cenato, gli si stese accanto posandogli un braccio attorno al fianco, baciandogli i capelli.

“Mi sono addormentato”

Un sussurro nel buio.

“Sì, non preoccuparti aveva solo perso il ciuccio dorme come un angioletto”

Akaashi si volse nel suo abbraccio, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, crogiolandosi nel calore dell’altro.

“La lavatrice…” disse all’improvviso ricordandosene in quel momento.

“Già stesa…” rispose e lo sentì sorridere.

“Domani sono a casa tutto il giorno” lo informò cercando la sua bocca nel buio e lo sentì agitarsi.

“Salti l’allenamento?” domandò perplesso avevano delle partite importanti.

“Sì ne ho parlato con Meian e il coach”

“Ma tra tre giorni sei in trasferta”

“Appunto per quello. Voglio passare un po’ più tempo con mia figlia e con te” sussurrò baciandogli le labbra dolcemente.

“Così ti riposi un po’… riesci a lavorare senza interruzioni” aggiunse baciandolo ancora.

“Non era necessario” bisbigliò sollevandosi.

“Questa scelta l’abbiamo fatta insieme e insieme la porteremo avanti” ribadì spingendolo sul materasso.

Purtroppo, il carico maggiore lo aveva Akaashi, lavorando da casa mentre Bokuto tra allenamenti, partite e trasferte era fuori casa molto spesso.

La squadra gli era andata incontro in ogni modo possibile, la piccola aveva guadagnato due genitori e un numero imprecisato di zii, che stravedevano per lei.

La bocca di Keiji fu di nuovo sulla sua in un bacio morbido e caldo, dolcissimo.

Le mani di Bokuto scivolarono sulla sua pelle in una languida carezza.

“Non credo di averne la forza” sussurrò posandogli le mani tra i capelli, ma in realtà sentiva già serpeggiargli l’eccitazione nelle vene e sfociare nel basso ventre.

“Voglio solo che ti rilassi” mormorò e le labbra scesero sul suo collo, sempre più giù, le sue mani gli abbassarono i pantaloni e l’intimo, il fiato caldo sul suo pube.

“Kou…” sospirò mordendosi le labbra, aveva davvero bisogno di quello.

Il pianto della bimba li raggiunse.

Bokuto ridacchiò divertito, mentre Akaashi sbuffò stancamente, mentre il compagno si alzava e raggiungeva la cameretta.

Akaashi si alzò a propria volta, sistemandosi i pantaloni e guardò l’ora, con un altro sospiro raggiunse l’altra stanza ed osservò Kotaro prenderla in braccio parlandole dolcemente, avvicinandosi al fasciatoio.

Keiji andò in cucina a preparare il biberon tornando poi in camera dove Bokuto stava cambiando la piccolina con gesti sicuri ed attenti; quella scena lo inteneriva sempre e si stupiva come un uomo come Kotaro potesse essere così premuroso e delicato con una creatura che appariva ancora più piccola ed indifesa tra le sue mani grandi, ma che a Keiji avevano trasmesso sempre calore e protezione.

Ricordava di come aveva preso in braccio la figlia di sua sorella e di come allora quella scena gli avesse fatto male, non avrebbe mai creduto che a distanza di due anni avrebbe potuto vedere quei gesti e quelle attenzioni quotidianamente.

“Ecco qui siamo belle pulite e profumate! Ora papà ti dà il lattuccio” sussurrò piano sedendosi sul divano mentre Akaashi gli porgeva il biberon.

“Va a dormire Keiji, qui basto io” lo rassicurò ma l’altro uomo scosse la testa sedendoglisi accanto posando il capo sulla sua spalla, osservando la piccola bere il suo latte.

Akaashi era stanco, indietro con il lavoro eppure non si era mai sentito tanto felice come in quel momento in piena notte accanto al suo compagno e alla loro bambina.

 

Per la loro prima Festa del Papà.

 

 

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Note dell’Autrice

Era un po’ che volevo scrivere qualcosa di simile e quale occasione migliore. Auguro a tutti un felice Festa del Papà

Grazie a chi ha letto sino a qui e ha voglia di dire la sua!

A presto

Bombay

   
 
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