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Autore: Sandorbae    22/03/2023    0 recensioni
Sansan / AU
"Certo, se avesse giustificato la sua rinnovata contentezza di trovarsi lì solo con gli animali avrebbe mentito.
Uno dei motivi, se non forse quello principale, che le rendeva così piacevole la permanenza in quel negozio sarebbe arrivato a momenti.
Laniò un’occhiata all’orologio, posto alle sue spalle, il quale segnava le 17:30. Tirò fuori da uno dei cassetti un piccolo specchietto, e guardando il proprio riflesso cercò di darsi una sistemata ai capelli".
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"Poi, se doveva essere sincera, c’era un qualcosa di elettrizzante nel non parlare con lui; la sua mente aveva campo libero per fantasticare su come potesse essere nel privato, con quanto trasporto l’avrebbe potuta stringere fra le sue forti braccia.
Scosse la testa, improvvisamente rossa in viso; quello era il motivo per cui le sue amiche la prendevano in giro, forse leggeva troppi romanzi da edicola".
[33!Sandor, 23!Sansa]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sansa/Sandor'
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Titolo: The purest soul
Personaggi: Sansa Stark, Sandor Clegane, Marianne Clegane
Rating: Verde
Numero parole: 1621
Note: I work at a pet shop and every day you come in my store and pet every single animal here. You are the purest soul, I’m so in love. (Fonte: https://colormayfade.tumblr.com/generator)
N.D.A: [33!Sandor, 23!Sansa] ; Le storie della raccolta sono a sé stanti, quindi questi Sansa e Sandor non sono gli stessi di “You ok?”
 


The purest soul
 

Era da poco cominciata la primavera, i primi fiori iniziavano a sbocciare lungo i viali alberati di Approdo del Re e per le strade si respirava un’aria diversa. Certo, se Sansa avesse avuto occasione di godersi quelle lunghe giornate se ne sarebbe certamente resa conto.
Non si era mai vergognata di ammettere di provenire da una famiglia ricca, anche una delle più antiche e prestigiose dei Sette Regni, quindi aveva sempre vissuto  in maniera abbastanza spensierata; si era goduta lunghe vacanze con i suoi amici ad Essos e aveva potuto studiare per passione e non necessità.
Poi però suo padre si era impuntato che lei, e tutti i giovani Stark, dovevano fare un’esperienza lavorativa umile; così ai suoi fratelli era toccato andare a lavorare nel bar dello zio Ben, mentre lei si era beccata il negozio di animali della zia Lysa.
Da quando era arrivata lì, quasi tre mesi prima, la donna aveva colto la scusa al volo per potersi godere un po’ di tempo con il nuovo marito; la mattina si presentava lì alle 9:00, apriva il negozio e rimaneva lì fino alle 18:00.
Inizialmente non ne era stata entusiasta, gli animali avevano un odore molto invasivo ed erano molto rumorosi, ma aveva finito con l’abituarsi. Avevano principalmente conigli e criceti, nulla di impegnativo; i rettili e i pesci non li contava perché non erano fonte di eccessivo disturbo.
Oltre agli animali in vendita ospitavano anche dei gatti, sia alcuni randagi che giravano per quel quartiere sia alcuni appartenenti alle signore anziane che vivevano nei pressi. Il suo preferito era una gatta nero, non sapeva identificarne la razza, con gli occhi verdi e brillanti; veniva quasi sempre il mattino, quando l’affluenza dei clienti era minore, e passava tutto il tempo a mangiare e a dormire sdraiata sul bancone.
Certo, se avesse giustificato la sua rinnovata contentezza di trovarsi lì solo con gli animali avrebbe mentito.
Uno dei motivi, se non forse quello principale, che le rendeva così piacevole la permanenza in quel negozio sarebbe arrivato a momenti.
Laniò un’occhiata all’orologio, posto alle sue spalle, il quale segnava le 17:30. Tirò fuori da uno dei cassetti un piccolo specchietto, e guardando il proprio riflesso cercò di darsi una sistemata ai capelli.
Il trucco era a posto, i capelli pure; purtroppo per il vestiario non poteva farci nulla, la divisa a sua disposizione sembrava essere uscita direttamente dagli anni Ottanta.
Il campanello della porta l’avviso che qualcuno era entrato, e se non andava errato si sarebbe rivelato essere lui.
Alzò appena lo sguardo, pronta a salutare l’ipotetico cliente, e un sorriso vittorioso le incurvò le labbra; come da un mese a quella parte, alle 17:32 spaccate, era arrivato.
Si chiamava Sandor, da quanto aveva scoperto, e sembrava essere un cliente abituale di zia Lysa. Dopo una settimana aveva chiesto a sua zia chi fosse quell’energumeno con la faccia spaventosa, e soprattutto che avesse da fare lì in negozio se non acquistava mai nulla.
Lei era stata frettolosa nella spiegazione, ma da quanto aveva capito ogni tanto portava del cibo per i vari animali presenti senza chiedere un compenso.
Inizialmente aveva avuto alcune riserve su di lui, e se ne vergognava, ma con il tempo aveva iniziato ad aspettare sempre di più che arrivassero le 17:32. Sandor entrava silenziosamente, rivolgendole un timido cenno con il capo, per poi iniziare il consueto giro per le gabbiette.
A differenza di molti altri clienti, a lui era permesso interagire con gli animali presenti in negozio; e Sandor certamente se ne approfittava con piacere.
Era alto, alto più di qualsiasi uomo avesse mai visto, e il viso era sfregiato da un’orribile cicatrice; ma quando infilava la mano nelle gabbie dei conigli il suo viso si scioglieva in un sorriso dolce, perfino gli animali correvano a strusciarsi contro il suo palmo per ricevere attenzioni.
Così, tutti i  giorni, Sandor passava ad accarezzare ogni singolo animale lì presente; e non solo con i conigli e i criceti, ma anche le varie tartarughe e alcune delle iguane, almeno quelle amichevoli.
Tanto era bastato a Sansa per farla cadere ai suoi piedi. Era uscita con diversi ragazzi, anche uomini più grandi ogni tanto, ma nessuno si era avvicinato alla sensibilità di quell’energumeno misterioso.
Le loro interazioni erano state poche nel tempo, solo scambi di informazioni riguardo al negozio, e Sansa non aveva mai trovato il coraggio di parargli davvero. Si limitava a sistemarsi bene i capelli e a seguirlo con sguardo sognante per le corsie del negozio; lui d’altronde non aveva mai provato a iniziare una conversazione con lei, perciò aveva rispettato quel silenzio.
Poi, se doveva essere sincera, c’era un qualcosa di elettrizzante nel non parlare con lui; la sua mente aveva campo libero per fantasticare su come potesse essere nel privato, con quanto trasporto l’avrebbe potuta stringere fra le sue forti braccia.
Scosse la testa, improvvisamente rossa in viso; quello era il motivo per cui le sue amiche la prendevano in giro, forse leggeva troppi romanzi da edicola.
Però quel giorno c’era un qualcosa di diverso nell’aria, forse era la primavera o forse guardarlo da lontano iniziava a non bastarle più.
Sandor era intento ad accarezzare uno dei criceti quando qualcosa di inaspettato avvenne; la micia nera che era solita coccolare entrò con uno scatto nel negozio.
Sansa la guardò confusa, non era mai capitato che arrivasse così tardi.
Ma la cosa ancora più strada fu che anche Sandor reagì alla presenza dell’animale, lanciandole uno sguardo che quasi osava definire indignato. Lo sentì chiaramente imprecare sotto voce, mentre afferrava il gatto con fare deciso.
<< No Sandor! – scavalcò il balcone senza pensarci troppo, andando nella direzione dell’uomo – Quella gatta è  un’ospite! >> La gatta incrociò il suo sguardo, prendendo a miagolare con veemenza. Sandor la guardò a lungo, un misto fra l’esasperato e il divertito, lasciandosi poi andare a un pesante sospiro.
<< Questa maledetta gatta – con un gesto che sembrava abituale, se la strinse al petto come fosse una bebè – è una monella che deve imparare a comportarsi bene >> Le venne quasi da ridere, vedendo come l’uomo era serio nel rimproverare quella povera gatta.
<< Come la conosci se posso chiedere? >> Pregò gli Dèi di non essere completamente rossa mentre gli parlava, perché non era forse mai capitato che si trovasse così vicina a lui. Sandor, a quanto pareva, non era solo davvero molto alto, ma anche davvero molto grosso.
Con la primavera aveva abbandonato i pesanti giubbotti e i maglioni sformati, passando a una più pratica mezza manica con un giubbotto di jeans leggero; e per gli dèi se le sue braccia erano grosse e se il suo petto era largo.
Improvvisamente era tornata ad avere 16 anni, come se non avesse mai avuto a che fare con un uomo.
<< La sottoscritta criminale è Ninette, la mia gatta >> La gatta nascose il muso nell’ascella dell’uomo, come volesse scappare dal suo sguardo incredulo. Sansa era sempre stata convinta fosse una randagia, che viveva del cibo che gli davano le persone che vivevano lì, e spesso e volentieri le aveva dato delle generose porzioni di croccantini.
<< Ultimamente la vedevo più grassa, così ho voluto indagare – Sandor si appoggiò contro il muro, cullando fra le braccia Ninette -  Oggi quando sono uscito prima di venire qui le ho lasciato la finestra aperta, per provare a scoprire dove potesse andare. Ricordavo che qui vendete la sua marca di croccantini preferiti, e a quanto pare avevo ragione >> Si sentiva imbarazzata come poche volte le era successo, perché di tutto quello che stava dicendo aveva capito poche cose. Appoggiato così alla colonna, con dei vestiti troppo rivelatori e quella tenerissima gattina in braccio era fin troppo per lei.
<< Ho sempre pensato fosse una randagia, se lo avessi saputo non le avrei dato da mangiare >> Non sapeva che altro aggiungere, non vedeva l’ora di tornare dietro al bancone e allontanarsi da lui, era troppo concreto in quel momento per essere l’uomo misterioso che adorava coccolare gli animali.
Lui però continuava a guardarla con quegli occhi grigi, era forse la prima volta che li notava, come volesse dirle qualcosa.
<< Beh potresti sempre ripagarmi per questo terribile errore >> Si staccò dalla colonna, piegandosi lievemente verso di lei, e le rivolse un sorriso ammiccante. Venne investita da una terribile vampata di calore, perché quel tono e quell’invito non lasciavano spazio ai fraintendimenti.
Normalmente avrebbe farfugliato qualcosa, magari gli avrebbe regalato delle confezioni gratis di croccantini, e sarebbe scappata dietro al suo amato bancone.
Però il profumo del caffè le inondava le narici, probabilmente proveniente dal bar di fianco, e il marciapiede era illuminato dal rosa delle magnolie; insomma, perfino Ninette le aveva fornito l’occasione per farsi avanti.
Rossa in viso, e probabilmente anche sul collo, si trascinò una ciocca dietro le orecchie.
<< Un caffè quando stacco? Manca poco >> provò a restituire il tono sornione, ma a quel punto fu Sandor ad arrossire lievemente.
<< Alle 18 giusto? – lei annuì, incuriosita dalla sua espressione- Sai, in realtà è qualche settimana che volevo chiederti di uscire >> A quel punto erano entrambi rossi in viso, anche se lui aveva un vaghissimo alone sulle guance mentre lei probabilmente era diventata peggio di un pomodoro.
Sandor la salutò, dicendo che avrebbe lasciato Ninette in appartamento e poi sarebbe tornato a “prenderla”. Non appena fu sparito da suo campo visivo, Sansa si accasciò contro il bancone, la faccia ancora rossa.
Sentiva troppe cose in quel momento, felicità e confusione soprattutto, e non aveva idea di come avrebbe fatto a rendersi presentabile per quella sorta di appuntamento.
Sorrise, però, volgendo lo sguardo verso gli ultimi raggi del sole che baciavano le vetrine dei negozi. In qualche modo, sarebbe andato tutto bene.
 
 
 
 
Eccomi tornata con una nuova sansan! U n po’ più OOC rispetto al solito, forse perché il prompt non mi ispirava un Sandor troppo scontroso, e nelle AU tendo sempre a renderli meno traumatizzati e quindi più normali lol :P
Ho dovuto anche ridurre la differenza di età, perché devo dire che ultimamente immaginarli assieme con così tanta differenza di età mi rende difficile scrivere di loro due, mio problema personale!
Grazie a chiunque leggerà, recensirà e altro questa storia :)
 
Alla prossima!
  
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